Connect with us

Intervista

Jaemes Dean racconta il suo nuovo singolo “Il Guerriero” a Honiro Journal

Pubblicato

il

Jaemes Dean, artista del nuovo singolo “Il Guerriero”, precedentemente MC Deux e originario di Zurigo (Svizzera), cominciata la sua carriera rap nel 2005 col singolo “Caro Diario”. Nel 2006 “Caro Diario” viene nominata come miglior canzone newcomer del genere Urban al Diesel-U-Music Awards a Londra, organizzato dal brand di moda Diesel e sponsorizzato da Sony Music e Billboard.

Oggi, dopo circa 15 anni di pausa, Jaemes Dean ritorna con “Il Guerriero”, un pezzo dedicato ad un amico liceale deceduto nel 2008.

Jeames ha raccontato a noi di Honiro Journal cosa abbia significato questo brano per lui, accompagnandoci in un viaggio attraverso la sua musica.

Ciao Jeames Dean, prima di parlare del tuo nuovo singolo “Il Guerriero”, cosa ti piacerebbe che i nostri lettori conoscessero della tua musica e di te grazie a questa intervista, sia come artista sia come persona?
Sulla mia musica, non saprei, perchè penso che non sia abbastanza matura e autentica da poterla racchiudere in una definizione, penso che ci sarà una grande evoluzione nei prossimi release, ma posso dirti cosa mi piace fare e chi sono. 

Mi piace scrivere. Mi piace parlare, mi piace raccontare storie, mi piace lasciare un segno che non sia superficiale. Vorrei che le persone riflettessero dopo quello che dico, e vorrei che la riflessione fosse positiva e portasse outcome positivi. Per cui non mi sentirai mai promuovere violenza ne parlare di pistole. Anche perchè non ne so nulla; non ho avuto la sfortuna di doverne sapere qualcosa. 

Io invece sono Sebastian Loris Gubser Bellofiore. O anche solo Sebastian Bellofiore. Ho 35 anni e sono nato a Zurigo (Svizzera) da padre italiano e madre dominicana. Sono cresciuto nella parte tedesca della Svizzera, ho vissuto a Milano e ho vissuto a Santo Domingo. Suono la chitarra, produco, e smanetto tanto col computer. Parlo 4 lingue e so rappare in 3. Ho cominciato a studiare ma non mi sono mai laureato. Vivo a New York e quando non rappo faccio il product designer per Google.

Come persona? Bo sono un tipo che fa sempre casini e sta sempre a litigare con tutti, però sono una testa di c… quindi che cavolo ci posso fare zio?

Come ti sei avvicinato al mondo musica e in particolare al rap? C’è stato un evento che ti ha portato ad appassionarti? Da che età hai iniziato a pensare di intraprendere questa strada?
La verità è che faccio musica da quando ho memoria, ma ci sono stati 3 momenti che hanno definito il mio percorso musicale.

Il primo è stato Michael Jackson. La prima volta che ho ascoltato la sua musica avevo circa 6 anni ed era attorno al 1992 (si, lo so, sono più vecchio di quello che sembro). Da li capii che non ci sarebbe mai stato modo di tenermi lontano dalla musica. Ricordo che quando mi domandavano cosa volessi fare da grande la mia risposta era fisso “Michael Jackson”. Quindi cominciai subito a scrivere e a comporre, ma siccome non capivo un c… di quello che dicesse Michael, chiesi a mia madre di iscrivermi ad una scuola di inglese. Non ti dico le schifezze che producevo, ma penso tu te le possa immaginare. Anche perchè non sapevo ancora suonare nessuno strumento. Poco dopo cominciai a suonare il piano, e tutto cominciò ad avere più senso.

Il secondo momento è stato quando scoprì i Megadeth (gruppo thrash metal dei 90) nel 1997. Da li cambiai direzione e cominciai ad ascoltare un sacco di metal e tutti i sottogeneri (thrash, doom, heavy, death, black, death core, ecc.). Per la prima volta quello che prima erano solo band che urlavano a squarciagola, ora aveva il suo senso e la sua logica. Sono subito passato dal piano alla chitarra e li ho veramente cominciato ad imprare a comporre perchè col piano ero abbastanza scarso. Con la chitarra invece ero più bravo perchè mi piaceva di più, e quindi la studiavo di più. Poi ho anche formato diversi gruppi metal e nel 2000 ho registrato un demo con uno degli ultimi gruppi che ho avuto (Infernal Requiem).

