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Gipsy aka Zinghero: fuori ora “Banlieue” feat. Ntò

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Esce oggi venerdì 11 giugno “Banlieue”, il nuovo singolo di Gipsy – conosciuto anche come Zinghero – insieme alla leggenda del rap napoletano Ntò, su una produzione targata Akira Beats, annunciato oggi sui canali social degli artisti coinvolti.

Gipsy è un veterano del rap di strada, un nome che è una garanzia quando si tratta di racconti reali ed è stato anche membro di uno dei collettivi che hanno rivoluzionato l’hip hop in Italia, il Truceklan. Una carriera fatta di coerenza artistica ed umana che nel 2020 lo ha portato ad aprire insieme al producer Akira Beats l’etichetta discografica Neter Sound per la quale uscirà il singolo “Banlieue” con Ntò questo venerdì 11 giugno.

“Banlieue” è un brano crudo e spietato nel quale Gipsy e Ntò dimostrano tutta la loro credibilità di strada senza peli sulla lingua su sonorità cupe create da Akira Beats per uno street banger ipnotico.

Così Ntò sul singolo: “Banlieue è nata in maniere molto naturale a partire dal pezzo “Headshot vol 2” che avevo fatto con Gipsy, Chiky, L’Elfo e Gianni Celeste. Io e lui ci siamo beccati nello studio di Neter Sound dove mi fece sentire questo beat che subito mi aveva colpito. L’argomento ci è venuto spontaneamente dai discorsi fatti insieme e dai nostri punti di vista molto simili soprattutto su temi come la lealtà verso le persone e sé stessi. Sia io che Gipsy siamo saturi di alcuni rapporti fake, entrambi siamo stati delusi da persone che reputavamo come fratelli”.

C’è rabbia e orgoglio nella canzone frutto della combo tra Gipsy e Ntò, un fuoco che brucia nel ritornello dove il rapper romano urla la sua sfida al mondo “fatti un giro nelle Banlieue”.

Il riferimento è alle banlieue francesi, le periferie popolari con difficoltà economiche e sociali che alcuni film come “L’odio” hanno saputo raccontare bene. Il bianco e nero del film di Kassovitz è stato riproposto nel video diretto da Coalpurp (in uscita settimana prossima) per rimarcare il parallelismo tra le realtà di periferia di tutto il mondo.

Il singolo anticipa inoltre il prossimo episodio di Blocco Stories, il format di interviste Gipsy e Akira Beats che coinvolge gli artisti della scena rap italiana con un legame particolare con il loro quartiere e il prossimo ospite sarà proprio Ntò.

Gipsy spiega così il format: “Blocco Stories nasce dalla voglia di farmi una chiacchierata con gli artisti che considero la voce dell’underground in Italia, vecchia e nuova scuola, senza distinzione. Il focus è il rap perché è quello che mi fa stare bene, mi piace incontrare gli artisti nei quartieri e ascoltare cosa hanno da dire ai più e meno giovani”.

“Banlieue” di Gipsy con Ntò prodotto da Akira Beats esce oggi venerdì 11 giugno su Spotify, Amazon Music, Apple Music e tutte le piattaforme digitali per Neter Sound

Bio Gipsy

Gipsy, conosciuto anche come “Zinghero” o “lo zingaro” è un rapper romano classe 1984. Si fa strada nella scena underground romana con il suo rap di strada, dove i contenuti dei testi sono veri e propri racconti di storie di borgata.

Alla formazione del Truceklan Zinghero è uno dei componenti che fanno parte del collettivo romano che ha rivoluzionato la scena hardcore italiana. Dopo “Ministero dell’Inferno” che vede tutti i membri del Truceklan in collaborazione con tutta la scena italiana, nel 2009 esce “Fiji De Na Lupa” mentre Zinghero è detenuto a seguito dell’operazione “La Calda Notte”.

Dopo il carcere Zinghero prosegue il suo percorso fuori dal gruppo, rientra in studio e pubblica “Quanno Ve Pare”, un album che vanta produzioni di Sick Luke e collaborazioni con Max Il Nano, Amir, Vincenzo da via Anfossi e Dadino tra gli altri.

