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Intervista

Guido Cagiva ci racconta il suo album “MITO”: “Grazie alla solitudine ho trovato la mia identità”

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Il nuovo progetto di Guido Cagiva “MITO” (Asian Fake/Sony Music Italy) è un album generazionale, fuori ovunque da venerdì 10 giugno.

Un racconto, di sogni possibili e altri impossibili, di ingiustizie sociali e rivalsa collettiva, con riferimenti specifici e fotografie della realtà che lo circonda. L’artista ha infatti la capacità di fare sue le immagini che ha ben salde nella mente e raccontarle legandole in maniera indissolubile alla sua musica. Creando così un intreccio di melodie e armonie che abbracciano l’ascoltatore.

All’interno di “MITO” di Guido Cagiva troviamo le collaborazioni con INOKI e NERONE. Entrambi i rapper infatti, sin da subito hanno manifestato la loro stima nei confronti di Guido credendo e supportando il suo progetto.

Guido Cagiva ha raccontato a noi di Honiro Journal questo suo nuovo album “MITO”!

Questo progetto si intitola “MITO”, come mai la scelta proprio di questo nome? Cos’è un mito per te?
La scelta del nome, come spesso accade nella realizzazione dei miei progetti, è stata cronologicamente l’ultima decisione presa. “Mito” è un album in cui parlo della mia generazione e della mia adolescenza, questo titolo vuole quindi essere una rappresentazione, una metafora, per raccontare i miti che avevamo da piccoli, dal mito dei calciatori a quello di qualsiasi altro personaggio che ci ha particolarmente ispirato nella nostra infanzia.

Importante all’interno del disco è anche, ad esempio, il mito del nostro amico più grande, il racconto di quella persona che ci ha lasciato tanto, che ci ha insegnato a vivere, che ci ha fatto compiere i primi sbagli e ci ha mostrato come non commetterli più. Con la parola “Mito” quindi, si intende qualcuno che ci ha fatto crescere, qualcuno che è stato, fisicamente o non, parte integrante della nostra vita, la figura alla quale ci siamo ispirati per diventare ciò che siamo adesso.

Guido Cagiva, all’interno di “MITO” troviamo le collaborazioni con Inoki e Nerone, cosa vi ha legato particolarmente nella realizzazione di questi brani?
Senza dubbio, ci ha unito molto il rap. Entrambe infatti sono tracce molto rap e molto hip hop, e considero loro due veri e propri re della scena. Con Inoki ci siamo incontrati più volte, sia in studio sia a vari eventi, e con il tempo si è instaurata tra noi una stima artistica reciproca. Ci eravamo quindi ripromessi di lavorare assieme ad una traccia e per me è stata una felicità indescrivibile, oltre all’aver legato con lui come persona, anche aver avuto una sua strofa all’interno di questo mio progetto.

Nella serata in cui ho aperto il live di Inoki inoltre, Nerone era nel backstage. Così ci siamo presentati, ci siamo rincontrati casualmente tempo dopo, quando io stavo per chiudere il disco e ho pensato che lui potesse essere la persona perfetta per una strofa all’interno dell’album.

la zona di casa è casa per me”
Questo progetto è un album generazionale che vuole parlare proprio a chi lotta ogni giorno per rendere i propri desideri realtà, cosa significa per te sentirti a casa e quanto è importante casa per realizzare i propri sogni?
Questa tematica è per me è un concetto molto importante e soprattutto piuttosto ampio. Credo che tutti dovrebbero avere la speranza di poter fare quello che vogliono fare nella vita anche a casa loro, anche nel posto dove sono nati, cresciuti e al quale, inevitabilmente, si è affezionati. Molti ragazzi invece, al giorno d’oggi, sono costretti a trasferirsi e realizzare i propri sogni in altre parti del mondo, dove le possibilità sono maggiori.

Questo pezzo infatti racconta una “giornata tipo” a casa mia. Un giorno d’agosto nel quale ci si diverte come ci si divertiva quando eravamo piccoli, spensierati, con il sorriso sempre in volto, un sorriso che sarebbe ancora più acceso se ci fosse la possibilità di realizzare i propri sogni nel posto in cui si è nati.

e ci siamo accontentati solo di avere un cuore”
Quanto è importante oggi giorno avere passione? Al giorno d’oggi avere un cuore significa aver raggiunto un traguardo?
Credo che il segreto sia nella ricerca di se stessi, che è importante quanto cercare costantemente le persone giuste da avere al nostro fianco nella vita. Nel brano racconto di tutta quella gente a cui, nonostante ciò che ha dovuto passare e superare nella vita, un cuore è rimasto. Con l’immagine del cuore voglio intendere anche, moralmente, un obbiettivo raggiunto o da raggiungere.

