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MaRue (aka MARUEGO) “Bunga Bunga” – il nuovo singolo

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“Bunga Bunga” è il nuovo singolo di MaRue, disponibile da giovedì 6 giugno su Spotify, iTunes e tutte le principali piattaforme digitali per la sua label La Crème Records.

MARUEGO cambia direzione artistica e nome d’arte diventando MaRue
Bunga Bunga” ne rappresenta le nuove sfumature artistiche a partire dalla produzione, curata dal beatmaker Busojamz, che unisce le sonorità della dancehall a quelle della trap arabeggiante e all’elettronica. Il brano si ispira alle celebri vicende dell’ex Presidente del Consiglio per raccontare la confusione in cui versa la società attuale: un mondo caotico, frenetico, in continua evoluzione, popolato da uomini che comunicano tra di loro con slang e linguaggi tribali.

MaRue è stato uno tra i primi a proporre una Trap italiana che suoni al contempo di respiro internazionale. I suoi testi, in cui spesso ha unito arabo e italiano, insieme al suo vissuto conferiscono ai brani dell’artista un carisma che pochi altri nella scena italiana possono vantare. Nato nel 1992 in Marocco ma cresciuto a Milano, ha lavorato fin dall’adolescenza alla sua musica. 
Nel 2013 decise che era arrivato il momento di costruirsi una carriera e iniziò a far uscire i suoi primi video autoprodotti. 
In questo periodo collaborò con Sfera Ebbasta, con i singoli “Savoir Faire” e “Criminale” e i relativi video girati con lui in Marocco, che attirano l’interesse di Gue Pequeno, con cui incide il brano “Nuova ex”, contenuto all’interno del primo EP di MaRue “Che ne sai” pubblicato nel 2014. 
Nello stesso lavoro è presente anche un duetto con Tormento, ex membro dei Sottotono, in “Che ne sai”, e il brano “Cioccolata” ft. Caneda, diventato virale con milioni di visualizzazioni. Nel 2015 torna a collaborare con Gue Pequeno, quando i Club Dogo lo invitano a partecipare all’album “Non siamo più quelli di Mi Fist”: insieme al trio composto da Pequeno, Jake La Furia e Don Joe il rapper incide il remix di “Zarro!” Nel maggio 2015, ha firmato con Carosello Records per l’album “MITB”. Tra i brani “Sulla stessa barca”, canzone che affronta il tema dell’immigrazione seguita dal video, segnalato da Vevo tra i migliori del 2015 a livello mondiale. Nel frattempo apre il concerto di Nicki Minaj all’Estaté Market Sound di Milano e quello di Snoop Dogg a Napoli, partecipa al disco solista di Don Joe “Ora o mai più” (“Tutto apposto”) e continua la collaborazione con Gué Pequeno (“Tu non sai” e “Occhi su di me”) e una con Emis Killa (“Casinò”). Nel 2016 ha collaborato con Emis Killa nella canzone “Buonanotte” e ha pubblicato numerosi singoli, tra i quali “Narcos”, brano influenzato dalla omonima serie Netflix.
A giugno 2017 ha pubblicato il suo primo album ufficiale intitolato “Tra lo Zenith e il Nadir”, con all’interno collaborazioni con artisti del calibro di Emis Killa, Jake La Furia, Guè Pequeno e Fabri Fibra. Dopo un lungo periodo di DJ set, l’artista ha deciso di dare una svolta alla propria carriera artistica dedicandosi alla stesura di un libro autobiografico, intitolato “Autotune”, edito da Bompiani lo scorso anno. Un libro ispirato alla vita di MaRue, uomo e artista. 
Il cambiamento di MaRue sarà completato con l’uscita dell’artista dal roster di Carosello per fondare una propria etichetta discografica, “La Crème Records”, con cui ha pubblicato il brano “Finito” a Ottobre 2018.

