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I SIERRA raccontano ad Honiro Journal il loro nuovo album “PER SEMPRE”

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E’ disponibile da venerdì 22 marzo “PER SEMPRE” (distribuzione Virgin Music Group), il nuovo album dei SIERRA, talentuoso duo dell’alternative rap italiano.

All’interno del disco le collaborazioni con Wayne, Nicolette e Quest. Chi meglio dei SIERRA poteva raccontarci questo album? Noi di Honiro Journal li abbiamo intervistati!

Questo nuovo progetto si intitola “Per Sempre”, c’è un aspetto che vi ha sempre accompagnato nel vostro approccio alla musica e che sperate continui a rimanere per sempre?

Nel nostro raptus creativo c’é stata spesso la sensazione di essere guidati da una bussola interiore di cui controlliamo ben poco. Questo feeling ci ha sempre portato a vedere il processo di scrittura come un confronto con la nostra persona, che ci fa vedere le cose sempre in modi diversi. Spesso abbiamo predetto il futuro e altre volte da vecchie canzoni abbiamo capito cose che avevamo scritto quasi casualmente. Ci piacerebbe mantenere questo aspetto.

Ascoltando l’album mi è sembrato di percepire, tra le tante sfumature del progetto, anche la necessità di raccontare (o di rivivere tramite la musica) episodi del passato. La seconda traccia si intitola infatti “Ricorderai”, la settima “Nostalgia” e colpisce anche la frase all’interno di “Malincuore”: “e per dimenticarti ci vorranno cent’anni”. Che importanza hanno per voi, nel processo creativo della vostra musica ma anche nella vostra vita personale, i ricordi? Quanto sono preziosi? Qual è il vostro rapporto con la nostalgia e quanto influisce sulla vostra musica?

L’album ha quasi la funzione di una scritta su un muro. I ricordi sono l’elemento cardine di quando vuoi imprimere qualcosa ed esporlo davanti a tutti. Il processo con cui metabolizziamo le esperienze nel nostro cervello tende a personalizzare i vissuti. Il ricordo può regalare affetto, calore, speranza o nostalgia appunto, ma può anche essere un grave trauma da cui derivano magari gravi stati psicofisici che portano a conseguenze serie. Le canzoni stesse sono dei pezzi di tempo impressi in audio, come delle foto musicali, di cui spesso ci si vergogna perché magari venuti male e non perfetti.

“il mio scudo mi ripara dal vento, l’odio e l’apatia” In che modo la musica, e in particolare la realizzazione di questo album vi ha fatto emozionare, vi ha fatto da scudo contro l’apatia? E in che modo vorreste che questo disco aiutasse chi lo ascolta a sconfiggere l’apatia?

Venivamo da una rinascita del gruppo con diversi singoli, dopo una separazione importante. Quest’album ci ha dato una scarica che non provavamo da tempo, lavorare solo ai singoli invece ti fa sentire di far parte di un meccanismo privo di vita e direzionato al mercato. L’apatia spesso emerge in quei periodi quando non rischi nulla. Invece quando siamo sotto pressure test ci facciamo scudo l’un l’altro e avanziamo sempre compatti, magari anche facendo cose sbagliate, ma consapevoli di portare avanti una missione difficile che non tutti si sono accollati. L’apatia è l’assenza di passioni, una condizione in realtà piuttosto comune ormai, dovuta anche dal distacco con sé stessi a causa della tecnologia a volte assediante o della pressione sociale. Noi proviamo a coinvolgere chi ci ascolta nelle nostre paure più intime, così da donare quasi uno storico emotivo, sperando di portare la nostra esperienza nella quale possano riconoscersi.

Da domani inizia inoltre il vostro tour che farà tappa a Milano, Torino, Bologna e Roma. Qual è l’aspetto che preferite della dimensione live, del rapporto diretto con il vostro pubblico?

Ci piace molto viaggiare e scoprire come ogni città italiana abbia qualcosa di incredibile e di grande bellezza. Conosciamo sempre tanta gente quando giriamo a suonare e troviamo sempre tante nicchie di “sierrani” fedelissimi ovunque. Ancora non siamo saturi dei live, ci divertiamo tantissimo e non vediamo l’ora di cantare i pezzi nuovi.

Vi andrebbe di anticiparci liberamente cosa dobbiamo aspettarci dal futuro? Quali sono i vostri obiettivi, speranze e/o prossimi progetti?

Dopo l’album arriveranno altre uscite e probabilmente lavoreremo a una deluxe per affacciarci alle vibes estive. E poi speriamo di suonare tantissimo in giro.

