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Intervista

NASHLEY ci racconta il suo nuovo album “OSIRIDE”: “Non dobbiamo avere paura di essere noi stessi”

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E’ disponibile dal 4 Marzo “OSIRIDE” il nuovo album di NASHLEY con cui l’artista ci accompagna nella sua nuova dimensione musicale.

Amore, invidia, devozione, rinascita. I sentimenti si evolvono, mutano e molto spesso si confondono. In questo viaggio iniziato con i capitoli “SETH” e “ISIDE”, l’unica soluzione per NASHLEY per giungere al cambiamento è stata quella di passarci attraverso proprio come ha fatto OSIRIDElungo il Nilo.

13 le tracce che compongono il disco e che vedono la partecipazione di alcuni ospiti d’eccezione: da Fasma, Jake la Furia, IRBIS 37 a Tancredi e Anna Tatangelo, nomi di spicco della scena urban e pop italiana, a conferma del nuovo percorso di contaminazione di generi che NASHLEY ha deciso di compiere con “OSIRIDE”.

Chi meglio di Nashley poteva raccontarci il suo nuovo album “Osiride”? Noi di Honiro Journal lo abbiamo intervistato!

Nashley, tu stesso raccontiHo dovuto guardare in faccia l’inferno per imparare a vivere nel paradiso, Sono dovuto morire per rinascere, come Osiride”. Cosa ti ha ispirato particolarmente di Osiride tanto da sceglierlo come titolo del tuo album e cosa aiuta a rinascere?
Mi ha ispirato particolarmente questa leggenda egizia perché Osiride è il simbolo della rinascita. Questo mito ha diversi finali, ognuno sceglie di credere nella conclusione che più gli piace, io sono rimasto affascinato dalla versione in cui Osiride, dopo essere morto, rinasce in un fiore. Per poter rinascere, secondo me, è fondamentale sbagliare tanto, fare esperienza, commettere molti errori ma soprattutto capirli.

Spezza le catene, non ti fanno volare, non sai cosa ti perdi”
Quali sono, secondo te, le catene di cui oggi giorno dovremmo liberarci per poter poi finalmente volare?
Senza dubbio, una delle catene che dovremmo sciogliere in questo periodo sono i social. Probabilmente avremmo bisogno di staccarci un po’ da questa finzione, da questo mondo virtuale e iniziare a vivere di più la vita reale. Quando parlo di catene però, parlo anche di limiti in generale, limiti che per ognuno di noi sono diversi, perché ognuno ha i propri. Questo brano vuole ricordarci come la vita sia una sola. Se non si rischia adesso quindi, c’è poi il pericolo di non rischiare più o di non mettersi più in gioco perché poi, crescendo, arrivano le responsabilità.

E se non ci si libera delle catene da giovani sono tante le occasioni che si perdono. Questo è un concetto a cui sono molto legato, che infatti è ricorrente nel disco.

spogliamoci le armature”
Dove si trova il coraggio di togliersi l’armatura? Che consiglio daresti a tutti quei giovani che vorrebbero togliere i filtri, le maschere ma non ci riescono?
Un consiglio che mi sento di dare è quello di provare in tutti i modi ad essere noi stessi, senza avvertire continuamente il bisogno di cambiare per assomigliare agli altri. Ci sono tante persone che, in base a ciò che hanno davanti o in base alla situazione in cui si trovano, cambiano anche loro stessi, le loro idee, i loro pensieri. Secondo me invece, dovremmo conservare e tenere vivi i nostri principi e i nostri valori indipendentemente da ciò che abbiamo attorno.

Sicuramente un consiglio potrebbe essere quello di avere il coraggio di mostrarci per ciò che siamo ma soprattutto di non avere paura di essere noi stessi perché prima o poi incontreremo le persone che ci apprezzeranno per questo motivo. Chiaramente questo è un viaggio difficile e molto lungo, che si deve affrontare ogni giorno, passo dopo passo.

alla fine che cosa resta”
Quale messaggio vorresti rimanesse a chi ascolta questo album?
Fin dagli inizi ho fatto musica per me stesso ma, allo stesso tempo, mi è sempre piaciuto aiutare anche le altre persone. Vorrei semplicemente che, chi ascolta questo album, riuscisse ad immedesimarsi nei miei concetti, nelle mie frasi, nella mia musica adattandola al suo vissuto, alle sue esperienze e soprattutto che, indossando le cuffiette, si sentisse compreso e meno solo. Vorrei che, ascoltando i miei brani, le persone si sentissero capite. Proprio per questo preferisco raccontare le emozioni con una sfumatura generale, senza entrare troppo nello specifico o nel personale, in questo modo ci si può immedesimare più facilmente.

Tanti ragazzi mi scrivono ogni giorno che la mia musica li ha aiutati, che una particolare frase li ha colpiti o fatti sentire compresi e lo scopo di questo album è proprio questo!