In seguito nel 2017 pubblica il disco “Città de Dio” realizzato insieme a Saga e vanta collaborazioni con Inoki, Egreen e Akira Beats. Nel 2020 insieme ad Akira trasformano lo studio Neter Sound in un’etichetta discografica e adesso è in preparazione il suo nuovo album dopo l’uscita di alcuni singoli negli ultimi due anni come “Trap House” con L’Elfo e “La Mancia” con Vacca.

Bio Ntò

Ntò, nome d’arte di Antonio Riccardi (Napoli, 25 agosto 1982), è un rapper e produttore italiano. Cresciuto nel quartiere Marianella di Napoli ha iniziato il suo percorso musicale nei Co’Sang.

Nell’ottobre 2006 i CoSang firmano un contratto di distribuzione con Universal Music che ristampa il primo album e pubblica il secondo ed ultimo album della band, Vita Bona (2009), dopo essersi esibiti nei principali live club italiani.

Nel 2012 i CoSang si sciolgono, Ntò inizia la sua carriera solista e alla luce dell’esperienza maturata in dieci anni di autoproduzione crea un’area di riferimento che porta il nome di “Stirpe Nova”, la sua crew. Il 5 marzo 2013 esce “Il Coraggio Impossibile”, primo album da solista, che ha esordito al 17º posto della classifica generale Fimi.

Il 20 maggio 2014, dopo un anno di tour, viene dato alle stampe “Numero 9”, il primo album di Ntò insieme a tutta la crew Stirpe Nova, in cui è presente “Nuje vulimme ‘na speranza”, sigla finale di Gomorra – La serie.

Nel maggio del 2015 lancia una campagna di crowdfunding, dal sito Musicraiser, per la realizzazione del suo secondo album solista Col sangue , che termina dopo tre mesi con successo realizzando il 106% dell’obiettivo. L’album esce su CD a settembre e in vinile a dicembre.

A giugno 2019 firma un contratto di casting in esclusiva con Sony Music Italy per i successivi anni, dopo 15 anni da musicista indipendente. Il 31 gennaio 2020 pubblica “Nevada” con Clementino con cui anticipa l’uscita dell’omonimo disco che avverrà il 28 febbraio 2020, dove si vedranno numerosi collaborazioni: Giaime, Jake La Furia, Nina Zilli, Emiliana Cantone, Gianni Bismark, Enzo Avitabile, Clementino, Speranza e Nico Tesla.

A dicembre 2020 partecipa ad Angeli, brano inserito all’interno del progetto Headshot della Neter Sound label di Roma.

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FUTURO, i consigli della settimana di Honiro – week #19 – #20

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Recuperiamo la scorsa settimana di FUTURO in aggiunta alle uscite di quella attuale per immergerci in un unico flusso musicale e introspettivo dentro il quale poter ritrovarsi e non perdersi.

15 MINUTI – 5070

Trasversale, poliedrico, senza confini sonori: 5070 riesce ad entrare nei nostri ‘’15 minuti’’ esistenziali, dandogli un occhio poetico, di sincera comprensione. In una realtà instransigente, bisogna imparare a donarsi riguardo, prima di compiere un passo che può far andare avanti, come indietro.

PITA GYROS – EMILI KASA

Ricordi vividi che non hanno bisogno di essere mistificati, ma di essere raccontati per quello che sono, nel bene o nel male, dall’inizio alla fine (due momenti che hanno lo stesso sapore). Una voce graffiante e indelebile che permea il cuore di ascolta, non destabilizzando, ma confortando, provando a salvarlo.

NON FA MALE – FUCK POP

Senza indugi, senza mezzi termini e con un linguaggio inconfondibile, come loro sanno fare: il collettivo più alternativo d’Italia torna non per ribaltare gli schemi, ma per definirne di nuovi. Anche ciò che crolla addosso, alla fine, non crolla del tutto; e ciò che non crolla del tutto, ‘’non fa male’’. Si può sempre ricominciare.

ROMANTICA – EVA BLOO

Delicatezza minimalista che si avvicina ad atmosfere poetiche e consapevoli, alla ricerca di una serenità tanto agognata e che appare sempre più impercettibile, poco tangibile. Ma è proprio dentro il frastuono della ‘’pausa’’ dal mondo esterno che si ritrova il punto di partenza, un nuovo mondo interno.

