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‘Magnolia’, il nuovo singolo dei Romanderground con Don Diegoh e Lanz Khan
Vi presentiamo oggi, ‘Magnolia’, il nuovo singolo targato Romanderground. A 3 anni di distanza dal successo di ‘Straight Up‘, Mister T, Prisma e Dj Snifta, presentano un nuovo estratto dal loro attesissimo disco ufficiale.
Su un beat di Lc Beatz e con la collaborazione di Don Diegoh e Lanz Khan, il gruppo romano torna a far parlare la sua musica con una posse track dall’ indirizzo narrativo ben preciso: lo storytelling
Le liriche dei quattro mc sono state arricchite da un video animato creato e animato da Jonathan Pannacciò mentre le illustrazioni sono state disegnate da Fabio Gaudio per un risultato generale dal fortissimo impatto audiovisivo.
Con questa importante release i Romanderground annunciano la definitiva realizzazione di ‘Amor&Odio’ che, dopo aver raggiunto un suono in perfetta sintonia con quello ricercato dagli artisti è ora pronto ad entrare prepotentemente negli impianti e sui palchi di tutto lo stivale.
TESTO:
PRISMA (romanderground)
Marco è un figlio di puttana, ha scelto lui di fare grana
ingrana sui sogni altrui vende per una collana,
compra il paradiso che ogni settimana intasca
gira col sorriso solo quando batte il dito sulla cassa.
Marco ha la sua attività, svolta di un eredità,
volta a compensare la presenza accanto che non ha,
vuole fare soldi per pagarsi lussi vitto e alloggi
vuole farne molti il tempo è d’oro dentro dentro gli orologi
logico che non c’è amore, logico che non c’è cuore,
lui che c’ha la testa proiettata sul milione,
lascia le persone quando fanno e danno solo fumo,
quando torna a casa muore perché sà che non ci età nessuno,
Marco è un figlio di puttana, c’è una voce che lo chiama
e tutti vogliono i suoi soldi come dentro a una texana,
ogni notte con le mani sporche dei suoi frutti
e la mattina dopo s’alza e lava le sue angosce con il footing.
RIT
Ho fatto un sogno l’altra notte che è da brividi,
sui sogni che diventeranno gli incubi per quanto siamo piccoli,
vittime di antidoti agli antipodi di sto veleno..
..poi mi so svegliato ed era tutto vero!!
x2
LANZ KHAN
La vita è un sogno qualcuno infondo l’ha cestinato,
non Antonio che sà bene quello per cui è destinato,
un canto angelicato, una voce chiama entra in seminario,
per lodare quello che Dio ha seminato.
Legge sant’Agostino, Clemente Alessandrino, Tommaso D’aquino,
annota riflessioni sul taccuino,
Detesta i parrocchiani coi cristiani parruccati,
cerca l’ascesi sui monti nei monasteri arroccati,
Stà in preghiera nel freddo d’inverno,
Cristo l’unica salvezza in questo mondo tinto con note d’inferno.
Acqua e pane da fermo, la privazione in onore del padre eterno,
il maligno qui non sta mai fermo.
La carne è debole, fra, la carne è debole
l’animo è cedevole e il piacere dilettevole ma,
Cilicio e disciplina non gli daranno perdono
e un giorno di gennaio lascia il corpo con un copio al collo.
RIT
Ho fatto un sogno l’altra notte che è da brividi
sui sogni che diventeranno gli incubi per quanto siamo piccoli,
vittime di antidoti agli antipodi di sto veleno..
..poi mi so svegliato ed era tutto vero!!
x2
MISTER T (Romanderground)
Sento il racconto di una donna piange quando parla,
lo sguardo sul suo volto porta il segno del suo dramma,
sogna il ritorno alla sua terra ha voglia di baciarla
dal giorno in cui è scappata in fretta per abbandonarla.
Si chiama Anna e ha 17 anni è già una mamma
di 2 figli belli come il sole quando nasce l’alba
Vive con omar un ragazzo in gamba che lavora fino a notte tarda
e sogna l’ora in cui potrà sposarla.
4 anni dopo tutto cambia una condanna manda
Omar libero dentro una gabbia finché non lo ammazza.
un caccia che sorvola gaza su una spiaggia
scambia i figli d’Anna per soldati, spara e non ne lascia traccia.
