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Rotten Family: “Panama non nasce come singolo estivo, ma diventerà  il singolo dell’estate”

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La Rotten Family è una realtà fondata ad Alba (CN), composta da 4 membri: due rapper, Gile & Lakitony e due beatmaker/dj, Egy & Simoke. Li abbiamo contattati per conoscerli meglio, buona lettura!

Ciao ragazzi, benvenuti, presentatevi ai lettori di Honiro Journal
Ciao a tutti! Siamo la Rotten Family, una realtà più che una crew, composta da 4 membri: due rapper, Gile (Matteo Gilestro) e Lakitony (Antonio Trillicoso) e due beatmaker e dj, Egy (Alessandro Servetti) e Simoke (Simone Mignacca).

Come nasce il vostro collettivo?
La Rotten Family nasce ad Alba in provincia di Cuneo, da un idea di Gile, che ben presto ha trovato appoggio da Egy e Lakitony. I I primi tempi son stati molto duri, i soldi pochi e i live erano in piccoli locali o centri sociali, ma a noi non importava, avevamo tutti un unico obbiettivo: farcela da soli e farcela tutti i costi. Dopo l’uscita dei primi Mixtape e del primo album abbiamo iniziato a fare live in giro per il nord Italia anche in locali importanti e sicuramente le gratificazioni iniziavano ad essere maggiori. Ora, con l’uscita di “Panama”, si è aggiunto un altro membro alla famiglia: il producer romano Simoke, che si è dato sin da subito molto da fare per il gruppo. Siamo molto contenti.

Dopo l’album “MayDay” ed il tape “Barre Crude” siete già al lavoro al progetto del collettivo Rotten Family, come mai questa scelta?
Innanzitutto perché tutti quanti ci teniamo personalmente a fare un album tutti insieme. “L’unione fa la forza” non è solo un detto, ma la verità: lavorare in quattro significa darsi molto più da fare, perché un prodotto deve piacere a tutti, per tanto il prodotto finale è frutto di un mix fra tutte le nostre migliori idee e suoni messe insieme.

“Panama” è un singolo estivo, un assaggio delle sonorità che avrà il nuovo lavoro o semplicemente voglia di far ballare gli ascoltatori?
“Panama” non nasce come singolo estivo, ma ha l’obbiettivo di diventare il singolo dell’estate per i nostri ascoltatori. Si, diciamo che sicuramente è un assaggio a ciò che sarà il nostro prossimo album e se riusciamo a far ballare gli ascoltatori meglio ancora! La musica è movimento, la musicalità è arte, la musica è libertà.

Guardando la scena Italiana siamo in un periodo storico in cui i collettivi si sciolgono, mentre voi puntate forte sul gruppo…
A noi sinceramente non interessa cosa ci succede in torno, non vogliamo emulare nessuno ne agire in base a come agisce la massa. Noi siamo semplicemente noi, e sappiamo che tutti insieme siamo più forti. Questo conta.

Cosa vuol dire per voi fare il rap in provincia, come vivete la situazione?
Non è affatto facile, ma poco ci importa. Rap in provincia significa avere sempre qualcuno pronto ad insultarti o a discriminarti per quello che fai, soprattutto se osi fare qualcosa diverso dagli altri, ma allo stesso tempo vuol dire anche avere qualcuno pronto a supportarti e seguirti in qualsiasi cosa tu faccia. Siamo fieri del luogo dove siamo cresciuti e che ci ha fatto crescere molto, anche se sicuramente sarebbe stato molto più facile emergere in una grande città.

I prossimi appuntamenti con la Rotten Family?
Verso fine estate uscirà il prossimo singolo, anch’esso estratto dall’album di cui però non possiamo ancora dirvi nulla. Nel frattempo ci vediamo in giro con i live, restate connessi alle nostre pagine e iscrivetevi ai nostri canali per non perdervi nessuna novità!

