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Intervista

Wemme Flow racconta il suo album d’esordio “Direzione Stelle” a Honiro Journal

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“Direzione Stelle” questo il titolo dell’album d’esordio di Wemme Flow uscito venerdì 19 Marzo su tutte le piattaforme digitali per Sony Music.

“Direzione Stelle” di Wemme Flow vuole essere un viaggio nella vita dell’artista dove emergono i desideri per il futuro, gli sbagli commessi e la voglia di crescere. Uno spaccato di vita in cui l’amore, la sua città natale e le persone che gli sono restate accanto occupano un posto fondamentale.

Ma chi, meglio di lui, può accompagnarci nel viaggio all’interno di questo disco? Noi di Honiro Journal abbiamo incontrato Wemme Flow che ci ha raccontato qualcosa di sé, del suo rapporto con la musica, della sua storia e del suo vissuto, svelandoci il significato di molte tracce di questo nuovo album “Direzione Stelle”.

Ciao Wemme Flow, quando incontro un giovane artista spesso mi piace iniziare l’intervista, chiedendogli il significato che cela il suo nome d’arte perché spesso questo inizia a raccontare molto dell’artista e della sua musica. Ti va di raccontarci la storia del tuo nome e come è nato?
Ho scelto Wemme Flow come nome d’arte dopo averne cambiati due. Uno di questi era “Magri” scritto con la r al contrario. La parola “Wemme” nasce dopo aver ascoltato il brano “Circonvalley” di Tedua feat. Izi. Nella seconda strofa proprio Izi dice “ueue”, un giorno mi è venuto naturale dire “Wemme”. In quel momento mi sono soffermato sulla parola che avevo appena pronunciato e ho notato che la lettera “W” è proprio la “M” al contrario. Questo gioco di lettere mi rappresentava molto perché il nome d’arte che avevo scelto originariamente iniziava proprio con la M.

La parola “Flow” invece, in inglese significa “Flusso”, proprio per questo il mio nome vuole significare “Wemme parla, Wemme sta parlando”, più precisamente “il flusso di coscienza di Wemme sta parlando”. Perché alla fine penso che, nella vita vera, di tutti i giorni, una persona dica spesso quello che più le conviene, mentre quando faccio musica riesco ad esprimere quel lato di me che nel quotidiano non sempre si mostra.

La tua città natale, Bologna, ha sicuramente un ruolo centrale in questo album. Come mai? Cosa rappresentano per te le tue radici?
Bologna è stata, ed è tutt’ora, fondamentale per la mia crescita artistica. Questa città è stata ed è ancora oggi un dei punti di riferimento per tutta Italia. È ricca d’arte, di cultura e di storia e gli artisti originari della mia stessa zona sono stati un mio punto di riferimento molto importante, influenzandomi con la loro musica.

Infondo, nelle mie canzoni, uno dei temi centrali è descrivere la quotidianità e penso che la vita di tutti i giorni sia molto influenzata dal posto in cui una persona vive. Parlo molto di Bologna perché qui ho trovato una mia dimensione, è come se scrivessi una canzone d’amore, mi verrebbe spontaneo scriverla su una persona che amo. Allo stesso modo, se in un brano racconto della mia vita, mi viene semplicemente naturale parlare del posto in cui vivo.

“Sono un tipo che perde però riprova sempre, fin quando quelle porte non le trova aperte” Affermi in “Intro”. Quanto ti ha aiutato la determinazione per arrivare dove sei adesso? È stata una parte fondamentale del tuo percorso?
La determinazione in questo mio percorso mi ha aiutato davvero tantissimo, è proprio tutto. Penso che la passione la si possa avere anche se non si è particolarmente bravi in un ambito, la tenacia e la determinazione invece credo siano qualcosa di davvero autentico e sono sicuro che, qualsiasi persona che vuole fare musica e che fa musica, ma la fa davvero tutti i giorni, prima o poi diventa unico e bravissimo nel suo campo. Non perché io mi ritenga unico e bravissimo, ma perché, giorno per giorno, da sette anni a questa parte, non ho mai perso di vista il mio obiettivo.

