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“Ci avrei scommesso” il nuovo singolo di Fudasca con Willie Peyote e Giuse The Lizia.
“Ci avrei scommesso” il nuovo singolo del songwriter Fudasca Il brano, arricchito dalle inconfondibili vibes malinconiche e dal sound intimo dell’artista romano, esplora le sfumature dell’innamoramento e delle delusioni amorose attraverso testi toccanti. Con le sonorità lo-fi distintive fin dall’intro, il singolo vanta la partecipazione speciale di Giuse The Lizia e Willie Peyote.
Per l’occasione, abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui!
“Ci Avrei Scommesso” è il tuo nuovo singolo, con la partecipazione di Giuse The Lizia e Willie Peyote. Puoi condividere con noi l’ispirazione dietro questo brano e come è nata la collaborazione con questi artisti?
L’ispirazione per questo brano nasce da un pezzo di 070 shake, trumpets, dove avevo apprezzato il fatto che ci fossero delle componenti prettamente jazz ma dove la vibe generale era prettamente moderna, mi piaceva il connubio di queste due cose quindi il pezzo è nato così, partendo da quella che poi sarebbe diventata la strofa di Giuse, ovviamente l’idea l’ho riadattata a delle vibe piu chill e lofi, con l’ aiuto anche di Daniele Baroni e Gianfranco Federico, I 2 co arrangiatori del brano, Tastierista e Chitarrista.
Da lì ho deciso di costruire poi un discorso musicale, suddividere il brano in 3 sezioni per dare 3 climax diversi, pensandolo sul rit pi world music e sulla strofa più hip hop, sempre tutto molto suonato, cercando di dare gear prettamente analogica per mantenere un vibe umano. Arrivati alla seconda strofa, il pezzo lo chiamava da sè, il vibe era perfetto per Willie, gli ho scritto. Gli è piaciuta molto l’idea e il concept di suddividere il brano ad “episodi” , abbiamo aggiustato qualcosa e abbiamo chiuso così la collaborazione.
Hai descritto “Ci Avrei Scommesso” come un brano con vibes malinconiche e sound intimo. Qual è il messaggio principale che vuoi comunicare attraverso questa canzone?
Si, il fatto stesso di dividere il brano in 3 “episodi” secondo me è il messaggio stesso, nello specifico, ricollegandomi alla descrizione che ho dato su IG, il pezzo si ricollega a distanza di 2 anni al concept aperto con Lentiggini, un racconto in giro per l’italia, di storie vissute, di vita popolare di tutti i giorni, umana.Ispirato al cinema della Dolce Vita, e al neorealismo, dove si raccontava delle gioie e dolori delle persone comuni, questa volta il luogo di incontro e tributo della traccia va a Bologna (Su lentiggini era Roma), Il brano è stato diviso in 3 sotto brani con 3 Vibe diverse ma con un filo conduttore a tenerle unite, ognuna per ogni fase, ognuna per ogni episodio della vita. che sia pensare alla fine di una relazione, che sia parlarne con un amico ad un pub oppure osservare quello che ti circonda o fare le proprie riflessioni su di lei, forse con lei, appoggiato ad un bancone di un bar. Mentre tutto scorre, c’è qualcosa di fermo e la vita degli altri sembra proseguire senza troppi intoppi, tutto questo mi ha sempre intristito e affascinato allo stesso tempo, ogni volta che lo osservo C’è chi si ferma al bancone, chi al telefono, chi fisso nel vuoto, ognuno con la propria piccola storia da raccontare (o da tenere).
Puoi raccontarci del processo creativo dietro il brano, soprattutto considerando la fusione di generi come lo-fi, hip-hop e canzone?
Non è facilissimo rispondere a questa domanda perché non è sempre scontato riuscire ad unire 2 o 3 generi che apparentemente hanno molto in comune, ma in realtà hanno le loro regole da dover rispettare per farsi riconoscere all’ orecchio delle persone. Penso che anche in questo caso, l’aver diviso il brano in 3 parti unite dall’ attitude lofi/chill, sia stata la chiave, proprio perché si è fatto un racconto quasi cronologico dei generi coinvolti nel pezzo, Jazz, poi world/funk e infine hip hop, sono collocati nella storia esattamente in questa sequenza ed è poi il filo conduttore che non senti ma che in qualche modo percepisci nel pezzo e che ti fa sentire una certa coerenza nelle parti.