Il terzo, ed ultimo momento fu quando scoprì “Cose preziose” di Kaos nel 2003. Eminem, DMX, Snoop Dogg, e tutta sta gente la conoscevo già da quando Eminem fece il super botto col suo debutto nel 97 (The Slim Shady LP), ma non diedi mai tutta quella importanza a nessuno perchè sostanzialmente, venendo dal metal, mi sembravano tutti troppo commerciali. Kaos però era diverso. Kaos era profondo. Kaos era cattivo, underground, sincero. Questo al mio orecchio metallaro suonava molto più familiare e quindi più digeribile. Da lì sono passato al rap e non ho mai smesso di ascoltarlo.

Oggi ascolto tutto. Dal pop, al rap, al metal, al reggaeton, all’elettronica. Non ho barriere. Se suona bene lo ascolto, perchè sono più grande. Da piccolo avevo tante barriere mentali che mi condizionavano. Del tipo che se sei metallaro mica ti puoi ascoltare Justin Bieber, per dire.

Sappiamo che “Il Guerriero” è il tuo nuovo singolo, come mai proprio questo titolo? A chi è dedicato questo brano?
Questo brano è dedicato a Giuseppe Tozzi, che era un mio compagno di scuola e di “gang”. Guerriero era il soprannome che gli aveva dato il padre.

Ti va di raccontarci qualcosa di questo brano? Da dove nasce la necessità di raccontare questa storia? Quali sono le emozioni che speri che questo brano trasmetta a chi lo ascolta? Cosa ha significato questo singolo per te?
Certamente. Ho scritto questo brano nel 2008, subito dopo la sua morte. In quel momento ho sentito la necessità di scrivere; era un periodo della mia vita in cui scrivevo tanto e la perdita di Tozzi (così lo chiamavamo noi) era qualcosa sulla quale non potevo non scrivere.

Era la prima volta che un amico che conoscevo così bene veniva a mancare tutto ad un tratto. È una sensazione parecchio strana; ti fa capire quanto le nostre vite in realtà siano fragili. Per cui le parole mi vennero a getto, e la scrissi in circa un’ora, cosa che per me è molto rara. Spesso la scritture dei miei testi si estende per diversi giorni e settimane. Dopodiché rimase chiusa in un cassetto per 12 anni.

“E quando guardo nel passato, Dio sembra ieri” questa una frase di “Il Guerriero”, Jaemes Dean, cosa rappresenta la nostalgia per te?
Questa frase, a distanza di 12 anni, è ancora attuale. Caspita, sembra veramente solo ieri. E anche oggi Tozzi ci manca.

La nostalgia è stata per tanto tempo una componente molto grande della mia vita. Ho vissuto per diversi anni nella Repubblica Dominicana, e quando sono tornato in Svizzera avevo un vuoto pazzesco. È stata un’esperienza quasi traumatica tornare ed essere lontano da tutti i miei amici, per cui per molto tempo vivevo praticamente nel mio passato.

Ho imparato a guardare nel futuro, e oggi la cosa che mi emoziona più di tutte è proprio il futuro; tutto quello che può ancora succedere. La nostalgia è una lama a doppio taglio perchè ti toglie il focus su quello che dovresti fare e su quello che viene dopo. Che magari sono anche cose migliori. I ricordi sono belli, ed è giusto non dimenticarli, soprattutto le persone, ma è importante riuscire a guardare avanti. “The show must [always] go on!”.

Jaemes Dean, ci sono due frasi nel testo si “Il Guerriero” che colpiscono in modo particolare, “Nel mestiere della vita io mi licenzio” e “Ormai è stanco della guerra, non si afferra, chiude gli occhi e cerca altrove quel che non trova qui in terra”, ti andrebbe di spiegarci queste parole?
Stai sezionando i miei testi, hehehe.

La prima parte è preceduta da “E ora sai a cosa penso? Quale cazzo sarà il senso di lottare se domani sarà peggio?”, per cui “Nel mestiere della vita io mi licenzio” sta a significare che se alla fine tutto quello che facciamo non porta a niente perchè moriremo, perchè continuare a lottare e non arrendersi? Se la vita fosse un mestiere, allora io mi licenzierei, e quindi mi arrenderei. Queste però sono le parole di un me più giovane incazzato col mondo perchè ha appena perso un amico.

