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Carlo Belmondo e la sua “Non Illudermi” raccontata ad Honiro Journal

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Carlo Belmondo nasce a Reggio Calabria il 16 ottobre 1982 e a soli 4 anni, alla scuola materna, vestiva i panni di un indiano. La prima vera rappresentazione teatrale “La Lisistrata” nel ruolo del protagonista maschile “il commissario” arriva a 15 anni e decide, sotto consiglio del regista dell’opera,  di dedicarsi a questa professione. Raggiunta la maggiore età si trasferisce a Roma spinto ed incoraggiato dalla famiglia.

Inizia a studiare il metodo Stanislawskij – Strasberg con Siddhartha Prestinari, sua coach di fiducia e approfondire la sua formazione entra nell’accademia triennale di Claudio e Pino Insegno, la “Corrado Pani”. Qui ha la possibilità di approfondire la tecnica e di studiare doppiaggio, mimo e canto. Con gli anni però continua a comporre brani inediti, sua prima passione.

Condivide il palco con Tosca, con “I Picari”, entra a far parte anche del Teatro dell’Opera di Roma dove, con la direzione artistica di Carla Fracci, prende parte per 4 anni alle rappresentazioni di Giselle, Cenerentola, serata Picasso e Dal Faust di Goethe tenute appunto al Teatro dell’Opera o, per le versioni estive, alle Terme di Caracalla.

In quegli anni prende parte a “Tutti in scena” dì e con Claudio e Pino Insegno presso l’Auditorium S. Cecilia di Roma. Lavora con gli “Attori Animati” ed entra a far parte di “Cannibal – il Musical” dì e con Claudio Insegno portato per anni in diverse località italiane.

La passione per la musica e per la chitarra lo portano a scrivere parodie delle canzoni o brani inediti divertenti e questo gli permette di entrare nel mondo del cabaret. Da novembre 2011 a maggio 2012 lo troviamo in scena in “Lunedi non riposo” al Teatro Sala Umberto di Roma con Roberto Ciufoli, Olen Cesari, Tiziana Foschi, Federico Perrotta, Enrico Lo Verso, Manuel Frattini, Silvia Gavarotti e Silvia di Stefano. Questi mesi in scena gli permettono di instaurare un rapporto Con Roberto Ciufoli lavorativo ma anche personale tanto da farlo diventare suo padrino nel maggio del 2017.

Nel 2013 entra a far parte del cast di Colorado, programma comico in prima serata su italia uno, con la conduzione di Paolo Ruffini, Lorella Boccia e Olga Kent. Pochi anni dopo invece con la stessa produzione lo troviamo in “Eccezionale Veramente” in onda su La7 con Paolo Ruffini, Diego Abatantuono, Gabriele Cirilli e Selvaggia Lucarelli.

Non abbandona la sua vocazione attoriale infatti possiamo vederlo su rai 1 in “Ho sposato uno sbirro2” (regia di Giorgio Capitani) e su canale 5 in “Amore pensaci tu”(regia di Francesco Pavolini). In uno spot per la Calabria dal titolo “Calabria set – domani è il nostro giorno” per la regia di Fabio Mollo e finanziato dalla Calabria Film Commission. Al cinema in “Una notte agli studio’s” di Claudio Insegno, e “Il mondo di mezzo” di Massimo Scaglione. Nel 2014 diventa testimonial per “Avis Calabria”, con loro realizza due SPOT – Cortometraggi di sensibilizzazione. Il primo “Un dono per la vita” con Battaglia&Miseferi (duo comico del bagaglino) e Max Pisu (Zelig).

Il secondo invece “Un piccolo grande gesto” con Massimo di Cataldo, Costantino Comito, Andrea Pisani e Luca Peracino (I panpers, Colorado). Quest’ultimo presentato nell’ottobre 2017 al Teatro Grandinetti di Lamezia dove ha intrattenuto il pubblico presente in sala insieme a Roberto Ciufoli e Diana del Bufalo.

