Intervista
Max Kleinz ci racconta la produzione di “Come la prima volta” il nuovo singolo di Aka 7even

E’ disponibile dal 6 maggio, in radio e in digitale, “Come la prima volta” il nuovo singolo di Aka 7even prodotto dallo stesso artista insieme a Max Kleinz (Cosmophonix).
Le giornate si allungano, le strade si riempiono di profumi e le serate si fanno più calde. “Come la prima volta” di Aka 7even ci trascina in quel mood leggero tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate, fino a vedere finalmente l’alba che sta tornando, come se fosse la prima volta.
Chi meglio di Max Kleinz poteva raccontarci la produzione di questo nuovo singolo? Noi di Honiro Journal lo abbiamo intervistato!

“Come La Prima Volta” è stato prodotto da te e Aka 7even, colpiscono particolarmente le parole che pochi giorni fa hai scritto sul tuo profilo instagram:
“Siamo in un viaggio senza fermata, verso i nostri sogni. Mi ricordo tutto, brother… Fin dall’inizio, il nostro destino era soltanto uno. Lá musique bro, lá musique! Una voce dentro l’anima mi ha chiamato ancora una volta… tra sogni e realtà , viaggeremo insieme.”
Qual è il punto di forza della vostra collaborazione? Cosa vi lega così tanto?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo tornare un po’ indietro nel tempo. Io e Aka abbiamo storie decisamente simili. In Brasile ho avuto una band conosciuta nazionalmente, nel 2010 abbiamo fatto più di 270 shows per tutto il Brasile. Come Aka, abbiamo vinto certificazioni ed eravamo praticamente ogni sabato in onda sui canali TV nazionali. Purtroppo la band nel periodo di maggior successo si è sciolta, il cantante ha deciso di fare la sua carriera da solista (un classico) ed io sono tornato a dedicarmi al 100% al mondo della produzione. Essendo stato quindi anche io artista so cosa vuol dire venire dal nulla.
Ho suonato per 13 anni nell’underground rock punk di San Paolo prima di raggiungere il successo in una scena indipendente che all’epoca sfornava in continuazione nuovi talenti e ogni volta ti ripetevi “il prossimo devo essere io…”. Dunque conosco il sapore agrodolce della gavetta, gli alti e i bassi che una carriera da artista comporta e il grande senso di equilibrio che occorre per rimanere sempre lucido. In questo, con Aka, siamo molto simili, anche lui si è dovuto costruire dal nulla. Abbiamo iniziato a lavorare che aveva 16 anni ed era reduce dalla delusione di X Factor, prima di “Amici” ha dovuto prendere un’infinità di porte chiuse in faccia… Mi rispecchio molto in Aka e cerco di condividere con lui la mia esperienza per aiutarlo a non perdersi e lavorare con il giusto focus… perché con il talento che ha può volare altissimo.
Sono davvero orgoglioso di vedere i passi da giganti che ha fatto e che continua a fare, viaggeremo di sicuro insieme e, al di là di certificazioni, numeri, successi o delusioni, ci divertiremo a produrre e scrivere canzoni per le persone.

“Tra i sogni e la realtà”, ormai si tende a dare spazio più alla realtà, lasciando scomparire un po’ i sogni. Quanto è importante invece la capacità di sognare? Che consiglio daresti ai ragazzi di oggi per inseguire i propri sogni?
Non esiste in realtà una cosa che non possiamo fare. Se dentro abbiamo i nostri valori e le nostre convinzioni, l’unica cosa di cui hai bisogno per partire è soltanto noi stessi. Di sicuro dovremo fare le cose in una determinata maniera: la precisione, la passione, dedizione e un pizzico di pazzia per osare per andare oltre e fare quello che nessuno osa fare e tracciare nuovi percorsi.
I sogni, se non li coltiviamo, purtroppo muoiono sfumati nel tempo. La realtà vuol dire costanza, resilienza, un mattone alla volta. Passi piccoli, ma pesanti. Trovate soluzioni e non scuse e sarete in grado di raggiungere qualsiasi traguardo, ve lo dice uno già vecchio di guerra che, nonostante i suoi 34 anni, ne ha viste davvero di cotte e di crude!