Anche quando non mi dedico “fisicamente” alla musica, anche quando non sono in studio comunque sto pensando agli aspetti in cui posso migliorare, a cosa poter fare di più in campo artistico. Quindi, di base, la tenacia e soprattutto tutte le porte chiuse in faccia, tutti i no ricevuti, penso siano stati fondamentali. Perché solo dopo aver vissuto queste esperienze, grazie alla determinazione, capisci che quella è la tua strada e che devi continuare.

Il brano “Cremonini” è un omaggio al cantautore bolognese, qual è l’aspetto della sua musica che ti ha colpito e influenzato particolarmente?
Per me Cremonini è proprio un maestro. Voglio essere sincero, sono convinto che la sua carriera sia adorabile, qualsiasi persona che la guarda da fuori vorrebbe avere il suo percorso. Ormai tutti parlano sempre e solo di hit ma spesso non si parla di tutte quelle canzoni che sono hit ogni anno, per un miliardo di anni. Sono sicuro ci siano dei brani con data di scadenza e altri invece immortali, e questo è un aspetto della musica che mi affascina moltissimo. In quella canzone e nell’intero disco non cito Bologna con la presunzione o la volontà di rappresentarla, ho semplicemente raccontato una storia.

Cremonini infatti, in questa traccia, è un mezzo per rappresentare lo stereotipo di una ragazza che ascolta Cremonini. Secondo me infatti, la musica che ascoltiamo ci rappresenta, ci identifica, fa capire molto agli altri della nostra indole. Una ragazza che ascolta Cremonini a mio parere la si immagina un po’ timida, un po’ introspettiva. In questo caso il cantautore quindi è stato il nome, l’artista e il mezzo più efficace per rappresentare e dipingere in musica una persona.

Wemme Flow, la quarta traccia di “Direzione Stelle” si chiama “Da Bambino”, ma da bambino ti saresti mai immaginato tutto questo? Ti saresti mai immaginato un album? Hai sempre saputo che la musica sarebbe stata la tua strada oppure te ne sei accorto solamente dopo, da un po’ più grande?
“Da Bambino” è sicuramente una delle tracce più autobiografiche del disco. In questa canzone, con me, c’è J Ian. Questa collaborazione rappresenta la volontà di celebrare la nostra amicizia che ormai dura da tantissimi anni. “Da Bambino (Mazzini)” è il racconto di tutto ciò che facevo da piccolo, tutte le persone con cui sono cresciuto, è un insieme di situazioni in cui mi sono trovato e nelle quali, a volte, mi trovo tutt’ora.

Quando ero bambino non avevo idea se volessi fare musica o altro. La musica è entrata in un secondo momento, in quel periodo io stavo in giro con i miei amici, questa è una traccia, come ho già detto, delle più autobiografiche ma all’epoca non sapevo cosa sarebbe stato il mio percorso musicale.

“Non ho fatto talent ma tu si che vali” Questa una frase di “Fisse”. Secondo te al giorno d’oggi ci si può far notare, si può emergere anche senza per forza partecipare ad un talent?
Sicuramente i Talent sono una vetrina e una grande opportunità per farsi conoscere da un pubblico molto vasto, opportunità che io, però, a vent’anni non ho ancora sfruttato. Infondo, proprio come cito nel brano, anche se non vai a Tu si que Vales puoi valere. Secondo me è tutto utile ma niente
fondamentale, penso dipenda anche dal momento, dalla circostanza e dal periodo.

Sempre in questo stesso brano affermi “Vorrei dirti tante cose ma non trovo il modo”. Per te, le canzoni sono il mezzo che permette di dire ciò che non si riesce ad esprimere a parole? Sono la vera voce dei tuoi pensieri e delle tue emozioni?
Assolutamente si, è proprio così.

Il videoclip di “Fisse” si conclude con i suoni della natura, come mai la scelta di inserirli? Cosa rappresenta la natura per te e la sua bellezza?
Inserire i suoni della natura alla fine del videoclip è stata una scelta che ho preso assieme alle persone che hanno immaginato e lavorato con me a questo progetto. Questa canzone, infatti, si intitola “Fisse” proprio perché vuole rappresentare quei pensieri che entrano in testa e non si spostano più. Ad esempio, quando sono in camera con la finestra aperta sento il rumore degli uccellini oppure quando mi trovo fuori e sento il rumore del fiume, la natura è il contesto in cui mi ritrovo di più quando sono immerso nelle mie “fisse”.