Nel 2017  viene selezionato come protagonista per il video musicale “Prendimi l’anima” di Massimo di Cataldo dove, oltre alla collaborazione lavorativa, ne viene fuori un’amicizia che porta lo stesso Massimo ad unirsi nello spot avis sopra indicato. Dal 22 marzo possiamo sentirlo sulle piattaforme digitali col suo inedito “Non Illudermi” prodotto e distribuito da Believe Digital.

Ecco la nostra chiacchierata:

Dunque, bisogna dire che il tuo percorso artistico parte lontano dalla musica per poi finirci dentro prepotentemente: ci racconti la tua storia? 
In realtà invece la mia storia parte proprio dalla musica per poi tornarci dopo tanti anni. Da ragazzo (a 15 anni) andavo in giro nei locali con la mia chitarra a suonare dei brani inediti ma dopo una rappresentazione teatrale, a 18 anni, col consiglio di un regista, ho abbandonato la musica per concentrarmi sulla recitazione. Ho preso il diploma in accademia ed ho iniziato a lavorare a teatro o in tv con dei nomi importanti, dalla recitazione son passato poi, sempre con la mia chitarra, alla comicità e questo mi ha portato a Colorado su Italia 1 come comico, carriera che prosegue tutt’ora. Meno di un anno fa invece ho scritto un brano per una ragazza di cui ero innamorato, un sentimento non ricambiato. Non mi aspettavo diventasse un singolo e invece Massimo di Cataldo ha voluto produrlo e pubblicarlo con Believe Digital. Diciamo che più che finirci ci son rientrato prepotentemente.

Passando al tuo nuovo singolo, è sicuramente un brano diretto e personale: quanto ti è “costato” scriverlo?
Ho vissuto ogni singola parola di quel testo, a maggior ragione che non immaginavo venisse prodotto e pubblicato l’ho scritto in maniera sincera ed intima. E’ una storia che ho vissuto ma in cui ci si può ritrovare chiunque, cosa che infatti mi stanno scrivendo in questi giorni i ragazzi sui social. A volte quando vogliamo tanto qualcosa diventiamo così stupidi da perderla, da non essere più noi stessi quando al contrario senza interesse mostriamo la nostra vera natura, la nostra personalità attraendo molta gente.

Hai, invece, qualche aneddoto divertente sul videoclip?
Il video doveva essere girato col sole e invece abbiamo scelto l’unico giorno di pioggia, gelo e nevischio di Roma quest’anno. Ho speso più in cibo per l’attrice che per girare l’intero videoclip.E’ tratto da una storia vera quindi anche le immagini che possono sembrare più assurde sono reali e non me ne vergogno.

Tra digital stores e YouTube la musica oggi sembra sempre più “lontana dal pubblico”: pensi sia vero?
Credo sia più vicina invece. Adoro i dischi, li colleziono ma hanno anche un costo che non tutti possono sostenere mentre su YouTube o su altre piattaforme come spotify la gente può ascoltare quello che preferisce, quando e quante volte preferisce.In più la digitalizzazione ha permesso a tanti ragazzi autoprodotti di tirar fuori bei brani e quindi di farsi conoscere, cosa che altrimenti non avrebbero potuto fare.

“Chicca time”: con chi collaboreresti e qual è il palco dei tuoi sogni?
Sinceramente mi tengo lontano dal dire che sono un cantante, ho studiato musica ma preferisco dire che sono un attore che ha scritto una canzone..Da “cantante” però collaborerei volentieri con Fabrizio Moro e Ultimo, mi ritrovo molto nei loro testi, a volte mi sembra di ascoltare i miei pensieri nelle loro canzoni.Palco dei sogni posso anche esagerare quindi dico l’Olimpico di Roma, Ultimo ha dimostrato col suo sold out anticipato che le favole esistono ed io ci credo.

I prossimi step della carriera di Carlo Belmondo?
Ho inciso un nuovo brano sulla sicurezza della strada, parla delle vittime e quindi serve per sensibilizzare i ragazzi a non utilizzare il cellulare alla guida. E’ un brano forte, diretto e descrittivo. Scritto per un concorso ma subito dopo verrà pubblicato.

