Connect with us

News

Videoclip | Fuori il video di Jesto ‘Anche Oggi Ho Perso’

Pubblicato

il

Esce oggi ‘Anche Oggi Ho Perso’, l’ultimo estratto da ‘Justin‘, il nuovo album di Jesto uscito lo scorso 15 aprile per la Maqueta Records.

Il brano è pregno di punchline ed è sicuramente uno dei più apprezzati dell’intero disco del rapper romano. ‘Anche Oggi Ho Perso’ è prodotta da Pankees ed è accompagnata dal videoclip realizzato da Gerardo "Dust" Marinari.

Condividi sui social
Continua a leggere

News

FUTURO, i consigli della settimana di Honiro – week #5

Pubblicato

il

La quinta settimana di uscite è un ritorno ai ritmi naturali, umani, quelli che il nostro corpo sente il bisogno di vivere, ma che spesso non riusciamo ad ascoltare con la dovuta attenzione. Nella frenesia, proviamo a rallentare il presente per poter correre (una corsa di entusiasmo, di forza e non forzata) verso la bellezza del nostro FUTURO. Protagonista della nuova cover digitale è lo stile di georgia, georgia.

SLOW DOWN – GEORGIA, GEORGIA

Sound fresco e internazionale che riporta chi ascolta a quella sana ‘’lentezza’ che ci permette di godere non solo ciò che ci circonda e il suo stupore, ma anche ciò che ci appartiene, che fa parte di noi e di cui riusciamo ad accorgerci in maniera naturale e spontanea. Un vero e proprio toccasana.

DESGRAÇADO – ETHAN

Sperimentazione e originalità fanno da sfondo ad un inno alla libertà di espressione, a dare voce alla propria essenza, tra ritmiche baile funk e jersey club e parole che si scolpiscono nelle membra. Un’evoluzione che completa una rivoluzionaria ‘’metamorfosi’’.

VIS A VIS – CATERINA CROPELLI

Energia e stile si fondono in un vero flusso di self confidence e sincerità, tra ciò che ci rende vulnerabili dell’altro e ciò che ci conferma la nostra persona, in un certo senso. ‘’Vis a vis’’ è il confronto finale, il confine tra la ragione e quei sentimenti che riescono sempre a spingerci verso l’estremo.

SUMMERLEAGUE – GREATWATERPRESSURE

Un tuffo nel passato, ma anche un sguardo verso il futuro, tra le formidabili sonorità disco-funk di un altro tempo e la flessibilità di un mondo che corre e che scorre. Una piacevole aura estiva che sa di promessa e di nostalgia contemporaneamente.

SCHELETRO – MARGHERITA PRINCIPI

Energia e urgenza espressiva costruiscono il connubio perfetto di un manifesto di libertà e di forza che, step by step, non solo forgiano il nostro ‘’scheletro’’, ma riescono a farci cogliere quanto la sua fragilità sia stata propedeutica alla nostra serenità.

PER UN MILIONE DI EURO – MAZZARIELLO

Una vera e propria evoluzione stilistica e sonora che danno alla penna di Mazzariello il perfetto mare dentro cui lasciarsi andare. il mondo gira nella stessa direzione, ci stanca, rende tutto il meno naturale possibile, ma noi, alla fine, impugniamo il nostro modo di essere e come vada, vada.

SE VUOI FARMI UN REGALO – BEBA

Barre pungenti che non solo hanno sempre contraddistinto l’artista, ma che diventano il giusto ambiente per la sensibilità e il punto di vista sempre attento. Una forte e attenta rivisitazione di un classico del rap italiano che riesce a cogliere nel segno!

LE FESTE ANTONACCI – UOMINI CANI GABBIANI

Tra sperimentazioni sonore e tematiche che riescono ad essere astrazione e concretezza allo stesso tempo, il viaggio mistico e semitrascendentale del disco attraversa dubbi e certezze, riflessioni e impulsività, in un unico mantra o monito: provare a solcare solo per un attimo la vita, quella vera.