UMANA – BRUCHERO’ NEI PASCOLI

Tra distopia e utopia, tra bisogno di fuggire e bisogno di rimanere: una sperimentazione sonora e concettuale che riporta il senso dell’umano alla sua essenza più urgente, più vera. I contrasti pendono un colore differente, un sapore più rivoluzionario e illuminante.

WENDY – HENNA

Un canto di libertà, sincera espansione ed espressione di se stessi, dove recuperarsi, dove stabilire la propria casa. Con lo scorrere inesorabile delle esperienze e della memoria, l’unico modo per sentirsi vivi, veri, è quello di legarsi profondamente con gli attimi che riempiono la nostra vita in toto.

ABRACADRABA – LUPOFIUMELEGGENDA

Una formula magica che infrange nella frenesia della quotidianità e la sua apparenza, le sue contraddizioni, ma anche i suoi stimoli, in un modo o nell’altro. Sì, il mondo, per quanto sia distruttivo a volte, ci offre la possibilità di poter scegliere chi e cosa può salvarci.

NON SEI TE – TAMI’, UALE

A volte gli occhi degli altri su di noi, sui nostri gesti, le nostre vite, sanno essere pesanti, difficili da sopportare. Tuttavia, esiste un confine sottile tra l’affetto e l’accondiscendenza; e chi ci sta veramente accanto non vuole che perdiamo la bussola, bensì sprona a seguirne la direzione.

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”Morningstar”, il disco che segna la rinascita di Alex Cortez

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”Morningstar” è molto più di un titolo: è una dichiarazione d’intenti, un simbolo di accettazione, crescita e consapevolezza. Dopo anni di silenzio discografico, Alex Cortez torna con un progetto che parla la lingua della verità — quella che nasce dall’esperienza, dai fallimenti, dalle contraddizioni e dalle rinascite personali. Il rapper trevigiano sceglie di non semplificare, ma di scavare a fondo, costruendo un percorso che si ascolta come un racconto e si vive come una riflessione.
Con la produzione curata da James Cella e featuring mirati che arricchiscono la narrazione, Morningstar diventa un viaggio sonoro nel quale il boom bap incontra la scrittura adulta, intima e lucida. Cortez non insegue i trend né le playlist, ma la propria verità — quella di un artista che accetta le ombre, dialoga con i demoni interiori e li trasforma in musica.
Abbiamo parlato con lui del significato del titolo, del rapporto con il pubblico e della necessità di tornare a scrivere dopo anni. Quello che emerge è un artista più maturo, libero e coerente, che con Morningstar ci ricorda che ogni fine può essere solo l’inizio di una nuova fase.

Perché hai scelto di intitolare il disco Morningstar e non con un titolo più “diretto”?
Mi piace pensare che l’arte, quindi anche la scrittura, crei un percorso che non sia per forza troppo chiaro, diretto come dici. Mi piace che nel lavoro di un artista ci sia sempre uno spazio ampio da interpretare anche secondo i canoni di chi guarda o in questo caso ascolta. Il Titolo racconta una storia, un concetto. Morningstar è un riferimento e parola dopo parola nel disco sta all’ascoltatore creare i suoi frames, i suoi collegamenti, cercare anche di capire davvero chi è la persona che ha realizzato il pezzo o il disco nella sua interezza.


Quanto ha contato James Cella nel dare forma definitiva al suono del progetto?
Da uno a 100? 1000! Ci conosciamo da un sacco di tempo e non abbiamo mai lavorato insieme. Credo, almeno da parte mia, si sia innescato un meccanismo virtuoso da subito. Lui mi mandava i beat (tutti fighissimi) e io non potevo far altro che scrivere o pensare ad adattare ciò che avevo scritto ai suoi tappeti. In aggiunta a questo, alla parte di produzioni che è fondamentale, anche in studio lui è davvero capace, un fenomeno. Il mixaggio dei pezzi mi ha colpito. Quando ho sentito il disco intero mixato gli ho detto “ma sono io? Cos’è questa figata?”. Lui è super umile ma per me è uno dei produttori più bravi in Italia.


