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“SOLO DIO LO SA” IL NUOVO SINGOLO DEL PRODUCER MURCIELAGO FEAT. MONTENERO, CHICORIA, RICO MENDOSSA, MOONCLER E TERRON FABIO
Dopo la pubblicazione di “MOTOR VALLEY RMX” feat. CANEDA, VRAY & KAYLER, il producer MURCIELAGO torna il 27 ottobre con “Solo Dio Lo Sa” (Honiro Label), uno street single ricco di collaborazioni nel quale il produttore ha voluto coinvolgere Montenero, Chicoria, Rico Mendossa, Mooncler e Terron Fabio.
Un brano caratterizzato da un sound forte e crudo, diventato ormai indubbiamente segno distintivo di Murcielago. Proprio questo, assieme alle collaborazioni del pezzo, dimostra la volontà del producer di dar vita ad un singolo che si avvicinasse molto alle tracce che hanno segnato gli ascolti della sua adolescenza e alle icone musicali con cui è cresciuto.

“Come accade spesso nei miei progetti, inizialmente il brano era composto solamente da un paio di strofe, poi mi sono fatto prendere la mano e ho voluto coinvolgere molti più artisti, accomunati tutti da una grande credibilità e ognuno esponente di una differente parte della nostra penisola, Montenero per Milano, Chicoria per Roma, Rico Mendossa per Torino, Mooncler per la Campania e TerronFabio per la Puglia. Proprio questo ha dato vita ad un singolo simbolo di una vera e propria connessione, un pezzo che è riuscito ad unire, metaforicamente, tutta Italia.
Questa collaborazione, che è un vero e proprio street anthem, mi onora molto. All’interno ci sono molti artisti che ascoltavo da ragazzo, sono figure che sono state molto rilevanti nella scrittura della storia dell’hip hop, e non solo, nel nostro Paese, partendo da Montenero, leggenda della DogoGang, TerronFabio (Sud Sound System), fino ad arrivare anche a nuovi volti, come Mooncler che il 30 settembre ha calcato il palco del Marrageddon.”
Racconta Murcielago a proposito di “Solo Dio Lo Sa”
Un pezzo che, esattamente come i brani precedenti, sottolinea il desiderio di Murcielago di divertirsi e sperimentare sempre più tramite la musica, sfogliando un ventaglio di contaminazioni e influenze sempre diverse, senza paura di lasciarsi ispirare da universi stilistici differenti e in continua evoluzione.
Originario della provincia di Taranto, Agostino Forleo inizia a muovere i primi passi all’interno dell’universo della musica, da giovanissimo, come autodidatta. A 13 anni la sua strada si incrocia con quella del rap, a cui si appassiona sempre di più. È proprio da qui che, grazie alla sua personalità intraprendente che lo ha spinto ad essere qualcosa di più che un semplice spettatore in questa sua passione, inizia ad avvicinarsi sempre più al panorama musicale, producendo i primi beat e le prime strumentali per amici della sua stessa zona.
Con il tempo però, proprio le sue strumentali iniziano ad evadere dalla sua città d’origine, arrivando ad artisti di ogni parte della nostra penisola, fino ad attraversare l’oceano e varcare la soglia degli Stati Uniti.
Il legame con la musica si consolida definitivamente quando a vent’anni visita New York, città dalla quale rimane affascinato e dalla quale trae ispirazione per la sua cifra stilistica, descrivendo tutt’ora l’atmosfera di quel luogo come “qualcosa di indescrivibile. Inspiegabilmente, nonostante io non ci fossi mai stato prima, lì percepivo di sentirmi veramente a casa”.
Tra i suoi lavori più conosciuti, la produzione della hit di Caneda “Unpodi”, artista per il quale Murcielago ha curato molti beat. La sua identità artistica a livello di produzione
emerge anche in “Lunga vita” il più recente album di Briga all’interno del quale vi sono quattro produzioni di Agostino, rispettivamente dei singoli “Ti Manca Sempre Qualcosa” feat. Anna Tatangelo, “Shotgun” feat. Nashley, “Guadalupe” feat. Coco e MFEO.