Parlando della seconda parte invece, racconta del fatto che nell’ultimo incontro con Tozzi, lui mi disse che pensava che non avrebbe vissuto a lungo. Che sarebbe morto giovane. Quindi in questo passaggio, il guerriero che è lui, è stanco di combattere qualunque lotta personale lui stesse combattendo all’epoca, chiude gli occhi e “cerca altrove quel che non trova qui in terra”, ovvero forse la felicità? Forse qualcos’altro. Non lo so, ma qualcosa che sicuramente non era riuscito più a trovare qua.

Hai un punto di riferimento nel tuo genere musicale? Un artista che stimi, al quale ti ispiri o ti senti maggiormente vicino?
Michael Jackson era, è e sarà sempre la mia più grande ispirazione musicale.

20’000 posizioni più in basso ci sono diversi artisti che mi ispirano, che ascolto, apprezzo e seguo. In In Italia ammiro Ghemon (purtroppo deceduto nel rap), Mezzosangue, Kaos, Izi, Salmo. Parlando della Germania Kool Savas, Sido, Fabian Römer, Curse. Per quando riguarda l’America invece, J Cole, Joyner Lucas, Phonte. La Svezia Petter, Ison & Fille, Sebastian Stakset. In Spagna Nach, Falsalarma, ToteKing. In Francia IAM, Faf Larage, Hocus Pocus, Shurik’n.

Ultimamente mi sento parecchio vicino al rap tedesco.

Jaemes Dean, Dopo questo singolo “Il Guerriero” cosa ti aspetta? Vuoi anticipare ai lettori di Honiro Journal i tuoi progetti futuri?
Dopo questo singolo viene il prossimo. E poi il prossimo. E il prossimo ancora.

Vediamo come vanno i pezzi uno alla volta, ma principalmente voglio sulla mia identità musicale, e soprattutto maturare. Lavorare con produttori sui quali ho puntato l’occhio. Poi vorrei tornare ad esperimentare le lingue. Altro non voglio dirti, hehe =)





Condividi sui social

Intervista

PAOLA PIZZINO CI RACCONTA IL SUO SINGOLO “LOGICO”: “A VOLTE LASCIARE ANDARE SIGNIFICA AMARE DAVVERO”

Pubblicato

il

Dopo aver aperto concerti di artisti come Diodato e Max Gazzè e dopo un intenso percorso di performance live, è disponibile dal 14 dicembre su tutti i digital stores “LOGICO”(Macro Beats/distribuito da Artist First) il singolo d’esordio di PAOLA PIZZINO.

Disponibile anche in versione unplugged, “LOGICO” è un brano che si disegna tra la consapevolezza di voler abbandonare ciò che non è più razionale e la speranza di trovare riparo nel futuro.

Chi meglio di PAOLA PIZZINO poteva raccontarci questo brano? Noi di Honiro Journal l’abbiamo intervistata!

Essendo il tuo primo brano, non posso non chiederti da dove abbia preso vita l’ispirazione per questo titolo

La canzone si chiama “Logico” ma, in realtà, nel ritornello io dico “non c’è niente di logico” e forse è proprio in questo che risiede l’intero senso del brano. Infatti, se da sempre, nella vita, cerco di mantenermi più logica possibile, estremamente razionale nelle mie relazioni interpersonali, poi nella realtà esiste anche una mia parte irrazionale, illogica. Questo ossimoro nel titolo quindi, ripensandoci, è nato proprio spontaneamente.

Questo singolo rappresenta il tuo esordio ma sappiamo che, in realtà, tu hai alle spalle già molte performance dal vivo. Essendo reduci da un periodo in cui, purtroppo, durante la pandemia gli artisti emergenti hanno potuto esordire solo in digitale, cosa differenzia invece l’esordio di chi ha potuto prima esibirsi live? Che bagaglio di emozioni ha chi esordisce direttamente dal vivo?

È una domanda importante. Spesso mi è stato chiesto “come ti senti ora che è uscito il singolo?” e la mia risposta a questa domanda è che sono veramente felice, soprattutto perché finalmente tutte le persone che durante i live mi chiedevano dove potessero ascoltare i pezzi ora li potranno trovare anche in digitale. Il mio esordio quindi, per me, ha significato rispondere a questa domanda del mio pubblico. Onestamente però, allo stesso tempo, quando si parla di stream, di digital stores, avverto quanto mi manchi un po’ quella concretezza, quell’aspetto a cui i live mi avevano abituata maggiormente. Spero quindi vivamente che questi numeri si trasformino in un’esperienza dal vivo sempre più importante e sempre più bella.

