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Intervista

HALE ci racconta “Perdere Tutto” : “La musica sono tutte le lacrime che non ho mai versato”

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“PERDERE TUTTO” (Abr Records “Label & Management”), è il nuovo brano del cantautore HALE.

Questo singolo è un’intensa ballad caratterizzata da un forte crescendo musicale ed emotivo che racconta la sensazione di quando perdi tutto quello che si ha sempre avuto e al quale, tantissime volte, ci aggrappiamo per sopravvivere.

Noi di Honiro Journal abbiamo incontrato Hale che ci ha raccontato come sia nato questo pezzo, cosa voglia trasmettere e a chi sia rivolto.

Ciao Hale, sappiamo che il tuo nome d’arte è un acronimo, precisamente significa “Ho Ancora Libera Essenza”. Ti va di partire proprio da qui, spiegando ai nostri lettori cos’è per te l’essenza, qual è la tua essenza e quella della tua musica?
L’acronimo HALE, che significa appunto “Ho Ancora Libera Essenza”, è nato dopo un periodo particolare della mia vita, ho scelto questo nome dopo essere uscito da un momento un po’ difficile. Come dico sempre e come dirò anche all’interno del disco che è in lavorazione e vedrà la luce a breve, ho fatto a pezzi il mio nome Pasquale e ci ho messo di mezzo un respiro. Questa H infatti è un po’ un sospiro di sollievo, nella pronuncia non va poi considerata, il nome si legge “Ale” proprio come se non ci fosse.

Ho Ancora Libera Essenza perché credo che sia il senso stesso di fare musica, la libertà di esprimersi senza sottostare troppo alle logiche di un mercato che oggi è diventato sempre più frenetico, quindi avere ancora libera essenza, per me, è proprio il movente di fare musica. Io faccio musica spinto dalla purezza e dalla creatività di farla, poi saranno gli altri ad inserirla in un filone, in un genere.

“Perdere Tutto” è indubbiamente un brano molto intenso, Hale vuoi raccontarci cosa significa questo singolo per te?
Questo singolo è sicuramente un’opportunità di rinascita, rappresenta un punto di partenza completamente nuovo. Significa lasciarsi il passato alle spalle, discografico ma anche di vita, ed iniziare un nuovo percorso. Perdere tutto per poter ricominciare, perdere tutto per tagliare i legami sbagliati e soprattutto ripartire, sperando di poter brillare più forte di prima.

Hale, All’inizio di “Perdere Tutto”, canti la parola “Oltre”, un termine con un significato profondo che, però, non è più molto usato perché spesso la gente non osa più andare oltre, tende a conformarsi sempre di più. Perché secondo te, al giorno d’oggi molte persone si limitano al primo impatto, all’apparenza senza andare oltre? Questo oltre che tu citi, che significato ha?
Questo oltre si riferisce ad un disco del 1990 che si chiama “Oltre” di Baglioni. Un album che ha segnato il mio modo di pensare. Penso che la gente, spesso, non vada più oltre perché purtroppo oggi siamo appiattiti, ci stanno abituando al dolore.

Le persone prendono le cose un po’ come vengono, sono pochi quelli che poi si preoccupano di vedere cosa c’è al di là. Si va poco oltre perché forse fa anche un po’ paura. Nel mio singolo racconto di voler andare oltre il limite ma poi purtroppo il limite esiste perché qualcuno lo ha messo.

Andare oltre, scoprire il mondo, non sempre fa piacere ma è anche vero che può portare ad una consapevolezza maggiore di noi stessi. Alla fine andare oltre è una scelta personale, che a volte comporta anche rischi, ma che poi magari può condurci a raggiungere i nostri obiettivi.