MALELINGUE – MIRIAH

Vibrazioni mediterranee e sonorità energiche che ci portano in una dimensione a metà tra la tradizione e gli occhi di chi è in grado di guardare oltre gli occhi stessi, quelli che sono in grado di ‘’scavare’’ nella più profonda e sincera cavità dell’anima umana. E poterlo fare è un privilegio per pochi.

CORTEGGIAMENTO LENTO – LUMIERO

‘’Corteggiamento Lento’’ completa l’affascinante viaggio tra musiche d’epoca e parole leggere quanto struggenti, dove i sentimenti danzano, nel bene e nel male, con in mano un bicchiere di vino su una riva nostrana, ad ammirare un orizzonte che non è importante raggiungere, ma contemplare.

Condividi sui social
Continua a leggere

News

Esce venerdi 13 giugno ”Vortice”, il nuovo singolo di nàe

Pubblicato

il

nàe (Elena Sanchi) nasce e cresce lungo la riviera adriatica, in un luogo-non-luogo che diventa il palcoscenico di una costante rinascita. Con un nome che unisce Elena e nave, simbolo di viaggio ed esplorazione, ne ha esordito nel febbraio 2023 mettendo mano al proprio home studio: tra sintetizzatori pesanti, vibes elettroniche ritmate e riverberi evocativi, ha dato voce a un mondo sospeso e liquido, fatto di controluce e di prime stelle in un cielo nero. Dopo tre album e altrettanti tour col suo nome d’arte, ha scelto di lasciar emergere la fragilità e l’imperfezione, trasformandole in luce. controluce, il primo singolo uscito nel gennaio del 2024, é il primo passo verso un nuovo giorno ed é nata così, sui primi suoni della notte, leggera e avvolgente come la nebbia.
Nell’estate 2024, l’artista ha portato live i suoi brani al Marecchia Dream Fest di Rimini e all’Arena Women Fest nell’anfiteatro romano di Castelleone di Suasa, aprendo per nomi di spicco come Sarafine e Rachele Bastreghi dei Baustelle.


Esce venerdi 13 giugno Vortice, il nuovo singolo di nàe, prodotto da Alessandro Ciuffetti al Naïve Recording Studio di Fano e distribuito nei principali digital store.
Vortice – ci racconta nàe – nasce dall’esigenza di raccontare un momento di profonda trasformazione e crescita personale, oltre che artistica. C’è la paura al cambiamento ma anche il desiderio a lasciarsi andare a ciò che si sente davvero. E’ un singolo che fa parte di un album ( in uscita il prossimo autunno) che vuole infatti invitare a fermarsi e a prendersi il proprio tempo in una società sempre più di corsa e disattenta ai nostri veri bisogni.
E’ forte l’urgenza di accettare le cose che non si possono cambiare per lasciarle andare e rinascere. La musica è per me una sorella sincera sin da bambina, per questo ho sempre amato farla in maniera fedele e onesta al mio sentire, lontana, spesso, da mode e cliché e dalle strategie del mainstreaming.” In questo pop-elettronico elegante e avvolgente, la voce sincera di nàe invita a perdersi nell’amore e nel caos che apre alla verità della propria
unicità. “Spesso abbiamo paura di mostrarci per ciò che siamo”, racconta l’artista, “ma perdendo il controllo e accogliendo la vita nella sua imperfezione, ci sorprende la nostra forza”. Colpisce subito il contrasto tra il ritmo pulsante e l’intimità vocale: è come danzare lungo la riva al crepuscolo, mentre un vento leggero scuote le acque. Quel “lasciarsi andare” diventa un atto di coraggio, la musica si fa abbraccio e la produzione di Ciuffetti ne esalta ogni sfumatura, restituendo un senso di libertà sospesa.