Mi è piaciuto molto “LOGICO” versione unplugged perché, metaforicamente, oltre che un brano in acustico, mi è proprio sembrata la ricerca di un’autenticità particolare. Quanto è importante per te, nella musica ma anche nella vita in generale, avere il coraggio di mostrare la propria vera essenza?

Sono una persona a cui, da sempre, è piaciuto impegnarsi in tantissime cose, allo stesso tempo cerco sempre di essere credibile in tutto ciò che faccio. Credo che il segreto per essere autentici, paradossalmente, sia proprio non pensarci, non costruire nulla. Anche nel mondo musicale, ho sempre detto che per me tutto ciò che ruota attorno ai singoli ha un’importanza minore, è la concretezza che mi importa, esattamente come credo che, nella vita di tutti i giorni, sia la personalità ad essere il fulcro. Credo sia inutile costruire qualcosa che nella realtà non esiste, piuttosto conviene essere sinceri fin dall’inizio, imparando anche a spogliarsi dei filtri per essere credibili.

Dopodiché’ riprendo la vita che dico di volere, di meritare, così mi lascio andare, così ti lascio andare”. In che modo credi si possa comprendere, come racconti tu in questo brano, che amare una persona, a volte significhi proprio lasciarla andare?

Penso che logico racconti una storia che non era destinata a sopravvivere al tempo. Ancora oggi voglio bene a questa persona, siamo ancora in contatto e credo che sia stata proprio la nostra sincerità a portarci a compiere la scelta di lasciarci, la nostra decisione di guardarci negli occhi e raccontarci cosa, secondo noi, non funzionasse più. Lui ha dato le sue ragioni, io le mie, e credo che logico sia esattamente la narrazione della mia versione: io con lui ho avuto difficoltà a sentirmi me stessa, e quindi anche a lasciarmi andare. In questo singolo credo si possa anche scorgere una sfumatura di rabbia, ma anche il desiderio di essere felici e di andare avanti. Rispetto e fiducia credo siano stati gli elementi chiave per comprendere che lasciarsi andare fosse la soluzione migliore per dimostrare di volersi bene davvero.

Riempie un album di foto che mi dice chi sono io”. Quanto secondo te è difficile al giorno d’oggi trovare la propria identità, sia nel mondo musicale sia nella vita di tutti i giorni?

L’album che cito all’interno del singolo, effettivamente esisteva davvero. Avevo iniziato a raccogliere le fotografie di tutto ciò che consideravo un mio difetto e avevo intitolato questo album “accettati”. A distanza di anni, sempre come racconto nel brano, l’ho eliminato. Solo però dopo questo processo, solo dopo l’aver accettato i miei difetti, ho iniziato a trovare una mia identità, ad essere semplicemente me stessa, ho quindi iniziato a pensare che in qualsiasi occasione, sia nel mondo musicale, sia nella vita di tutti i giorni, non avrei mai voluto costruirmi un personaggio.

Nella cover del brano possiamo notare questa bruciatura, la carta quasi mangiata dal fuoco. Ti va di raccontarci come è nata l’idea dell’artwork?

Ci siamo mantenuti il più possibile minimal, sia io sia Macro Marco sia Alberto DeSeta che è il creatore dell’artwork. Siamo persone con questa determinata impronta anche nella vita, siamo fan della semplicità, “less is more”, come si dice. Quando mi hanno proposto questa cover ho detto subito di sì, con questa particolarità della sigaretta spenta sul titolo del brano che io ho interpretato come quel dettaglio che forse rende meno perfetto il tutto ma sicuramente più autentico.

Essendo questo singolo solo il primo passo di un viaggio appena cominciato, ti va di anticiparci qualcosa sui tuoi progetti futuri, sui tuoi obiettivi?

Non vedo l’ora di quello che sarà, siamo in fase di trasformazione, abbiamo già altri progetti pronti e sicuramente farò uscire alcuni degli altri brani che ho sempre suonato live. Spero di arrivare a tanti!