Dove possiamo ascoltare i vostri lavori?
“Panama”, così come “MayDay”, è disponibile su tutti i canali “Rotten Family”, da YouTube a tutti i digital store e tutte le piattaforme di streaming, mentre i mixtape sono disponibili sul nostro sito ufficiale rottenfamily.it

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FUTURO, i consigli della settimana di Honiro – week #25

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Un tuffo nel passato che sa di FUTURO, tra visione ed eloquenza. Protagonista della cover digitale Lumiero.

IL PRIMO GRANDE DISCO DI LUMIERO – LUMIERO

Un tuffo nel passato che sa di futuro, tra visione ed eloquenza, tra musicalità e parole incise nel cuore di chi ascolta. Uno dei progetti più rivoluzionari completa una raccolta di immagini che richiamano un mondo che non c’è più, ma di cui vorremmo ancora la sua linfa; il tutto condito dalle sfumature più sincere.

ASTRONAVE – OTTOBRE

Una diatriba con se stessi, ma anche con l’altro, tra sentimenti che spengono e sentimenti che riportano, in un modo o nell’altro, al calore che tanto si brama e che non sempre si riesce ad afferrare, tenere con sé. Sonorità dinamiche e d’impatto fanno da sfondo al vortice motivo dove l’unica arma è surfare.

FACCIAMO A META’ – EUGENIO IN VIA DI GIOIA

Ci sono cose che non si possono comprendere per intero. A volte bisogna proprio vederle ‘’a metà’’. Allo stesso modo, ciò che compone la nostra serenità non lo si vive nella sua interezza, ma un pezzo alla volta, nella sua semplice scansione quotidiana. Un inno a guardare con spontaneità ciò che ci circonda.

MI MANIFESTO – PAN DAN

Un mondo a cui si accede non con formalità o giri di parole, ma facendosi trasportare dalle vibrazioni di un’anima creativa, spontanea, che sperimenta ogni sfaccettatura della vita. Suoni eterei e parole come ‘’vox clamantis in deserto’’ presentano l’interezza dei luoghi interiori più reconditi.

7 MINUTI – KUZU, MONTAG, WISM (MENZIONE SPECIALE)

Sperimentazione e poesia si fondono per un flusso di coscienza fatto di immagini lucide, nitide, che illuminano quei tratti d’umanità di cui siamo fatti e che il sistema cerca di nasconderci. ‘’7 minuti’’ che diventano una colonna sonora di una vita intera, senza ripetizioni, senza ripensamenti.

NESSUNA – ALTEA

Uno dei progetti più freschi del panorama attuale ritorna con un manifesto intimo, profondo, speciale, dove raccontarsi e raccontare il ramificarsi della propria storia. Musica d’oltreoceano e poesie ‘’a cielo aperto’’ sono gli elementi di una realtà vista con occhi sensibili e maturi, senza veli e con una poetica umana.

VOCE – MADA

Quando si esprime con la propria ‘’voce’’ ciò che si cela nella nostra storia e nel nostro essere, non solo c’è una riscoperta, ma anche un unico flusso sonoro: la propria verità. Per quanto il mondo sovrasta la voce, c’è qualcosa di più nel volume della nostra vita. Imparare ad equilibrarlo rende tutto più semplice.

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In un mondo che ha perso la sua bussola basterebbero un po’ di ”canditi”, il nuovo singolo di Parrelle in uscita il 5 dicembre

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In un mondo che ha perso la sua bussola basterebbero un po’ di canditi, il nuovo singolo di Parrelle in uscita il 5 dicembre per Luppolo Dischi e Honiro Label.

Tutto scorre ad una velocità sempre più incalzante e perdersi nel frastuono è un attimo; perdere il senso di umanità, in una realtà che è svuotata di tutto ciò che è umano. Tuttavia, tra le false righe di un tempo incerto, ci rimane un’unica scelta possibile: provare a stupirci di nuovo, far ritornare la semplicità delle parole e delle azioni una sana abitudine. L’amore è amore, un abbraccio è un abbraccio, e il resto è solo un insieme di dettagli.

