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“Karitè”: Il Nuovo Singolo di EDONiCO che Profuma di Emozioni Autentiche

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EDONICO ha aggiunto un nuovo gioiello al suo repertorio musicale con il lancio del singolo “Karitè”, disponibile su tutte le piattaforme digitali dal venerdì 19 gennaio grazie a Warner Music Italia. Per l’occasione abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui.

“Karitè” è appena stato rilasciato il 19 gennaio. Puoi condividere con noi l’ispirazione dietro il brano e cosa ti ha spinto a pubblicare questo singolo? 
Karité nasce un po’ in automatico, senza volerlo, un pomeriggio di un giorno qualsiasi a casa mia in Veneto. Mio padre era da poco venuto a mancare e in quei giorni nella mia testa giravano e giravano continuanente a vuoto vari pensieri. Ho deciso di scriverle mentre ero in bagno e davant a me c’era un flacone di shampoo al burro dí Karité. Ho preso il pretesto di questa assonanza Karité/caritá per riversare tutte le emozioni che avevo in quel momento, e ho svuotato i “cassetti” della mia mente che contenevano parole e pensieri che si riferivano o che in qualche modo collego a parole chiave come: provincia, infanzia, casa, campagna, papà. Il motivo per cui ho scelto questa canzone come secondo singolo è la volontà di dimostrare e far comprendere che non sono solo “quello dei ritornelli catchy”, ma che sono in grado anche di scrivere un pezzo piu impegnato e intimo.

La produzione di “Karitè” unisce il mondo cantautorale all’universo dell’elettronica. Come hai lavorato con i B-Croma per ottenere questo equilibrio e quale impatto pensi che abbia sulla tua musica?
Come ho detto il testo già lo avevo scritto in precedenza, quindi in questi casi se c’è da subito feeling e alchimia tra cantante e produttore, non c’è bisogno di tante parole. Si da il caso che con i B-croma mi sia trovato sulla stessa lunghezza d’onda. Anche qui, come per la scrittura, il pezzo è nato in modo molto automatico, da un giro di chitarra, sul quale mi sono appoggiato con naturalezza. Fortunatamente ho un background modesto ma alquanto vario da ascoltatore della musica, per cui quando lavoro so di poter spaziare senza limiti da un genere ad un altro, faccio dell’ eclettismo la mia arma, il mio modo di colmare delle lacune e per differenziarmi dal resto degli artisti.


Hai menzionato che questo singolo è come una “nota calda in un freddo pomeriggio autunnale”. Come cerchi di trasmettere sensazioni e emozioni attraverso le tue canzoni, e quale importanza ha l’atmosfera nel tuo processo creativo?
“Don’t try”, disse Bukowsky (E me lo ripetè il mio amico Tommi). “Cosa fai? Come lo fai? Come lo crei?” Bro you just don’t, non devi provare. Aspetti e se non esce niente aspetti ancora. Se vuoi un prodotto artistico Autentico, non puoi forzarlo. Non voglio sembrare spocchioso, ma se hai bisogno di un metodo preciso, un processo creativo forzato, un dove e un quando; significa che sei un artista mediocre, un artista a metà. Quando è il momento, qualsiasi sia la tua espressione artistica, esce da se. Non c’è un opinione, cosi è. Se le cose le fai così allora hai ragione punto e basta. Chi non le fa così puó tranquillamente giocare in serie B. Assieme al 99% dell’industria musicale.


Hai collaborato con Rokas in passato e sei stato ospite nel tour di Marracash. Come queste esperienze hanno influenzato la tua crescita artistica?
Sicuramente conoscere Fabio e poter essere suo ospite al tour è stata una grande emozione e un evento per il quale gli sono estremamente grato. Dalla campagna veneta al forum, all’arena di Verona ecc in pochi mesi. Obiettivamente una cosa spiazzante, un sogno. Non so come possa aver influenzato la mia crescita artistica, sicuramente puó essere stato un bust per la mia ambizione. Calcare certi palchi, certe emozioni ti rendono dipendente.