“Per tutte le volte che piangere Sarebbe stato il rimedio più onesto” Hale, in “Perdere Tutto” citi le lacrime, il pianto, secondo te ormai ci si sente fuori contesto nel mostrare il proprio dolore, la propria sofferenza? La musica è un modo per comunicarlo?
Penso che la musica sia piangere senza piangere, un pianto senza le lacrime. Penso sia ciò che permette di tirar fuori il dolore e farlo nel modo più intenso ma anche naturale e spontaneo possibile. Quando ci si lascia andare ad un pianto solo una parte del dolore va via, il restante si rifugia dentro la musica perché lei ha la capacità di portar via la sofferenza alla quale le lacrime non arrivano.

Nel tuo singolo, spicca questa frase “Per chi ogni mattina si guarda allo specchio E ogni volta si sente morire” Con queste parole lo specchio vuole cercare qualcosa di interiore mentre oggi, spesso, lo specchio viene usato per rispecchiare l’apparenza, l’esteriorità. In questa canzone, lo specchio è un viaggio introspettivo?
Lo specchio è il viaggio del pensiero, lo specchio comunque, ogni mattina, si vede un po’ più vecchio e speriamo anche più saggio. Chiaramente poi, è quasi sempre un arma a doppio taglio, perché c’è anche chi dello specchio fa il suo mostro. Io ho scritto questa canzone per chi si sente diverso, non accettato, escluso e soprattutto incompreso.

L’incomprensione è molto probabilmente un sentimento a cui voglio dare spazio, un aspetto fondamentale del messaggio che voglio portare avanti con la mia musica. Questo singolo è stato scritto proprio per chi ogni mattina si guarda allo specchio e si sente morire finché non capisce che lo specchio deve essere un amico, un alleato, per farci guardare indietro con nostalgia ma anche con gioia.

Hale, il voler nascere altrove, in un altro universo, è sicuramente un aspetto che emerge in “Perdere Tutto”. Ti senti appartenere ad un altro mondo? E’ un tuo modo di comunicarci che ti senti distante dalla tua generazione?
Assolutamente, io scrivo le mie sensazioni. Le mie emozioni vengono messe su carta e io voglio essere per qualcun altro la persona che avrei voluto io avere accanto in molti momenti. Spesso nella musica si trova un confidente, qualcuno che ti capisce senza conoscerti. Questa è la magia della musica, lei ha il dono di curare i mali dell’anima se fatta in modo autentico.

“Volevo cogliere un fiore senza Sentirmi diverso” Il sentirsi diverso, può essere visto come una forza?
Assolutamente, il cogliere un fiore nella mia metafora è un atto quasi rivoluzionario. Cogliere un fiore può anche essere visto come un atto di fragilità, di debolezza, ma alla fine è il senso di questa canzone. Io, questo singolo, l’ho scritto per me stesso in primis. Ed è un avvenimento abbastanza raro, perché io solitamente scrivo per gli altri. Questo brano invece, l’ho posato su carta per me, perché erano le parole che io stesso sentivo il bisogno di gridare, di cantare. E’ stata un’esigenza catartica di fare un piccolo bilancio di me stesso.

Agli autori, accade spesso di rivedersi nelle parole degli altri, quando però viene a mancare il fatto di rivedersi nei testi altrui, la cosa bella che abbiamo noi che scriviamo le canzoni è che possiamo scrivercele da soli. E quindi chiudiamo lì le nostre sensazioni. Le emozioni che, quando vagano nella stanza in cerca di una forma e di un nome, diventano fastidiose. Nel momento in cui riusciamo ad inchiodarle su carta, dando loro un nome e una forma, queste emozioni smettono di tormentarci. Poi la cosa bella è che siamo esseri umani, condividiamo quanto meno le stesse intuizioni. Battisti cantava “capire tu non puoi, chiamale se vuoi emozioni” questa è una frase che penso nessuno possa contraddire. Io posso provare un particolare sentimento, ma non è detto che qualcun altro possa capire esattamente ciò che sto provando in quel preciso momento. Però, credo almeno le intuizioni siano le stesse.

Essendo esseri umani, abbiamo delle intuizioni pure con cui vediamo il mondo quindi non è così raro che, in parole che scrivo io, possa rivedersi qualsiasi altra persona, questo è il bello della musica e di condividere la musica.

