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Ascolta “Peter Pan”, il nuovo album di Ultimo

Ultimo, 22enne romano, mescola canzone d’autore e hip-hop e ama definirsi Cantautorap. A Sanremo 2018 è in gara, nella categoria “Nuove Proposte” con “Il ballo delle incertezze”. Questo brano, grazie al suo testo, ha vinto il “Premio Lunezia 2018” perché ritenuto il più interessante tra i giovani in gara quest’anno al Festival. Questa la motivazione: “Per le parole in perfetto equilibrio con un crescendo musicale che tiene sospesi fino alla fine. La voce tesa e convincente ne completa il messaggio musical-letterario”.
“Peter Pan è un album che risalta le fragilità dell’uomo. Come sempre nelle mie canzoni – racconta Ultimo – sono i punti deboli quelli forti. Immaginatelo così: c’è un osservatore e il quadro (osservato appunto). L’osservatore pian piano si avvicina al quadro; da due metri ad uno, da uno a mezzo metro, ecc ecc… fino a ritrovarsi con l’occhio attaccato alla tela del disegno. Ed è proprio in quel momento, quando ha solo un colore davanti, che comprende il senso dell’opera. Ecco: quest’album ha il compito di “zoommare” (passatemi il termine), sulle cose già piccole della vita, fino a farle diventare piccolissime… fino a farle diventare noi.”.
Peter Pan contiene 15 inediti oltre a il ballo delle incertezze che Ultimo, ci presenta così:
Buon Viaggio: Sperare che qualcuno o qualcosa torni e nel frattempo sognare che sia già qui.
Canzone Stupida: Un piccolo sfogo per chi si pone sempre in modo superiore con noi persone nate “sbagliate”.
La stella più fragile dell’universo: La più bella canzone d’amore che io abbia mai scritto. Escono poche volte dalle mani parole cosi. È un urlo all’amore più intimo.
Cascare nei tuoi occhi: Un pezzo con un sound molto accattivante. Tematica, come sempre, quello che non ho.
Poesia senza veli: Il bimbo che è in me ha preso il volo. Come nella traccia 3 qui c’è un manifesto all’amore, con la differenza che le parole è come se fossero state scritte da un bambino. È l’amore visto da un bimbo.
Il ballo delle incertezze: Mi piace pensarla come tre canzoni in una sola. piano e voce cantautorale, cantato pop e strofa rap.
Peter Pan: Tanti giri di parole sognatrici, per poi ridurre tutto a : “vuoi volare con me?”
È in questa frase, la canzone.
Dove il mare finisce: Sound diverso, ho provato a mettere cose diverse dentro questa canzone.
Le stesse cose che facevo con te: Nostalgia.
Ti dedico il silenzio: Mi piace sentirla in silenzio…lontano.
Domenica: L’amore è puro i primi tempi, poi comincia ad essere la solita rottura di cog§@*=i.
Vorrei soltanto amarti: Il pezzo più straziante. Quando ad una cosa non ci arrivi e ti sforzi per allungare il braccio e prenderla.
Il vaso: Il pezzo più “strano”. Sono curioso di vedere in quanti lo capiranno. All’ascoltatore più attento, sono sicuro, non dispiacerà.
La casa di un poeta: Registrata live in studio. Una delle prima canzoni che ho scritto insieme a “Giusy”, “Racconterò di te” ecc… un mood cantautorale anni ’70, quando la scrivevo pensavo di avere scritto la canzone della vita, ma…avevo 15 anni!
Farfalla bianca: Registrata in presa diretta. La tematica è: più ti avvicini ad un quadro e più, paradossalmente, vedi. Più strizzi l’occhio su una parete e più ti ci perdi. Questa è una canzone vista da un microscopio. Sono le piccolissime sensazioni amplificate e fatte diventare fondamentali.
Forse dormirai: Outro. L’ultima. Quella che ti manda a dormire.
Niccolò Moriconi, in arte Ultimo, nasce a Roma il 27 Gennaio 1996. Studia pianoforte dall’età di 8 anni presso il conservatorio di musica S.Cecilia di Roma. Inizia a scrivere le sue prime canzoni dai 14 anni: il suo stile nel corso degli anni si evolve in un connubio fra la musica cantautoriale e quella hip hop. Nel 2016 vince il contest più importante per gruppi e solisti emergenti di musica hip hop italiana promosso dalla Honiro, vince e inizia, nel marzo 2017, la sua collaborazione con la Honiro con il singolo d’esordio intitolato “Chiave”
A maggio 2017, con grande successo di pubblico e critica, Ultimo, ha aperto, il concerto di Fabrizio Moro al Palalottomatica di Roma, mentre a settembre si è esibito al Macro – Museo di Arte Contemporanea di Roma – nel corso dell’ Honiro Label Party.
Il 6 ottobre è uscito “Pianeti” il primo album di Ultimo: in 24 ore il disco ha raggiunto la seconda posizione della classifica di iTunes. Gennaio 2018: in solo tre giorni ha registrato il sold out per le due date speciali del 19 a Milano al Santeria e del 20 al Quirinetta di Roma.
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“Guernica” è un suono che graffia: Pretty Riky e The Musher tra caos, analogico e verità