Solitamente prima di concludere un’intervista chiedo sempre se c’è qualcosa che non vi ho chiesto (riguardo la vostra musica, voi stessi, il vostro progetto artistico…) che però ci terreste a far sapere ai nostri lettori

Nella valigetta di Marsellus Wallace c’era il disco della Sierra 🙂

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Acqua pubblica “48”, tra introspezione e black soul

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Fuori oggi 48, il nuovo singolo di Acqua, prodotto da Yazee. Un brano r&b dalle sfumature hip-hop che si muove su binari profondamente introspettivi, svelando momenti delicati e di trasformazione nella vita del rapper.
Acqua dice che il 48 non è solo un numero. È l’anno di nascita di sua madre, pilastro fondamentale, ma è anche un simbolo universale della smorfia napoletana: “il morto che parla” e simboleggia, infine, un esempio di caos, di cambiamento imponente con i famigerati moti rivoluzionari del 1848.
Ed è proprio questo il concept che regge il brano di Acqua: scrivere e parlare attraverso la propria ipotetica morte, immaginando il mondo che continua senza di noi, osservando chi resta da un punto di vista nuovo, straniante, ma dolorosamente lucido.
«A volte per evolversi è necessario cadere. Annullarsi quasi fino a sentirsi morire», racconta Acqua. «Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo pensato: “chissà se muoio, chi mi piange davvero?” Ho cercato di mettere in rima quella sensazione, di raccontare la crescita attraverso il vuoto, la consapevolezza attraverso il lutto».
Con una carriera iniziata nel 2018, Acqua non ha paura di scavare a fondo. Nato a Potenza, cresciuto con la musica black e travolto sin da giovanissimo dalla cultura hip hop in tutte le sue forme, Acqua ha costruito il suo percorso con costanza, passando dai graffiti ai palchi, dai mixtape ai contest, fino a trovare la sua voce più matura nei progetti recenti come “MYSELF” e oggi con “48”, entrambi prodotti da Yazee.
“48” è un pezzo che non grida, ma pesa. È il tipo di brano che resta, che ti scava dentro. Una riflessione sulla perdita, sull’identità, ma anche sulla forza che nasce dal dolore, con un sound curato e coerente, dove la produzione di Yazee si fonde con la penna di Acqua in modo autentico e profondo.
Un nuovo tassello in un percorso artistico sempre aperto, mai scontato.
Il cantiere di Acqua è vivo. E anche stavolta, ci porta dove pochi hanno il coraggio di andare.

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Gonzalo Baby Boy ci ha raccontato il suo nuovo, jurassico, singolo “Domenica Mattina”

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Immagina di svegliarti su una spiaggia: l’acqua è limpida, il sole scalda appena la pelle, tutto sembra perfetto. Eppure, in sottofondo, qualcosa stona. Un dettaglio impercettibile incrina la quiete, lasciando spazio a una sottile inquietudine.
È da questa sensazione ambigua che nasce “Domenica Mattina”, il nuovo singolo di Gonzalo Baby Boy, che gioca con le sonorità caraibiche contaminandole con divagazioni jazz e un’ironia leggera ma tagliente. Il groove è stratificato, tra accenni esotici e un portamento volutamente “jurassico” – termine con cui l’artista ama definire il suo stile fuori dal tempo.
Il brano culla l’ascoltatore in un’atmosfera sospesa, come in quella tipica domenica in cui il mondo sembra fermarsi, ma la mente continua a viaggiare. Abbiamo scambiato due chiacchiere con l’artista siciliano e scoperto nuove cose sulla sua musica e sul suo progetto.

Il tuo nuovo singolo “Domenica Mattina” ci trasporta su una spiaggia suggestiva, con acqua limpida e un sottile senso di inquietudine. Com’è nata questa immagine e qual è il suo significato nel contesto del brano?
“Domenica Mattina” è il residuo di tanti ricordi messi insieme, l’immagine “estiva” che ne viene fuori è solo un possibile ingresso, una delle porte che ho deciso di utilizzare per entrare dentro delle considerazioni veloci ma fulminanti su questioni puramente sentimentali.
Tutto ciò che è limpido e leggero per me è un’ottima fonte di inquietudine.

Descrivi il tuo “portamento jurassico” come uno stile fuori dal tempo: da dove parte questa idea, come si evolve nel tempo e come si concretizza nel sound di del nuovo singolo?
Sono sempre stato una sorta di outsider, uno che parte sempre da lontano, per spostarmi con il corpo e per spostarmi con la parola. A partire da questo strutturale dato di fatto, quasi esistenziale, sto provando a sviluppare un’idea di musica al limite tra ciò che ho sempre ascoltato e quel dato di imprevedibilità che concerne il processo creativo. Lo stile “jurassico” è un gioco tra amici, il principio di una ricerca musicale ancora in evoluzione, interessante pensarla così sapendo che la specie in questione si è completamente estinta… o forse no?
Forse siamo rimasti io e i Dinosaucerz, forse portiamo avanti la nostra musica non per distinguerci ma per estinguerci.

“Domenica Mattina” mescola sonorità caraibiche a divagazioni jazz: come strutturi il lavoro in studio con Dinosaucers e come lavorate per far convivere questi elementi in una stessa traccia?
Frutti ancestrali, così considero le intuizioni dei Dinosaucerz (nella fattispecie il beat di Eramo Nubi, check it!). Il lavoro in studio nasce sempre da una sinergia quasi priva di regole o strutture ben precise, in questo caso volevamo creare un’atmosfera che potesse depistare facilmente un immaginario da “pezzo dell’estate” pur comportandosi da tale, volevamo dare un gusto catchy ma con gusto per l’appunto.
A modo nostro abbiamo lavorato in maniera non scontata, costruendo un suono molto preciso, che non divaga per niente e che trova il collante per le sue diverse modulazioni nel flow e nella metrica delle parole, nel personaggio che le esprime.