“Tra tutti i tuoi sogni distrutti, Se non c’è speranza di verità” In un momento come questo dove ci sono tanti sogni distrutti, tu la speranza dove la trovi? Attraverso la musica? Questa canzone vuole dare speranza?
Soprattutto in questo periodo ci sono molti sogni distrutti, ma dobbiamo sempre ricordarci che proprio dopo la peste c’è stato il rinascimento, quindi mi auspico che dopo questo momento, dopo ciò che stiamo vivendo, ci sia una rinascita. Spero si possa tornare il prima possibile ad una normalità che, fino a poco tempo fa, consideravamo scontata. Ma, ora che non c’è più, desideriamo quella quotidianità più di ogni altra cosa. Abbiamo imparato a dare importanza alle piccole cose, all’abbraccio di un amico.

Il mio singolo vuole assolutamente trasmettere speranza. Questo brano, al contrario di quanto di possa pensare leggendo il titolo, racchiude un messaggio positivo. Perché, come dico sempre, prepararsi a perdere tutto poi non vuol dire effettivamente dover perdere tutto. La forza la si trova portando avanti il sogno e spingendo avanti il cuore, contro tutte le difficoltà che incontriamo. Perdere tutto, sì. Ma farlo a testa alta. Come diceva uno dei miei miti, la persona grazie alla quale mi sono avvicinato alla musica, ovvero Baglioni, “Spingi sempre avanti il cuore ed il lavoro duro” Questo è un po’ il mio mantra di vita, “La vita è Adesso” quindi fallo subito.

“E ritorna a brillare più forte di prima”. “Perdere tutto” ma, Hale, come ritorna la voglia di riprendersi tutto?
Perdere tutto proprio per ripartire, un altro messaggio cardine di questo singolo è tagliare i legami sbagliati. Tagliare i legami sbagliati è la cosa che più ci può avvicinare ad un nuovo percorso, con nuove speranze.

Hale, nel videoclip di “Perdere Tutto” vediamo un pianoforte in fiamme, ovviamente un forte significato simbolico. Ti va di raccontarci da dove nasce l’idea di questo videoclip?
Lo spazio desolato e abbandonato che si può vedere nel video l’ho sognato poco prima del lockdown dello scorso anno e lo abbiamo cinematograficamente riportato in una fabbrica abbandonata. La metafora del pianoforte che brucia, invece, vuole rappresentare il mio percorso musicale fino a qui. Un cammino che, proprio come la vita stessa, è fatto di alti e bassi, di momenti in cui ti domandi se e dove ti porterà davvero da qualche parte.

L’idea di questa immagine è nata in studio con Marco Zangirolami, che ha prodotto la canzone. Lui ha iniziato a raccontarmi degli aneddoti e mi ha spiegato come sia nata “La Fine” di Nesli che ha prodotto lui stesso. Questo brano, a mio parere oggi è uno dei capolavori della musica contemporanea. Mi ha detto che tutto era partito da una voce a cappella solitaria. Praticamente Marco si ritrovò con un suo vecchio pianoforte verticale piuttosto scordato e che mostrava i segni del tempo. E, mentre le parole di Nesli scorrevano solitarie, lui le ha accompagnate con questo vecchio pianoforte.

Così, ho pensato che forse non fosse il caso di perseguire forzatamente un senso di perfezione a tutti i costi, essere sempre impeccabili in tutto. Da qui è nata l’idea di un pianoforte in fiamme. Non solo nel videoclip, ma anche nella traccia audio stessa un po’ si sente, volutamente, lo scricchiolio del legno di questo pianoforte avvolto dal fuoco.

Sappiamo che molti video su Tik Tok utilizzano “Perdere Tutto”, il videoclip su YouTube ha raggiunto mezzo milione di views e su Spotify ha totalizzato 100 mila stream, Hale, ti aspettavi questi numeri?
A parer mio, è sempre giusto avere delle aspettative. Al contrario, non è giusto buttare via un brano senza che ci sia un piano per fare in modo che possa arrivare a più persone possibili. Perché penso che, probabilmente, sia proprio la condivisione il senso dell’arte e della musica stessa. Altrimenti i brani, possiamo tenerli per noi, possiamo fare musica nella nostra cameretta. Il fine della musica è proprio poterla far arrivare a più persone possibili, anche dal vivo quando si potrà, sperando di ripartire presto.