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FUTURO, i consigli della settimana di Honiro – week #19 – #20

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Recuperiamo la scorsa settimana di FUTURO in aggiunta alle uscite di quella attuale per immergerci in un unico flusso musicale e introspettivo dentro il quale poter ritrovarsi e non perdersi.

15 MINUTI – 5070

Trasversale, poliedrico, senza confini sonori: 5070 riesce ad entrare nei nostri ‘’15 minuti’’ esistenziali, dandogli un occhio poetico, di sincera comprensione. In una realtà instransigente, bisogna imparare a donarsi riguardo, prima di compiere un passo che può far andare avanti, come indietro.

PITA GYROS – EMILI KASA

Ricordi vividi che non hanno bisogno di essere mistificati, ma di essere raccontati per quello che sono, nel bene o nel male, dall’inizio alla fine (due momenti che hanno lo stesso sapore). Una voce graffiante e indelebile che permea il cuore di ascolta, non destabilizzando, ma confortando, provando a salvarlo.

NON FA MALE – FUCK POP

Senza indugi, senza mezzi termini e con un linguaggio inconfondibile, come loro sanno fare: il collettivo più alternativo d’Italia torna non per ribaltare gli schemi, ma per definirne di nuovi. Anche ciò che crolla addosso, alla fine, non crolla del tutto; e ciò che non crolla del tutto, ‘’non fa male’’. Si può sempre ricominciare.

ROMANTICA – EVA BLOO

Delicatezza minimalista che si avvicina ad atmosfere poetiche e consapevoli, alla ricerca di una serenità tanto agognata e che appare sempre più impercettibile, poco tangibile. Ma è proprio dentro il frastuono della ‘’pausa’’ dal mondo esterno che si ritrova il punto di partenza, un nuovo mondo interno.

UMANA – BRUCHERO’ NEI PASCOLI

Tra distopia e utopia, tra bisogno di fuggire e bisogno di rimanere: una sperimentazione sonora e concettuale che riporta il senso dell’umano alla sua essenza più urgente, più vera. I contrasti pendono un colore differente, un sapore più rivoluzionario e illuminante.

WENDY – HENNA

Un canto di libertà, sincera espansione ed espressione di se stessi, dove recuperarsi, dove stabilire la propria casa. Con lo scorrere inesorabile delle esperienze e della memoria, l’unico modo per sentirsi vivi, veri, è quello di legarsi profondamente con gli attimi che riempiono la nostra vita in toto.

ABRACADRABA – LUPOFIUMELEGGENDA

Una formula magica che infrange nella frenesia della quotidianità e la sua apparenza, le sue contraddizioni, ma anche i suoi stimoli, in un modo o nell’altro. Sì, il mondo, per quanto sia distruttivo a volte, ci offre la possibilità di poter scegliere chi e cosa può salvarci.

NON SEI TE – TAMI’, UALE

A volte gli occhi degli altri su di noi, sui nostri gesti, le nostre vite, sanno essere pesanti, difficili da sopportare. Tuttavia, esiste un confine sottile tra l’affetto e l’accondiscendenza; e chi ci sta veramente accanto non vuole che perdiamo la bussola, bensì sprona a seguirne la direzione.

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”Morningstar”, il disco che segna la rinascita di Alex Cortez

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”Morningstar” è molto più di un titolo: è una dichiarazione d’intenti, un simbolo di accettazione, crescita e consapevolezza. Dopo anni di silenzio discografico, Alex Cortez torna con un progetto che parla la lingua della verità — quella che nasce dall’esperienza, dai fallimenti, dalle contraddizioni e dalle rinascite personali. Il rapper trevigiano sceglie di non semplificare, ma di scavare a fondo, costruendo un percorso che si ascolta come un racconto e si vive come una riflessione.
Con la produzione curata da James Cella e featuring mirati che arricchiscono la narrazione, Morningstar diventa un viaggio sonoro nel quale il boom bap incontra la scrittura adulta, intima e lucida. Cortez non insegue i trend né le playlist, ma la propria verità — quella di un artista che accetta le ombre, dialoga con i demoni interiori e li trasforma in musica.
Abbiamo parlato con lui del significato del titolo, del rapporto con il pubblico e della necessità di tornare a scrivere dopo anni. Quello che emerge è un artista più maturo, libero e coerente, che con Morningstar ci ricorda che ogni fine può essere solo l’inizio di una nuova fase.