Il disco si chiude con “Vetro”. In quest’ultimo brano colpiscono molto frasi come “Mi piaci davvero quindi basta like”, “Schiavi di uno schermo”. Qual è il tuo rapporto con i social?
Il mio rapporto con i social penso non si distanzi molto dal rapporto che la maggior parte delle persone ha. C’è il momento in cui si scaricano le applicazioni, si installano i social e si creano i profili, poi arriva il tempo in cui comprendi che non è così produttivo o importante guardare sempre la vita degli altri. Ci sono artisti che all’epoca non avevano neanche i social ma sono 50 anni che fanno canzoni e riempiono stadi, perché il valore della musica è quello che conta, come tutti i giovani anche io mi interfaccio con i social ma penso che non sia il fulcro del mio percorso.

Wemme Flow, in “Direzione Stelle” ci sono quattro collaborazioni, con Mido, Not Good, J Ian e Tredici Pietro. Com’è stato lavorare con questi artisti?
Io e J Ian siamo legati da un’amicizia che dura da tantissimo tempo e mi auguro continui ancora per molto. È quell’amico che tutti vorrebbero, quella persona con cui hai un sogno nel cassetto simile e hai passato anni della tua vita al parchetto, a condividere insieme a lui questa passione e parlare di questo progetto. In questo caso quindi, l’amicizia si è fatta valere anche in campo musicale.

I singoli che Mido ha pubblicato mi sono piaciuti fin da subito, quindi c’è una stima artistica nei suoi confronti. Quando ho scritto “Bonjour” ho subito pensato che lui sarebbe stato perfetto per affiancarmi in quella canzone, di conseguenza, essendo anche Mido di Bologna, mi ha fatto piacere collaborare con una persona che ha contribuito a dare un senso a tutto il concept del disco.

Sono molto contento del featuring con Tredici Pietro, anche con lui ci conosciamo, siamo amici e anche nei suoi confronti ho molta stima artistica, possiamo dire che sono fan dei suoi pezzi, inoltre “Direzione Stelle” desideravo ci fosse anche una persona che rappresentasse Bologna al di fuori di Bologna. La collaborazione con Not Good è invece l’unica al di fuori della mia città. Il featuring si intitola “Da Bolo a Milano” e penso che questa canzone sia molto rappresentativa, soprattutto in questo periodo perché i ragazzi di Bologna vedono Milano come la come un punto di svolta infatti le parole del ritornello sono “Pure questa volta faccio da Bolo a Milano” per raccontare che, anche questa volta, vado a Milano sperando che le cose cambino. Con lui ci conosciamo, ci siamo sentiti molto spesso e sono contento della strofa che ha fatto nel mio disco.

Tu sei molto giovane, qual è il rapporto tra te e il mondo dei ragazzi di oggi? Qual è il messaggio che con le tue canzoni vorresti mandare? Cosa vuoi suscitare in chi ti ascolta?
Ho scelto di far musica semplicemente per la voglia di raccontare. Io sono un ragazzo normale che ha una vita normalissima, ha i suoi amici, ha le sue relazioni e che ha avuto la fortuna di trovare questa passione, ovvero quella di comunicare attraverso la musica. Sto cercando di arrivare al punto in cui, quello che vivo e che sento possa arrivare a tante persone attraverso le mie canzoni.

Quale pensi sia l’aspetto del tuo carattere che emerge maggiormente nel tuo album?
In questo disco non c’è un lato particolare, e le persone che mi conoscono probabilmente lo sanno. Ho cercato di far emergere un po’ tutti i lati del mio carattere, una panoramica generale, una presentazione e rappresentazione di ciò che sono come persona e come artista perché tendo a tenere i due aspetti molto collegati. Spesso e volentieri quando parlo nel quotidiano con i miei amici, con le persone con cui lavoro o con chiunque, dico frasi che affermo nelle canzoni quindi il disco mi racconta a pieno.