“L’amore è in via d’estinzione, un po’ come quei dinosauri che studiavamo a scuola e che un po’ mettevano paura. Sarebbe bello, però, non aver paura di resistere e custodire ancora la pazienza dei piccoli gesti, delle piccole cose: togliere ad uno ad uno dei ‘canditi’ da un panettone, pur di rendere felice chi si ama. Ecco, questo è il senso più intimo e dolce della canzone: per quanto il mondo giri nello stesso verso, e non possiamo cambiarlo, ad ogni modo, direzioniamo la nostra serenità’’ – ci racconta l’artista.

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Banshee: il primo disco insieme di Giovane Feddini e Flesha

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Con BANSHEE, Giovane Feddini e Flesha firmano il loro primo disco insieme, un progetto che nasce dall’urgenza di trasformare un periodo difficile in un linguaggio nuovo. Il titolo richiama la figura della Banshee, creatura mitologica che annuncia un cambiamento drastico con il suo grido: perfetta metafora per un disco che vibra di transizione, rottura e rinascita.


BANSHEE è il secondo capitolo della trilogia iniziata da Feddini con SIRENE, ma qui accade qualcosa di fondamentale: per la prima volta, al suo immaginario si intreccia quello di Flesha.
Se SIRENE era uno spazio personale, più luminoso e disteso, costruito su un’estetica intima e solitaria, BANSHEE ne rappresenta la controparte scura. L’ingresso di Flesha cambia la prospettiva, porta un altro respiro, un’altra energia, una densità diversa. Il risultato è un disco che non somma due mondi: li fa collidere, e da quella collisione nasce una terza identità.
Anche la copertina segue questo cambio di paradigma: una figura femminile che emerge dal bosco, sospesa tra visione e realtà, un’immagine che introduce immediatamente un tono più istintivo, inquieto, corporeo. È il primo passo dentro un territorio più notturno rispetto al capitolo precedente.
Il cuore di BANSHEE è la sua sincerità. Sette brani in cui i due rapper affrontano famiglia, rapporti che vacillano, difficoltà nel trovare una propria posizione nel mondo, e quell’autocelebrazione che non è vanità ma necessità: un promemoria di valore personale nei momenti in cui tutto sembra sgonfiarsi. È un disco che non vuole mostrarsi forte: vuole mostrarsi vero.
Sul piano sonoro, il progetto guarda con precisione alla New York dei primi 2000: trombe sporche, beat ruvidi, quell’atmosfera a metà tra marciapiede e soul che ha definito un’epoca. Tutto il disco è prodotto da Flesha, con arrangiamenti di Dok The Beatmaker, in un equilibrio perfettamente calibrato fra nostalgia e identità contemporanea.

BANSHEE : suoni ruvidi, parole vere, nessuna maschera
Se SIRENE era un respiro lungo, BANSHEE è quel momento in cui il respiro ti manca ma finalmente capisci perché: stai cambiando pelle. È un disco che nasce nel buio ma non ci rimane nemmeno un secondo di troppo. Feddini e Flesha costruiscono una narrazione che non si accontenta di raccontare una risalita: la pretende, la esige, la impone.
Dentro questo disco convivono due percorsi che arrivano da lontano. Flesha — che ha attraversato più di vent’anni di scena, mutazioni, generazioni, stili — porta qui tutto ciò che ha imparato senza mai diventare nostalgico. È solido, consapevole, senza bisogno di dimostrare niente. Le sue produzioni danno a BANSHEE una struttura che non cede, un peso specifico che senti fin da subito.
Feddini è il contraltare perfetto: impulsivo, diretto, viscerale. Tutta la sua storia — dalle battle alla parentesi in major, dal ritorno all’indipendenza fino all’ingresso nei Graveyard Duppies — arriva qui distillata, affinata, priva di fronzoli. Il suo modo di scrivere è immagini, istinto, immediatezza. Il suo modo di stare nel beat è riconoscibile dal primo secondo.
Il punto d’incontro tra i due non è un compromesso: è un terreno nuovo, che non esisteva prima di questo disco. BANSHEE non chiede il permesso di essere ascoltato. Ti viene addosso, ti scuote, e quando finisce ti accorgi che qualcosa si è spostato.

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