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Don Joe, Franchino, Keti e Califfo. È la modernità che va a braccetto con il culto

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Le strade di Roma abbracciano culto e modernità nella nuova street hit di Franco126 e Ketama126: “Cos’è L’Amore” è il nuovo singolo dei due artisti romani in collaborazione con (reggiti) Franco Califano. Ad incorniciare il tutto, un exclusive beat di Don Joe.

Sono grato alla generosità di chi ha reso possibile tutto questo – dichiara Don Joe – facendomi dono di una voce che arriva direttamente dal cielo”.

Un brano speciale che porta con sè la voce di uno dei più grandi cantautori italiani come Franco Califano, una delle sue ultime composizioni inedite. Una squadra tutta romana quella che affianca Don Joe nel suo nuovo progetto composta da Ketama126 Franco126

Ketama126“Ho realizzato uno dei miei più grandi sogni, ho duettato con mio fratello Franco126 sul beat di Don Joe con uno dei più grandi cantanti e autori che la musica italiana ma soprattutto romana abbia mai avuto: Franco Califano, Aka il califfo aka il Maestro”.

Franco126“Tutti sanno quanto il Califfo sia da sempre fonte di ispirazione per me e tutto il mio gruppo”.

Un mix davvero particolare di voci e sonorità, un onore per i tre artisti ma anche un omaggio e alla memoria di Franco Califano, uno dei più iconoici e indimenticabili cantautori del panorama italiano e romano. 

Il produttore e membro fondatore dei Club Dogo pubblicherà il 22 ottobre il suo primo libro “Il Tocco di Mida” (Mondadori Electa). Un racconto che parte dalla scoperta dell’hip hop ai primi passi nel music business, dall’incontro con Guè Pequeno e Jake La Furia al successo internazionale, dalle collaborazioni con Marracash, Vegas Jones e i grandi nomi del pop fino alle sue imprese soliste. Don Joe rivela i retroscena, le soddisfazioni e le difficoltà che si nascondono dietro la sua trentennale carriera.

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C’è chi canta l’amore per crederci ancora e chi — come ioemeg — lo canta quando ha già smesso di funzionare, ma continua a vibrare sotto pelle. Venerdì 27 giugno esce “margherita”

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C’è chi canta l’amore per crederci ancora e chi — come ioemeg — lo canta quando ha già smesso di funzionare, ma continua a vibrare sotto pelle. Venerdì 27 giugno esce “margherita”, il nuovo singolo per Honiro Label, distribuito da Believe: una ballata che non si accontenta della malinconia, la seziona e ci fa il verso.

Il brano è un piccolo manifesto: urban-pop viscerale, disilluso ma mai arrendevole, dove l’ironia diventa il modo più elegante di affrontare il dolore. Il testo non consola: morde. Con frasi che sembrano battute e invece sono stilettate, ioemeg costruisce un racconto pieno di crepe, e ci si specchia dentro.

«Mi è piaciuto sempre e lo sai / sedermi su una strada sporca / ma con te mi paiono le Hawaii» — qui non c’è romanticismo da manuale, ma un realismo sporco e bellissimo, dove anche la pizza diventa metafora d’amore e i club si trasformano in rifugi per cuori ammaccati.

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E se per un attimo tutto si fermasse e tornassimo a quando avevamo ”Vent’anni”? il nuovo brano di Seltsam in uscita il 27 giugno

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E se per un attimo tutto si fermasse e tornassimo a quando avevamo Vent’anni?, questa è la domanda, ma anche il bisogno, che si pone Seltsam con il suo nuovo brano, in uscita il 27 giugno per Honiro Label.