Wemme Flow, perché proprio “Direzione Stelle”? Com’è nato il nome per quest’album? Quali sono le stelle verso cui sei diretto, i tuoi sogni, i tuoi progetti futuri? Ti sei prefissato un risultato da ottenere con questo disco?
Il titolo è nato in modo abbastanza spontaneo. Perché, circa due anni fa, il verso di una mia canzone diceva “sono alle stalle, direzione stelle” alla fine questa frase ha risuonato molto spesso dentro di me. Prendere il concept di “Direzione Stelle” non ha la presunzione di credere che arriverò o riuscirò ad impormi. Dipenderà tutto da come andranno gli ascolti del disco e in base a quanto questo album riuscirà a interessare la gente.
Però, la direzione che voglio prendere è comunque quella di cercare di diventare proprio una di quelle stelle.

Ad oggi, per me, le stelle rappresentano gli artisti italiani e io vorrei senza dubbio far parte di quella costellazione, trasmettendo emozioni. Ripeto, non con la presunzione di esserlo ma l’intenzione è quella di essere una stella e non una luce led.

Ti saluto chiedendoti un’ultima domanda, perché i nostri lettori dovrebbero ascoltare Wemme Flow rispetto un altro artista?
Semplicemente perché anche io provo le stesse paure e gli stessi sentimenti di chi mi ascolta. A questa domanda però, solitamente preferisco far rispondere le persone. La mia intenzione e soddisfazione principale è semplicemente quella di suscitare emozioni.

Wemme Flow, noi di Honiro Journal ti ringraziamo per questa chiacchierata, e ti auguriamo un buon viaggio alla ricerca e al raggiungimento delle tue stelle!


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Intervista

PAOLA PIZZINO CI RACCONTA IL SUO SINGOLO “LOGICO”: “A VOLTE LASCIARE ANDARE SIGNIFICA AMARE DAVVERO”

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Dopo aver aperto concerti di artisti come Diodato e Max Gazzè e dopo un intenso percorso di performance live, è disponibile dal 14 dicembre su tutti i digital stores “LOGICO”(Macro Beats/distribuito da Artist First) il singolo d’esordio di PAOLA PIZZINO.

Disponibile anche in versione unplugged, “LOGICO” è un brano che si disegna tra la consapevolezza di voler abbandonare ciò che non è più razionale e la speranza di trovare riparo nel futuro.

Chi meglio di PAOLA PIZZINO poteva raccontarci questo brano? Noi di Honiro Journal l’abbiamo intervistata!

Essendo il tuo primo brano, non posso non chiederti da dove abbia preso vita l’ispirazione per questo titolo

La canzone si chiama “Logico” ma, in realtà, nel ritornello io dico “non c’è niente di logico” e forse è proprio in questo che risiede l’intero senso del brano. Infatti, se da sempre, nella vita, cerco di mantenermi più logica possibile, estremamente razionale nelle mie relazioni interpersonali, poi nella realtà esiste anche una mia parte irrazionale, illogica. Questo ossimoro nel titolo quindi, ripensandoci, è nato proprio spontaneamente.

Questo singolo rappresenta il tuo esordio ma sappiamo che, in realtà, tu hai alle spalle già molte performance dal vivo. Essendo reduci da un periodo in cui, purtroppo, durante la pandemia gli artisti emergenti hanno potuto esordire solo in digitale, cosa differenzia invece l’esordio di chi ha potuto prima esibirsi live? Che bagaglio di emozioni ha chi esordisce direttamente dal vivo?

È una domanda importante. Spesso mi è stato chiesto “come ti senti ora che è uscito il singolo?” e la mia risposta a questa domanda è che sono veramente felice, soprattutto perché finalmente tutte le persone che durante i live mi chiedevano dove potessero ascoltare i pezzi ora li potranno trovare anche in digitale. Il mio esordio quindi, per me, ha significato rispondere a questa domanda del mio pubblico. Onestamente però, allo stesso tempo, quando si parla di stream, di digital stores, avverto quanto mi manchi un po’ quella concretezza, quell’aspetto a cui i live mi avevano abituata maggiormente. Spero quindi vivamente che questi numeri si trasformino in un’esperienza dal vivo sempre più importante e sempre più bella.