E potrei perdermi, perdermi per trovarmi di nuovo”
Nel momento in cui ci perdiamo, come facciamo a ritrovarci?
Ci possiamo ritrovare solo ripercorrendo il tragitto che abbiamo fatto finora e capendo dove siamo inciampati, dove abbiamo sbagliato, rivivendo gli errori commessi per cercare di non farli più in futuro.

È solo che vorrei di più di quel lavoro standard
Di guidare una Panda e avere quattro figli a casa”

I giovani spesso si accontentano, c’è chi invece nella vita punta in alto, che consiglio daresti ai ragazzi per ritrovare una cosa che oggi giorno stiamo un po’ perdendo ovvero il sognare in grande?
Al giorno d’oggi è molto difficile trovare dei momenti per sognare, soprattutto per sognare in grande. L’importante è non perdere la fiamma, la speranza, la voglia di realizzare i nostri sogni e di sognare ancora. Anche in periodi come quello che stiamo vivendo o che abbiamo vissuto non bisogna mai lasciare che quella piccola scintilla che abbiamo dentro di noi si spenga. Banalmente, anche nella quotidianità, bisognerebbe cogliere ogni occasione, vivere tutto ciò che la vita ci offre, rischiare. E soprattutto, se non siamo soddisfatti di ciò che siamo, bisogna avere il coraggio di cambiare.

noi fiori nati e cresciuti in mezzo all’inverno”
Come si fa a fiorire anche se fuori è inverno, dove si trova il coraggio di fiorire anche in mezzo alla neve, anche in mezzo al freddo?
Questa frase è stata scritta pensando ai ragazzi di quartiere, a tutte quelle vite difficili che, però, riescono a fiorire lo stesso. Questa metafora vuole rappresentare tutte quelle persone, quelle situazioni che, anche in ambienti sfavorevoli, riescono comunque a mantenere la propria bellezza. Non tutti riescono a fiorire anche d’inverno, secondo me bisogna avere quel qualcosa in più, ricordandoci sempre che l’ambiente dove fioriamo non determina chi siamo.

Al giorno d’oggi, spesso, si cerca mostrare solo il proprio aspetto forte, tu invece nella cover dell’album sfoggi delle lacrime d’oro. Quanto sono importanti, quanto valore hanno e soprattutto quanto sono preziose le lacrime?
Il concetto della cover si basa proprio su questo. Nonostante nella grafica ci sia l’oro, che quindi richiama alla forza, alla determinazione, in contrasto con questo colore c’è la lacrima, che invece vuole descrivere l’anima di questo disco, la sofferenza. Penso che le lacrime siano importantissime, credo che sia fondamentale soffrire nella vita, alcune volte anche più dell’essere felici perché più si attraversano momenti di buio, più si impara a vivere a pieno i momenti di luce. È molto importante anche mostrare le proprie lacrime, non sempre, ma alcune volte è giusto e prezioso anche saperle condividere.

Nashley, in “Osiride” troviamo la collaborazione con Fasma, con Tancredi, Anna Tatangelo, Jake La Furia, IRBIS 37 cosa ti ha legato particolarmente a questi artisti? Ti va di raccontarci come sono nate queste collaborazioni?
Le collaborazioni sono tutte nate in modo abbastanza diverso tra loro. Con Tancredi avevo collaborato agli inizi, quindi già ci conoscevamo e crediamo reciprocamente nella nostra musica. Anche con Fasma ci conosciamo da tempo ormai, ci siamo visti a tanti live ed era da molto che desideravo un featuring con lui. IRBIS 37 è un artista che piace particolarmente al mio produttore, in studio ho capito che era davvero molto forte e “Sempre di più” è nata in pochissimo tempo.

Anna Tatangelo e Jake La Furia sono due persone fantastiche e sono molto contento dei brani con loro. In generale sono tutti artisti fenomenali, mi è piaciuto unire in uno stesso disco anche collaborazioni apparentemente imprevedibili, in modo da dare vita ad un ventaglio di generi e di sfumature musicali diverse tra loro.

Cercavo un modo di salvarmi, e chi l’avrebbe detto
Che bastavano un paio di cuffie e un microfono acceso” 
A proposito di microfono acceso, sappiamo che hai annunciato il tuo tour che partirà il prossimo 17 maggio. Che emozione provi, come ti immagini questi live?
Proprio in questi giorni stiamo lavorando all’organizzazione artistica e scenografica dei live. Mi immagino uno show semplice ma allo stesso tempo originale. Voglio che i miei fan si ricordino di questo tour, che spero sia il primo di tanti. Sono molto fiducioso per questi live, mi sento particolarmente emozionato, nella mia vita ho fatto decine di DJ set, ma questa sarà un’esperienza completamente diversa, sarà la prima volta su un palco tutto mio, la prima volta con la band.

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