Lei sconvolta scappa, viaggia sopra a un treno buio
che la porta a un campo di rifugio la sua nuova casba.
Sono passati 50 anni e ha ancora una speranza
che sua nipote un giorno torni a casa in terra santa.
RIT
Ho fatto un sogno l’altra notte che è da brividi,
sui sogni che diventeranno gli incubi per quanto siamo piccoli,
vittime di antidoti agli antipodi di sto veleno..
..poi mi so svegliato ed era tutto vero!!
x2
DON DIEGOH
Un giorno lei gli ha detto vattene via voglio stare sola
e lui ha sperato di trovarla con un altro sotto le lenzuola
perché saperla con un altro dentro un’altra storia
avrebbe ucciso un pezzo di cuore che è freddo ancora.
Un giorno il capo ha detto grazie da oggi tu non lavori,
metto 2,3 spicci sul tuo conto e sei fuori
ci dispiace ma tagliamo il reparto e le sue mansioni
perché non abbiamo né alternative né soluzioni.
Cosi poi lui si è messo a cercare trovando niente
all’alba dei 30anni è ritornato al call center
ma quando si fa sabato prende in mano il microfono
e grida per far esplodere il posto e tutta la gente
Lunedì, la vita chiede vuoi combattere lui dice
Sì ma non sà più dove sbattere la testa.
di notte fuma gli incubi affacciato alla finestra
e al mattino stampa il suo curriculum e fa richiesta.
Anna, Antonio e Marco hanno paura di sognare
perché stare ad occhi aperti è come superare i limiti
e stanno tutti i giorni con la faccia nel catrame
ha sollevare le speranze con il cuore tra i bicipiti.
RIT
Ho fatto un sogno l’altra notte che è da brividi,
sui sogni che diventeranno gli incubi per quanto siamo piccoli,
vittime di antidoti agli antipodi di sto veleno..
..poi mi so svegliato ed era tutto vero!!
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C’è chi canta l’amore per crederci ancora e chi — come ioemeg — lo canta quando ha già smesso di funzionare, ma continua a vibrare sotto pelle. Venerdì 27 giugno esce “margherita”

C’è chi canta l’amore per crederci ancora e chi — come ioemeg — lo canta quando ha già smesso di funzionare, ma continua a vibrare sotto pelle. Venerdì 27 giugno esce “margherita”, il nuovo singolo per Honiro Label, distribuito da Believe: una ballata che non si accontenta della malinconia, la seziona e ci fa il verso.
Il brano è un piccolo manifesto: urban-pop viscerale, disilluso ma mai arrendevole, dove l’ironia diventa il modo più elegante di affrontare il dolore. Il testo non consola: morde. Con frasi che sembrano battute e invece sono stilettate, ioemeg costruisce un racconto pieno di crepe, e ci si specchia dentro.
«Mi è piaciuto sempre e lo sai / sedermi su una strada sporca / ma con te mi paiono le Hawaii» — qui non c’è romanticismo da manuale, ma un realismo sporco e bellissimo, dove anche la pizza diventa metafora d’amore e i club si trasformano in rifugi per cuori ammaccati.
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E se per un attimo tutto si fermasse e tornassimo a quando avevamo ”Vent’anni”? il nuovo brano di Seltsam in uscita il 27 giugno

E se per un attimo tutto si fermasse e tornassimo a quando avevamo Vent’anni?, questa è la domanda, ma anche il bisogno, che si pone Seltsam con il suo nuovo brano, in uscita il 27 giugno per Honiro Label.
Tra sonorità pop e ritmiche che aprono all’estate, mentre tutti vivono le proprie routine lavorative e sociali e il caldo comincia a farsi sentire, c’è sempre un momento in cui si entra in quella ‘’voragine’’ di pensieri dove poter crescere: cosa ne sarà adesso dei sogni, di quei progetti assemblati da ragazzi su cui abbiamo riversato speranze e motivazione? E se ‘’la vita dei grandi’’ cambiasse il nostro spirito e non potessimo più tornare indietro? Da qui la necessità di ritrovare i ferma immagini del passato, di quando l’energia che pervadeva la giovinezza ancora non si scontrava con il duro realismo della società di oggi. Un po’ di nostalgia, un po’ di bei ricordi che ci distraggono e ci fanno stare bene. Tuttavia, ciò che forse non dobbiamo lasciare alle spalle è proprio la spinta che ci ha sempre guidato a realizzarci, che, in un mondo che lentamente si allontana dalla sua anima, restituisce ancora stupore e umanità. “Il giorno prima della mia laurea ho visto tutta la mia adolescenza passarmi davanti agli occhi e salutarmi con il più bello degli abbracci mai visti. Tra dubbi, paure e insicurezza, ho conosciuto l’ansia di un futuro che arriva da un momento all’altro e che spesso non ci appartiene. Ho scritto quindi questa canzone non solo come ribellione ad un mondo che corre senza sosta, ma soprattutto per urlare alla mia generazione che abbiamo tutto il tempo di sbagliare e di godere i nostri 20 anni’’ – racconta l’artista.