Delle aspettative le nutrivo, ma un po’ come tutti, sarebbe ipocrita dire il contrario. Poi è chiaro, si può sempre migliorare. La strada è sempre in salita però un percorso è fatto anche di questo, di lavoro duro, impegno affinché la musica possa arrivare ai cuori delle persone.

Hale, noi di Honiro Journal ti ringraziamo per averci accompagnato in questo viaggio all’interno dei tuoi pensieri e della tua musica!
Grazie a voi, un saluto a tutti i lettori di Honiro Journal!

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Intervista

PAOLA PIZZINO CI RACCONTA IL SUO SINGOLO “LOGICO”: “A VOLTE LASCIARE ANDARE SIGNIFICA AMARE DAVVERO”

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Dopo aver aperto concerti di artisti come Diodato e Max Gazzè e dopo un intenso percorso di performance live, è disponibile dal 14 dicembre su tutti i digital stores “LOGICO”(Macro Beats/distribuito da Artist First) il singolo d’esordio di PAOLA PIZZINO.

Disponibile anche in versione unplugged, “LOGICO” è un brano che si disegna tra la consapevolezza di voler abbandonare ciò che non è più razionale e la speranza di trovare riparo nel futuro.

Chi meglio di PAOLA PIZZINO poteva raccontarci questo brano? Noi di Honiro Journal l’abbiamo intervistata!

Essendo il tuo primo brano, non posso non chiederti da dove abbia preso vita l’ispirazione per questo titolo

La canzone si chiama “Logico” ma, in realtà, nel ritornello io dico “non c’è niente di logico” e forse è proprio in questo che risiede l’intero senso del brano. Infatti, se da sempre, nella vita, cerco di mantenermi più logica possibile, estremamente razionale nelle mie relazioni interpersonali, poi nella realtà esiste anche una mia parte irrazionale, illogica. Questo ossimoro nel titolo quindi, ripensandoci, è nato proprio spontaneamente.

Questo singolo rappresenta il tuo esordio ma sappiamo che, in realtà, tu hai alle spalle già molte performance dal vivo. Essendo reduci da un periodo in cui, purtroppo, durante la pandemia gli artisti emergenti hanno potuto esordire solo in digitale, cosa differenzia invece l’esordio di chi ha potuto prima esibirsi live? Che bagaglio di emozioni ha chi esordisce direttamente dal vivo?

È una domanda importante. Spesso mi è stato chiesto “come ti senti ora che è uscito il singolo?” e la mia risposta a questa domanda è che sono veramente felice, soprattutto perché finalmente tutte le persone che durante i live mi chiedevano dove potessero ascoltare i pezzi ora li potranno trovare anche in digitale. Il mio esordio quindi, per me, ha significato rispondere a questa domanda del mio pubblico. Onestamente però, allo stesso tempo, quando si parla di stream, di digital stores, avverto quanto mi manchi un po’ quella concretezza, quell’aspetto a cui i live mi avevano abituata maggiormente. Spero quindi vivamente che questi numeri si trasformino in un’esperienza dal vivo sempre più importante e sempre più bella.

Mi è piaciuto molto “LOGICO” versione unplugged perché, metaforicamente, oltre che un brano in acustico, mi è proprio sembrata la ricerca di un’autenticità particolare. Quanto è importante per te, nella musica ma anche nella vita in generale, avere il coraggio di mostrare la propria vera essenza?

