Intervista
Wemme Flow racconta il suo album d’esordio “Direzione Stelle” a Honiro Journal

“Direzione Stelle” questo il titolo dell’album d’esordio di Wemme Flow uscito venerdì 19 Marzo su tutte le piattaforme digitali per Sony Music.
“Direzione Stelle” di Wemme Flow vuole essere un viaggio nella vita dell’artista dove emergono i desideri per il futuro, gli sbagli commessi e la voglia di crescere. Uno spaccato di vita in cui l’amore, la sua città natale e le persone che gli sono restate accanto occupano un posto fondamentale.
Ma chi, meglio di lui, può accompagnarci nel viaggio all’interno di questo disco? Noi di Honiro Journal abbiamo incontrato Wemme Flow che ci ha raccontato qualcosa di sé, del suo rapporto con la musica, della sua storia e del suo vissuto, svelandoci il significato di molte tracce di questo nuovo album “Direzione Stelle”.

Ciao Wemme Flow, quando incontro un giovane artista spesso mi piace iniziare l’intervista, chiedendogli il significato che cela il suo nome d’arte perché spesso questo inizia a raccontare molto dell’artista e della sua musica. Ti va di raccontarci la storia del tuo nome e come è nato?
Ho scelto Wemme Flow come nome d’arte dopo averne cambiati due. Uno di questi era “Magri” scritto con la r al contrario. La parola “Wemme” nasce dopo aver ascoltato il brano “Circonvalley” di Tedua feat. Izi. Nella seconda strofa proprio Izi dice “ueue”, un giorno mi è venuto naturale dire “Wemme”. In quel momento mi sono soffermato sulla parola che avevo appena pronunciato e ho notato che la lettera “W” è proprio la “M” al contrario. Questo gioco di lettere mi rappresentava molto perché il nome d’arte che avevo scelto originariamente iniziava proprio con la M.
La parola “Flow” invece, in inglese significa “Flusso”, proprio per questo il mio nome vuole significare “Wemme parla, Wemme sta parlando”, più precisamente “il flusso di coscienza di Wemme sta parlando”. Perché alla fine penso che, nella vita vera, di tutti i giorni, una persona dica spesso quello che più le conviene, mentre quando faccio musica riesco ad esprimere quel lato di me che nel quotidiano non sempre si mostra.
La tua città natale, Bologna, ha sicuramente un ruolo centrale in questo album. Come mai? Cosa rappresentano per te le tue radici?
Bologna è stata, ed è tutt’ora, fondamentale per la mia crescita artistica. Questa città è stata ed è ancora oggi un dei punti di riferimento per tutta Italia. È ricca d’arte, di cultura e di storia e gli artisti originari della mia stessa zona sono stati un mio punto di riferimento molto importante, influenzandomi con la loro musica.
Infondo, nelle mie canzoni, uno dei temi centrali è descrivere la quotidianità e penso che la vita di tutti i giorni sia molto influenzata dal posto in cui una persona vive. Parlo molto di Bologna perché qui ho trovato una mia dimensione, è come se scrivessi una canzone d’amore, mi verrebbe spontaneo scriverla su una persona che amo. Allo stesso modo, se in un brano racconto della mia vita, mi viene semplicemente naturale parlare del posto in cui vivo.
“Sono un tipo che perde però riprova sempre, fin quando quelle porte non le trova aperte” Affermi in “Intro”. Quanto ti ha aiutato la determinazione per arrivare dove sei adesso? È stata una parte fondamentale del tuo percorso?
La determinazione in questo mio percorso mi ha aiutato davvero tantissimo, è proprio tutto. Penso che la passione la si possa avere anche se non si è particolarmente bravi in un ambito, la tenacia e la determinazione invece credo siano qualcosa di davvero autentico e sono sicuro che, qualsiasi persona che vuole fare musica e che fa musica, ma la fa davvero tutti i giorni, prima o poi diventa unico e bravissimo nel suo campo. Non perché io mi ritenga unico e bravissimo, ma perché, giorno per giorno, da sette anni a questa parte, non ho mai perso di vista il mio obiettivo.
Anche quando non mi dedico “fisicamente” alla musica, anche quando non sono in studio comunque sto pensando agli aspetti in cui posso migliorare, a cosa poter fare di più in campo artistico. Quindi, di base, la tenacia e soprattutto tutte le porte chiuse in faccia, tutti i no ricevuti, penso siano stati fondamentali. Perché solo dopo aver vissuto queste esperienze, grazie alla determinazione, capisci che quella è la tua strada e che devi continuare.