Mi è piaciuto molto “LOGICO” versione unplugged perché, metaforicamente, oltre che un brano in acustico, mi è proprio sembrata la ricerca di un’autenticità particolare. Quanto è importante per te, nella musica ma anche nella vita in generale, avere il coraggio di mostrare la propria vera essenza?

Sono una persona a cui, da sempre, è piaciuto impegnarsi in tantissime cose, allo stesso tempo cerco sempre di essere credibile in tutto ciò che faccio. Credo che il segreto per essere autentici, paradossalmente, sia proprio non pensarci, non costruire nulla. Anche nel mondo musicale, ho sempre detto che per me tutto ciò che ruota attorno ai singoli ha un’importanza minore, è la concretezza che mi importa, esattamente come credo che, nella vita di tutti i giorni, sia la personalità ad essere il fulcro. Credo sia inutile costruire qualcosa che nella realtà non esiste, piuttosto conviene essere sinceri fin dall’inizio, imparando anche a spogliarsi dei filtri per essere credibili.

Dopodiché’ riprendo la vita che dico di volere, di meritare, così mi lascio andare, così ti lascio andare”. In che modo credi si possa comprendere, come racconti tu in questo brano, che amare una persona, a volte significhi proprio lasciarla andare?

Penso che logico racconti una storia che non era destinata a sopravvivere al tempo. Ancora oggi voglio bene a questa persona, siamo ancora in contatto e credo che sia stata proprio la nostra sincerità a portarci a compiere la scelta di lasciarci, la nostra decisione di guardarci negli occhi e raccontarci cosa, secondo noi, non funzionasse più. Lui ha dato le sue ragioni, io le mie, e credo che logico sia esattamente la narrazione della mia versione: io con lui ho avuto difficoltà a sentirmi me stessa, e quindi anche a lasciarmi andare. In questo singolo credo si possa anche scorgere una sfumatura di rabbia, ma anche il desiderio di essere felici e di andare avanti. Rispetto e fiducia credo siano stati gli elementi chiave per comprendere che lasciarsi andare fosse la soluzione migliore per dimostrare di volersi bene davvero.

Riempie un album di foto che mi dice chi sono io”. Quanto secondo te è difficile al giorno d’oggi trovare la propria identità, sia nel mondo musicale sia nella vita di tutti i giorni?

L’album che cito all’interno del singolo, effettivamente esisteva davvero. Avevo iniziato a raccogliere le fotografie di tutto ciò che consideravo un mio difetto e avevo intitolato questo album “accettati”. A distanza di anni, sempre come racconto nel brano, l’ho eliminato. Solo però dopo questo processo, solo dopo l’aver accettato i miei difetti, ho iniziato a trovare una mia identità, ad essere semplicemente me stessa, ho quindi iniziato a pensare che in qualsiasi occasione, sia nel mondo musicale, sia nella vita di tutti i giorni, non avrei mai voluto costruirmi un personaggio.

Nella cover del brano possiamo notare questa bruciatura, la carta quasi mangiata dal fuoco. Ti va di raccontarci come è nata l’idea dell’artwork?

Ci siamo mantenuti il più possibile minimal, sia io sia Macro Marco sia Alberto DeSeta che è il creatore dell’artwork. Siamo persone con questa determinata impronta anche nella vita, siamo fan della semplicità, “less is more”, come si dice. Quando mi hanno proposto questa cover ho detto subito di sì, con questa particolarità della sigaretta spenta sul titolo del brano che io ho interpretato come quel dettaglio che forse rende meno perfetto il tutto ma sicuramente più autentico.

Essendo questo singolo solo il primo passo di un viaggio appena cominciato, ti va di anticiparci qualcosa sui tuoi progetti futuri, sui tuoi obiettivi?

Non vedo l’ora di quello che sarà, siamo in fase di trasformazione, abbiamo già altri progetti pronti e sicuramente farò uscire alcuni degli altri brani che ho sempre suonato live. Spero di arrivare a tanti!

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Intervista

Gianni Bismark racconta il nuovo album “ANDATA E RITORNO”. Tra i feat Noyz Narcos.

