Intervista
NAHAZE ci trascina nel suo nuovo singolo “KIDDO”: “Ho voluto raccontare il desiderio di essere amati”

Un sound travolgente, un forte richiamo alla musica mediterranea, un’alchimia di generi, dal flamenco alla taranta al pop. E’ proprio con questo ventaglio di contaminazioni stilistiche che NAHAZE, nel suo nuovo singolo “KIDDO” disponibile dal 19 luglio su tutti i digital stores (MilanoK3/Believe Music), sceglie di descrivere una tematica importante come quella delle relazioni tossiche.
All’interno delle strofe si percepisce come si intreccino tra loro diversi stati d’animo, dalla rabbia alla forza, dal desiderio di libertà alla speranza intrinseca di, prima o poi, essere amati davvero.
Chi meglio di NAHAZE poteva raccontarci “KIDDO”? Noi di Honiro Journal l’abbiamo intervistata!

Il singolo rappresenta un inno alla libertà, in particolare quella emotiva. Cos’è per te la libertà? Che valori ha e quali dovrebbero essere secondo te i suoi punti fermi?
Per me la libertà emotiva è intesa come il poter essere felici, indipendentemente da chiunque altro. Credo fermamente che il proprio benessere e la propria forza si manifesti anche nella possibilità di scegliere: scegliere di uscire, scegliere cosa indossare e molto altro. Purtroppo questo però non è sempre così scontato.
Il brano è un richiamo al celebre film di Tarantino “Kill Bill”, storia che racconta come Beatrix decida di cercare giustizia dopo che il suo ex marito aveva tentato di ucciderla perché non accettava di essere abbandonato. Secondo te, come si può accettare l’abbandono? Come si può comprendere che, molte volte, amare una persona significa anche lasciarla andare?
Secondo me accettare l’abbandono è chiaramente un processo molto difficile, allo stesso tempo però, chi amiamo, e in generale le persone, semplicemente non ci appartengono, non sono nostre, non sono “di proprietà”. Credo inoltre che, se si ama veramente qualcuno, l’unico e autentico desiderio che si possa augurare a quella persona sia il suo bene. Accettare l’abbandono quindi, penso sia proprio parte dell’amore. Le dinamiche tossiche secondo me sono un riflesso di come si ami più se stessi, di come ci sia una tendenza a non accettare la distanza dall’altra persona più per un proprio benessere che non per lo stare bene di chi si ha accanto.

Quanto è importante per te veicolare con la musica messaggi sociali importanti, come in questo caso? Qual è stata la scintilla che ti ha portato a parlare di questa tematica?
Ovviamente non è un obbligo, ma penso che sia importante trasmettere anche messaggi sociali tramite la musica. Credo inoltre che la musica sia un vero e proprio specchio di ciò che viviamo nella società, una conseguenza diretta. Non ho scritto questo brano pensando appositamente di voler trattare questa tematica, direi che sia stata più una necessità. Io, come tante altre persone, ho vissuto una relazione spiacevole. La forza e la rabbia che mi hanno portata a scrivere questo testo sono scaturite dall’aver riconosciuto le stesse dinamiche tossiche in altre coppie, ma anche nel vedere che il numero di femminicidi, nel 2023, sia aumentato in modo esponenziale.
NAHAZE, proprio a proposito di rabbia, in “KIDDO” affermi “la mia rabbia non ha paura”. Sappiamo che questo sentimento può essere distruttivo, ma anche estremamente costruttivo se veicolato nel modo giusto. Quale pensi possa essere, metaforicamente, l’arma vincente per uscire da una relazione tossica?
Un tassello fondamentale penso sia, senza dubbio, la consapevolezza. Essere consapevoli del circolo tossico in cui si è entrati è veramente difficile. La famiglia, gli amici, o più in generale le persone vicine possono aiutare, ma siamo noi stessi i primi a doverci volere bene, a doverci amare. Il primo passo quindi, potrei dire sia proprio rendersi conto della situazione che si sta vivendo. Anche superare la paura è un processo importantissimo, proprio per questo affermo “la mia rabbia non ha paura”, perché quando ti ritrovi in un loop simile nasce in te una tale rabbia che ti porta a pensare in primis all’amore per te stesso, smettendo di credere ai ricatti psicologici dell’altro. Ovviamente poi è prezioso l’aiuto di persone che ti vogliono bene, amici, cari, parenti che ti sostengono.
“il mio alterego è una donna amata”, qual è secondo te la dimostrazione d’amore più grande, la forma di rispetto che non dovrebbe mai mancare in una relazione?
In “Kiddo” ho provato a far percepire proprio questa richiesta, il desiderio di una donna di essere amata, perché credo che Beatrix non sia un personaggio del tutto negativo, penso presenti anche delle sfumature fragili e dolci. Reputo che la forma più alta dell’amore sia proprio il rispetto, il dare credito alla volontà, alle idee e ai pensieri dell’altro senza svalutarlo mai.

NAHAZE, i film di Trantino, tra i tanti aspetti, sono sicuramente caratterizzati da colonne sonore molto particolari, sono state proprio queste a influenzare la scelta dell’alchimia tra il genere flamenco, taranta e pop che troviamo in “KIDDO”?
Assolutamente si, ho riguardato il film proprio il giorno prima di andare in studio e ci sono state delle parti della colonna sonora che mi hanno proprio catturata. Ho pensato subito di ispirarmi a quel mood come reference per il brano, quindi sicuramente c’è una forte influenza, ma è anche una scelta pensata, allo stesso tempo infatti, questo sound rispecchia molto anche le mie origini.
Quale pensi potrebbe essere una sfumatura, un punto d’incontro tra la cinematografia di Tarantino e la tua musica? Ci sono altre tematiche di altri suoi film che potrebbero ispirare tuoi prossimi progetti?
Mi piace molto il fatto che lui divida tutto in capitoli, ognuno di questi con personaggi, immaginari e ambientazioni diversi, spontaneamente io faccio lo stesso all’interno dei miei progetti. Un altro punto d’incontro credo possa essere l’immediatezza, sono solita raccontare episodi o idee in modo diretto, uso sempre parole forti, proprio per veicolare in maniera efficace il messaggio che voglio trasmettere. Un’altra tematica di tarantino che potrebbe ispirarmi sarebbe sicuramente il concept de Le Iene, sarebbe molto interessante approfondire questa metafora adattandola al mondo musicale, l’essere tutti insieme, tutti uniti, l’uno per l’altro.
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