Fin da piccolo ha iniziato ad approcciarsi ad un’impronta stilistica molto americana, essendo così riconosciuto da altri artisti e addetti ai lavori come figura che ha anticipato il sound che poi, negli anni successivi, avrebbe travolto le classifiche italiane. Non ha mai abbandonato il rap, nonostante gli piaccia sempre approcciarsi ad un ventaglio di sfumature e contaminazioni sempre nuove, influenzate anche da atmosfere più classiche, jazz e blues.
Il 7 aprile 2023 pubblica il suo primo singolo per la Honiro Label, che vanta la collaborazione di Caneda. I brani e le produzioni di Murcielago rappresentano inoltre il desiderio che la sua musica sia, molte volte, un omaggio a qualcosa o qualcuno che ha particolarmente segnato il suo vissuto.
Torna il 21 luglio con “Motor Valley RMX” feat. Caneda, Vray & Kayler e successivamente il 27 ottobre con “Solo Dio Lo Sa” feat. Montenero, Chicoria, Rico Mendossa, Mooncler e Terron Fabio.
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FUTURO, i consigli della settimana di Honiro – week #19 – #20
Recuperiamo la scorsa settimana di FUTURO in aggiunta alle uscite di quella attuale per immergerci in un unico flusso musicale e introspettivo dentro il quale poter ritrovarsi e non perdersi.
15 MINUTI – 5070
Trasversale, poliedrico, senza confini sonori: 5070 riesce ad entrare nei nostri ‘’15 minuti’’ esistenziali, dandogli un occhio poetico, di sincera comprensione. In una realtà instransigente, bisogna imparare a donarsi riguardo, prima di compiere un passo che può far andare avanti, come indietro.
PITA GYROS – EMILI KASA
Ricordi vividi che non hanno bisogno di essere mistificati, ma di essere raccontati per quello che sono, nel bene o nel male, dall’inizio alla fine (due momenti che hanno lo stesso sapore). Una voce graffiante e indelebile che permea il cuore di ascolta, non destabilizzando, ma confortando, provando a salvarlo.
NON FA MALE – FUCK POP
Senza indugi, senza mezzi termini e con un linguaggio inconfondibile, come loro sanno fare: il collettivo più alternativo d’Italia torna non per ribaltare gli schemi, ma per definirne di nuovi. Anche ciò che crolla addosso, alla fine, non crolla del tutto; e ciò che non crolla del tutto, ‘’non fa male’’. Si può sempre ricominciare.
ROMANTICA – EVA BLOO
Delicatezza minimalista che si avvicina ad atmosfere poetiche e consapevoli, alla ricerca di una serenità tanto agognata e che appare sempre più impercettibile, poco tangibile. Ma è proprio dentro il frastuono della ‘’pausa’’ dal mondo esterno che si ritrova il punto di partenza, un nuovo mondo interno.
UMANA – BRUCHERO’ NEI PASCOLI
Tra distopia e utopia, tra bisogno di fuggire e bisogno di rimanere: una sperimentazione sonora e concettuale che riporta il senso dell’umano alla sua essenza più urgente, più vera. I contrasti pendono un colore differente, un sapore più rivoluzionario e illuminante.
WENDY – HENNA
Un canto di libertà, sincera espansione ed espressione di se stessi, dove recuperarsi, dove stabilire la propria casa. Con lo scorrere inesorabile delle esperienze e della memoria, l’unico modo per sentirsi vivi, veri, è quello di legarsi profondamente con gli attimi che riempiono la nostra vita in toto.
ABRACADRABA – LUPOFIUMELEGGENDA
Una formula magica che infrange nella frenesia della quotidianità e la sua apparenza, le sue contraddizioni, ma anche i suoi stimoli, in un modo o nell’altro. Sì, il mondo, per quanto sia distruttivo a volte, ci offre la possibilità di poter scegliere chi e cosa può salvarci.
NON SEI TE – TAMI’, UALE
A volte gli occhi degli altri su di noi, sui nostri gesti, le nostre vite, sanno essere pesanti, difficili da sopportare. Tuttavia, esiste un confine sottile tra l’affetto e l’accondiscendenza; e chi ci sta veramente accanto non vuole che perdiamo la bussola, bensì sprona a seguirne la direzione.