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Gianni Bismark torna sulla scena con il suo quarto album, “ANDATA E RITORNO”, disponibile da oggi su tutte le piattaforme digitali.

L’album è suddiviso in due parti: “ANDATA” e “RITORNO“. La sezione “ANDATA” presenta tracce come “Vita Mignotta” e “Parliamo delle stesse cose” con BRESH, mentre la sezione “RITORNO” include brani come “Te famo scuola” con NOYZ NARCOS e “Er Magico”. Il percorso musicale di Gianni Bismark si completa con la title track “Andata e Ritorno”. Una partecipazione straordinaria ha arricchito il progetto, quella di Alex Britti alla chitarra nel brano “Panni di un altro”.

“ANDATA E RITORNO” è il suo modo di trasportare i fan verso qualcosa di inedito, senza dimenticare le radici e abbracciando nuovi orizzonti. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere sulle tracce, lo stile ed i feat presenti nel nuovo progetto.

Il titolo “ANDATA E RITORNO” suggerisce un viaggio musicale attraverso due mondi, un ritorno in grande stile. L’album rappresenta il tuo presente, come ti senti ora come artista?
Non è mai facile auto-definirsi, sicuramente i miei fan e chi mi ascolta riescono a farlo meglio di me! In ogni caso avevo delle tracce pronte, tante. Il modo migliore per valorizzarle era dedicarmi ad un progetto in più parti. Volevo creare un mix tra la mia vena rap e quella del genere cantautoriale, senza cadere nel banale. Mi ero prefissato degli obiettivi un po’ più ambiziosi.

Hai scelto featuring molto interessanti per questo album, tra cui NOYZ NARCOS, BRESH, TIROMANCINO e NOEMI. Tutti artisti che hanno un vissuto musicale diverso tra loro. In cosa hanno arricchito te come artista?
Il bello di questi feat è che hanno lasciato tanto a me e al disco, spero che ascoltando le tracce passi questo messaggio. Da sempre la scelta dei miei featuring non è né casuale ne figlia di logiche di mercato. Dietro c’è stato un lavoro immenso, tanti momenti di confronto tra me e tutti gli artisti presenti. Un’empatia pazzesca, che ha raggiunto poi un bel livello di stima reciproca. Questo credo arricchisca pienamente un artista in generale.

Parlando del nuovo album hai dichiarato: “Non mi piace essere etichettato. A me piace fare musica e se un giorno mi esce una canzone diversa da quello che faccio la metto ugualmente nel disco.
Assolutamente e le confermo. Le etichette sono la cosa che meno sopporto. Sperimentare, cambiare, confrontarsi sono alla base della mia idea di fare musica. A maggior ragione, faccio fatica ad auto-definirmi.

“VITA MIGNOTTA” è il primo brano dell’album, perchè la scelta di uscire con questo singolo per dare il via al progetto?
Non capivo perchè, ma alcuni si aspettavano che tornassi con un album più pop e dalla vena esclusivamente cantautoriale. Questo singolo rappresenta in pieno il cantautorato-rap che dicevamo prima in tema di suono, perchè c’è sia quel richiamo al rap sia il mood cantautoriale. Volevo far capire da subito che sarebbe stato diverso dalle aspettative, che ero pronto a sorprendere con qualcosa di inedito, ma che nello stesso momento ricalcava tutte le sfaccettature del mio percorso come artista. Quindi si, “VITA MIGNOTTA” era il biglietto da visita perfetto.

Il brano “Panni di un altro” vede la partecipazione di ALEX BRITTI alla chitarra. Come è nata questa collaborazione e qual è stata l’esperienza di lavorare con un musicista del calibro di Britti?
Per me Alex è il miglior chitarrista di tutto il panorama musicale, sicuro al 100% di quello italiano. Non lo so, ha un modo di suonare che ti strega, qualcosa che secondo me non puoi definire del tutto. L’ho conosciuto per caso una sera insieme a Federico Zampaglione, mentre guardavamo Sanremo. Pare una cosa un po’ comica lo so [ride], però da li si è sviluppata una bella amicizia sfociata in una stima artistica. Quando ci sono tutti questi spunti, viene quasi naturale dare vita ad un pezzo insieme.

