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ILAN fuori con ben DUE singoli: “Luce” e “Tutto da di te”.

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“Luce” e “Tutto sa di te” sono i singoli d’esordio di Ilan, disponibili su tutte le piattaforme digitali a partire da venerdì 6 ottobre per Virgin Music.

Luce” rappresenta una dedica d’amore verso il fratello minore, un brano che racconta un episodio buio del passato dell’artista, in cui tra la rabbia e l’oscurità si fa strada un sentimento positivo guidato dall’affetto e dal senso di protezione. “Luce è energia, è vita che illumina dedicato alle anime che ci proteggono”.

Tutto sa di te” descrive un rapporto disfunzionale e l’incapacità di riuscire a lasciar andare l’altra persona: “è la paura e il peso schiacciante di ciò che abbiamo amato e odiato allo stesso tempo”. Ilan analizza il senso di inadeguatezza e la paura di fallire che hanno origine in questa relazione ma che vengono alimentati dai limiti che lui stesso si pone.

Entrambi i brani sono stati prodotti da Alessandro De Crescenzo e Damiano Ferrari, due produzioni diverse ma complementari, due facce della stessa medaglia che incarnano le variegate sfaccettature del mondo sonoro di Ilan.

La penna di Ilan è guidata dall’urgenza di trasformare ed esorcizzare le sue esperienze, le sue emozioni più forti e il suo lato più vulnerabile. Nelle sue canzoni emerge la narrazione onesta del proprio mondo interiore, fatto di aneddoti e pensieri a volte complessi che, grazie al potere espressivo -a tratti curativo- della musica, culmina in un risvolto positivo.

Il progetto fonde insieme l’attitudine soul del cantato del giovane artista con produzioni versatili e contemporanee, una veste sonora che fa ampio uso di strumenti suonati pur in un contesto urban.

BIOGRAFIA

Ilan nasce a Roma e cresce a Ravenna. Fin da bambino respira la musica in tutto ciò che lo circonda, grazie anche alla famiglia che ha saputo fare dell’arte la propria professione. Ilan scopre così una passione viscerale e inizia a dedicarsi allo studio della chitarra. Cantare ha sempre fatto parte della sua vita e quasi per gioco, nel 2020, decide di scrivere una canzone, prodotta da Nicola Peruch, da cui avrà inizio il suo percorso che lo porterà a collaborare con grandi professionisti del mondo musicale come Giovanni Versari.

Nel 2023 firma con Virgin Music e annuncia l’uscita dei singoli “Luce” e “Tutto Sa Di Te”, brani che rivelano alcune delle sfumature del suo progetto.

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Met Fish, “Ikigai significa ragione di vita, la musica per me è questo”: l’intervista

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Met Fish pubblica oggi Ikigai, il disco che è stato anticipato nei mesi scorsi da Megera, I Notturni, Kintsugi e Vite a Metà.
L’album, che è stato annunciato lo scorso anno, esce per Orangle Records e Mendaki Publishing ed è disponibile nei maggiori store online.

Il disco, di sette tracce, è una raccolta di storytelling che raccontano esperienze personali e storie vissute che hanno lasciato qualcosa di indelebile nell’animo dell’artista. Il mood del disco è principalmente cupo a causa dei temi trattati. Nonostante questo, Ikigai invita a non arrendersi e ad apprezzare anche le esperienze negative che, in qualche modo, ci rendono quello che siamo.

I suoni del disco, curati da Polezsky, Kang Brulée, Sinima, Dj Drugo e dallo stesso Met Fish, sono eterogenei pur mantenendo un’impronta boom bap. Fra le collaborazioni troviamo quella con Blue Virus e Lord Madness.
Il disco è Hip Hop e sa farsi apprezzare anche da un pubblico più eterogeneo. In questa piccola intervista abbiamo cercato di capire di più sul disco e su come Met Fish ci ha lavorato.

Ikigai. Come mai questo nome giapponese per il tuo nuovo disco ufficiale?
Il titolo è un omaggio al concetto giapponese “Ikigai” che significa ragione di vita, l’ho scelto perché dopo aver accumulato una serie di esperienze molto tristi e ho deciso di raccontarle per essere di conforto a chi stesse vivendo la mia stessa situazione. Questo tipo di scelta può essere una ragione di vita.

