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“Pretty Face” è il nuovo singolo di Boss Doms feat. Kyle Pearce
BOSS DOMS, magnetico e visionario produttore della scena musicale italiana, pubblica oggi, venerdì 19 febbraio il nuovo singolo “Pretty Face” feat Kyle Pearce (Warner Music Italy).
Con questo brano l’artista aggiunge un ulteriore tassello alla sua carriera da solista. Carriera avviata con successo con la pubblicazione del singolo “I Want More”, proseguita con i due remix di “Back to My Bed” di Elderbrook, insieme ad Achille Lauro, “Lovelife” di Benny Benassi e Jeremih. Ed ora Boss Doms si prepara a scuotere la musica italiana.
“Pretty Face” è molto più di un singolo. E’ una provocazione. Un invito a riflettere sull’importanza che ciascuno ricopre all’interno di una società. Una società sempre più distanziata, che costringe a coprire i volti e induce all’omologazione. L’estro artistico di BOSS DOMS, unito alla sua indole visionaria, ribelle e anticonformista, dà vita a un brano che celebra l’importanza di essere sé stessi e di liberarsi dalle sovrastrutture. Liberarsi dai ruoli e dagli stereotipi che vengono imposti dall’esterno. O che, spesso, ci si auto-impone per compiacere gli altri, affinché si possa ritrovare e accettare con orgoglio la propria inestimabile autenticità. Una stimolante sfida che l’artista, in queste ultime settimane, ha lanciato in primis a sé stesso, anche a livello comunicativo, mettendosi a nudo e mostrandosi senza paura per quello che è. Nessuna differenza di genere, sesso o etnia.
“Siamo bellissimi volti che interagiscono tra loro in tutta la loro potente espressività”.

Il brano vede la partecipazione di Kyle Pearce. Una riconferma del sodalizio dopo la collaborazione su “I Want More”.
Per rendere al meglio l’idea da cui il singolo trae forza, BOSS DOMS ha deciso di coinvolgere i fan in prima persona e dar vita a una fruizione a 360° del brano, con la mente, con il corpo e, soprattutto, con il cuore. Proprio per questo, lunedì 01 febbraio l’artista ha annunciato, sui propri canali social, la possibilità di partecipare (nel totale rispetto delle normative sanitarie attuali) a un’installazione esclusiva immersiva e multisensoriale dal vivo, di cui gli ospiti selezionati saranno gli stessi protagonisti.
In linea con l’idea del progetto, BOSS DOMS ha anche pensato di immortalare ogni dettaglio attraverso l’impiego di foto scattate rigorosamente su pellicola. Ma anche grazie a video VHS. Particolari dal sapore nostalgico pensati per dare un tocco di originalità e sofisticatezza all’intera mise en abyme.

“Pretty Face” di Boss Doms con Kyle Pearce giunge a pochi mesi dalla pubblicazione di “I Want More”. Brano di cui l’artista ha anche regalato una serie di esplosivi remix in collaborazione con artisti di fama internazionale come Hosh, Darius Syrossian, Piero Pirupa, Christian Nielsene Havoc&Lawn.
L’artista, instancabile e prolifico sperimentatore, ha poi pubblicato il remix della hit internazionale “Back to My Bed” di Elderbrook, insieme ad Achille Lauro, uscito a fine novembre. E di “Love life” di Benny Benassi e Jeremih, con cui ha dato il benvenuto al nuovo anno.
Questi progetti costituiscono le tappe del nuovo viaggio che BOSS DOMS ha scelto di intraprendere con successo lo scorso anno. Avviando la propria carriera da solista con lo scopo di rendere la musica techno fruibile a tutti. Un processo di metamorfosi. Una condizione inevitabile come la transizione tra passato e presente. Separati ma interdipendenti. Una crisalide che non si accontenta di ancorarsi alla sua forma. E così sceglie di tramutarsi in farfalla.