La tua musica ha spesso una forte connessione con Roma, tra l’altro con me giochi giochi in casa. Come la tua città natale continua a influenzare la tua musica?
Roma è tutto, ma questo lo sapete già e a quanto pare tu riesci a capirmi bene Fede [ride]. Roma mi accompagna passo passo, è la mia città, la mia compagna, la mia amica e sono fiero di averle dedicato una canzone in “ANDATA E RITORNO”. Perchè in questo album? Adesso era il momento giusto, la maturità giusta, le corse giuste per raccontare un amore diverso dal comune. Diciamo che il singolo per Roma, intitolato “La mia città”, è una punta di felicità che segna i due mondi presenti in tutto l’album.

E Noyz Narcos?
Un feat che credo sognavo da una vita. Un obiettivo ambizioso e una traccia che dovevo anche ai miei fan. Sono soddisfatto, ma anche felice di aver potuto lavorare con uno dei miei idoli. Per me è tra in singoli più significativi sia per una questione di affetto verso i miei ascolti, sia per la mia crescita come artista.

Questo è il tuo quarto album in carriera. Come descriveresti l’evoluzione del tuo stile e della tua musica da quando hai iniziato nel 2015 fino a oggi?
Sono sempre io, ma sono maturato e con me anche i temi, i suoni. Sono dell’idea che quando fai musica è giusto anche adeguarsi alle novità che si vivono. Le ispirazioni di oggi non possono essere quelle di ieri, ma obiettivamente pure per un fattore anche anagrafico [ride]. Diciamo che è un’evoluzione molto naturale. Questo album è più “suonato”, c’è qualche cura in più nei dettagli. Ho mixato tutto con il mio stile classico in chiave rap-urban. Ti dirò, credo che l’evoluzione sia stata proprio questa: non cancellare niente, ma unire più aspetti inediti con le mie caratteristiche di artista rap.

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Intervista

FRANCESCO KAIRÒS CI RACCONTA “IERI, OGGI, DOMANI”: “Questo singolo vuole essere un ritorno all’essenza della mia musica”

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Tutti noi abbiamo un passato che spesso ci torna in mente, quei ricordi che non siamo disposti a dimenticare, quella persona che ora vive nel nostro “ieri” ma che speriamo, prima o poi, di rincontrare, magari anche per caso, attraversando la strada o camminando su un marciapiede in un pomeriggio apparentemente come gli altri. 

Allo stesso tempo, tutti noi siamo quotidianamente accompagnati dai sogni, dall’immagine di quello che sarà il nostro futuro, e tutti siamo impegnati, ogni giorno, nel vivere il nostro presente. Arricchito da una sfumatura più sentimentale, e raccontato tramite la metafora di una storia d’amore, potremmo dire che sia questo il concept da cui prende vita “Ieri, Oggi, Domani” il nuovo singolo di Francesco Kairòs disponibile su tutti i ditigal stores per Similax Records e Believe Italia.

Francesco Kairòs, già co-autore di brani di Annalisa, Arisa, Ludwig, Anna Tatangelo e altri, torna con un brano avvolto di speranza e consapevolezza che ci trascina alla scoperta della cifra stilistica del suo universo musicale.

Chi meglio di lui poteva raccontarci “ieri, oggi, domani”? Noi di Honiro Journal lo abbiamo intervistato!

Spesso ci ritroviamo immersi nei ricordi o negli obiettivi che vogliamo raggiungere nel futuro, a volte, paradossalmente, dimenticandoci di vivere il presente. Come pensi potremmo imparare a capire quanto sia prezioso l’oggi?

Sicuramente ciò che è stato ieri, quindi metaforicamente il passato, delinea una traccia. Sapere da dove veniamo e dove vogliamo arrivare, quindi il futuro, è un concetto che ho sviscerato non solo in questo singolo, ma anche nei miei progetti precedenti. Personalmente rifletto spesso sul passato per riuscire a captare dalle esperienze trascorse degli strumenti o degli insegnamenti da poter utilizzare per migliorare il presente e il futuro, credo infatti che quest’ultimo non sempre si possa prevedere, ma di sicuro si possa costruire. Il brano è caratterizzato proprio dal concetto appena citato, raccontato con un taglio molto più relazionale e sentimentale.