Puoi dirci qualcosa sul disco dal punto di vista tematico?
Le tematiche sono autobiografiche o riguardano persone a me molto care. Quelli principali sono: la ricerca di equilibrio, la scomparsa dei genitori, il tradimento e il conflitto con il proprio io. Poi ci sono tantissime altre tematiche e sfumature che girano attorno a questi concetti base. Nel disco ci sono io. Si tratta di un lavoro molto intimo e diverso rispetto ai dischi del passato.

In che modo la musica ti aiuta?
Mi dà dei momenti di evasione dalla vita quotidiana e dai problemi che mi trovo ad affrontare. Ha un potere salvifico. Non potrei stare senza.

Questo disco è davvero importante perché dopo tantissimi anni hai mostrato il tuo viso. Come è avvenuto tutto ciò?
Ho cambiato approccio mentale, prima ero un “talebano”, una persona alla quale non importava la cultura dell’immagine e dell’apparenza, ma soltanto la qualità della musica. Oggi ho capito che il personaggio va di pari passo con la persona e quindi: giù la maschera.

Nel pezzo con Lord Madness, Vite a Metà, parli di persone che non ci sono più. Come si impara ad accettare la morte?
Purtroppo, non si accetta, ci si convive, e si convive con il rimorso di non aver fatto abbastanza per godere della compagnia di quelle persone in passato. Ciò accade soprattutto durante le festività, quando i posti a tavola sono vuoti, oppure quando ci si vuole scambiare gli auguri ma quelle persone non ci sono più

Tu sei a Roma, ci sono altri artisti di Roma che avresti voluto nel disco?
Mi sarebbe piaciuto lavorare con Squarta, Dj Fastcut e un mostro sacro come Rancore, con il secondo c’è stato un contatto, però per via dei molteplici impegni non siamo riusciti a collaborare.

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Lo ‘’slow pop living’’ da preservare tra le radici degli AlberiNoi nel loro ep d’esordio, ”Aspetta/Espera”

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Lo ‘’slow pop living’’ da preservare tra le radici degli AlberiNoi nel loro ep d’esordio, Aspetta/Espera, in uscita il 10 gennaio per Honiro Publishing.

Un extended play che diventa inno del ritmo naturale e psicologico dell’essere umano, quello vero, dentro cui prendersi cura di se stessi, e, allo stesso tempo, un’arma di difesa nei confronti di un mondo frenetico e disumanizzato, meccanico, che pretende l’impossibile. E qui si percepisce nella profondità il messaggio, il leit motiv: per andare oltre i propri limiti bisogna saperli riconoscere e non necessariamente superarli e raggiungere l’estremo, ma avere il proprio fuoco nel senso di equilibrio che, ormai, in un sistema come quello attuale, è quasi utopico. “Abbiamo scelto questo nome per dare importanza ad una parola semplice e potente: ”aspetta”. L’uso dell’italiano e dello spagnolo per il semplice fatto che alcuni di questi pezzi sono stati scritti tra Italia e Spagna per “colpa” di un Erasmus a Granada.In un mondo in cui corre sempre tutto troppo veloce, questa parola acquista un significato dirompente, portando con se un concetto per noi fondamentale: cercare di imparare ad attendere le cose, assaporando il viaggio e non solo la meta. Vogliamo opporci a questa pericolosa frenesia e coltivare il concetto dello “SLOW POP LIVING”, venerazione e costruzione di una vita lenta, ma popolare – ci raccontano gli artisti.

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Pensieri in lo-fi e jazz touch nel nuovo singolo di Polemica, ”Tazza di tè”

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Pensieri in lo-fi e jazz touch nel nuovo singolo di Polemica, Tazza di tè, in uscita il 10 gennaio per Honiro Label.

Tra sonorità chill e un filo narrativo originale e poetico, Polemica ritorna con il suo flusso di coscienza alla costante ricerca di una verità, di una propria verità, attraverso cui guardare non solo il mondo che lo circonda, ma in primis se stesso, domandandosi dove si colloca la sua persona, nel marasma di una frenesia quotidiana, di ricordi che lo plasmano e di desideri che lo forgiano. Forse non riusciremo a trovare sempre risposte del tutto convincenti, ma, durante il tragitto, vivremo tappe che riusciranno ad unire i puntini del nostro ritratto interiore.

La canzone parla di cambiamento, passare da una condizione che non mi appartiene più per cercare la versione migliore di me stesso. Tuttavia, il passaggio non è sempre lineare. Il periodo di cambiamento viene percepito come statico, calmo e riflessivo, tutte sensazioni di cui la “tazza di tè” è metafora. In altri casi, invece, ci si sente come oscillare tra passato e futuro.’’ – ci racconta l’artista.

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