Da messaggi in un gruppo WhatsApp a un progetto musicale: vuoi raccontarci questo tuo percorso e dirci chi c’è dietro Gonzalo Baby Boy?
Questo progetto parte dall’amicizia e dalla noia, due punti focali definitivi per dare il via ad un’avventura, qualsiasi essa sia. Questa in particolare ha avuto a che fare con la musica e con un desiderio che probabilmente covavo da anni. Ho sempre condiviso la musica come principio di alleanze e di scoperte, da queste e non solo ne è derivato un senso di aggregazione che oggi, a distanza di molti anni, mi unisce alla mia squadra ovvero i famigerati Dinosaucerz. Ognuno di loro alimenta il progetto in più sfaccettature : Stefano e Marco (aka Condensed Studio) mi sostengono dal punto di vista della logistica, organizzazione e strutturazione del progetto anche grazie alle loro esperienze da grafici. Sono soundboy e owners di etichette indipendenti che negli anni hanno spinto musica emergente di grande qualità. Alessandro aka Zol mi accompagna come art director e lavora con me alla regia dei videoclip, sostiene fortemente l’aspetto creativo e visuale anche lui con grande sapienza dal punto di vista della ricerca musicale, e infine ma non di certo per importanza Gaetano aka Eramo Nubi, Giacomo aka Sleaf e Fabrizio aka Breez sono i producer, musicisti che muovono le fila della vera vibe jurassica. Singolarmente hanno già progetti personali meravigliosi e mettono a servizio del Gonzalo il loro estro, per regalarmi suoni inaspettati che io cerco di rispettare e abitare con grande goduria.
Infine veramente, ci sono io, Sebastiano, attore siciliano con la testardaggine di non voler essere mai un’unica e sola entità, partito da qualche rec su WathasApp per poi credere veramente di poter fare musica, per il bello di farla, perchè infondo è come il teatro per me: una maschera per stare veramente nel mondo.

“Domenica Mattina” sarà inserito nel tuo prossimo EP, di cui ancora non si conosce il nome o la data di uscita, per “misteriosi motivi”. Davvero non ci puoi anticipare nulla?
Il prossimo EP sarebbe anche il primo ufficiale dopo mixtape, summer pack, singoli e un po’ di freestyle. Quello che verrà sarà un primo compendio di un viaggio nel suono, articolato negli ultimi tre anni, frutto di residenze sparse per i meandri della Sicilia, dal mare all’entroterra. Il concept è un pò come quello di “Domenica Mattina”, un intreccio di sonorità che mi e ci divertono, dal boom bap rap alla trap, dal soul all’afrobeat, alle influenze italo-disco e dream-pop.
Sembrerà un’accozzaglia di roba ma a me piace pensarlo come un “pastiche” che in realtà mi orienta nella varietà di ciò che mi diverte surfare. Il titolo e la data dell’EP non lo dichiaro, vi lascio nel mistero o nel dubbio o nel nulla, d’altronde così è la vita.
Sarà forse come un’opera prima, un primo lungometraggio, o forse sarà che non ho idea e come sempre tergiverso.
Ai prossimi estinti l’ardua sentenza.
Baci jurassici!

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Le ferite del passato che rimbombano come un ”Tuo No”, il nuovo brano di Trilussa in uscita il 12 settembre

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Le ferite del passato che rimbombano come un Tuo No, il nuovo brano di Trilussa in uscita il 12 settembre per Honiro Label.

Spesso i nostri pensieri rimangono in bilico tra le fantasie, quelle che speriamo rivoluzionino una routine fatta di contrasti e dinamiche complesse, e che, anche solo per un momento, fermano il tempo e lo spazio del cinismo, e la costante ricerca di una via di fuga dai ricordi più dolorosi, dai sentimenti così profondi da far annegare il nostro equilibrio nel nulla. Non esiste un vero giusto mezzo tra l’amore che proviamo e la sconfitta che si subisce nel non riceverlo. Tuttavia, rimane la possibilità di immergersi nell’unico strumento di salvezza: la poetica immaginazione che dona uno sguardo diverso per oltrepassare ogni ‘’rosso’’ della vita di tutti i giorni. ‘”In “Tuo No” racconto il tumulto delle emozioni, simile al fragore di un tuono, che riaccende un passato difficile da digerire, bloccando il presente e lasciandolo in attesa, come un’auto ferma davanti al semaforo. È uno stallo alla messicana: pensare troppo mi paralizza, mentre andare avanti porta amori ideali che sul momento sostituiscono, ma non compensano davvero il dolore che si prova. Tuttavia, è proprio dal male che nasce la cura, e solo affrontandolo si impara ad apprezzare la serenità’’. – ci racconta l’artista.

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