Condividi sui social
Continua a leggere

News

Ken Greed e il suono del wormhole: un viaggio tra atmosfere, compromessi e consapevolezza

Pubblicato

il

Il ritorno di Ken Greed non è solo musicale, è interiore. Con “The Wormhole”, il suo primo EP ufficiale, l’artista pugliese entra in una nuova fase creativa, dove la produzione diventa parte integrante del racconto. Al centro del progetto, c’è un sodalizio artistico con il producer Alessandro Faraci, capace di trasformare ogni traccia in un’esperienza sensoriale, cupa e cinematografica. In questa intervista esclusiva per Honiro, Ken ci racconta cosa c’è dietro quel suono denso e profondo, come è nato il concept del disco e cosa significa, oggi, fare musica senza snaturarsi. Tra studio, strumenti, visione e ribellione, Ken Greed ci apre il suo wormhole personale.

Come hai lavorato con il producer alla creazione di questo suono così atmosferico e cupo?


Abbiamo lavorato con diverse sessioni in cui io arrivavo in studio già con la mia idea, che veniva rispettata e ampliata dalle influenze di Faraci. Non gli ho dato limiti. Sono sempre stato del parere che dall’incontro di due diverse visioni si possa imparare tanto ed infatti, così è stato. All’inizio per me è stato difficile dover accettare di trovare un compromesso sonoro, ma dopo ho accettato il compromesso come opportunità di crescere e di far crescere con me le mie barre. Ogni pezzo è partito da un type beat che è stato smolecolato in studio, fino a ricomporlo in una nuova strumentale che non c’entrava niente con quella originale su cui avevo scritto. E’ stato veramente strano registrare i pezzi. C’era qualcosa di magico in quell’atmosfera totalmente stravolta da Faraci. Lo ringrazierò sempre per avermi portato a una nuova apertura mentale.


Il sound dell’EP è coerente, minimale ma pieno di dettagli. Cosa cercavi e cosa volevi evitare a ogni costo?


Il sound del disco cerca di ricreare un viaggio spaziale. Nel corso della sua creazione ho voluto evitare ad ogni costo di fare un disco di cui in futuro potessi pentirmi. Ho voluto rendere orgoglioso il me del futuro, senza screditare il me del passato. Per me è importante rispettare le mie attitudini. Ci sono dei limiti oltre cui nessuno può andare, certe cose sono strutturali. Però è importante per me sperimentare e cercare di sviluppare nuovi flussi e migliorarli.
Quanto sei coinvolto nei processi di produzione e post-produzione dei tuoi pezzi?
Nella produzione dei miei pezzi sono sempre molto coinvolto, nonostante molti miei limiti tecnici in merito. I miei interventi più che sul mix e master sono incentrati sulla qualità delle voci e su strumenti che vengono aggiunti nella produzione del beat. Oltre a dare pareri e input per la creazione della strumentale, cerco di soffermarmi per quanto possibile sulla convivenza, nel progetto, delle doppie, con le voci principali. Poi, per fortuna, collaborando con un ragazzo fortissimo riusciamo anche ad esser complementari: colmiamo quelle lacune che abbiamo a vicenda.


L’intero EP suona quasi come una colonna sonora. È una scelta voluta o un effetto collaterale della tua scrittura?


Credo che questo divenire quasi una “colonna sonora”, per il mio EP, sia solo conseguenza della società in cui viviamo che fa da film degli orrori delle nostre vite.
Quel che penso è che tutta l’arte sia generalmente figlia del periodo storico in cui l’artista vive. Da ciò ne consegue che è il contesto sociale, economico e storico del momento che viviamo a determinare il fatto che quello che racconto sia la “colonna sonora” delle nostre vite.
L’oscurità che emana questo concept album non può non esser diretta conseguenza di quello che ci circonda. Se pensiamo a progetti di altri artisti mainstream, ci vediamo dentro un grosso disagio sociale e un grande abisso culturale che ci separa da una vita sana. Tutto questo è figlio della nostra epoca. Siamo tutti vittime e colpevoli della nostra condizione e quindi io, come tutti gli altri, non possiamo non esser specchio della nostra medesima società.

