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En?gma saluta la Machete e pubblica l’album ‘Indaco’
Esce dopo una lunga attesa Indaco, il secondo album solista di En?gma, dal 14 ottobre in tutti i negozi di dischi e store digitali distribuito da Artist First. Oltre alla forte aspettativa da parte del pubblico, questo disco rappresenta anche la nuova vita discografica di En?gma che non fa più parte dell’etichetta Machete, della quale è stato anche co-fondatore. Per questo disco oltre che vivere testi e musica a 360°, si è immerso nella produzione esecutiva e nella cura di tutti gli aspetti discografici e promozionali che vivono e respirano dietro un album.
Indaco, è il concept che attraversa tutto il disco: un risveglio interiore e una spiccata spiritualità. Indaco è un viaggio attraverso questa particolare atmosfera: dall’intro title-track con un ritmo notevolmente movimentato, si passa al lato aggressivo ed esoterico di Rapa Nui; si scende nei bassifondi intimi e più pacati di se stessi con Eco, sfociando nella malinconia di River Phoenix; la spiccata sensibilità tipica del bambino indaco, non può che comportare l’avere una nemesi femminile, la storia infinita di Musa; il lato romantico però fa spazio alla ferocia e alla critica di Lula, unico brano dove l’artista ammutolisce la coscienza in favore di un pensiero “cattivo” e anarchico; il suono si fa di nuovo rapido, frenetico, veloce e quindi elettronico in Labirinti, brano-viaggio nella testa dell’autore con riferimenti “urbani” come fossero pensieri strutturati; si respira molto con lo skit, così da tornare a un suono classico con l’unico brano suonato da musicisti veri e propri, Prendi Me, crudo e malinconico story-telling sul suicidio; ma si può andare Oltre la morte, perché non finisce tutto con essa, perciò si finisce per sdrammatizzarla con un flusso di scrittura scanzonata ma ricco di flow, com’è Haka, chiudendo con “l’irriverenza sconcertante” del lato umano di chi è sempre In ritardo.
Il disco è stato curato nella direzione artistica dallo stesso En?gma e da Kaizén-Gabriele Deriu, che apporta il suo contributo in tutto il progetto, registrando anche il disco nello studio personale dello stesso En?gma. I produttori sono Valentini, Wsht, Noia rapper e producer che da molti anni collabora con En?gma sin dalle prime battute e che nel cd firma due beat ed è ospite anche al microfono, Kaizén-Gabriele Deriu firma la strumentale dove è presente il feat dell’mc romano Gemitaiz; poi Prez Beat, Marz, Marco Zangirolami e il trio di musicisti del brano Prendi Me composto da Marco Manueddu al basso, Salvatore Desini alla batteria e Gabriele Deriu al piano e all’arrangiamento.
Il beat del nuovo singolo ‘Eco’ sono di Marz, producer milanese già certificato disco di platino per il singolo Nulla accade di Marracash e Gué Pequeno. Marz, già collaboratore stabile per Roccia Music, si sta facendo notare nella scena rap made in italy per le sue produzioni moderne e ricercate, al momento sta collaborando con Fabri Fibra. La strumentale realizzata per questo brano ha evocato profondità e apnea nello scrittore, che va a inabissarsi in certi pensieri che risultano alla propria mente quasi ridondanti, il timbro basso va quasi a rispettare quest’atmosfera. Il videoclip, invece, è stato scritto, diretto e interpretato da Matteo Pianezzi che aveva già collaborato con En?gma nel video Olimpiade del 2013.
En?gma sarà quindi impegnato nelle presentazioni negli instore italiani:
Venerdì 14/10 – Milano – Mondadori Megastore – via Marghera, 28 – ore 16.30
Sabato 15/10 – Varese – Varese Dischi – galleria Manzoni, 3 – ore 15.00
Domenica 16/10 – Verona – Feltrinelli – piazzale XXV Aprile – ore 15.00
Lunedì 17/10 – Bologna – Feltrinelli – piazza di Porta Ravegnana, 1 – ore 15.00
Martedì 18/10 – Torino – Mondadori Megastore – via Monte di Pietà, 2 – ore 16.00
Giovedì 20/10 – Genova – Feltrinelli – via Ceccardi, 16 – ore 15.00
Venerdì 21/10 – Napoli – Mondadori Book Store – piazza Vanvitelli, 10/A – ore 16.30
Sabato 22/10 – Roma – Discoteca Laziale – via Mamiani, 62/A – ore 15.00
Domenica 23/10 – Firenze – Galleria del Disco – piazza della Stazione, 14 – ore 14.30
Lunedì 24/10 – Lucca – Skystone – piazza Napoleone, 22 – ore 15.00
Martedì 25/10 – Palermo – Mondadori Megastore – via Ruggero Settimo, 18 – ore 16.30
Mercoledì 26/10 – Cagliari – Feltrinelli Point – via Pasquale Paoli, 19 – ore 15.00
Giovedì 27/10 – Olbia – Feltrinelli – Aeroporto Costa Smeralda – ore 15.00.