Condividi sui social
Continua a leggere

Intervista

Gianni Bismark racconta il nuovo album “ANDATA E RITORNO”. Tra i feat Noyz Narcos.

Pubblicato

il

Gianni Bismark torna sulla scena con il suo quarto album, “ANDATA E RITORNO”, disponibile da oggi su tutte le piattaforme digitali.

L’album è suddiviso in due parti: “ANDATA” e “RITORNO“. La sezione “ANDATA” presenta tracce come “Vita Mignotta” e “Parliamo delle stesse cose” con BRESH, mentre la sezione “RITORNO” include brani come “Te famo scuola” con NOYZ NARCOS e “Er Magico”. Il percorso musicale di Gianni Bismark si completa con la title track “Andata e Ritorno”. Una partecipazione straordinaria ha arricchito il progetto, quella di Alex Britti alla chitarra nel brano “Panni di un altro”.

“ANDATA E RITORNO” è il suo modo di trasportare i fan verso qualcosa di inedito, senza dimenticare le radici e abbracciando nuovi orizzonti. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere sulle tracce, lo stile ed i feat presenti nel nuovo progetto.

Il titolo “ANDATA E RITORNO” suggerisce un viaggio musicale attraverso due mondi, un ritorno in grande stile. L’album rappresenta il tuo presente, come ti senti ora come artista?
Non è mai facile auto-definirsi, sicuramente i miei fan e chi mi ascolta riescono a farlo meglio di me! In ogni caso avevo delle tracce pronte, tante. Il modo migliore per valorizzarle era dedicarmi ad un progetto in più parti. Volevo creare un mix tra la mia vena rap e quella del genere cantautoriale, senza cadere nel banale. Mi ero prefissato degli obiettivi un po’ più ambiziosi.

Hai scelto featuring molto interessanti per questo album, tra cui NOYZ NARCOS, BRESH, TIROMANCINO e NOEMI. Tutti artisti che hanno un vissuto musicale diverso tra loro. In cosa hanno arricchito te come artista?
Il bello di questi feat è che hanno lasciato tanto a me e al disco, spero che ascoltando le tracce passi questo messaggio. Da sempre la scelta dei miei featuring non è né casuale ne figlia di logiche di mercato. Dietro c’è stato un lavoro immenso, tanti momenti di confronto tra me e tutti gli artisti presenti. Un’empatia pazzesca, che ha raggiunto poi un bel livello di stima reciproca. Questo credo arricchisca pienamente un artista in generale.

Parlando del nuovo album hai dichiarato: “Non mi piace essere etichettato. A me piace fare musica e se un giorno mi esce una canzone diversa da quello che faccio la metto ugualmente nel disco.
Assolutamente e le confermo. Le etichette sono la cosa che meno sopporto. Sperimentare, cambiare, confrontarsi sono alla base della mia idea di fare musica. A maggior ragione, faccio fatica ad auto-definirmi.

“VITA MIGNOTTA” è il primo brano dell’album, perchè la scelta di uscire con questo singolo per dare il via al progetto?
Non capivo perchè, ma alcuni si aspettavano che tornassi con un album più pop e dalla vena esclusivamente cantautoriale. Questo singolo rappresenta in pieno il cantautorato-rap che dicevamo prima in tema di suono, perchè c’è sia quel richiamo al rap sia il mood cantautoriale. Volevo far capire da subito che sarebbe stato diverso dalle aspettative, che ero pronto a sorprendere con qualcosa di inedito, ma che nello stesso momento ricalcava tutte le sfaccettature del mio percorso come artista. Quindi si, “VITA MIGNOTTA” era il biglietto da visita perfetto.

Il brano “Panni di un altro” vede la partecipazione di ALEX BRITTI alla chitarra. Come è nata questa collaborazione e qual è stata l’esperienza di lavorare con un musicista del calibro di Britti?
Per me Alex è il miglior chitarrista di tutto il panorama musicale, sicuro al 100% di quello italiano. Non lo so, ha un modo di suonare che ti strega, qualcosa che secondo me non puoi definire del tutto. L’ho conosciuto per caso una sera insieme a Federico Zampaglione, mentre guardavamo Sanremo. Pare una cosa un po’ comica lo so [ride], però da li si è sviluppata una bella amicizia sfociata in una stima artistica. Quando ci sono tutti questi spunti, viene quasi naturale dare vita ad un pezzo insieme.