Cosa possiamo aspettarci dal futuro? Hai progetti o collaborazioni in cantiere che puoi già spoilerarci?
Dal futuro potete aspettarvi di conoscermi sempre di più, spero di potermi togliere qualche soddisfazione, certo, ma di base vorrei solo la libertà di poter esprimermi e far uscire tutte le cose che ho gia e far conoscere e comprendere nell’interezza l’artista Edonico. Prometto che l’ambizione sarà quella di delineare sempre di più la mia figura e di continuare a crescere e sperimentare con totale genuinità. Poi spero di suonare presto in giro! Per il resto no, non me la sento di spoilerarvi nulla che se no mi tirano le orecchie! 

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FUTURO, i consigli della settimana di Honiro – week #25

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Un tuffo nel passato che sa di FUTURO, tra visione ed eloquenza. Protagonista della cover digitale Lumiero.

IL PRIMO GRANDE DISCO DI LUMIERO – LUMIERO

Un tuffo nel passato che sa di futuro, tra visione ed eloquenza, tra musicalità e parole incise nel cuore di chi ascolta. Uno dei progetti più rivoluzionari completa una raccolta di immagini che richiamano un mondo che non c’è più, ma di cui vorremmo ancora la sua linfa; il tutto condito dalle sfumature più sincere.

ASTRONAVE – OTTOBRE

Una diatriba con se stessi, ma anche con l’altro, tra sentimenti che spengono e sentimenti che riportano, in un modo o nell’altro, al calore che tanto si brama e che non sempre si riesce ad afferrare, tenere con sé. Sonorità dinamiche e d’impatto fanno da sfondo al vortice motivo dove l’unica arma è surfare.

FACCIAMO A META’ – EUGENIO IN VIA DI GIOIA

Ci sono cose che non si possono comprendere per intero. A volte bisogna proprio vederle ‘’a metà’’. Allo stesso modo, ciò che compone la nostra serenità non lo si vive nella sua interezza, ma un pezzo alla volta, nella sua semplice scansione quotidiana. Un inno a guardare con spontaneità ciò che ci circonda.

MI MANIFESTO – PAN DAN

Un mondo a cui si accede non con formalità o giri di parole, ma facendosi trasportare dalle vibrazioni di un’anima creativa, spontanea, che sperimenta ogni sfaccettatura della vita. Suoni eterei e parole come ‘’vox clamantis in deserto’’ presentano l’interezza dei luoghi interiori più reconditi.

7 MINUTI – KUZU, MONTAG, WISM (MENZIONE SPECIALE)

Sperimentazione e poesia si fondono per un flusso di coscienza fatto di immagini lucide, nitide, che illuminano quei tratti d’umanità di cui siamo fatti e che il sistema cerca di nasconderci. ‘’7 minuti’’ che diventano una colonna sonora di una vita intera, senza ripetizioni, senza ripensamenti.

NESSUNA – ALTEA

Uno dei progetti più freschi del panorama attuale ritorna con un manifesto intimo, profondo, speciale, dove raccontarsi e raccontare il ramificarsi della propria storia. Musica d’oltreoceano e poesie ‘’a cielo aperto’’ sono gli elementi di una realtà vista con occhi sensibili e maturi, senza veli e con una poetica umana.

VOCE – MADA

Quando si esprime con la propria ‘’voce’’ ciò che si cela nella nostra storia e nel nostro essere, non solo c’è una riscoperta, ma anche un unico flusso sonoro: la propria verità. Per quanto il mondo sovrasta la voce, c’è qualcosa di più nel volume della nostra vita. Imparare ad equilibrarlo rende tutto più semplice.

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In un mondo che ha perso la sua bussola basterebbero un po’ di ”canditi”, il nuovo singolo di Parrelle in uscita il 5 dicembre

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In un mondo che ha perso la sua bussola basterebbero un po’ di canditi, il nuovo singolo di Parrelle in uscita il 5 dicembre per Luppolo Dischi e Honiro Label.

Tutto scorre ad una velocità sempre più incalzante e perdersi nel frastuono è un attimo; perdere il senso di umanità, in una realtà che è svuotata di tutto ciò che è umano. Tuttavia, tra le false righe di un tempo incerto, ci rimane un’unica scelta possibile: provare a stupirci di nuovo, far ritornare la semplicità delle parole e delle azioni una sana abitudine. L’amore è amore, un abbraccio è un abbraccio, e il resto è solo un insieme di dettagli.