In un panorama musicale dove l’estetica spesso prevale sull’urgenza espressiva, Guernica è un disco che va in controtendenza: sporco, viscerale, artigianale. Firmato da Pretty Riky e The Musher, l’album nasce da una ricerca sonora istintiva ma consapevole, dove le macchine analogiche, il sampling e l’imperfezione diventano strumenti narrativi. Nessuna rincorsa al trend, nessuna patina levigata: solo suoni vissuti, tagliati a orecchio e cuciti con mani che sanno da dove vengono.
Abbiamo incontrato i due artisti per parlare di produzione, coerenza creativa, strumenti, influenze e del valore – oggi raro – di costruire un disco che non ha paura di sembrare ruvido. Perché Guernica non cerca scorciatoie: preferisce lasciare cicatrici sonore.
Le produzioni del disco hanno un’identità forte, analogica, quasi ruvida. Che tipo di ricerca sonora c’è stata dietro Guernica?
È stata una ricerca istintiva, ma precisa. Non volevamo un disco “liscio” — volevamo qualcosa di umano, che suonasse vissuto. Come un muro scrostato. Abbiamo lavorato su texture, layering sporchi, atmosfere a volte malinconiche. Cercavamo suoni imperfetti, ma capaci di raccontare. Suoni Hi-Fi che sembrassero low-life. Allo stesso tempo, abbiamo voluto includere anche momenti più energici e sognanti, per restituire quella tensione costante tra caos e bellezza.
The Musher, il tuo stile è molto riconoscibile. Come riesci a rimanere fedele a una visione mentre evolvi?
Per me la coerenza non è staticità. È come camminare su una linea curva: cambia il paesaggio, ma sai sempre da dove vieni. Ho una sensibilità per certi suoni — la polvere, il rumore, il vintage — ma ogni volta provo a sfidarmi. Mi piace prendere un campione, tagliarlo, sporcarlo, ricomporlo. Renderlo mio. È un processo creativo ma anche molto giocoso. Le nuove sonorità mi intrigano, ma cerco sempre di partire da un punto ben definito: le mie radici sono nel jazz, nel soul, nel blues, nella black music. È da lì che esploro il resto.
Pretty Riky, dal 2018 produci anche i tuoi beat. Com’è stato lasciare la produzione completamente a un altro artista per questo disco?
a dire il vero lasciare le produzioni in mano a The Musher è stato stimolante… era un periodo che non scrivevo più rap, non producevo più hip hop ed ero lontano da qualsivoglia concetto di scena… Diciamo che è stato anche grazie a The Musher se sono rientrato nel gioco del rap.
Che ruolo ha avuto la strumentazione analogica (SP-404, Akai, groovebox) nel plasmare l’atmosfera dell’album?
Il Korg Electribe e l’SP mi hanno accompagnato nella quotidianità. Questo disco è nato nei momenti normali: per conciliare il sonno, tra una forchettata di pasta al pesto e l’altra, sul balcone. La base di Più Ecologico, ad esempio, l’ho prodotta su una panchina a Olux, in mezzo alla natura, senza schermi. Quando arriva lo stimolo giusto, e viene dall’esterno, la musica si scrive quasi da sola. Ovviamente poi il lavoro al computer ha il suo peso, ma per chi, come me, ama l’analogico, il campionare da vinile e choppare a orecchio è una parte fondamentale. Trovo che avere tutto a portata di clic possa rendere sterile la fase iniziale della creazione.
Ci sono giganti come J Dilla, Madlib, The Alchemist e 9th Wonder che hanno reso i campionatori veri strumenti musicali. È quella la scuola che sento più mia.
Il disco alterna momenti molto densi ad altri rarefatti. Come avete costruito il ritmo narrativo senza sacrificare la coerenza?
Il disco alterna momenti densi e altri più rarefatti, senza perdere coerenza. Ci sono brani classicamente rap e altri con sonorità più morbide, che ti avvolgono. Parte in modo violento, poi si rilassa, diventa scuro e sperimentale, per poi aprirsi nel finale. È un viaggio emotivo, ma con una direzione ben precisa.
C’è un suono, un dettaglio o una scelta tecnica in particolare che vi ha fatto dire: “questo è Guernica”?
L’atmosfera finale ce l’ha suggerito. Anche la stessa stesura di alcuni brani. È stato un disco che si è evoluto nel tempo. Aggiungendo e togliendo elementi. Rendendo questo disco molto prezioso con ogni traccia che ha una sua storia e nel suo insieme venne fuori Guernica.
Quanto è difficile oggi proporre un sound “sporco” e fuori dai trend senza scendere a compromessi?
Sicuramente non è un disco pensato per l’industria pop. Ma il panorama sta cambiando. La musica alternativa ha sempre più ascoltatori, anche se è ancora spesso costretta a rientrare in standard sonori troppo puliti.
Detto questo, ci sono artisti che hanno sovvertito le regole — penso a Tyler The Creator, Lil Yachty , ma anche ad altri che disco dopo disco stanno riscrivendo il pop da dentro. È ovvio: se vuoi arrivare su certi palchi, qualche compromesso ci vuole. Ma non devi perdere l’anima.
C’è un artista o un disco a cui avete guardato come ispirazione, anche solo emotiva?
Assolutamente. L.A. Salami è stata una delle prime ispirazioni, per quel suo modo di fondere folk e rap in modo sincero. Poi Saba, e produttori come Kenny Segal, Lil Ugly Mane che lavorano con un suono rarefatto, underground, ma pieno di atmosfera.