La tua musica ha spesso una forte connessione con Roma, tra l’altro con me giochi giochi in casa. Come la tua città natale continua a influenzare la tua musica?
Roma è tutto, ma questo lo sapete già e a quanto pare tu riesci a capirmi bene Fede [ride]. Roma mi accompagna passo passo, è la mia città, la mia compagna, la mia amica e sono fiero di averle dedicato una canzone in “ANDATA E RITORNO”. Perchè in questo album? Adesso era il momento giusto, la maturità giusta, le corse giuste per raccontare un amore diverso dal comune. Diciamo che il singolo per Roma, intitolato “La mia città”, è una punta di felicità che segna i due mondi presenti in tutto l’album.

E Noyz Narcos?
Un feat che credo sognavo da una vita. Un obiettivo ambizioso e una traccia che dovevo anche ai miei fan. Sono soddisfatto, ma anche felice di aver potuto lavorare con uno dei miei idoli. Per me è tra in singoli più significativi sia per una questione di affetto verso i miei ascolti, sia per la mia crescita come artista.

Questo è il tuo quarto album in carriera. Come descriveresti l’evoluzione del tuo stile e della tua musica da quando hai iniziato nel 2015 fino a oggi?
Sono sempre io, ma sono maturato e con me anche i temi, i suoni. Sono dell’idea che quando fai musica è giusto anche adeguarsi alle novità che si vivono. Le ispirazioni di oggi non possono essere quelle di ieri, ma obiettivamente pure per un fattore anche anagrafico [ride]. Diciamo che è un’evoluzione molto naturale. Questo album è più “suonato”, c’è qualche cura in più nei dettagli. Ho mixato tutto con il mio stile classico in chiave rap-urban. Ti dirò, credo che l’evoluzione sia stata proprio questa: non cancellare niente, ma unire più aspetti inediti con le mie caratteristiche di artista rap.

Condividi sui social
Continua a leggere

Intervista

FRANCESCO KAIRÒS CI RACCONTA “IERI, OGGI, DOMANI”: “Questo singolo vuole essere un ritorno all’essenza della mia musica”

Pubblicato

il

Tutti noi abbiamo un passato che spesso ci torna in mente, quei ricordi che non siamo disposti a dimenticare, quella persona che ora vive nel nostro “ieri” ma che speriamo, prima o poi, di rincontrare, magari anche per caso, attraversando la strada o camminando su un marciapiede in un pomeriggio apparentemente come gli altri. 

Allo stesso tempo, tutti noi siamo quotidianamente accompagnati dai sogni, dall’immagine di quello che sarà il nostro futuro, e tutti siamo impegnati, ogni giorno, nel vivere il nostro presente. Arricchito da una sfumatura più sentimentale, e raccontato tramite la metafora di una storia d’amore, potremmo dire che sia questo il concept da cui prende vita “Ieri, Oggi, Domani” il nuovo singolo di Francesco Kairòs disponibile su tutti i ditigal stores per Similax Records e Believe Italia.

Francesco Kairòs, già co-autore di brani di Annalisa, Arisa, Ludwig, Anna Tatangelo e altri, torna con un brano avvolto di speranza e consapevolezza che ci trascina alla scoperta della cifra stilistica del suo universo musicale.

Chi meglio di lui poteva raccontarci “ieri, oggi, domani”? Noi di Honiro Journal lo abbiamo intervistato!

Spesso ci ritroviamo immersi nei ricordi o negli obiettivi che vogliamo raggiungere nel futuro, a volte, paradossalmente, dimenticandoci di vivere il presente. Come pensi potremmo imparare a capire quanto sia prezioso l’oggi?

Sicuramente ciò che è stato ieri, quindi metaforicamente il passato, delinea una traccia. Sapere da dove veniamo e dove vogliamo arrivare, quindi il futuro, è un concetto che ho sviscerato non solo in questo singolo, ma anche nei miei progetti precedenti. Personalmente rifletto spesso sul passato per riuscire a captare dalle esperienze trascorse degli strumenti o degli insegnamenti da poter utilizzare per migliorare il presente e il futuro, credo infatti che quest’ultimo non sempre si possa prevedere, ma di sicuro si possa costruire. Il brano è caratterizzato proprio dal concetto appena citato, raccontato con un taglio molto più relazionale e sentimentale.

