Intervista
Elle Black racconta “Everybody Want The Money” a Honiro Journal

“Everybody Want The Money” questo il nuovo singolo di Elle Black, rapper classe 02 originario della provincia di Taranto.
In questo suo nuovo brano dalle sonorità funky, l’artista denuncia il sistema politico, sociale e religioso infettato tristemente dalla “febbre del soldo”. Il singolo infatti, racconta come, quello che apparentemente è un semplice pezzo di carta è anche ciò che fa tristemente girare il mondo. Ma chi, meglio di lui, può raccontare questo pezzo? Noi di Honiro Journal ci abbiamo fatto una bella chiacchierata!
Ciao Elle Black, quando incontro un giovane artista spesso mi piace iniziare l’intervista, chiedendogli il significato che cela il suo nome d’arte perché spesso questo racconta molto dell’artista e della sua musica. Ti va di raccontarci la storia del tuo nome e come è nato? Cosa vorresti che il pubblico conoscesse di te?
Ciao! È un piacere essere con voi e grazie dell’opportunità. Il mio nome ha un etimologia molto particolare. Possiamo dividerlo in due parti ben distinte, quasi due personalità.
Elle è la mia iniziale e anche quella di mio nonno persona alla quale ho dedicato il mio primo brano in assoluto. Inoltre, nella cultura pop giapponese, Elle è un detective della famosa serie Death Note. Ammiravo il suo modo di fare e di osservare non solo le cose ma anche le persone. Lui non ragionava semplicemente sul caso a cui lavorava lui entrava nella psiche delle persone coinvolte, insomma era tutto fuorché superficiale proprio come me.
Black invece per la simbologia del colore nero. E’ un colore a volte apatico ma che altre volte può descrivere una quantità infinitesimale di cose dall’eleganza alla forza, dalla tristezza alla sicurezza, ed io lo indosso a livello spirituale in tutte le sue forme. Scelsi questo nome intorno al 2016 quando decisi di iniziare a pubblicare i miei primi lavori attualmente cancellati per una scelta di serietà artistica. Era il miglior modo per rappresentarmi e non nego che l’ho praticamente studiato. Vorrei che il pubblico si interfacciasse a me come una sorta di specchio pronto a rappresentare la realtà comune alla portata di tutti senza limiti di sesso o età. La mia musica un giorno so che arriverà al cuore della gente e che potrà usarla nel proprio quotidiano dalle piccole cose come una relazione alle poi grande rivoluzioni emotive che avvengono dentro ognuno di noi.
Elle Black, Tu stesso dichiari che il tuo nuovo brano “Everybody want the money” rappresenta una denuncia contro il sistema politico, sociale e religioso infettato tristemente dalla “febbre del soldo”. Come è nata l’idea di portare in musica questa tematica?
L’idea di parlare di questa tematica così “pesante” per il pubblico moderno è dovuta ad un forte senso di accidia nei confronti del modo di parlare e approcciarsi al Dio Denaro per così dire. Oggi sembra quasi che dipenda tutto da quanto costa il tuo outfit, da quanti soldi hai in tasca per corrompere il giudice di turno, ovviamente senza fare di tutta l’erba un fascio, quindi ho pensato che la cosa più giusta da fare fosse quella di “istruire” attraverso un motivetto spensierato chiunque potesse avere accesso alla canzone. E, a mia grande sorpresa, il concetto è stato colto in pieno.
E dichiari che, quello che è apparentemente solo un pezzo di carta, è anche ciò che fa girare il mondo. Questa rincorsa dei soldi quanto e come sta influenzando il pensiero, il vivere anche dei giovani d’oggi secondo te?
Oggi i soldi influenzano tutto. Dalla vita dell’adolescente a quella dell’uomo o donna in affari. Ci hanno sempre insegnato che i soldi non fanno la felicità e poi la società ci ha cresciuto con la convinzione di doverli rincorrere anche se non ne abbiamo un effettivo bisogno. Oggi i giovani sentono questo peso anche a causa della new wave musicale e del continuo ostentare.
Questo non deve essere considerato come un difetto da parte degli artisti che esprimono la loro redenzione come meglio credono e come è giusto che sia, ma l’errore risiede nell’ascoltatore stesso il quale crede che tutto ciò che ascolta sia una verità inviolabile come una sorta di dogma. A me personalmente causa molta tristezza.