Sono una persona a cui, da sempre, è piaciuto impegnarsi in tantissime cose, allo stesso tempo cerco sempre di essere credibile in tutto ciò che faccio. Credo che il segreto per essere autentici, paradossalmente, sia proprio non pensarci, non costruire nulla. Anche nel mondo musicale, ho sempre detto che per me tutto ciò che ruota attorno ai singoli ha un’importanza minore, è la concretezza che mi importa, esattamente come credo che, nella vita di tutti i giorni, sia la personalità ad essere il fulcro. Credo sia inutile costruire qualcosa che nella realtà non esiste, piuttosto conviene essere sinceri fin dall’inizio, imparando anche a spogliarsi dei filtri per essere credibili.

Dopodiché’ riprendo la vita che dico di volere, di meritare, così mi lascio andare, così ti lascio andare”. In che modo credi si possa comprendere, come racconti tu in questo brano, che amare una persona, a volte significhi proprio lasciarla andare?

Penso che logico racconti una storia che non era destinata a sopravvivere al tempo. Ancora oggi voglio bene a questa persona, siamo ancora in contatto e credo che sia stata proprio la nostra sincerità a portarci a compiere la scelta di lasciarci, la nostra decisione di guardarci negli occhi e raccontarci cosa, secondo noi, non funzionasse più. Lui ha dato le sue ragioni, io le mie, e credo che logico sia esattamente la narrazione della mia versione: io con lui ho avuto difficoltà a sentirmi me stessa, e quindi anche a lasciarmi andare. In questo singolo credo si possa anche scorgere una sfumatura di rabbia, ma anche il desiderio di essere felici e di andare avanti. Rispetto e fiducia credo siano stati gli elementi chiave per comprendere che lasciarsi andare fosse la soluzione migliore per dimostrare di volersi bene davvero.

Riempie un album di foto che mi dice chi sono io”. Quanto secondo te è difficile al giorno d’oggi trovare la propria identità, sia nel mondo musicale sia nella vita di tutti i giorni?

L’album che cito all’interno del singolo, effettivamente esisteva davvero. Avevo iniziato a raccogliere le fotografie di tutto ciò che consideravo un mio difetto e avevo intitolato questo album “accettati”. A distanza di anni, sempre come racconto nel brano, l’ho eliminato. Solo però dopo questo processo, solo dopo l’aver accettato i miei difetti, ho iniziato a trovare una mia identità, ad essere semplicemente me stessa, ho quindi iniziato a pensare che in qualsiasi occasione, sia nel mondo musicale, sia nella vita di tutti i giorni, non avrei mai voluto costruirmi un personaggio.

Nella cover del brano possiamo notare questa bruciatura, la carta quasi mangiata dal fuoco. Ti va di raccontarci come è nata l’idea dell’artwork?

Ci siamo mantenuti il più possibile minimal, sia io sia Macro Marco sia Alberto DeSeta che è il creatore dell’artwork. Siamo persone con questa determinata impronta anche nella vita, siamo fan della semplicità, “less is more”, come si dice. Quando mi hanno proposto questa cover ho detto subito di sì, con questa particolarità della sigaretta spenta sul titolo del brano che io ho interpretato come quel dettaglio che forse rende meno perfetto il tutto ma sicuramente più autentico.

Essendo questo singolo solo il primo passo di un viaggio appena cominciato, ti va di anticiparci qualcosa sui tuoi progetti futuri, sui tuoi obiettivi?

Non vedo l’ora di quello che sarà, siamo in fase di trasformazione, abbiamo già altri progetti pronti e sicuramente farò uscire alcuni degli altri brani che ho sempre suonato live. Spero di arrivare a tanti!

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Intervista

Gianni Bismark racconta il nuovo album “ANDATA E RITORNO”. Tra i feat Noyz Narcos.

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Gianni Bismark torna sulla scena con il suo quarto album, “ANDATA E RITORNO”, disponibile da oggi su tutte le piattaforme digitali.

L’album è suddiviso in due parti: “ANDATA” e “RITORNO“. La sezione “ANDATA” presenta tracce come “Vita Mignotta” e “Parliamo delle stesse cose” con BRESH, mentre la sezione “RITORNO” include brani come “Te famo scuola” con NOYZ NARCOS e “Er Magico”. Il percorso musicale di Gianni Bismark si completa con la title track “Andata e Ritorno”. Una partecipazione straordinaria ha arricchito il progetto, quella di Alex Britti alla chitarra nel brano “Panni di un altro”.