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Il racconto di una corsa affannosa verso la tanta agognata ”Calma”, il nuovo brano di Alessandro, in uscita il 13 giugno

Il racconto di una corsa affannosa verso la tanta agognata Calma, il nuovo brano di Alessandro, in uscita il 13 giugno per Honiro Label.
Come scriveva il buon Pascal, il divertissement ci distrae dalla fatica di vivere il mondo, dalla noia asfissiante e da quelle domande che sanno inglobare i pensieri in una matrioska infinita e spesso fuorviante. Quindi, da qui nasce il desiderio di rimanere dentro la frenesia, che, allo stesso tempo, logora ogni parte della nostra anima. Tra sonorità pop e folk, l’artista compie un delicato viaggio di crescita in cui non si cerca necessariamente una soluzione del paradosso, ma di trovare nella baraonda uno spiraglio di serenità.‘’Ho scritto ‘’Calma’’ volendo comunicare il mio bisogno di essere sempre attivo, fare qualcosa, tenere la mente e il corpo mai fermi, perché anche un breve momento di nulla porta la mia testa a fare pensieri infiniti in loop, che non finiscono mai. Però, allo stesso tempo, vorrei respirare. Vivo dentro un paradosso dal quale non riesco ad uscire, dove rimango con lo stesso caos da cui vorrei scappare’’ – ci racconta l’artista.
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Sognando ad occhi aperti con tanta voglia di futuro e ”zero ore di sonno”, il primo EP di sedici, in uscita il 13 giugno

Sognando ad occhi aperti con tanta voglia di futuro e zero ore di sonno, il primo EP di sedici, in uscita il 13 giugno per Honiro Label e Luppolo Dischi.
Un percorso che non è mai a senso unico, tra la vita di tutti i giorni che teletrasporta le nostre emozioni da un estremo all’altro e il desiderio di andare oltre, immedesimarsi in un dopo che ancora non vediamo, ma che ci spinge sempre a migliorarci, a crescere. Con atmosfere teen pop e una penna marcatamente gen z, sedici riesce a mettere a nudo non solo le sfide che si affrontano nel ‘’diventare grandi’’, ma anche quell’energia che riesce a rendere ogni esperienza unica nel suo genere, che dà la forza di conquistare il mondo.
““0 ore di sonno” è il manifesto della mia età, del mio stile di vita, e della mia musica. Giorni che si mescolano alle notti, ore passate a scrivere canzoni, a vivere, a rincorrere emozioni. Alla mia età ci sono giorni in cui non si dorme, e altri in cui si dorme di giorno per recuperare, perché la notte è troppo piena di idee, pensieri, storie da raccontare. Da una parte racconto l’ansia del futuro, dall’altra la voglia di prendersi il mondo. Abbiamo tutto il tempo e il dovere di farlo. – ci racconta l’artista.
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