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“Guernica” è un suono che graffia: Pretty Riky e The Musher tra caos, analogico e verità

In un panorama musicale dove l’estetica spesso prevale sull’urgenza espressiva, Guernica è un disco che va in controtendenza: sporco, viscerale, artigianale. Firmato da Pretty Riky e The Musher, l’album nasce da una ricerca sonora istintiva ma consapevole, dove le macchine analogiche, il sampling e l’imperfezione diventano strumenti narrativi. Nessuna rincorsa al trend, nessuna patina levigata: solo suoni vissuti, tagliati a orecchio e cuciti con mani che sanno da dove vengono.
Abbiamo incontrato i due artisti per parlare di produzione, coerenza creativa, strumenti, influenze e del valore – oggi raro – di costruire un disco che non ha paura di sembrare ruvido. Perché Guernica non cerca scorciatoie: preferisce lasciare cicatrici sonore.
Le produzioni del disco hanno un’identità forte, analogica, quasi ruvida. Che tipo di ricerca sonora c’è stata dietro Guernica?
È stata una ricerca istintiva, ma precisa. Non volevamo un disco “liscio” — volevamo qualcosa di umano, che suonasse vissuto. Come un muro scrostato. Abbiamo lavorato su texture, layering sporchi, atmosfere a volte malinconiche. Cercavamo suoni imperfetti, ma capaci di raccontare. Suoni Hi-Fi che sembrassero low-life. Allo stesso tempo, abbiamo voluto includere anche momenti più energici e sognanti, per restituire quella tensione costante tra caos e bellezza.
The Musher, il tuo stile è molto riconoscibile. Come riesci a rimanere fedele a una visione mentre evolvi?
Per me la coerenza non è staticità. È come camminare su una linea curva: cambia il paesaggio, ma sai sempre da dove vieni. Ho una sensibilità per certi suoni — la polvere, il rumore, il vintage — ma ogni volta provo a sfidarmi. Mi piace prendere un campione, tagliarlo, sporcarlo, ricomporlo. Renderlo mio. È un processo creativo ma anche molto giocoso. Le nuove sonorità mi intrigano, ma cerco sempre di partire da un punto ben definito: le mie radici sono nel jazz, nel soul, nel blues, nella black music. È da lì che esploro il resto.
Pretty Riky, dal 2018 produci anche i tuoi beat. Com’è stato lasciare la produzione completamente a un altro artista per questo disco?
a dire il vero lasciare le produzioni in mano a The Musher è stato stimolante… era un periodo che non scrivevo più rap, non producevo più hip hop ed ero lontano da qualsivoglia concetto di scena… Diciamo che è stato anche grazie a The Musher se sono rientrato nel gioco del rap.
Che ruolo ha avuto la strumentazione analogica (SP-404, Akai, groovebox) nel plasmare l’atmosfera dell’album?
Il Korg Electribe e l’SP mi hanno accompagnato nella quotidianità. Questo disco è nato nei momenti normali: per conciliare il sonno, tra una forchettata di pasta al pesto e l’altra, sul balcone. La base di Più Ecologico, ad esempio, l’ho prodotta su una panchina a Olux, in mezzo alla natura, senza schermi. Quando arriva lo stimolo giusto, e viene dall’esterno, la musica si scrive quasi da sola. Ovviamente poi il lavoro al computer ha il suo peso, ma per chi, come me, ama l’analogico, il campionare da vinile e choppare a orecchio è una parte fondamentale. Trovo che avere tutto a portata di clic possa rendere sterile la fase iniziale della creazione.
Ci sono giganti come J Dilla, Madlib, The Alchemist e 9th Wonder che hanno reso i campionatori veri strumenti musicali. È quella la scuola che sento più mia.
Il disco alterna momenti molto densi ad altri rarefatti. Come avete costruito il ritmo narrativo senza sacrificare la coerenza?