Spesso infatti, anche se non hai attualmente nulla in mano o non si ha ancora concretizzato quello che vorremmo diventasse realtà, si continuare a sperare di, un giorno, raggiungere quell’obiettivo. In un mondo che spesso, ormai, pensa solo e soltanto in modo razionale è difficile riuscire a trovare persone che hanno il coraggio di vivere un po’ di più con il cuore.

ma poi eravamo già grandi
se si cresce solo con gli sbagli”
Come possiamo affrontare gli sbagli in modo non del tutto negativo, pensando che proprio questi ci porteranno a crescere? Secondo te ormai ci si approccia in modo sbagliato agli sbagli?
Penso che a livello di società ci si approcci in maniera sbagliata agli sbagli. Spesso infatti non si comprende che molte persone intraprendono quella che per molti può essere “la strada sbagliata” solo perché non si hanno altre possibilità, solo perché quella scelta è dovuta e non si potrebbe fare altrimenti.

Gli sbagli sono qualcosa di comune a tutti, essendo questo un album che racconta la mia adolescenza e si focalizza anche sul racconto dei miei primi errori, volevo puntare il riflettore anche sulla tematica di come, mentre li si sta commettendo, spesso non ci si accorge di star sbagliando. La consapevolezza di aver sbagliato, di essere diventato grande e di essere cresciuto arriva solo dopo l’errore, e spesso grazie all’aver commesso degli sbagli.

Oggi la gioia è rara ed il dolore di casa
ma sappiamo che chi cade prima o poi si rialza”
Come potremmo invertire questa situazione? Fare in modo che la felicità diventi più di casa rispetto al dolore?
Quando eravamo più piccoli la gioia era di casa, ma era una felicità che comunque, in un certo senso, cresceva in mezzo a delle sofferenze, sofferenze di cui, però, da piccoli ancora non ci rendevamo conto.

Quando si cresce invece, spesso si è immersi nelle problematiche del mondo degli adulti dove è difficile gioire come si gioiva a sedici anni. Considero infatti questa età come il periodo delle prime volte. Come il momento in cui si assapora la felicità pura, quella che deriva dallo scoprire cose nuove, dall’essere affascinati da tutto. Attualmente invece si considerano scontate molte cose e ci si concentra sui problemi reali, le bollette, il lavoro, la casa, non c’è più la spensieratezza di una volta perché abbiamo perso la capacità di essere sorpresi dalle cose belle del mondo.

ed io ancora che mi chiedo chi sono”
L’importanza di avere una propria identità e di trovare una propria identità, come si fa a capire chi siamo nella vita? Ti va di raccontarci qual è stato il percorso che ti ha portato a scoprire la tua identità?
Ad un certo punto della mia vita ho iniziato a pormi molte domande su me stesso. Sapere e riuscire a capire chi sei non è mai facile. La ritengo una ricerca costante. Questo è uno dei motivi per il quale nelle mie tracce, ad esempio, è spesso presente il tema del dubbio, dell’ignoto, dell’imparare sempre dalle situazioni nuove, del capire come rialzarsi dopo essere inciampati.

Personalmente, per scoprire la mia identità, mi ha aiutato molto la solitudine. Penso che si debba infatti cercare di conoscere se stessi prima di poter imparare a conoscere anche tutte le persone che ci circondano. Capire la vera identità di chi ci sta a fianco è poi un’altra bella sfida!

Guido Cagiva, “MITO”, come abbiamo detto prima, è la storia di un ragazzo e dei suoi sogni. Partendo dai desideri che voleva realizzare da piccolo a poi quelli adolescenziali. Ti andrebbe di anticiparci quali sono i tuoi sogni per il futuro, i tuoi obiettivi in campo musicale?
Sicuramente il primo obiettivo è quello di continuare a fare musica senza fermarmi. Avere tutto il tempo per studiare musica e mi piacerebbe anche compiere dei passi avanti e approfondire quello che è il mondo della produzione.

Ho molti progetti in testa, il primo di questi è appunto riuscire ad assaporare al cento per cento la mia passione. Ho imparato con il tempo che i sogni impossibili non sono impossibili, semplicemente sono realizzabili passo passo. Cerco quindi di non proiettarmi troppo nel futuro, pensando che le aspettative alte vanno bene, ma assieme alla consapevolezza che si raggiungono con il tempo.

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