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FUTURO, i consigli della settimana di Honiro – week #25
Un tuffo nel passato che sa di FUTURO, tra visione ed eloquenza. Protagonista della cover digitale Lumiero.
IL PRIMO GRANDE DISCO DI LUMIERO – LUMIERO
Un tuffo nel passato che sa di futuro, tra visione ed eloquenza, tra musicalità e parole incise nel cuore di chi ascolta. Uno dei progetti più rivoluzionari completa una raccolta di immagini che richiamano un mondo che non c’è più, ma di cui vorremmo ancora la sua linfa; il tutto condito dalle sfumature più sincere.
ASTRONAVE – OTTOBRE
Una diatriba con se stessi, ma anche con l’altro, tra sentimenti che spengono e sentimenti che riportano, in un modo o nell’altro, al calore che tanto si brama e che non sempre si riesce ad afferrare, tenere con sé. Sonorità dinamiche e d’impatto fanno da sfondo al vortice motivo dove l’unica arma è surfare.
FACCIAMO A META’ – EUGENIO IN VIA DI GIOIA
Ci sono cose che non si possono comprendere per intero. A volte bisogna proprio vederle ‘’a metà’’. Allo stesso modo, ciò che compone la nostra serenità non lo si vive nella sua interezza, ma un pezzo alla volta, nella sua semplice scansione quotidiana. Un inno a guardare con spontaneità ciò che ci circonda.
MI MANIFESTO – PAN DAN
Un mondo a cui si accede non con formalità o giri di parole, ma facendosi trasportare dalle vibrazioni di un’anima creativa, spontanea, che sperimenta ogni sfaccettatura della vita. Suoni eterei e parole come ‘’vox clamantis in deserto’’ presentano l’interezza dei luoghi interiori più reconditi.
7 MINUTI – KUZU, MONTAG, WISM (MENZIONE SPECIALE)
Sperimentazione e poesia si fondono per un flusso di coscienza fatto di immagini lucide, nitide, che illuminano quei tratti d’umanità di cui siamo fatti e che il sistema cerca di nasconderci. ‘’7 minuti’’ che diventano una colonna sonora di una vita intera, senza ripetizioni, senza ripensamenti.
NESSUNA – ALTEA
Uno dei progetti più freschi del panorama attuale ritorna con un manifesto intimo, profondo, speciale, dove raccontarsi e raccontare il ramificarsi della propria storia. Musica d’oltreoceano e poesie ‘’a cielo aperto’’ sono gli elementi di una realtà vista con occhi sensibili e maturi, senza veli e con una poetica umana.
VOCE – MADA
Quando si esprime con la propria ‘’voce’’ ciò che si cela nella nostra storia e nel nostro essere, non solo c’è una riscoperta, ma anche un unico flusso sonoro: la propria verità. Per quanto il mondo sovrasta la voce, c’è qualcosa di più nel volume della nostra vita. Imparare ad equilibrarlo rende tutto più semplice.
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In un mondo che ha perso la sua bussola basterebbero un po’ di ”canditi”, il nuovo singolo di Parrelle in uscita il 5 dicembre
In un mondo che ha perso la sua bussola basterebbero un po’ di canditi, il nuovo singolo di Parrelle in uscita il 5 dicembre per Luppolo Dischi e Honiro Label.
Tutto scorre ad una velocità sempre più incalzante e perdersi nel frastuono è un attimo; perdere il senso di umanità, in una realtà che è svuotata di tutto ciò che è umano. Tuttavia, tra le false righe di un tempo incerto, ci rimane un’unica scelta possibile: provare a stupirci di nuovo, far ritornare la semplicità delle parole e delle azioni una sana abitudine. L’amore è amore, un abbraccio è un abbraccio, e il resto è solo un insieme di dettagli.