Sempre sul tuo profilo Instagram racconti “Condividere emozioni ci avvicina”. Nella vita frenetica del giorno d’oggi, purtroppo, spesso le emozioni vengono lasciate in secondo piano. Quale emozione vorresti trasmettere al pubblico con questa produzione? “Ci siete anche voi e non esiste cosa più bella al mondo che condividere arte e musica.” E che emozione invece provi a sapere che la tua musica accompagna la vita e la quotidianità di così tante persone?
Penso che tutto parta dall’intenzione che ci metti quando fai le cose. In particolare penso che se l’intenzione parte da un messaggio positivo alla lunga paga sempre. Stiamo vivendo un momento di crisi intergenerazionale, dai più piccoli a quelli più grandi. In questi tempi, tutti viviamo e avvertiamo la pesantezza del mondo… questo grigio perenne a volte stanca e ci sarebbe bisogno di leggerezza, di colori… “Come la prima volta” è questo, sono spaccati di vita che rappresentano un po’ il senso comune delle prime volte. E’ uscire un po’ dalle “Pa Pa Pare” paranoie quotidiane e ricordare il sapore della magie delle nostre prime volte.
Parlare della musica è, e sarà sempre, il mio punto debole. Se potessi, in solo due minuti di canzone, regalare alle persone le emozioni che la musica mi regala ogni giorno avrei compiuto la mia missione. Entrare nella vita delle persone, dentro la loro casa, è un onore ma anche una responsabilità, è cercare dentro di te le cose più belle che riesci a concepire e regalarle al mondo. Tutto ciò mi fa stare sereno, mi sento capito e in pace.
“Il dono della creazione, che tutti abbiamo, è forse il momento dove mi sento più in sintonia con l’universo e l’energia che mi circonda.” La creatività è uno dei tasselli fondamentali per caratterizzare l’unicità di una persona. In un presente dove molte cose, comportamenti o idee sono diventati ormai standard, la creatività può rappresentare anche una forma di ribellione ad un mondo che prova ad omologarci?
Meravigliosa domanda. Sono pienamente d’accordo con il discorso dello standard ma, in fin dei conti, questo succede da sempre. La creatività è uno dei doni umani più spettacolari (basta vedere le cose magnifiche che l’uomo è riuscito a creare, ad esempio la Cappella Sistina etc). Questa dote però, deve convivere da sempre con meccanismi intrinseci della società, come ad esempio il giudizio altrui, l’acida risposta dell’ego a qualsiasi critica o giudizio, la paura di fare brutta figura e del fallimento. Questi non sono altro che un insieme di blocchi mentali che fin da piccoli la società ci mette in testa, per via della paura della diversità e l’obbligo di soddisfare le aspettative altrui, tralasciando però le proprie.
Queste dinamiche che impiantano nella nostra testa sono degli ordigni pronti ad esplodere e soffocare anche le più piccole espressioni artistiche. Proprio questa cosa porta i giovani a richiudersi nel loro mondo. Un universo dove magari, internamente, sono anche tanto creativi, ma incapaci di aprirsi e condividere l’arte con il mondo. Questa cosa porta a seguire il pensiero del gregge perché se tutti pensano o si vestono in certo modo, allora quel modo è ritenuto quello giusto. Proprio in queste situazioni, se si ha il coraggio di ascoltare e nutrire la propria creatività, questa può diventare un elemento di rottura. Un elemento in cui la gente può rispecchiarsi e connettere i propri sogni e aspirazioni.

Max Kleinz, sappiamo che “Come la prima volta” prodotto da te e Aka 7even, è caratterizzato da un sound d’oltreoceano, ce ne vuoi parlare? Ci vuoi raccontare da dove è partita l’ispirazione?
Aka è partito con il giro del synth e una topline di voce. Questa entrava in testa fin dall’inizio. Nel gergo io le definisco “mind breaker” ovvero melodie che a livello di composizione e di estetica colpiscono subito. Da quello siamo poi passati ad ascoltare un po’ di musica, principalmente new wave e synth wave. Da lì è nata l’idea di dare al pezzo un’estetica modern retro, con influenze degli anni 80 e 00 (come ad esempio la scelta di usare una drum machine come la Yamaha RX 11 del 1984 che ha segnato una generazione nel passato).
Il groove del ritornello proviene dal punk. Chiunque abbia mai ascoltato le band di post hardcore/punk o anche soltanto Blink o Green day, capisce subito le influenze originali. Alla fine ho aggiunto un po’ di elementi dell’urban pop moderno che fanno la differenza, come ad esempio buildups, effetti di eq e filtri automatizzati per svecchiare il sound e dargli appunto quel respiro d’oltreoceano.
C’è qualcosa che vorresti far sapere o raccontare liberamente ai lettori di Honiro Journal?
Ai lettori di Honiro direi di inseguire i propri sogni e vorrei ringraziarli, perché ogni qualvolta si parla di musica e di arte si contribuisce a mantenere viva la scena, gli artisti e tutto il settore. In poche parole, si dà un vero e proprio senso al fare musica. Ogni qualvolta leggete di musica, comprate un biglietto per un live o comprate i dischi dei vostri cantanti preferiti state alimentando sogni e arte.
Mi auguro di tornare il più presto alla normalità, tra guerre e pandemie, poiché, come la storia insegna, proprio dopo questi periodi difficili nascono i concerti più belli di tutti i tempi, quei concerti che ispirano generazioni intere.
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