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”Morningstar”, il disco che segna la rinascita di Alex Cortez
”Morningstar” è molto più di un titolo: è una dichiarazione d’intenti, un simbolo di accettazione, crescita e consapevolezza. Dopo anni di silenzio discografico, Alex Cortez torna con un progetto che parla la lingua della verità — quella che nasce dall’esperienza, dai fallimenti, dalle contraddizioni e dalle rinascite personali. Il rapper trevigiano sceglie di non semplificare, ma di scavare a fondo, costruendo un percorso che si ascolta come un racconto e si vive come una riflessione.
Con la produzione curata da James Cella e featuring mirati che arricchiscono la narrazione, Morningstar diventa un viaggio sonoro nel quale il boom bap incontra la scrittura adulta, intima e lucida. Cortez non insegue i trend né le playlist, ma la propria verità — quella di un artista che accetta le ombre, dialoga con i demoni interiori e li trasforma in musica.
Abbiamo parlato con lui del significato del titolo, del rapporto con il pubblico e della necessità di tornare a scrivere dopo anni. Quello che emerge è un artista più maturo, libero e coerente, che con Morningstar ci ricorda che ogni fine può essere solo l’inizio di una nuova fase.
Perché hai scelto di intitolare il disco Morningstar e non con un titolo più “diretto”?
Mi piace pensare che l’arte, quindi anche la scrittura, crei un percorso che non sia per forza troppo chiaro, diretto come dici. Mi piace che nel lavoro di un artista ci sia sempre uno spazio ampio da interpretare anche secondo i canoni di chi guarda o in questo caso ascolta. Il Titolo racconta una storia, un concetto. Morningstar è un riferimento e parola dopo parola nel disco sta all’ascoltatore creare i suoi frames, i suoi collegamenti, cercare anche di capire davvero chi è la persona che ha realizzato il pezzo o il disco nella sua interezza.
Quanto ha contato James Cella nel dare forma definitiva al suono del progetto?
Da uno a 100? 1000! Ci conosciamo da un sacco di tempo e non abbiamo mai lavorato insieme. Credo, almeno da parte mia, si sia innescato un meccanismo virtuoso da subito. Lui mi mandava i beat (tutti fighissimi) e io non potevo far altro che scrivere o pensare ad adattare ciò che avevo scritto ai suoi tappeti. In aggiunta a questo, alla parte di produzioni che è fondamentale, anche in studio lui è davvero capace, un fenomeno. Il mixaggio dei pezzi mi ha colpito. Quando ho sentito il disco intero mixato gli ho detto “ma sono io? Cos’è questa figata?”. Lui è super umile ma per me è uno dei produttori più bravi in Italia.
C’è un filo conduttore tra i tuoi vecchi lavori e questo nuovo capitolo?
No nessuno. L’unico riferimento è il remix, anzi… il rework di “Da dove vengo” (beat by ConcreteBeatz e scratch di Dj Tech). Ho voluto lasciare solo quello perchè in realtà era un pezzo che in Pulp Fiction (2006) era rimasto molto in secondo piano ma mi è sempre piaciuto molto. Lo stesso Iso Concretebeats che aveva curato la produzione di allora ha creato il beat per il remix e mi è piaciuto molto quindi l’abbiamo inserito. Ovviamente è fuori dal percorso di Morningstar ma è una citazione del passato che mi rende molto felice e soddisfatto.
Come vivi oggi il rapporto con il pubblico dopo tanti anni di distanza?
Sono molto più disinteressato. Non in senso negativo però. Ora che penso di essere abbastanza cresciuto non faccio più le cose per appagare gli altri ma per sentirmi bene. Quindi accolgo le critiche e ne faccio tesoro, come ho sempre fatto, ma non mi sconvolgono mai. I complimenti, quando ci sono, li prendo e m’imbarazzo perché sono fatto così. Nessuno dei due cambia il mio percorso o le mie idee, continuo a fare o dire quello che mi fa o che mi fa star bene.
C’è una poesia di Rudyard Kipling che ho tatuato su una gamba. Si chiama “If” (Se). C’è un verso che sento molto mio: “Se riuscirai a confrontarti con Trionfo e Rovina E trattare allo stesso modo questi due impostori”. Ecco, credo dica tutto… Due impostori, sia il trionfo che la rovina, ma aggiungo io anche le critiche e i complimenti.