“L’amore è in via d’estinzione, un po’ come quei dinosauri che studiavamo a scuola e che un po’ mettevano paura. Sarebbe bello, però, non aver paura di resistere e custodire ancora la pazienza dei piccoli gesti, delle piccole cose: togliere ad uno ad uno dei ‘canditi’ da un panettone, pur di rendere felice chi si ama. Ecco, questo è il senso più intimo e dolce della canzone: per quanto il mondo giri nello stesso verso, e non possiamo cambiarlo, ad ogni modo, direzioniamo la nostra serenità’’ – ci racconta l’artista.

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Banshee: il primo disco insieme di Giovane Feddini e Flesha

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Con BANSHEE, Giovane Feddini e Flesha firmano il loro primo disco insieme, un progetto che nasce dall’urgenza di trasformare un periodo difficile in un linguaggio nuovo. Il titolo richiama la figura della Banshee, creatura mitologica che annuncia un cambiamento drastico con il suo grido: perfetta metafora per un disco che vibra di transizione, rottura e rinascita.


BANSHEE è il secondo capitolo della trilogia iniziata da Feddini con SIRENE, ma qui accade qualcosa di fondamentale: per la prima volta, al suo immaginario si intreccia quello di Flesha.
Se SIRENE era uno spazio personale, più luminoso e disteso, costruito su un’estetica intima e solitaria, BANSHEE ne rappresenta la controparte scura. L’ingresso di Flesha cambia la prospettiva, porta un altro respiro, un’altra energia, una densità diversa. Il risultato è un disco che non somma due mondi: li fa collidere, e da quella collisione nasce una terza identità.
Anche la copertina segue questo cambio di paradigma: una figura femminile che emerge dal bosco, sospesa tra visione e realtà, un’immagine che introduce immediatamente un tono più istintivo, inquieto, corporeo. È il primo passo dentro un territorio più notturno rispetto al capitolo precedente.
Il cuore di BANSHEE è la sua sincerità. Sette brani in cui i due rapper affrontano famiglia, rapporti che vacillano, difficoltà nel trovare una propria posizione nel mondo, e quell’autocelebrazione che non è vanità ma necessità: un promemoria di valore personale nei momenti in cui tutto sembra sgonfiarsi. È un disco che non vuole mostrarsi forte: vuole mostrarsi vero.
Sul piano sonoro, il progetto guarda con precisione alla New York dei primi 2000: trombe sporche, beat ruvidi, quell’atmosfera a metà tra marciapiede e soul che ha definito un’epoca. Tutto il disco è prodotto da Flesha, con arrangiamenti di Dok The Beatmaker, in un equilibrio perfettamente calibrato fra nostalgia e identità contemporanea.

BANSHEE : suoni ruvidi, parole vere, nessuna maschera
Se SIRENE era un respiro lungo, BANSHEE è quel momento in cui il respiro ti manca ma finalmente capisci perché: stai cambiando pelle. È un disco che nasce nel buio ma non ci rimane nemmeno un secondo di troppo. Feddini e Flesha costruiscono una narrazione che non si accontenta di raccontare una risalita: la pretende, la esige, la impone.
Dentro questo disco convivono due percorsi che arrivano da lontano. Flesha — che ha attraversato più di vent’anni di scena, mutazioni, generazioni, stili — porta qui tutto ciò che ha imparato senza mai diventare nostalgico. È solido, consapevole, senza bisogno di dimostrare niente. Le sue produzioni danno a BANSHEE una struttura che non cede, un peso specifico che senti fin da subito.
Feddini è il contraltare perfetto: impulsivo, diretto, viscerale. Tutta la sua storia — dalle battle alla parentesi in major, dal ritorno all’indipendenza fino all’ingresso nei Graveyard Duppies — arriva qui distillata, affinata, priva di fronzoli. Il suo modo di scrivere è immagini, istinto, immediatezza. Il suo modo di stare nel beat è riconoscibile dal primo secondo.
Il punto d’incontro tra i due non è un compromesso: è un terreno nuovo, che non esisteva prima di questo disco. BANSHEE non chiede il permesso di essere ascoltato. Ti viene addosso, ti scuote, e quando finisce ti accorgi che qualcosa si è spostato.

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