Perché hai scelto di intitolare il disco Morningstar e non con un titolo più “diretto”?
Mi piace pensare che l’arte, quindi anche la scrittura, crei un percorso che non sia per forza troppo chiaro, diretto come dici. Mi piace che nel lavoro di un artista ci sia sempre uno spazio ampio da interpretare anche secondo i canoni di chi guarda o in questo caso ascolta. Il Titolo racconta una storia, un concetto. Morningstar è un riferimento e parola dopo parola nel disco sta all’ascoltatore creare i suoi frames, i suoi collegamenti, cercare anche di capire davvero chi è la persona che ha realizzato il pezzo o il disco nella sua interezza.


Quanto ha contato James Cella nel dare forma definitiva al suono del progetto?
Da uno a 100? 1000! Ci conosciamo da un sacco di tempo e non abbiamo mai lavorato insieme. Credo, almeno da parte mia, si sia innescato un meccanismo virtuoso da subito. Lui mi mandava i beat (tutti fighissimi) e io non potevo far altro che scrivere o pensare ad adattare ciò che avevo scritto ai suoi tappeti. In aggiunta a questo, alla parte di produzioni che è fondamentale, anche in studio lui è davvero capace, un fenomeno. Il mixaggio dei pezzi mi ha colpito. Quando ho sentito il disco intero mixato gli ho detto “ma sono io? Cos’è questa figata?”. Lui è super umile ma per me è uno dei produttori più bravi in Italia.


C’è un filo conduttore tra i tuoi vecchi lavori e questo nuovo capitolo?
No nessuno. L’unico riferimento è il remix, anzi… il rework di “Da dove vengo” (beat by ConcreteBeatz e scratch di Dj Tech). Ho voluto lasciare solo quello perchè in realtà era un pezzo che in Pulp Fiction (2006) era rimasto molto in secondo piano ma mi è sempre piaciuto molto. Lo stesso Iso Concretebeats che aveva curato la produzione di allora ha creato il beat per il remix e mi è piaciuto molto quindi l’abbiamo inserito. Ovviamente è fuori dal percorso di Morningstar ma è una citazione del passato che mi rende molto felice e soddisfatto.


Come vivi oggi il rapporto con il pubblico dopo tanti anni di distanza?
Sono molto più disinteressato. Non in senso negativo però. Ora che penso di essere abbastanza cresciuto non faccio più le cose per appagare gli altri ma per sentirmi bene. Quindi accolgo le critiche e ne faccio tesoro, come ho sempre fatto, ma non mi sconvolgono mai. I complimenti, quando ci sono, li prendo e m’imbarazzo perché sono fatto così. Nessuno dei due cambia il mio percorso o le mie idee, continuo a fare o dire quello che mi fa o che mi fa star bene.
C’è una poesia di Rudyard Kipling che ho tatuato su una gamba. Si chiama “If” (Se). C’è un verso che sento molto mio: “Se riuscirai a confrontarti con Trionfo e Rovina E trattare allo stesso modo questi due impostori”. Ecco, credo dica tutto… Due impostori, sia il trionfo che la rovina, ma aggiungo io anche le critiche e i complimenti.