Il brano “Cremonini” è un omaggio al cantautore bolognese, qual è l’aspetto della sua musica che ti ha colpito e influenzato particolarmente?
Per me Cremonini è proprio un maestro. Voglio essere sincero, sono convinto che la sua carriera sia adorabile, qualsiasi persona che la guarda da fuori vorrebbe avere il suo percorso. Ormai tutti parlano sempre e solo di hit ma spesso non si parla di tutte quelle canzoni che sono hit ogni anno, per un miliardo di anni. Sono sicuro ci siano dei brani con data di scadenza e altri invece immortali, e questo è un aspetto della musica che mi affascina moltissimo. In quella canzone e nell’intero disco non cito Bologna con la presunzione o la volontà di rappresentarla, ho semplicemente raccontato una storia.
Cremonini infatti, in questa traccia, è un mezzo per rappresentare lo stereotipo di una ragazza che ascolta Cremonini. Secondo me infatti, la musica che ascoltiamo ci rappresenta, ci identifica, fa capire molto agli altri della nostra indole. Una ragazza che ascolta Cremonini a mio parere la si immagina un po’ timida, un po’ introspettiva. In questo caso il cantautore quindi è stato il nome, l’artista e il mezzo più efficace per rappresentare e dipingere in musica una persona.
Wemme Flow, la quarta traccia di “Direzione Stelle” si chiama “Da Bambino”, ma da bambino ti saresti mai immaginato tutto questo? Ti saresti mai immaginato un album? Hai sempre saputo che la musica sarebbe stata la tua strada oppure te ne sei accorto solamente dopo, da un po’ più grande?
“Da Bambino” è sicuramente una delle tracce più autobiografiche del disco. In questa canzone, con me, c’è J Ian. Questa collaborazione rappresenta la volontà di celebrare la nostra amicizia che ormai dura da tantissimi anni. “Da Bambino (Mazzini)” è il racconto di tutto ciò che facevo da piccolo, tutte le persone con cui sono cresciuto, è un insieme di situazioni in cui mi sono trovato e nelle quali, a volte, mi trovo tutt’ora.
Quando ero bambino non avevo idea se volessi fare musica o altro. La musica è entrata in un secondo momento, in quel periodo io stavo in giro con i miei amici, questa è una traccia, come ho già detto, delle più autobiografiche ma all’epoca non sapevo cosa sarebbe stato il mio percorso musicale.
“Non ho fatto talent ma tu si che vali” Questa una frase di “Fisse”. Secondo te al giorno d’oggi ci si può far notare, si può emergere anche senza per forza partecipare ad un talent?
Sicuramente i Talent sono una vetrina e una grande opportunità per farsi conoscere da un pubblico molto vasto, opportunità che io, però, a vent’anni non ho ancora sfruttato. Infondo, proprio come cito nel brano, anche se non vai a Tu si que Vales puoi valere. Secondo me è tutto utile ma niente
fondamentale, penso dipenda anche dal momento, dalla circostanza e dal periodo.
Sempre in questo stesso brano affermi “Vorrei dirti tante cose ma non trovo il modo”. Per te, le canzoni sono il mezzo che permette di dire ciò che non si riesce ad esprimere a parole? Sono la vera voce dei tuoi pensieri e delle tue emozioni?
Assolutamente si, è proprio così.
Il videoclip di “Fisse” si conclude con i suoni della natura, come mai la scelta di inserirli? Cosa rappresenta la natura per te e la sua bellezza?
Inserire i suoni della natura alla fine del videoclip è stata una scelta che ho preso assieme alle persone che hanno immaginato e lavorato con me a questo progetto. Questa canzone, infatti, si intitola “Fisse” proprio perché vuole rappresentare quei pensieri che entrano in testa e non si spostano più. Ad esempio, quando sono in camera con la finestra aperta sento il rumore degli uccellini oppure quando mi trovo fuori e sento il rumore del fiume, la natura è il contesto in cui mi ritrovo di più quando sono immerso nelle mie “fisse”.
Il disco si chiude con “Vetro”. In quest’ultimo brano colpiscono molto frasi come “Mi piaci davvero quindi basta like”, “Schiavi di uno schermo”. Qual è il tuo rapporto con i social?
Il mio rapporto con i social penso non si distanzi molto dal rapporto che la maggior parte delle persone ha. C’è il momento in cui si scaricano le applicazioni, si installano i social e si creano i profili, poi arriva il tempo in cui comprendi che non è così produttivo o importante guardare sempre la vita degli altri. Ci sono artisti che all’epoca non avevano neanche i social ma sono 50 anni che fanno canzoni e riempiono stadi, perché il valore della musica è quello che conta, come tutti i giovani anche io mi interfaccio con i social ma penso che non sia il fulcro del mio percorso.
Wemme Flow, in “Direzione Stelle” ci sono quattro collaborazioni, con Mido, Not Good, J Ian e Tredici Pietro. Com’è stato lavorare con questi artisti?
Io e J Ian siamo legati da un’amicizia che dura da tantissimo tempo e mi auguro continui ancora per molto. È quell’amico che tutti vorrebbero, quella persona con cui hai un sogno nel cassetto simile e hai passato anni della tua vita al parchetto, a condividere insieme a lui questa passione e parlare di questo progetto. In questo caso quindi, l’amicizia si è fatta valere anche in campo musicale.
I singoli che Mido ha pubblicato mi sono piaciuti fin da subito, quindi c’è una stima artistica nei suoi confronti. Quando ho scritto “Bonjour” ho subito pensato che lui sarebbe stato perfetto per affiancarmi in quella canzone, di conseguenza, essendo anche Mido di Bologna, mi ha fatto piacere collaborare con una persona che ha contribuito a dare un senso a tutto il concept del disco.
Sono molto contento del featuring con Tredici Pietro, anche con lui ci conosciamo, siamo amici e anche nei suoi confronti ho molta stima artistica, possiamo dire che sono fan dei suoi pezzi, inoltre “Direzione Stelle” desideravo ci fosse anche una persona che rappresentasse Bologna al di fuori di Bologna. La collaborazione con Not Good è invece l’unica al di fuori della mia città. Il featuring si intitola “Da Bolo a Milano” e penso che questa canzone sia molto rappresentativa, soprattutto in questo periodo perché i ragazzi di Bologna vedono Milano come la come un punto di svolta infatti le parole del ritornello sono “Pure questa volta faccio da Bolo a Milano” per raccontare che, anche questa volta, vado a Milano sperando che le cose cambino. Con lui ci conosciamo, ci siamo sentiti molto spesso e sono contento della strofa che ha fatto nel mio disco.