Tra sonorità pop e ritmiche che aprono all’estate, mentre tutti vivono le proprie routine lavorative e sociali e il caldo comincia a farsi sentire, c’è sempre un momento in cui si entra in quella ‘’voragine’’ di pensieri dove poter crescere: cosa ne sarà adesso dei sogni, di quei progetti assemblati da ragazzi su cui abbiamo riversato speranze e motivazione? E se ‘’la vita dei grandi’’ cambiasse il nostro spirito e non potessimo più tornare indietro? Da qui la necessità di ritrovare i ferma immagini del passato, di quando l’energia che pervadeva la giovinezza ancora non si scontrava con il duro realismo della società di oggi. Un po’ di nostalgia, un po’ di bei ricordi che ci distraggono e ci fanno stare bene. Tuttavia, ciò che forse non dobbiamo lasciare alle spalle è proprio la spinta che ci ha sempre guidato a realizzarci, che, in un mondo che lentamente si allontana dalla sua anima, restituisce ancora stupore e umanità.  Il giorno prima della mia laurea ho visto tutta la mia adolescenza passarmi davanti agli occhi e salutarmi con il più bello degli abbracci mai visti. Tra dubbi, paure e insicurezza, ho conosciuto l’ansia di un futuro che arriva da un momento all’altro e che spesso non ci appartiene. Ho scritto quindi questa canzone non solo come ribellione ad un mondo che corre senza sosta, ma soprattutto per urlare alla mia generazione che abbiamo tutto il tempo di sbagliare e di godere i nostri 20 anni’’ – racconta l’artista.

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Elinel ci racconta il suo nuovo brano, ”Ancora in piedi”

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Dopo anni di esperienza tra mixtape, contest e collaborazioni importanti, Elinel torna in scena da indipendente con il singolo Ancora in Piedi”, affiancato da Gon e con la produzione di DJ Exy. Un brano intenso, viscerale, che anticipa l’uscita dell’EP Frammenti di Me, e che si presenta come un vero manifesto di resilienza. In questa intervista Elinel ci racconta cosa significa oggi fare musica fuori dai circuiti mainstream, svela le sue due anime artistiche – quella riflessiva e quella più cruda dell’alter ego Nucky Liuk – e condivide il valore della memoria, della lotta e dell’autenticità in un panorama musicale sempre più standardizzato. Tra Roma, Latina e un’attitudine ostinata a “rimanere in piedi”, ecco chi è davvero Elinel.

Ancora in piedi è il tuo ritorno ufficiale da indipendente. Cosa significa, per te, essere tornato a camminare da solo?

Per me tornare totalmente indipendente significa avere molti più grattacapi, fare molti più sacrifici, ma allo stesso tempo avere più gratitudine al momento del risultato. Comunque significa occuparsi totalmente da solo di ogni cosa: contattare il producer, i rapper, lo studio, videomaker, fotografo, ufficio stampa e quant’altro. Quindi non è semplice, e soprattutto è più dispendioso. Però, ripeto, a fine lavoro sarà tutto più gratificante e potrò dire di avercela fatta anche sta volta, un bel traguardo personale!

Come mai hai scelto proprio questo brano insieme a Gon per ufficializzare l’uscita del tuo EP?

Ho scelto “ANCORA IN PIEDI” perché per me la cosa principale da trasmettere è il resistere, non cedere, perché per me è molto importante dare forza ai ragazzi che si vedono crollare il mondo sotto i piedi, affinché possano, appunto, resistere, rimboccarsi le maniche e darsi da fare, che sia per un lavoro, un sogno, una passione e quant’altro. Ho la fortuna di essere molto ostinato e persistente, e questo mio modo di fare l’ho trascritto nel brano affinché possa arrivare come messaggio ai ragazzi.

Il tuo EP “Frammenti di Me” che uscirà il mese prossimo è un titolo molto evocativo. È un autoritratto o una dichiarazione di guerra?

Tra le due opzioni direi che è un autoritratto, ma se dovessi dirlo a parole mie, direi che è più un “mostrarsi a pieno”. Un po’ perché ho sempre cercato di scrivere affinché la gente notasse le mie abilità negli incastri, un po’ perché ad oggi sembra che ogni mio collega sia concentrato a una gara di chi ce l’ha più duro, abbia l’outfit migliore, macchine, droghe, donne. Quindi è nato questo mio EP che è proprio l’opposto. Volevo mostrarmi per la fragilità, la rabbia, l’ironia, la resistenza, rimanendo comunque fedele al mio modo di concepire il RAP. Quindi mostrare ogni piccolo frammento di me, senza pensare ai suoni che girano ora, alle mode, o a chissà cosa. Sono semplicemente io in tutte le mie sfumature.

Parliamo del tuo alter ego: chi è davvero Nucky Liuk, e cosa rappresenta oggi per te?