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Elinel ci racconta il suo nuovo brano, ”Ancora in piedi”

Dopo anni di esperienza tra mixtape, contest e collaborazioni importanti, Elinel torna in scena da indipendente con il singolo Ancora in Piedi”, affiancato da Gon e con la produzione di DJ Exy. Un brano intenso, viscerale, che anticipa l’uscita dell’EP Frammenti di Me, e che si presenta come un vero manifesto di resilienza. In questa intervista Elinel ci racconta cosa significa oggi fare musica fuori dai circuiti mainstream, svela le sue due anime artistiche – quella riflessiva e quella più cruda dell’alter ego Nucky Liuk – e condivide il valore della memoria, della lotta e dell’autenticità in un panorama musicale sempre più standardizzato. Tra Roma, Latina e un’attitudine ostinata a “rimanere in piedi”, ecco chi è davvero Elinel.
Ancora in piedi è il tuo ritorno ufficiale da indipendente. Cosa significa, per te, essere tornato a camminare da solo?
Per me tornare totalmente indipendente significa avere molti più grattacapi, fare molti più sacrifici, ma allo stesso tempo avere più gratitudine al momento del risultato. Comunque significa occuparsi totalmente da solo di ogni cosa: contattare il producer, i rapper, lo studio, videomaker, fotografo, ufficio stampa e quant’altro. Quindi non è semplice, e soprattutto è più dispendioso. Però, ripeto, a fine lavoro sarà tutto più gratificante e potrò dire di avercela fatta anche sta volta, un bel traguardo personale!
Come mai hai scelto proprio questo brano insieme a Gon per ufficializzare l’uscita del tuo EP?
Ho scelto “ANCORA IN PIEDI” perché per me la cosa principale da trasmettere è il resistere, non cedere, perché per me è molto importante dare forza ai ragazzi che si vedono crollare il mondo sotto i piedi, affinché possano, appunto, resistere, rimboccarsi le maniche e darsi da fare, che sia per un lavoro, un sogno, una passione e quant’altro. Ho la fortuna di essere molto ostinato e persistente, e questo mio modo di fare l’ho trascritto nel brano affinché possa arrivare come messaggio ai ragazzi.
Il tuo EP “Frammenti di Me” che uscirà il mese prossimo è un titolo molto evocativo. È un autoritratto o una dichiarazione di guerra?
Tra le due opzioni direi che è un autoritratto, ma se dovessi dirlo a parole mie, direi che è più un “mostrarsi a pieno”. Un po’ perché ho sempre cercato di scrivere affinché la gente notasse le mie abilità negli incastri, un po’ perché ad oggi sembra che ogni mio collega sia concentrato a una gara di chi ce l’ha più duro, abbia l’outfit migliore, macchine, droghe, donne. Quindi è nato questo mio EP che è proprio l’opposto. Volevo mostrarmi per la fragilità, la rabbia, l’ironia, la resistenza, rimanendo comunque fedele al mio modo di concepire il RAP. Quindi mostrare ogni piccolo frammento di me, senza pensare ai suoni che girano ora, alle mode, o a chissà cosa. Sono semplicemente io in tutte le mie sfumature.
Parliamo del tuo alter ego: chi è davvero Nucky Liuk, e cosa rappresenta oggi per te?