“L’amore è in via d’estinzione, un po’ come quei dinosauri che studiavamo a scuola e che un po’ mettevano paura. Sarebbe bello, però, non aver paura di resistere e custodire ancora la pazienza dei piccoli gesti, delle piccole cose: togliere ad uno ad uno dei ‘canditi’ da un panettone, pur di rendere felice chi si ama. Ecco, questo è il senso più intimo e dolce della canzone: per quanto il mondo giri nello stesso verso, e non possiamo cambiarlo, ad ogni modo, direzioniamo la nostra serenità’’ – ci racconta l’artista.
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Banshee: il primo disco insieme di Giovane Feddini e Flesha
Con BANSHEE, Giovane Feddini e Flesha firmano il loro primo disco insieme, un progetto che nasce dall’urgenza di trasformare un periodo difficile in un linguaggio nuovo. Il titolo richiama la figura della Banshee, creatura mitologica che annuncia un cambiamento drastico con il suo grido: perfetta metafora per un disco che vibra di transizione, rottura e rinascita.
BANSHEE è il secondo capitolo della trilogia iniziata da Feddini con SIRENE, ma qui accade qualcosa di fondamentale: per la prima volta, al suo immaginario si intreccia quello di Flesha.
Se SIRENE era uno spazio personale, più luminoso e disteso, costruito su un’estetica intima e solitaria, BANSHEE ne rappresenta la controparte scura. L’ingresso di Flesha cambia la prospettiva, porta un altro respiro, un’altra energia, una densità diversa. Il risultato è un disco che non somma due mondi: li fa collidere, e da quella collisione nasce una terza identità.
Anche la copertina segue questo cambio di paradigma: una figura femminile che emerge dal bosco, sospesa tra visione e realtà, un’immagine che introduce immediatamente un tono più istintivo, inquieto, corporeo. È il primo passo dentro un territorio più notturno rispetto al capitolo precedente.
Il cuore di BANSHEE è la sua sincerità. Sette brani in cui i due rapper affrontano famiglia, rapporti che vacillano, difficoltà nel trovare una propria posizione nel mondo, e quell’autocelebrazione che non è vanità ma necessità: un promemoria di valore personale nei momenti in cui tutto sembra sgonfiarsi. È un disco che non vuole mostrarsi forte: vuole mostrarsi vero.
Sul piano sonoro, il progetto guarda con precisione alla New York dei primi 2000: trombe sporche, beat ruvidi, quell’atmosfera a metà tra marciapiede e soul che ha definito un’epoca. Tutto il disco è prodotto da Flesha, con arrangiamenti di Dok The Beatmaker, in un equilibrio perfettamente calibrato fra nostalgia e identità contemporanea.
BANSHEE : suoni ruvidi, parole vere, nessuna maschera
Se SIRENE era un respiro lungo, BANSHEE è quel momento in cui il respiro ti manca ma finalmente capisci perché: stai cambiando pelle. È un disco che nasce nel buio ma non ci rimane nemmeno un secondo di troppo. Feddini e Flesha costruiscono una narrazione che non si accontenta di raccontare una risalita: la pretende, la esige, la impone.
Dentro questo disco convivono due percorsi che arrivano da lontano. Flesha — che ha attraversato più di vent’anni di scena, mutazioni, generazioni, stili — porta qui tutto ciò che ha imparato senza mai diventare nostalgico. È solido, consapevole, senza bisogno di dimostrare niente. Le sue produzioni danno a BANSHEE una struttura che non cede, un peso specifico che senti fin da subito.
Feddini è il contraltare perfetto: impulsivo, diretto, viscerale. Tutta la sua storia — dalle battle alla parentesi in major, dal ritorno all’indipendenza fino all’ingresso nei Graveyard Duppies — arriva qui distillata, affinata, priva di fronzoli. Il suo modo di scrivere è immagini, istinto, immediatezza. Il suo modo di stare nel beat è riconoscibile dal primo secondo.
Il punto d’incontro tra i due non è un compromesso: è un terreno nuovo, che non esisteva prima di questo disco. BANSHEE non chiede il permesso di essere ascoltato. Ti viene addosso, ti scuote, e quando finisce ti accorgi che qualcosa si è spostato.

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