Come credi che il lo-fi stia influenzando la musica italiana e come ti senti nel contribuire a sdoganarlo come genere mainstream nel nostro paese?
Il lo-fi come genere in sè fa fatica tutt’oggi e in tutti il mondo ad affermarsi come genere mainstream, tranne alcuni casi sporadici. Quello che è andato mainstream del lofi nel mondo è la sua attitude, l’ imperfezione, la sua componente umana che troviamo ormai in quasi tutti gli album dei piu grandi, da Billie Eilish, Drake, Joji, Dominic Fike e tanti altri. Ecco, è proprio quella componente lì che cerco di portare in Italia, non che non esista nessuno che non abbia messo un rhodes mellow in una traccia. C’è da dire, però, che in Italia più che in altre nazioni e culture, nel pop, si tende a considerare sempre l’errore un errore, la sporcatura una sporcatura e quindi ad incasellare sempre un filino troppo generi, idee e strumenti. In questo invece il lo-fi ha molto da insegnarci ed è lì che cerco di agire
Hai avuto l’opportunità di esibirti in Corea del Sud. Come è stata questa esperienza e come pensi che la tua musica sia stata accolta dal pubblico internazionale?
Ho avuto la fortuna e il piacere di veder viaggiare la mia musica in giro per il mondo in questi anni, anche e soprattutto in Corea del Sud, che mi ha aperto le porte a delle collaborazioni con artisti giganti del K-pop. L’ esperienza in Corea è stata la conferma che quello che arriva poi rimane alle persone e agli artisti. Ho potuto sentire la stima di artisti come JAY B dei GOT7, KINO dei Pentagon, Park Hyo Shin e altri che mi hanno detto che alcune mie canzoni in Corea sono conosciute da tutti i ragazzi più giovani fino ai 30 anni. La vicinanza dei fan mi ha ricordato quanto la musica unisca persone e culture, in un linguaggio universale, spesso in una fusione vincente e di grande impatto.
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”Lettera di un soldato” è il nuovo brano Toma, in uscita il 17 ottobre
Lettera di un soldato, in uscita il 17 ottobre e presentata ad X Factor Italia 2025, affronta il tema tristemente attuale della guerra vista con gli occhi di un soldato (non solo colui che imbraccia le armi ma chiunque sia vittima del conflitto). Il brano cerca di far capire quanto sia tremendo perdere tutto per il volere di pochi e quanto facile sia distruggere tutto ciò che abbiamo intorno. Infine, cerca di far riflettere su quanto sia inutile cercare di schierarsi o trovare un colpevole, quando alla fine, ci rimettiamo sempre tutti quanti. Questo brano esprime tutta la vulnerabilità emotiva al quale è soggetta l’animo umano ed insita in ognuno di noi. In un mondo dove la crudeltà è vista come un segno di potere e di forza, Toma ci ricorda quanto è bello essere fragili ed umani.
Questo brano esprime tutta la vulnerabilità emotiva al quale è soggetta l’animo umano ed insita in ognuno di noi. In un mondo dove la crudeltà è vista come un segno di potere e di forza, Toma ci ricorda quanto è bello essere fragili ed umani.
Giuseppe Toma, in arte Toma, anno 2003, è nato a Tricase in provincia di Lecce e cresciuto a Matino. Ha iniziato il suo percorso di scrittura di brani inediti all’età di 14 anni, accompagnandoli con la chitarra classica ed acustica, che ha imparato a suonare da autodidatta, e con il piano forte e canto che ha studiato alla scuola di canto “Dove c’è musica” di Tony Frassanito.
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A decretare quale sia la migliore versione di noi stessi ”Non sei te”, il nuovo singolo di Tamì in collaborazione con Uale
A decretare quale sia la migliore versione di noi stessi Non sei te, il nuovo singolo di Tamì in collaborazione con Uale, in uscita il 31 ottobre per Luppolo Dischi e Honiro Label.