“ANDATA E RITORNO” è il suo modo di trasportare i fan verso qualcosa di inedito, senza dimenticare le radici e abbracciando nuovi orizzonti. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere sulle tracce, lo stile ed i feat presenti nel nuovo progetto.

Il titolo “ANDATA E RITORNO” suggerisce un viaggio musicale attraverso due mondi, un ritorno in grande stile. L’album rappresenta il tuo presente, come ti senti ora come artista?
Non è mai facile auto-definirsi, sicuramente i miei fan e chi mi ascolta riescono a farlo meglio di me! In ogni caso avevo delle tracce pronte, tante. Il modo migliore per valorizzarle era dedicarmi ad un progetto in più parti. Volevo creare un mix tra la mia vena rap e quella del genere cantautoriale, senza cadere nel banale. Mi ero prefissato degli obiettivi un po’ più ambiziosi.

Hai scelto featuring molto interessanti per questo album, tra cui NOYZ NARCOS, BRESH, TIROMANCINO e NOEMI. Tutti artisti che hanno un vissuto musicale diverso tra loro. In cosa hanno arricchito te come artista?
Il bello di questi feat è che hanno lasciato tanto a me e al disco, spero che ascoltando le tracce passi questo messaggio. Da sempre la scelta dei miei featuring non è né casuale ne figlia di logiche di mercato. Dietro c’è stato un lavoro immenso, tanti momenti di confronto tra me e tutti gli artisti presenti. Un’empatia pazzesca, che ha raggiunto poi un bel livello di stima reciproca. Questo credo arricchisca pienamente un artista in generale.

Parlando del nuovo album hai dichiarato: “Non mi piace essere etichettato. A me piace fare musica e se un giorno mi esce una canzone diversa da quello che faccio la metto ugualmente nel disco.
Assolutamente e le confermo. Le etichette sono la cosa che meno sopporto. Sperimentare, cambiare, confrontarsi sono alla base della mia idea di fare musica. A maggior ragione, faccio fatica ad auto-definirmi.

“VITA MIGNOTTA” è il primo brano dell’album, perchè la scelta di uscire con questo singolo per dare il via al progetto?
Non capivo perchè, ma alcuni si aspettavano che tornassi con un album più pop e dalla vena esclusivamente cantautoriale. Questo singolo rappresenta in pieno il cantautorato-rap che dicevamo prima in tema di suono, perchè c’è sia quel richiamo al rap sia il mood cantautoriale. Volevo far capire da subito che sarebbe stato diverso dalle aspettative, che ero pronto a sorprendere con qualcosa di inedito, ma che nello stesso momento ricalcava tutte le sfaccettature del mio percorso come artista. Quindi si, “VITA MIGNOTTA” era il biglietto da visita perfetto.

Il brano “Panni di un altro” vede la partecipazione di ALEX BRITTI alla chitarra. Come è nata questa collaborazione e qual è stata l’esperienza di lavorare con un musicista del calibro di Britti?
Per me Alex è il miglior chitarrista di tutto il panorama musicale, sicuro al 100% di quello italiano. Non lo so, ha un modo di suonare che ti strega, qualcosa che secondo me non puoi definire del tutto. L’ho conosciuto per caso una sera insieme a Federico Zampaglione, mentre guardavamo Sanremo. Pare una cosa un po’ comica lo so [ride], però da li si è sviluppata una bella amicizia sfociata in una stima artistica. Quando ci sono tutti questi spunti, viene quasi naturale dare vita ad un pezzo insieme.