All’interno del brano si possono scorgere molte sfumature di vita quotidiana, come il rivolgere un semplice “ciao” a qualcuno a cui vogliamo bene. Quanto la quotidianità, il tuo vissuto e in generale le esperienze che hai sperimentato in prima persona influenzano la tua musica?

La quota autobiografica è sempre molto presente nei miei brani, la quotidianità e il mio vissuto sono senza dubbio tra le principali fonti d’ispirazione per i miei progetti artistici. Credo che la musica non debba avere l’arroganza di voler spiegare agli altri cosa sia la vita o come dovrebbero viverla. Preferisco possieda quella sensibilità che permetta, tramite quest’arte, di raccontare esperienze vissute in prima persona. I piccoli gesti quotidiani, che possono essere un semplice saluto o il percorrere un tratto di strada insieme, nascondono un significato molto più ampio, molto spesso infatti utilizzo queste immagini nei miei brani in modo metaforico, per suscitare emozioni specifiche.

Tra le strofe di “Ieri, Oggi, Domani” si può anche ascoltare un “come stai?”. Anche questo probabilmente rappresenta un piccolo gesto che però, in periodi frenetici come il giorno d’oggi in cui si è un po’ persa l’abitudine di interessarsi agli altri, risulta un’accortezza preziosa. Come stai in questo momento della tua carriera?

Sto bene, grazie. Questo mio progetto arriva dopo tanti anni di dietro le quinte, di autorato e di scrittura per terzi. Il desiderio che mi ha portato a dar vita ad una dimensione musicale completamente mia deriva dalla necessità di stare bene, di essere felice ed emotivamente coinvolto nei messaggi che voglio trasmettere. Questo singolo è quindi a tutti gli effetti un ritorno all’essenza della musica, volevo metaforicamente tornare a quella passione, spontaneità e urgenza espressiva di quando ho cominciato a scrivere. Credo che le canzoni siano come delle fotografie, magari sono un perfetto ritratto di un periodo della propria vita ma dopo anni ci si accorge che attualmente quel racconto non ci non ci rappresenti più, nonostante questo però, rimane pur sempre un tassello fondamentale di quel rullino che è la propria vita.

Questo singolo trasmette proprio l’idea del tempo che passa, del susseguirsi di giorni e forse anche dell’imprevedibilità e le sorprese della vita. In tutto questo mutamento e in tutti questi cambiamenti, c’è una caratteristica, un fondamentale o un aspetto della tua musica che sai che, nonostante trascorrano gli anni, rimarrà per sempre simbolo della tua identità artistica?

Bella domanda, credo di riuscire a distinguere perfettamente le varie fasi che hanno attraversato la mia carriera musicale e i miei relativi cambiamenti personali o periodi di vita. Onestamente però, non mi sono mai soffermato sul pensare se, tutti questi passaggi emotivi e artistici, potessero essere legati da un fil rouge. Sicuramente tra il Francesco che anni fa ha iniziato rappando e muovendo i primi passi nel panorama musicale e il Francesco di ora, possiamo identificare come comune denominatore l’impronta riflessiva. Penso di non aver mai scritto testi particolarmente leggeri quindi, nonostante il mio approccio alla scrittura sia cambiato nel corso degli anni, credo che la quota conscious rimarrà sempre parte della mia personalità musicale.

Ti va di anticiparci qualcosa riguardo il tuo domani? Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?

Sto già lavorando al nuovo brano, che vedrà la sua pubblicazione con l’inizio del nuovo anno. Sicuramente c’è anche la volontà di dedicarmi ed iniziare a lavorare anche ad un progetto artistico più grande. Per ora sono felicissimo di comunicare tramite la musica, credo sia questo l’aspetto più importante.

Solitamente prima di concludere le interviste domando sempre se c’è qualcosa che non ti ho chiesto che ci tieni particolarmente che i nostri lettori sappiamo su di te, sulla tua musica, sui tuoi progetti… 

Anticipo che da Roma arriveranno presto molti nuovi progetti, sia da parte mia sia da parte degli artisti, producer e team con cui collaboro e con cui condivido la stessa visione stilistica.

Condividi sui social
Continua a leggere

Trending

Copyright Honiro.it 2018 | HONIRO SRL - P.iva : 12208631007 - Sede legale : Via del mandrione, 105 - 00181 Roma | Powered by Dam Company