A volte gli occhi degli altri su di noi, sui nostri gesti, le nostre vite, sanno essere pesanti, difficili da sopportare, soprattutto se sono quelli delle persone a cui teniamo, che possono mettere in discussione anche il minimo pensiero, la minima decisione. Tuttavia, esiste un confine sottile tra l’affetto e l’accondiscendenza; e chi ci sta veramente accanto non vuole che perdiamo la bussola, bensì sprona a seguirne la direzione, in un modo o nell’altro, dando il proprio punto di vista per il suo bene. Tra sonorità itpop delicate e voci complementari che risultano una sorta di carezza per chi ascolta, Tamì ci lascia un messaggio chiaro e lineare: non abbandonarsi in nome di nulla, ma comprendersi per comprendere ed amare realmente.
‘’Non sei te’’ l’ho scritto insieme a UALE e registrato tra Roma, Londra, Amsterdam e New York. Il pezzo è prodotto da Soph, come il resto dei miei brani. Canto a cuor leggero e con spensieratezza, mentre racconto amori vissuti, consapevole che nulla è troppo serio o troppo pesante. Cerco di dare una risposta sorridente a tutte le persone che nella vita ci dicono cosa ‘‘dovremmo fare’’. Non dobbiamo vivere con disagio la nostra espressione, il nostro essere noi stessi; e chi ti ama lo riconosce.’’. – ci racconta l’artista.
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FUTURO, i consigli della settimana di Honiro – week #19 – #20
Recuperiamo la scorsa settimana di FUTURO in aggiunta alle uscite di quella attuale per immergerci in un unico flusso musicale e introspettivo dentro il quale poter ritrovarsi e non perdersi.
15 MINUTI – 5070
Trasversale, poliedrico, senza confini sonori: 5070 riesce ad entrare nei nostri ‘’15 minuti’’ esistenziali, dandogli un occhio poetico, di sincera comprensione. In una realtà instransigente, bisogna imparare a donarsi riguardo, prima di compiere un passo che può far andare avanti, come indietro.
PITA GYROS – EMILI KASA
Ricordi vividi che non hanno bisogno di essere mistificati, ma di essere raccontati per quello che sono, nel bene o nel male, dall’inizio alla fine (due momenti che hanno lo stesso sapore). Una voce graffiante e indelebile che permea il cuore di ascolta, non destabilizzando, ma confortando, provando a salvarlo.
NON FA MALE – FUCK POP
Senza indugi, senza mezzi termini e con un linguaggio inconfondibile, come loro sanno fare: il collettivo più alternativo d’Italia torna non per ribaltare gli schemi, ma per definirne di nuovi. Anche ciò che crolla addosso, alla fine, non crolla del tutto; e ciò che non crolla del tutto, ‘’non fa male’’. Si può sempre ricominciare.
ROMANTICA – EVA BLOO
Delicatezza minimalista che si avvicina ad atmosfere poetiche e consapevoli, alla ricerca di una serenità tanto agognata e che appare sempre più impercettibile, poco tangibile. Ma è proprio dentro il frastuono della ‘’pausa’’ dal mondo esterno che si ritrova il punto di partenza, un nuovo mondo interno.
UMANA – BRUCHERO’ NEI PASCOLI
Tra distopia e utopia, tra bisogno di fuggire e bisogno di rimanere: una sperimentazione sonora e concettuale che riporta il senso dell’umano alla sua essenza più urgente, più vera. I contrasti pendono un colore differente, un sapore più rivoluzionario e illuminante.
WENDY – HENNA
Un canto di libertà, sincera espansione ed espressione di se stessi, dove recuperarsi, dove stabilire la propria casa. Con lo scorrere inesorabile delle esperienze e della memoria, l’unico modo per sentirsi vivi, veri, è quello di legarsi profondamente con gli attimi che riempiono la nostra vita in toto.
ABRACADRABA – LUPOFIUMELEGGENDA
Una formula magica che infrange nella frenesia della quotidianità e la sua apparenza, le sue contraddizioni, ma anche i suoi stimoli, in un modo o nell’altro. Sì, il mondo, per quanto sia distruttivo a volte, ci offre la possibilità di poter scegliere chi e cosa può salvarci.
NON SEI TE – TAMI’, UALE
A volte gli occhi degli altri su di noi, sui nostri gesti, le nostre vite, sanno essere pesanti, difficili da sopportare. Tuttavia, esiste un confine sottile tra l’affetto e l’accondiscendenza; e chi ci sta veramente accanto non vuole che perdiamo la bussola, bensì sprona a seguirne la direzione.
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