La tua musica ha spesso una forte connessione con Roma, tra l’altro con me giochi giochi in casa. Come la tua città natale continua a influenzare la tua musica?
Roma è tutto, ma questo lo sapete già e a quanto pare tu riesci a capirmi bene Fede [ride]. Roma mi accompagna passo passo, è la mia città, la mia compagna, la mia amica e sono fiero di averle dedicato una canzone in “ANDATA E RITORNO”. Perchè in questo album? Adesso era il momento giusto, la maturità giusta, le corse giuste per raccontare un amore diverso dal comune. Diciamo che il singolo per Roma, intitolato “La mia città”, è una punta di felicità che segna i due mondi presenti in tutto l’album.

E Noyz Narcos?
Un feat che credo sognavo da una vita. Un obiettivo ambizioso e una traccia che dovevo anche ai miei fan. Sono soddisfatto, ma anche felice di aver potuto lavorare con uno dei miei idoli. Per me è tra in singoli più significativi sia per una questione di affetto verso i miei ascolti, sia per la mia crescita come artista.

Questo è il tuo quarto album in carriera. Come descriveresti l’evoluzione del tuo stile e della tua musica da quando hai iniziato nel 2015 fino a oggi?
Sono sempre io, ma sono maturato e con me anche i temi, i suoni. Sono dell’idea che quando fai musica è giusto anche adeguarsi alle novità che si vivono. Le ispirazioni di oggi non possono essere quelle di ieri, ma obiettivamente pure per un fattore anche anagrafico [ride]. Diciamo che è un’evoluzione molto naturale. Questo album è più “suonato”, c’è qualche cura in più nei dettagli. Ho mixato tutto con il mio stile classico in chiave rap-urban. Ti dirò, credo che l’evoluzione sia stata proprio questa: non cancellare niente, ma unire più aspetti inediti con le mie caratteristiche di artista rap.

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Intervista

FRANCESCO KAIRÒS CI RACCONTA “IERI, OGGI, DOMANI”: “Questo singolo vuole essere un ritorno all’essenza della mia musica”

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Tutti noi abbiamo un passato che spesso ci torna in mente, quei ricordi che non siamo disposti a dimenticare, quella persona che ora vive nel nostro “ieri” ma che speriamo, prima o poi, di rincontrare, magari anche per caso, attraversando la strada o camminando su un marciapiede in un pomeriggio apparentemente come gli altri. 

Allo stesso tempo, tutti noi siamo quotidianamente accompagnati dai sogni, dall’immagine di quello che sarà il nostro futuro, e tutti siamo impegnati, ogni giorno, nel vivere il nostro presente. Arricchito da una sfumatura più sentimentale, e raccontato tramite la metafora di una storia d’amore, potremmo dire che sia questo il concept da cui prende vita “Ieri, Oggi, Domani” il nuovo singolo di Francesco Kairòs disponibile su tutti i ditigal stores per Similax Records e Believe Italia.

Francesco Kairòs, già co-autore di brani di Annalisa, Arisa, Ludwig, Anna Tatangelo e altri, torna con un brano avvolto di speranza e consapevolezza che ci trascina alla scoperta della cifra stilistica del suo universo musicale.

Chi meglio di lui poteva raccontarci “ieri, oggi, domani”? Noi di Honiro Journal lo abbiamo intervistato!

Spesso ci ritroviamo immersi nei ricordi o negli obiettivi che vogliamo raggiungere nel futuro, a volte, paradossalmente, dimenticandoci di vivere il presente. Come pensi potremmo imparare a capire quanto sia prezioso l’oggi?

Sicuramente ciò che è stato ieri, quindi metaforicamente il passato, delinea una traccia. Sapere da dove veniamo e dove vogliamo arrivare, quindi il futuro, è un concetto che ho sviscerato non solo in questo singolo, ma anche nei miei progetti precedenti. Personalmente rifletto spesso sul passato per riuscire a captare dalle esperienze trascorse degli strumenti o degli insegnamenti da poter utilizzare per migliorare il presente e il futuro, credo infatti che quest’ultimo non sempre si possa prevedere, ma di sicuro si possa costruire. Il brano è caratterizzato proprio dal concetto appena citato, raccontato con un taglio molto più relazionale e sentimentale.

