Intervista
Don Diegoh:” La mia musica è sincera”

Don Diegoh ci ha raccontato il nuovo album “Addio, a domani”.
“Addio, a domani.” è, infatti, un racconto che ruota intorno alla sfera dell’amore, descritto in tutte le sue sfumature e fasi. Inizia da una fine, narrando le conseguenze dell’interruzione di una storia, per poi attraversarne tutti gli step: i ricordi, l’incontro improvviso con una nuova persona, i bilanci, i sogni, le paure, i momenti più critici e le riflessioni sul futuro. Si chiude, infine, con una lunga lettera che Diego scrive a sé stesso per guardarsi dentro e disegnare un nuovo inizio.
In occasione dell’uscita dell’album noi di Honiro abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui.
Quando ti avvicini alla musica e soprattutto come?
Il mio primo contatto con la musica sono state le cassette nell’autoradio della macchina dei miei, a 6 anni. Ascoltavamo di tutto: anni 60, De Andrè, Califano, Rino Gaetano, Lucio Dalla… poi a 14 anni alcuni amici hanno iniziato a trasmettermi la passione per l’Hip Hop. Ricordo ancora le prime cassette, i graffiti, i primi numeri di Aelle. Il mio primo vero approccio diretto e concreto è stato tramite il freestyle.
Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Ad oggi, non credo di avere una vera e propria fonte di ispirazione se parliamo di altri artisti o (ad esempio) uomini che hanno fatto la storia nel proprio campo. Cerco di lasciarmi ispirare da tutto ciò che mi accade quotidianamente.
Qual è il file rouge delle tracce del tuo ultimo album “Addio, a Domani.”?
Il racconto degli ultimi anni della mia vita con una lente di ingrandimento sulla sfera emotiva. Ne ho estrapolato un percorso, partendo da una fine e costruendo anche grazie alle canzoni stesse un inizio tutto nuovo.
Quale traccia è stata più complessa da realizzare?
A livello emotivo, “Spine” e “2035”.
Quale traccia non vedi l’ora di suonare live?
“Spine”e “Ladri in casa”,
Cosa differenza questo progetto dai tuoi precedenti?
Questo album nasce con l’intento di scrivere l’amore, scrivere d’amore, scrivere per e con amore. Per riuscirci, ho provato a usare stili e vestiti musicali differenti rispetto al passato. Ho provato a semplificare i testi, respirare di più tra una barra e l’altra, ho provato a rallentare. Scrivere questo disco, in questo modo, è servito a “capirmi”.
Come parleresti della tua musica in soli 3 aggettivi?
Triste, sincera, empatica.
Ci sono progetti futuri in ballo?
Quest’anno, celebriamo i 15 anni della label di cui faccio orgogliosamente parte da un po’: Macro Beats. Il mio “progetto” è contribuire a renderlo un anno da ricordare per noi e per chi apprezza il nostro lavoro.
Don Diegoh ci ha raccontato cosa vuol dire per lui fare musica e dedicarsi ad un progetto anima e corpo. Voi avete già ascoltato l’album? Cosa ne pensate?
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