“Non un finale” chiude il disco ma sembra aprire a una nuova fase. È un indizio sul tuo futuro artistico?
In realtà parla di tutt’altro ma il fatto che il titolo era questo ho pensato fosse divertente metterlo in fondo proprio per darmi eventualmente una nuova chance. Ogni volta che faccio un disco penso sia l’ultimo, questo poi dopo mille anni non credevo nemmeno di essere in grado di portarlo a termine come progetto e invece? Eccomi qua. Quindi: no, non un finale. Non dico nulla, non voglio crearvi ma soprattutto crearmi aspettative. Intanto continuo a scrivere, non si sa mai!


In un’epoca di release veloci e hit da playlist, come pensi che verrà accolto un album così personale?
Devo essere sincero, penso non benissimo. Ma è un disco personale e anche venisse accolto male è necessario accettare il responso, per me è stato un bisogno ed una necessità farlo e spero che qualcuno lo colga e si appropri di questo suo potere purificante e catartico che ha avuto per me. Onestamente non credevo nemmeno che Incompleta, che è uscita come singolo a febbraio, venisse capita e accolta così caldamente visto l’argomento di cui tratta e in quel caso mi sono sorpreso, spero di sorprendermi ancora con Morningstar.

Hai parlato di accettazione, di errori, di rinascita. C’è stato un momento preciso in cui hai capito che eri pronto a tornare?
Si, dopo i mille messaggi e commenti che ho ricevuto in seguito all’uscita di Incompleta di cui ti parlavo sopra. Tutto completamenti inaspettato. Parlo di una dolorosa perdita, di un amico che se n’è andato. Ero sicuro che per quanto tramettesse emozionalità fosse molto legata a me e al mio vissuto per cui non trovasse molti consensi. Del resto, l’ho scritta per me in primis, in modo molto egoistico se vuoi, per omaggiare il mio grande amico scomparso.
Ecco, dopo Incompleta ho capito che c’è un pubblico ampio che è disposto ad ascoltare rap, classico? Boombap? Chiamalo come vuoi! A patto però che racconti storie, emozioni, riflessioni in cui si può rispecchiare. Questa per me è stata la scintilla e mi sono convinto di fare un piccolo ma spero rilevante lavoro in tale senso.


Se questo disco fosse un film, quale sarebbe?
Un film non lo so. I miei precedenti dischi si chiamano “Pulp Fiction” e “Giovani, Carini, Disoccupati” quindi sarei stato molto facilitato in questa domanda. Questo potrei dirti che visto il nome potrebbe rifarsi alla serie “Lucifer”, direi che le contraddizioni del protagonista ben si sposano alla linea del disco. Io però al contrario di lui non vado in giro alla ricerca di assassini o cattivi vari. Custodisco i miei demoni dentro di me e cerco di farli lavorare nella giusta direzione.

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La forza di un legame che finisce e la fragilità di ”quello che non so”, il nuovo singolo di ioemeg

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La forza di un legame che finisce e la fragilità di quello che non so, il nuovo singolo di ioemeg, in uscita il 24 ottobre per Honiro Label.

Le parole possono diventare carezze e pugnali, allo stesso tempo, dando ad un rapporto un colore differente, una sfumatura in continuo divenire. L’uno cerca di intuire ciò che si cela nell’altro, anche i minimi gesti che danno un segnale di quello che sta per succedere. Ma, alla fine, rimane solamente l’ansia dell’incertezza, l’angoscia di una fine o di come l’amore può proseguire. Agli occhi della logica ciò che non si conosce fa paura, soprattutto quando si lascia andare un pezzo di noi, ma i sentimenti e le sensazioni direzionano sempre scelte che vale la pena compiere.

’quello che non so’’ è una storia che finisce o qualcuno che se ne va, mentre resta un vuoto pieno di presenze: oggetti, gesti, ricordi che continuano a parlare. Chi custodisce le tracce degli altri scopre che ciò che conta non è ciò che resta fuori, ma ciò che vive dentro. Nel brano cerco di dare voce a una generazione fragile, riflessiva e resiliente, capace di trasformare la perdita in consapevolezza e la nostalgia in forza. E forse il mettersi a nudo che tanto spaventa diventa una salvezza’’ – ci racconta l’artista.

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