Il disco alterna momenti densi e altri più rarefatti, senza perdere coerenza. Ci sono brani classicamente rap e altri con sonorità più morbide, che ti avvolgono. Parte in modo violento, poi si rilassa, diventa scuro e sperimentale, per poi aprirsi nel finale. È un viaggio emotivo, ma con una direzione ben precisa.
C’è un suono, un dettaglio o una scelta tecnica in particolare che vi ha fatto dire: “questo è Guernica”?
L’atmosfera finale ce l’ha suggerito. Anche la stessa stesura di alcuni brani. È stato un disco che si è evoluto nel tempo. Aggiungendo e togliendo elementi. Rendendo questo disco molto prezioso con ogni traccia che ha una sua storia e nel suo insieme venne fuori Guernica.
Quanto è difficile oggi proporre un sound “sporco” e fuori dai trend senza scendere a compromessi?
Sicuramente non è un disco pensato per l’industria pop. Ma il panorama sta cambiando. La musica alternativa ha sempre più ascoltatori, anche se è ancora spesso costretta a rientrare in standard sonori troppo puliti.
Detto questo, ci sono artisti che hanno sovvertito le regole — penso a Tyler The Creator, Lil Yachty , ma anche ad altri che disco dopo disco stanno riscrivendo il pop da dentro. È ovvio: se vuoi arrivare su certi palchi, qualche compromesso ci vuole. Ma non devi perdere l’anima.
C’è un artista o un disco a cui avete guardato come ispirazione, anche solo emotiva?
Assolutamente. L.A. Salami è stata una delle prime ispirazioni, per quel suo modo di fondere folk e rap in modo sincero. Poi Saba, e produttori come Kenny Segal, Lil Ugly Mane che lavorano con un suono rarefatto, underground, ma pieno di atmosfera.

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Il racconto di una corsa affannosa verso la tanta agognata ”Calma”, il nuovo brano di Alessandro, in uscita il 13 giugno

Il racconto di una corsa affannosa verso la tanta agognata Calma, il nuovo brano di Alessandro, in uscita il 13 giugno per Honiro Label.
Come scriveva il buon Pascal, il divertissement ci distrae dalla fatica di vivere il mondo, dalla noia asfissiante e da quelle domande che sanno inglobare i pensieri in una matrioska infinita e spesso fuorviante. Quindi, da qui nasce il desiderio di rimanere dentro la frenesia, che, allo stesso tempo, logora ogni parte della nostra anima. Tra sonorità pop e folk, l’artista compie un delicato viaggio di crescita in cui non si cerca necessariamente una soluzione del paradosso, ma di trovare nella baraonda uno spiraglio di serenità.‘’Ho scritto ‘’Calma’’ volendo comunicare il mio bisogno di essere sempre attivo, fare qualcosa, tenere la mente e il corpo mai fermi, perché anche un breve momento di nulla porta la mia testa a fare pensieri infiniti in loop, che non finiscono mai. Però, allo stesso tempo, vorrei respirare. Vivo dentro un paradosso dal quale non riesco ad uscire, dove rimango con lo stesso caos da cui vorrei scappare’’ – ci racconta l’artista.
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Sognando ad occhi aperti con tanta voglia di futuro e ”zero ore di sonno”, il primo EP di sedici, in uscita il 13 giugno

Sognando ad occhi aperti con tanta voglia di futuro e zero ore di sonno, il primo EP di sedici, in uscita il 13 giugno per Honiro Label e Luppolo Dischi.
Un percorso che non è mai a senso unico, tra la vita di tutti i giorni che teletrasporta le nostre emozioni da un estremo all’altro e il desiderio di andare oltre, immedesimarsi in un dopo che ancora non vediamo, ma che ci spinge sempre a migliorarci, a crescere. Con atmosfere teen pop e una penna marcatamente gen z, sedici riesce a mettere a nudo non solo le sfide che si affrontano nel ‘’diventare grandi’’, ma anche quell’energia che riesce a rendere ogni esperienza unica nel suo genere, che dà la forza di conquistare il mondo.
““0 ore di sonno” è il manifesto della mia età, del mio stile di vita, e della mia musica. Giorni che si mescolano alle notti, ore passate a scrivere canzoni, a vivere, a rincorrere emozioni. Alla mia età ci sono giorni in cui non si dorme, e altri in cui si dorme di giorno per recuperare, perché la notte è troppo piena di idee, pensieri, storie da raccontare. Da una parte racconto l’ansia del futuro, dall’altra la voglia di prendersi il mondo. Abbiamo tutto il tempo e il dovere di farlo. – ci racconta l’artista.
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