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“Guernica” è un suono che graffia: Pretty Riky e The Musher tra caos, analogico e verità

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In un panorama musicale dove l’estetica spesso prevale sull’urgenza espressiva, Guernica è un disco che va in controtendenza: sporco, viscerale, artigianale. Firmato da Pretty Riky e The Musher, l’album nasce da una ricerca sonora istintiva ma consapevole, dove le macchine analogiche, il sampling e l’imperfezione diventano strumenti narrativi. Nessuna rincorsa al trend, nessuna patina levigata: solo suoni vissuti, tagliati a orecchio e cuciti con mani che sanno da dove vengono.
Abbiamo incontrato i due artisti per parlare di produzione, coerenza creativa, strumenti, influenze e del valore – oggi raro – di costruire un disco che non ha paura di sembrare ruvido. Perché Guernica non cerca scorciatoie: preferisce lasciare cicatrici sonore.

Le produzioni del disco hanno un’identità forte, analogica, quasi ruvida. Che tipo di ricerca sonora c’è stata dietro Guernica?
È stata una ricerca istintiva, ma precisa. Non volevamo un disco “liscio” — volevamo qualcosa di umano, che suonasse vissuto. Come un muro scrostato. Abbiamo lavorato su texture, layering sporchi, atmosfere a volte malinconiche. Cercavamo suoni imperfetti, ma capaci di raccontare. Suoni Hi-Fi che sembrassero low-life. Allo stesso tempo, abbiamo voluto includere anche momenti più energici e sognanti, per restituire quella tensione costante tra caos e bellezza.

The Musher, il tuo stile è molto riconoscibile. Come riesci a rimanere fedele a una visione mentre evolvi?
Per me la coerenza non è staticità. È come camminare su una linea curva: cambia il paesaggio, ma sai sempre da dove vieni. Ho una sensibilità per certi suoni — la polvere, il rumore, il vintage — ma ogni volta provo a sfidarmi. Mi piace prendere un campione, tagliarlo, sporcarlo, ricomporlo. Renderlo mio. È un processo creativo ma anche molto giocoso. Le nuove sonorità mi intrigano, ma cerco sempre di partire da un punto ben definito: le mie radici sono nel jazz, nel soul, nel blues, nella black music. È da lì che esploro il resto.

Pretty Riky, dal 2018 produci anche i tuoi beat. Com’è stato lasciare la produzione completamente a un altro artista per questo disco?
a dire il vero lasciare le produzioni in mano a The Musher è stato stimolante… era un periodo che non scrivevo più rap, non producevo più hip hop ed ero lontano da qualsivoglia concetto di scena… Diciamo che è stato anche grazie a The Musher se sono rientrato nel gioco del rap.

Che ruolo ha avuto la strumentazione analogica (SP-404, Akai, groovebox) nel plasmare l’atmosfera dell’album?
Il Korg Electribe e l’SP mi hanno accompagnato nella quotidianità. Questo disco è nato nei momenti normali: per conciliare il sonno, tra una forchettata di pasta al pesto e l’altra, sul balcone. La base di Più Ecologico, ad esempio, l’ho prodotta su una panchina a Olux, in mezzo alla natura, senza schermi. Quando arriva lo stimolo giusto, e viene dall’esterno, la musica si scrive quasi da sola. Ovviamente poi il lavoro al computer ha il suo peso, ma per chi, come me, ama l’analogico, il campionare da vinile e choppare a orecchio è una parte fondamentale. Trovo che avere tutto a portata di clic possa rendere sterile la fase iniziale della creazione.
Ci sono giganti come J Dilla, Madlib, The Alchemist e 9th Wonder che hanno reso i campionatori veri strumenti musicali. È quella la scuola che sento più mia.

Il disco alterna momenti molto densi ad altri rarefatti. Come avete costruito il ritmo narrativo senza sacrificare la coerenza?
Il disco alterna momenti densi e altri più rarefatti, senza perdere coerenza. Ci sono brani classicamente rap e altri con sonorità più morbide, che ti avvolgono. Parte in modo violento, poi si rilassa, diventa scuro e sperimentale, per poi aprirsi nel finale. È un viaggio emotivo, ma con una direzione ben precisa.