Il mio nome originario inizialmente era solo NUCKY LIUK. Man mano, andando avanti nel mondo musicale, scrivendo soprattutto, ho capito di avere due lati ben distinti tra loro, che si captano molto facilmente. Quindi decisi di farmi chiamare come artista ELINEL e lasciare NUCKY LIUK come alter ego, perché è la parte di me più controversa e spietata, che non si cura minimamente dell’industria del rap di oggi, che non controlla se stia chiudendo una 16 perfetta o se la strofa sia più lunga, che dice cose crude ma con follia ed ironia. Ad oggi è il mio lato che preferisco e sono certo che rimarrà sempre e sarà sempre presente in ogni mio progetto. Lo dimostra anche il mio primo disco ufficiale dal titolo NUCKY LIUK LP!

Sei cresciuto tra Latina e Roma: quanto ti ha dato la capitale, e quanto ti senti ancora distante dalle sue dinamiche?

La capitale mi ha dato tanto nel mondo del rap, mi ci sono avvicinato proprio perché la realtà a Latina, hip-hop parlando, non è così grande ed ampia. Se sei di Latina e vuoi partecipare a un contest, vuoi vedere concerti rap underground, sei obbligato ad andare a Roma. Diciamo che fortunatamente con un’ora da dove abito ci si arriva. Infatti, sono anni che i fine settimana sono sempre presente alle serate, anche solo da spettatore, e sono contento che comunque una città come Roma dia così tanto spazio alla realtà underground. Mi ha regalato molte emozioni, mi ha fatto trovare amici e colleghi: dai rapper ai producer, writer, studi di registrazione e quant’altro. Quindi sono legatissimo alla capitale.
Ad oggi non mi ci sento per niente distante dalle dinamiche della città eterna, anzi mi sento molto a casa quando sono alle serate. Perché, parliamoci chiaro, ci sono milioni di rapper online, ma LIVE trovi sempre le stesse persone, le stesse facce, gli stessi nomi, e dopo un po’ ci si conosce tutti. Diventiamo quasi tutta una famiglia in determinate serate ed è stupendo.

Essere indipendenti oggi è davvero un atto di libertà, o è più una necessità?

Secondo me è un po’ tutti e due. Nel senso che ovviamente lo si fa per un atto di libertà artistica, potendo così compiere quello che si vuole con la propria arte senza avere direttive o limiti. Però allo stesso tempo bisogna ammettere che è una necessità, perché comunque un ragazzo, soprattutto emergente e sconosciuto, per dire, non può di certo pretendere che il suo primo progetto sia sotto etichetta. Di conseguenza è obbligatorio che tutti partano da indipendenti. Nel mio caso ad oggi è una vera e propria scelta, quasi come presa di posizione, perché non è né l’indipendenza né l’etichetta a decretare un artista come tale, ma lo è il proprio talento. Ma potendo scegliere, ho scelto la via dell’indipendenza.

Hai inserito una citazione di Primo Levi in “Ancora in Piedi”. Come si incastra una voce come la sua nel tuo rap?

L’omaggio a Primo Levi è legato al suo modo di scrivere, alla sua scrittura. Lui è stato portavoce di un momento storico letteralmente schifoso e disumano, e ha raccontato di ciò che accadesse in quel periodo, in modo che possa essere ricordato e, tramite la memoria, mai rifatto.
Per me è importante che nella scrittura evinci ciò che si vive e ciò che si vede, e che venga, il tutto, raccontato in modo palese e chiaro, anche a costo di raccontare cose spiacevoli. Ovviamente non mi avvicino minimamente a quello che Levi possa avere vissuto, ma la tipologia di scrittura è proprio quella di trascrivere accaduti, nel mio caso anche sotto forma di metafore, che mi hanno letteralmente segnato e condizionato nel modo di essere e di vivere, sia nel momento vissuto che in un tempo futuro all’accaduto scritto.

Se potessi parlare al Luca del 2012, quello dei primi mixtape, cosa gli diresti oggi?

Gli direi di darsi da fare fin da subito, di allargare subito gli orizzonti. Ci ho messo quasi 5 anni anche solo ad avvicinarmi a Roma. Gli direi di andare alle serate fin da subito, soprattutto da spettatore, e di essere presente concretamente nel mondo hip-hop. Di non limitarsi mai, di crederci continuamente, di muoversi e fare conoscenze, stringere legami, supportare sempre gli altri e rispettarli, che è una cosa importante ma non scontata. E se potessi, di non concentrarsi troppo solo sui giochi di parole, ma di mostrarsi fin da subito per quello che è, perché alla fine la cosa importante è essere sempre se stessi!

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