“Non un finale” chiude il disco ma sembra aprire a una nuova fase. È un indizio sul tuo futuro artistico?
In realtà parla di tutt’altro ma il fatto che il titolo era questo ho pensato fosse divertente metterlo in fondo proprio per darmi eventualmente una nuova chance. Ogni volta che faccio un disco penso sia l’ultimo, questo poi dopo mille anni non credevo nemmeno di essere in grado di portarlo a termine come progetto e invece? Eccomi qua. Quindi: no, non un finale. Non dico nulla, non voglio crearvi ma soprattutto crearmi aspettative. Intanto continuo a scrivere, non si sa mai!
In un’epoca di release veloci e hit da playlist, come pensi che verrà accolto un album così personale?
Devo essere sincero, penso non benissimo. Ma è un disco personale e anche venisse accolto male è necessario accettare il responso, per me è stato un bisogno ed una necessità farlo e spero che qualcuno lo colga e si appropri di questo suo potere purificante e catartico che ha avuto per me. Onestamente non credevo nemmeno che Incompleta, che è uscita come singolo a febbraio, venisse capita e accolta così caldamente visto l’argomento di cui tratta e in quel caso mi sono sorpreso, spero di sorprendermi ancora con Morningstar.
Hai parlato di accettazione, di errori, di rinascita. C’è stato un momento preciso in cui hai capito che eri pronto a tornare?
Si, dopo i mille messaggi e commenti che ho ricevuto in seguito all’uscita di Incompleta di cui ti parlavo sopra. Tutto completamenti inaspettato. Parlo di una dolorosa perdita, di un amico che se n’è andato. Ero sicuro che per quanto tramettesse emozionalità fosse molto legata a me e al mio vissuto per cui non trovasse molti consensi. Del resto, l’ho scritta per me in primis, in modo molto egoistico se vuoi, per omaggiare il mio grande amico scomparso.
Ecco, dopo Incompleta ho capito che c’è un pubblico ampio che è disposto ad ascoltare rap, classico? Boombap? Chiamalo come vuoi! A patto però che racconti storie, emozioni, riflessioni in cui si può rispecchiare. Questa per me è stata la scintilla e mi sono convinto di fare un piccolo ma spero rilevante lavoro in tale senso.
Se questo disco fosse un film, quale sarebbe?
Un film non lo so. I miei precedenti dischi si chiamano “Pulp Fiction” e “Giovani, Carini, Disoccupati” quindi sarei stato molto facilitato in questa domanda. Questo potrei dirti che visto il nome potrebbe rifarsi alla serie “Lucifer”, direi che le contraddizioni del protagonista ben si sposano alla linea del disco. Io però al contrario di lui non vado in giro alla ricerca di assassini o cattivi vari. Custodisco i miei demoni dentro di me e cerco di farli lavorare nella giusta direzione.
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La forza di un legame che finisce e la fragilità di ”quello che non so”, il nuovo singolo di ioemeg
La forza di un legame che finisce e la fragilità di quello che non so, il nuovo singolo di ioemeg, in uscita il 24 ottobre per Honiro Label.
Le parole possono diventare carezze e pugnali, allo stesso tempo, dando ad un rapporto un colore differente, una sfumatura in continuo divenire. L’uno cerca di intuire ciò che si cela nell’altro, anche i minimi gesti che danno un segnale di quello che sta per succedere. Ma, alla fine, rimane solamente l’ansia dell’incertezza, l’angoscia di una fine o di come l’amore può proseguire. Agli occhi della logica ciò che non si conosce fa paura, soprattutto quando si lascia andare un pezzo di noi, ma i sentimenti e le sensazioni direzionano sempre scelte che vale la pena compiere.‘
’quello che non so’’ è una storia che finisce o qualcuno che se ne va, mentre resta un vuoto pieno di presenze: oggetti, gesti, ricordi che continuano a parlare. Chi custodisce le tracce degli altri scopre che ciò che conta non è ciò che resta fuori, ma ciò che vive dentro. Nel brano cerco di dare voce a una generazione fragile, riflessiva e resiliente, capace di trasformare la perdita in consapevolezza e la nostalgia in forza. E forse il mettersi a nudo che tanto spaventa diventa una salvezza’’ – ci racconta l’artista.
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