C’è un suono, un dettaglio o una scelta tecnica in particolare che vi ha fatto dire: “questo è Guernica”?
L’atmosfera finale ce l’ha suggerito. Anche la stessa stesura di alcuni brani. È stato un disco che si è evoluto nel tempo. Aggiungendo e togliendo elementi. Rendendo questo disco molto prezioso con ogni traccia che ha una sua storia e nel suo insieme venne fuori Guernica.

Quanto è difficile oggi proporre un sound “sporco” e fuori dai trend senza scendere a compromessi?
Sicuramente non è un disco pensato per l’industria pop. Ma il panorama sta cambiando. La musica alternativa ha sempre più ascoltatori, anche se è ancora spesso costretta a rientrare in standard sonori troppo puliti.
Detto questo, ci sono artisti che hanno sovvertito le regole — penso a Tyler The Creator, Lil Yachty , ma anche ad altri che disco dopo disco stanno riscrivendo il pop da dentro. È ovvio: se vuoi arrivare su certi palchi, qualche compromesso ci vuole. Ma non devi perdere l’anima.

C’è un artista o un disco a cui avete guardato come ispirazione, anche solo emotiva?
Assolutamente. L.A. Salami è stata una delle prime ispirazioni, per quel suo modo di fondere folk e rap in modo sincero. Poi Saba, e produttori come Kenny Segal, Lil Ugly Mane che lavorano con un suono rarefatto, underground, ma pieno di atmosfera.


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Il racconto di una corsa affannosa verso la tanta agognata ”Calma”, il nuovo brano di Alessandro, in uscita il 13 giugno

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Il racconto di una corsa affannosa verso la tanta agognata Calma, il nuovo brano di Alessandro, in uscita il 13 giugno per Honiro Label

Come scriveva il buon Pascal, il divertissement ci distrae dalla fatica di vivere il mondo, dalla noia asfissiante e da quelle domande che sanno inglobare i pensieri in una matrioska infinita e spesso fuorviante. Quindi, da qui nasce il desiderio di rimanere dentro la frenesia, che, allo stesso tempo, logora ogni parte della nostra anima. Tra sonorità pop e folk, l’artista compie un delicato viaggio di crescita in cui non si cerca necessariamente una soluzione del paradosso, ma di trovare nella baraonda uno spiraglio di serenità.‘’Ho scritto ‘’Calma’’ volendo comunicare il mio bisogno di essere sempre attivo, fare qualcosa, tenere la mente e il corpo mai fermi, perché anche un breve momento di nulla porta la mia testa a fare pensieri infiniti in loop, che non finiscono mai. Però, allo stesso tempo, vorrei respirare. Vivo dentro un paradosso dal quale non riesco ad uscire, dove rimango con lo stesso caos da cui vorrei scappare’’ – ci racconta l’artista.

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Sognando ad occhi aperti con tanta voglia di futuro e ”zero ore di sonno”, il primo EP di sedici, in uscita il 13 giugno

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Sognando ad occhi aperti con tanta voglia di futuro e zero ore di sonno, il primo EP di sedici, in uscita il 13 giugno per Honiro Label e Luppolo Dischi.

Un percorso che non è mai a senso unico, tra la vita di tutti i giorni che teletrasporta le nostre emozioni da un estremo all’altro e il desiderio di andare oltre, immedesimarsi in un dopo che ancora non vediamo, ma che ci spinge sempre a migliorarci, a crescere. Con atmosfere teen pop e una penna marcatamente gen z, sedici riesce a mettere a nudo non solo le sfide che si affrontano nel ‘’diventare grandi’’, ma anche quell’energia che riesce a rendere ogni esperienza unica nel suo genere, che dà la forza di conquistare il mondo.

“0 ore di sonno” è il manifesto della mia età, del mio stile di vita, e della mia musica. Giorni che si mescolano alle notti, ore passate a scrivere canzoni, a vivere, a rincorrere emozioni. Alla mia età ci sono giorni in cui non si dorme, e altri in cui si dorme di giorno per recuperare, perché la notte è troppo piena di idee, pensieri, storie da raccontare. Da una parte racconto l’ansia del futuro, dall’altra la voglia di prendersi il mondo. Abbiamo tutto il tempo e il dovere di farlo. – ci racconta l’artista.

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