Nella tua canzone appare una generazione che “cova ansie segrete” dove sono “tutti confusi come in disco” e dove si attribuisce molta importanza all’apparenza. Quale consiglio daresti ai tuoi coetanei?
Non voglio mostrarmi come il guru dell’autocompiacimento o come il sovrano dell’autostima dato che anche io lotto continuamente con le mie ansie e le mie confusioni quotidianamente. Però penso sia giusto dire che l’unica cosa che ha valore in un mondo impregnato dalle apparenze sia essere se stessi. Abbiamo perso diversità e siamo tutti omologati come se ci fossimo autoprivati delle infinite sfumature della vita solo per paura di non essere accettati. Ma il punto è che proprio a causa della nostra non auto-accettazione finiamo sempre per essere infelici. Crediate in voi stessi e siate liberi di essere ciò che siete sempre stati.
“Vengo dal futuro con il gusto del passato” Nel tuo brano in un paio di occasioni fai riferimento al passato, cosa rappresenta per te? Come il presente e il futuro potrebbero diventare migliori secondo te?
La storia è maestra. Il passato ci insegna a rimediare ai nostri errori o alcune volte semplicemente ad addrizzare il tiro. Per me il passato rappresenta un forte parallelismo con il ritratto di Dorian Gray, il dipinto di chi eravamo resterà fermo nel tempo. Crescere fa paura ma non significa che per forza quel passato dobbiamo dimenticarlo solo perché abbiamo paura di ciò che eravamo è grazie al nostro “vecchio noi” che oggi possiamo rialzarci più facilmente quando cadiamo.
Il presente invece ci ha dato la sfortunata opportunità a causa del covid di fare di più i conti con noi stessi poteva migliorare cercando di inculcare alla gente dei modi di relazionarsi più genuini ma pare solo che ci siamo incattiviti più di prima. Ma ho fiducia nelle nuove generazioni e nel mondo in generale non faccio previsioni ma so solo che starà a noi decidere se domani ci sarà il sole sul mondo o l’eterna pioggia.
Come ti sei avvicinato a questo stile? Pensi resterai fedele al rap? Hai un artista a cui ti ispiri o al quale ti senti particolarmente vicino?
Mi sono avvicinato a 12 anni circa, la musica con cui sono cresciuto vacillava tra i cantautori di vecchio stampo e le band rivoluzionarie come i Pynk Floyd ma il rap era il metodo più diretto per esprimersi. Ho avuto la fortuna, o la sfortuna dipende dai casi, di nascere in un periodo storico dove chiunque può fare musica.
Se rimarrò fedele in eterno al rap? Non lo so neanche io e non ho intenzione di pensarci. Mi importa solo esprimere me stesso e la vita degli altri attraverso le mie considerazioni musicali. Gli artisti che mi hanno maggiormente influenzato sono Emis Killa, Marracash e Axos ,tre generi diversi e allo stesso tempo lontani dal mio ma che mi hanno indirettamente insegnato tantissimo sulla musica e anche sulla vita.
Elle Black, in “Everybody want the money” affermi “Non ho paura di sognare”. Quali sono i sogni che alla tua giovane età, vorresti si realizzassero? Vuoi anticipare qualcosa a noi di Honiro Journal rispetto i tuoi obiettivi e progetti musicali futuri?
Vorrei arrivare al Top e magari anche essere un icona un giorno. Vorrei essere il portavoce dei deboli, dei vinti e di chiunque si sentirà vicino al mio mondo, sperando che possa un giorno definirlo “il nostro mondo”, la musica è il più grande dono che potessi ricevere, a volte sembra che faccia tutto lei mi scorre dentro mi attraversa fino in fondo ed esce da sola.
Attualmente sto lavorando al mio nuovo album prodotto da Pitto Stail produttore che i fan di Dani Faiv e Axos conosceranno sicuramente. Come ho già anticipato con Everybody want the money ci sarà di sicuro una forte novità nel sound. Non so quanto tempo questo lavoro mi porterà via ma so solo che passo dopo passo sarà come diventare padre prima del tempo, ma mio figlio sarà figlio di chiunque ami la musica e la vita.
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