All’interno del brano si possono scorgere molte sfumature di vita quotidiana, come il rivolgere un semplice “ciao” a qualcuno a cui vogliamo bene. Quanto la quotidianità, il tuo vissuto e in generale le esperienze che hai sperimentato in prima persona influenzano la tua musica?

La quota autobiografica è sempre molto presente nei miei brani, la quotidianità e il mio vissuto sono senza dubbio tra le principali fonti d’ispirazione per i miei progetti artistici. Credo che la musica non debba avere l’arroganza di voler spiegare agli altri cosa sia la vita o come dovrebbero viverla. Preferisco possieda quella sensibilità che permetta, tramite quest’arte, di raccontare esperienze vissute in prima persona. I piccoli gesti quotidiani, che possono essere un semplice saluto o il percorrere un tratto di strada insieme, nascondono un significato molto più ampio, molto spesso infatti utilizzo queste immagini nei miei brani in modo metaforico, per suscitare emozioni specifiche.

Tra le strofe di “Ieri, Oggi, Domani” si può anche ascoltare un “come stai?”. Anche questo probabilmente rappresenta un piccolo gesto che però, in periodi frenetici come il giorno d’oggi in cui si è un po’ persa l’abitudine di interessarsi agli altri, risulta un’accortezza preziosa. Come stai in questo momento della tua carriera?

Sto bene, grazie. Questo mio progetto arriva dopo tanti anni di dietro le quinte, di autorato e di scrittura per terzi. Il desiderio che mi ha portato a dar vita ad una dimensione musicale completamente mia deriva dalla necessità di stare bene, di essere felice ed emotivamente coinvolto nei messaggi che voglio trasmettere. Questo singolo è quindi a tutti gli effetti un ritorno all’essenza della musica, volevo metaforicamente tornare a quella passione, spontaneità e urgenza espressiva di quando ho cominciato a scrivere. Credo che le canzoni siano come delle fotografie, magari sono un perfetto ritratto di un periodo della propria vita ma dopo anni ci si accorge che attualmente quel racconto non ci non ci rappresenti più, nonostante questo però, rimane pur sempre un tassello fondamentale di quel rullino che è la propria vita.

Questo singolo trasmette proprio l’idea del tempo che passa, del susseguirsi di giorni e forse anche dell’imprevedibilità e le sorprese della vita. In tutto questo mutamento e in tutti questi cambiamenti, c’è una caratteristica, un fondamentale o un aspetto della tua musica che sai che, nonostante trascorrano gli anni, rimarrà per sempre simbolo della tua identità artistica?

Bella domanda, credo di riuscire a distinguere perfettamente le varie fasi che hanno attraversato la mia carriera musicale e i miei relativi cambiamenti personali o periodi di vita. Onestamente però, non mi sono mai soffermato sul pensare se, tutti questi passaggi emotivi e artistici, potessero essere legati da un fil rouge. Sicuramente tra il Francesco che anni fa ha iniziato rappando e muovendo i primi passi nel panorama musicale e il Francesco di ora, possiamo identificare come comune denominatore l’impronta riflessiva. Penso di non aver mai scritto testi particolarmente leggeri quindi, nonostante il mio approccio alla scrittura sia cambiato nel corso degli anni, credo che la quota conscious rimarrà sempre parte della mia personalità musicale.

Ti va di anticiparci qualcosa riguardo il tuo domani? Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?

Sto già lavorando al nuovo brano, che vedrà la sua pubblicazione con l’inizio del nuovo anno. Sicuramente c’è anche la volontà di dedicarmi ed iniziare a lavorare anche ad un progetto artistico più grande. Per ora sono felicissimo di comunicare tramite la musica, credo sia questo l’aspetto più importante.

Solitamente prima di concludere le interviste domando sempre se c’è qualcosa che non ti ho chiesto che ci tieni particolarmente che i nostri lettori sappiamo su di te, sulla tua musica, sui tuoi progetti… 

Anticipo che da Roma arriveranno presto molti nuovi progetti, sia da parte mia sia da parte degli artisti, producer e team con cui collaboro e con cui condivido la stessa visione stilistica.

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