Che strumenti o plug-in sono stati centrali nella creazione dell’universo sonoro di The Wormhole?


Per la mia creazione sonora del disco, nonostante non ci siano stati chiari riferimenti, sicuramente si può avvertire una corrente cyberpunk da cui ho preso spunto. In generale, credo che il mio intero immaginario sia molto distopico, introspettivo e surreale. Sommando a queste caratteristiche il nostro specifico contesto mondiale, ne esce quello che ascoltate nel disco. Più che avere degli strumenti di riferimento, sono stati gli argomenti trattati e il modo in cui gli ho trattati a fare da stella natale ai suoni del disco.
Costruire il suono sulla base di un’idea può darti molte libertà d’azione. Il disco suona a tratti cupo e distopico, a tratti psichedelico e distorto, ma suona anche molto italiano nel brano “The Wormhole”. La scelta degli strumenti, ad eccezione della tromba, è avvenuta molto naturalmente dopo aver scritto il testo. La tromba stessa è stata inserita come suono ricorrente nei pezzi del disco dopo che Faraci ha letto ed ascoltato i testi che gli avevo proposto. La magia di questo progetto forse è stata proprio quella di suonarsi da solo, una volta che l’avevo in forma scritta.

C’è un artista – italiano o internazionale – che consideri un riferimento dal punto di vista produttivo?


Sul piano musicale, sarà sempre mio padre artistico Primo Brown. Ho iniziato ad ascoltare il rap grazie a Fibra e mi sono appassionato poi a un certo tipo di rap grazie ad artisti come Rancore e Kaos. Ma, l’artista che sento di dover citare è assolutamente Primo. Sono sicuro che anche oggi avrebbe avuto tanto da dire, senza mai cadere nella banalità. I Cor Veleno, in generale, sono stati e sono tutt’ora dei grandissimi artisti, ma David era qualcosa di unico. Mi porterò sempre dentro il rimpianto di non esser mai riuscito a vedere un suo live dal vivo.

Registrare da Homesick Studio che tipo di atmosfera ha creato? Credi che il luogo influenzi il suono?


Lavorare con Homesick Studio è qualcosa al confine tra fantascienza e realtà. Lo studio si presenta allestito a vero tempio spirituale, questo ovviamente ti porta a profonde riflessioni personali. Poi ti permette di restare a tuo agio sempre. Lo studio, pur lavorando molto, non rimane trappola della caoticità degli eventi. Ti riesce a trasmettere comunque calma e ti permette di produrre dei lavori più o meno precisi a seconda delle tue esigenze e disponibilità. Alessandro Faraci, proprietario dello studio, è una persona veramente in gamba che, nonostante già la grande esperienza, essendo ancora molto giovane può dare tanto in termini di produzioni e di cura del suono.

Hai lavorato su video teaser e immagini ufficiali. Quanto conta oggi per te l’immaginario visivo rispetto al suono?


Purtroppo, ad oggi, forse l’immagine ha sostituito l’importanza della parola. Per certi versi non è un male, anche i videomaker sono artisti, ma forse nella musica si è data troppa precedenza all’apparenza e ci si è dimenticati della sostanza. Io sono dell’idea che il video debba essere un’estensione del brano e che non debba in alcun modo danneggiarlo o superarlo. Il video deve avere un contenuto che amplifica quel mondo, ma senza dover andare a tappezzare le mancanze e lacune del brano. Oggi si vedono videoclip tutti uguali, per canzoni tutte uguali, con beat tutti uguali e con flussi e rime tutte uguali. Creare certe situazioni non fa bene alla crescita generale del rap.


Condividi sui social
Continua a leggere

Trending

Copyright Honiro.it 2018 | HONIRO SRL - P.iva : 12208631007 - Sede legale : Via del mandrione, 105 - 00181 Roma | Powered by Dam Company