Tu sei molto giovane, qual è il rapporto tra te e il mondo dei ragazzi di oggi? Qual è il messaggio che con le tue canzoni vorresti mandare? Cosa vuoi suscitare in chi ti ascolta?
Ho scelto di far musica semplicemente per la voglia di raccontare. Io sono un ragazzo normale che ha una vita normalissima, ha i suoi amici, ha le sue relazioni e che ha avuto la fortuna di trovare questa passione, ovvero quella di comunicare attraverso la musica. Sto cercando di arrivare al punto in cui, quello che vivo e che sento possa arrivare a tante persone attraverso le mie canzoni.
Quale pensi sia l’aspetto del tuo carattere che emerge maggiormente nel tuo album?
In questo disco non c’è un lato particolare, e le persone che mi conoscono probabilmente lo sanno. Ho cercato di far emergere un po’ tutti i lati del mio carattere, una panoramica generale, una presentazione e rappresentazione di ciò che sono come persona e come artista perché tendo a tenere i due aspetti molto collegati. Spesso e volentieri quando parlo nel quotidiano con i miei amici, con le persone con cui lavoro o con chiunque, dico frasi che affermo nelle canzoni quindi il disco mi racconta a pieno.
Wemme Flow, perché proprio “Direzione Stelle”? Com’è nato il nome per quest’album? Quali sono le stelle verso cui sei diretto, i tuoi sogni, i tuoi progetti futuri? Ti sei prefissato un risultato da ottenere con questo disco?
Il titolo è nato in modo abbastanza spontaneo. Perché, circa due anni fa, il verso di una mia canzone diceva “sono alle stalle, direzione stelle” alla fine questa frase ha risuonato molto spesso dentro di me. Prendere il concept di “Direzione Stelle” non ha la presunzione di credere che arriverò o riuscirò ad impormi. Dipenderà tutto da come andranno gli ascolti del disco e in base a quanto questo album riuscirà a interessare la gente.
Però, la direzione che voglio prendere è comunque quella di cercare di diventare proprio una di quelle stelle.
Ad oggi, per me, le stelle rappresentano gli artisti italiani e io vorrei senza dubbio far parte di quella costellazione, trasmettendo emozioni. Ripeto, non con la presunzione di esserlo ma l’intenzione è quella di essere una stella e non una luce led.

Ti saluto chiedendoti un’ultima domanda, perché i nostri lettori dovrebbero ascoltare Wemme Flow rispetto un altro artista?
Semplicemente perché anche io provo le stesse paure e gli stessi sentimenti di chi mi ascolta. A questa domanda però, solitamente preferisco far rispondere le persone. La mia intenzione e soddisfazione principale è semplicemente quella di suscitare emozioni.
Wemme Flow, noi di Honiro Journal ti ringraziamo per questa chiacchierata, e ti auguriamo un buon viaggio alla ricerca e al raggiungimento delle tue stelle!
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