Il mio nome originario inizialmente era solo NUCKY LIUK. Man mano, andando avanti nel mondo musicale, scrivendo soprattutto, ho capito di avere due lati ben distinti tra loro, che si captano molto facilmente. Quindi decisi di farmi chiamare come artista ELINEL e lasciare NUCKY LIUK come alter ego, perché è la parte di me più controversa e spietata, che non si cura minimamente dell’industria del rap di oggi, che non controlla se stia chiudendo una 16 perfetta o se la strofa sia più lunga, che dice cose crude ma con follia ed ironia. Ad oggi è il mio lato che preferisco e sono certo che rimarrà sempre e sarà sempre presente in ogni mio progetto. Lo dimostra anche il mio primo disco ufficiale dal titolo NUCKY LIUK LP!
Sei cresciuto tra Latina e Roma: quanto ti ha dato la capitale, e quanto ti senti ancora distante dalle sue dinamiche?
La capitale mi ha dato tanto nel mondo del rap, mi ci sono avvicinato proprio perché la realtà a Latina, hip-hop parlando, non è così grande ed ampia. Se sei di Latina e vuoi partecipare a un contest, vuoi vedere concerti rap underground, sei obbligato ad andare a Roma. Diciamo che fortunatamente con un’ora da dove abito ci si arriva. Infatti, sono anni che i fine settimana sono sempre presente alle serate, anche solo da spettatore, e sono contento che comunque una città come Roma dia così tanto spazio alla realtà underground. Mi ha regalato molte emozioni, mi ha fatto trovare amici e colleghi: dai rapper ai producer, writer, studi di registrazione e quant’altro. Quindi sono legatissimo alla capitale.
Ad oggi non mi ci sento per niente distante dalle dinamiche della città eterna, anzi mi sento molto a casa quando sono alle serate. Perché, parliamoci chiaro, ci sono milioni di rapper online, ma LIVE trovi sempre le stesse persone, le stesse facce, gli stessi nomi, e dopo un po’ ci si conosce tutti. Diventiamo quasi tutta una famiglia in determinate serate ed è stupendo.
Essere indipendenti oggi è davvero un atto di libertà, o è più una necessità?
Secondo me è un po’ tutti e due. Nel senso che ovviamente lo si fa per un atto di libertà artistica, potendo così compiere quello che si vuole con la propria arte senza avere direttive o limiti. Però allo stesso tempo bisogna ammettere che è una necessità, perché comunque un ragazzo, soprattutto emergente e sconosciuto, per dire, non può di certo pretendere che il suo primo progetto sia sotto etichetta. Di conseguenza è obbligatorio che tutti partano da indipendenti. Nel mio caso ad oggi è una vera e propria scelta, quasi come presa di posizione, perché non è né l’indipendenza né l’etichetta a decretare un artista come tale, ma lo è il proprio talento. Ma potendo scegliere, ho scelto la via dell’indipendenza.
Hai inserito una citazione di Primo Levi in “Ancora in Piedi”. Come si incastra una voce come la sua nel tuo rap?
L’omaggio a Primo Levi è legato al suo modo di scrivere, alla sua scrittura. Lui è stato portavoce di un momento storico letteralmente schifoso e disumano, e ha raccontato di ciò che accadesse in quel periodo, in modo che possa essere ricordato e, tramite la memoria, mai rifatto.
Per me è importante che nella scrittura evinci ciò che si vive e ciò che si vede, e che venga, il tutto, raccontato in modo palese e chiaro, anche a costo di raccontare cose spiacevoli. Ovviamente non mi avvicino minimamente a quello che Levi possa avere vissuto, ma la tipologia di scrittura è proprio quella di trascrivere accaduti, nel mio caso anche sotto forma di metafore, che mi hanno letteralmente segnato e condizionato nel modo di essere e di vivere, sia nel momento vissuto che in un tempo futuro all’accaduto scritto.
Se potessi parlare al Luca del 2012, quello dei primi mixtape, cosa gli diresti oggi?
Gli direi di darsi da fare fin da subito, di allargare subito gli orizzonti. Ci ho messo quasi 5 anni anche solo ad avvicinarmi a Roma. Gli direi di andare alle serate fin da subito, soprattutto da spettatore, e di essere presente concretamente nel mondo hip-hop. Di non limitarsi mai, di crederci continuamente, di muoversi e fare conoscenze, stringere legami, supportare sempre gli altri e rispettarli, che è una cosa importante ma non scontata. E se potessi, di non concentrarsi troppo solo sui giochi di parole, ma di mostrarsi fin da subito per quello che è, perché alla fine la cosa importante è essere sempre se stessi!

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