All’interno del brano si possono scorgere molte sfumature di vita quotidiana, come il rivolgere un semplice “ciao” a qualcuno a cui vogliamo bene. Quanto la quotidianità, il tuo vissuto e in generale le esperienze che hai sperimentato in prima persona influenzano la tua musica?

La quota autobiografica è sempre molto presente nei miei brani, la quotidianità e il mio vissuto sono senza dubbio tra le principali fonti d’ispirazione per i miei progetti artistici. Credo che la musica non debba avere l’arroganza di voler spiegare agli altri cosa sia la vita o come dovrebbero viverla. Preferisco possieda quella sensibilità che permetta, tramite quest’arte, di raccontare esperienze vissute in prima persona. I piccoli gesti quotidiani, che possono essere un semplice saluto o il percorrere un tratto di strada insieme, nascondono un significato molto più ampio, molto spesso infatti utilizzo queste immagini nei miei brani in modo metaforico, per suscitare emozioni specifiche.

Tra le strofe di “Ieri, Oggi, Domani” si può anche ascoltare un “come stai?”. Anche questo probabilmente rappresenta un piccolo gesto che però, in periodi frenetici come il giorno d’oggi in cui si è un po’ persa l’abitudine di interessarsi agli altri, risulta un’accortezza preziosa. Come stai in questo momento della tua carriera?

Sto bene, grazie. Questo mio progetto arriva dopo tanti anni di dietro le quinte, di autorato e di scrittura per terzi. Il desiderio che mi ha portato a dar vita ad una dimensione musicale completamente mia deriva dalla necessità di stare bene, di essere felice ed emotivamente coinvolto nei messaggi che voglio trasmettere. Questo singolo è quindi a tutti gli effetti un ritorno all’essenza della musica, volevo metaforicamente tornare a quella passione, spontaneità e urgenza espressiva di quando ho cominciato a scrivere. Credo che le canzoni siano come delle fotografie, magari sono un perfetto ritratto di un periodo della propria vita ma dopo anni ci si accorge che attualmente quel racconto non ci non ci rappresenti più, nonostante questo però, rimane pur sempre un tassello fondamentale di quel rullino che è la propria vita.

Questo singolo trasmette proprio l’idea del tempo che passa, del susseguirsi di giorni e forse anche dell’imprevedibilità e le sorprese della vita. In tutto questo mutamento e in tutti questi cambiamenti, c’è una caratteristica, un fondamentale o un aspetto della tua musica che sai che, nonostante trascorrano gli anni, rimarrà per sempre simbolo della tua identità artistica?

Bella domanda, credo di riuscire a distinguere perfettamente le varie fasi che hanno attraversato la mia carriera musicale e i miei relativi cambiamenti personali o periodi di vita. Onestamente però, non mi sono mai soffermato sul pensare se, tutti questi passaggi emotivi e artistici, potessero essere legati da un fil rouge. Sicuramente tra il Francesco che anni fa ha iniziato rappando e muovendo i primi passi nel panorama musicale e il Francesco di ora, possiamo identificare come comune denominatore l’impronta riflessiva. Penso di non aver mai scritto testi particolarmente leggeri quindi, nonostante il mio approccio alla scrittura sia cambiato nel corso degli anni, credo che la quota conscious rimarrà sempre parte della mia personalità musicale.

Ti va di anticiparci qualcosa riguardo il tuo domani? Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?

Sto già lavorando al nuovo brano, che vedrà la sua pubblicazione con l’inizio del nuovo anno. Sicuramente c’è anche la volontà di dedicarmi ed iniziare a lavorare anche ad un progetto artistico più grande. Per ora sono felicissimo di comunicare tramite la musica, credo sia questo l’aspetto più importante.

Solitamente prima di concludere le interviste domando sempre se c’è qualcosa che non ti ho chiesto che ci tieni particolarmente che i nostri lettori sappiamo su di te, sulla tua musica, sui tuoi progetti… 

Anticipo che da Roma arriveranno presto molti nuovi progetti, sia da parte mia sia da parte degli artisti, producer e team con cui collaboro e con cui condivido la stessa visione stilistica.

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