C’è un filo conduttore tra i tuoi vecchi lavori e questo nuovo capitolo?
No nessuno. L’unico riferimento è il remix, anzi… il rework di “Da dove vengo” (beat by ConcreteBeatz e scratch di Dj Tech). Ho voluto lasciare solo quello perchè in realtà era un pezzo che in Pulp Fiction (2006) era rimasto molto in secondo piano ma mi è sempre piaciuto molto. Lo stesso Iso Concretebeats che aveva curato la produzione di allora ha creato il beat per il remix e mi è piaciuto molto quindi l’abbiamo inserito. Ovviamente è fuori dal percorso di Morningstar ma è una citazione del passato che mi rende molto felice e soddisfatto.


Come vivi oggi il rapporto con il pubblico dopo tanti anni di distanza?
Sono molto più disinteressato. Non in senso negativo però. Ora che penso di essere abbastanza cresciuto non faccio più le cose per appagare gli altri ma per sentirmi bene. Quindi accolgo le critiche e ne faccio tesoro, come ho sempre fatto, ma non mi sconvolgono mai. I complimenti, quando ci sono, li prendo e m’imbarazzo perché sono fatto così. Nessuno dei due cambia il mio percorso o le mie idee, continuo a fare o dire quello che mi fa o che mi fa star bene.
C’è una poesia di Rudyard Kipling che ho tatuato su una gamba. Si chiama “If” (Se). C’è un verso che sento molto mio: “Se riuscirai a confrontarti con Trionfo e Rovina E trattare allo stesso modo questi due impostori”. Ecco, credo dica tutto… Due impostori, sia il trionfo che la rovina, ma aggiungo io anche le critiche e i complimenti.


“Non un finale” chiude il disco ma sembra aprire a una nuova fase. È un indizio sul tuo futuro artistico?
In realtà parla di tutt’altro ma il fatto che il titolo era questo ho pensato fosse divertente metterlo in fondo proprio per darmi eventualmente una nuova chance. Ogni volta che faccio un disco penso sia l’ultimo, questo poi dopo mille anni non credevo nemmeno di essere in grado di portarlo a termine come progetto e invece? Eccomi qua. Quindi: no, non un finale. Non dico nulla, non voglio crearvi ma soprattutto crearmi aspettative. Intanto continuo a scrivere, non si sa mai!


In un’epoca di release veloci e hit da playlist, come pensi che verrà accolto un album così personale?
Devo essere sincero, penso non benissimo. Ma è un disco personale e anche venisse accolto male è necessario accettare il responso, per me è stato un bisogno ed una necessità farlo e spero che qualcuno lo colga e si appropri di questo suo potere purificante e catartico che ha avuto per me. Onestamente non credevo nemmeno che Incompleta, che è uscita come singolo a febbraio, venisse capita e accolta così caldamente visto l’argomento di cui tratta e in quel caso mi sono sorpreso, spero di sorprendermi ancora con Morningstar.

Hai parlato di accettazione, di errori, di rinascita. C’è stato un momento preciso in cui hai capito che eri pronto a tornare?
Si, dopo i mille messaggi e commenti che ho ricevuto in seguito all’uscita di Incompleta di cui ti parlavo sopra. Tutto completamenti inaspettato. Parlo di una dolorosa perdita, di un amico che se n’è andato. Ero sicuro che per quanto tramettesse emozionalità fosse molto legata a me e al mio vissuto per cui non trovasse molti consensi. Del resto, l’ho scritta per me in primis, in modo molto egoistico se vuoi, per omaggiare il mio grande amico scomparso.
Ecco, dopo Incompleta ho capito che c’è un pubblico ampio che è disposto ad ascoltare rap, classico? Boombap? Chiamalo come vuoi! A patto però che racconti storie, emozioni, riflessioni in cui si può rispecchiare. Questa per me è stata la scintilla e mi sono convinto di fare un piccolo ma spero rilevante lavoro in tale senso.


Se questo disco fosse un film, quale sarebbe?
Un film non lo so. I miei precedenti dischi si chiamano “Pulp Fiction” e “Giovani, Carini, Disoccupati” quindi sarei stato molto facilitato in questa domanda. Questo potrei dirti che visto il nome potrebbe rifarsi alla serie “Lucifer”, direi che le contraddizioni del protagonista ben si sposano alla linea del disco. Io però al contrario di lui non vado in giro alla ricerca di assassini o cattivi vari. Custodisco i miei demoni dentro di me e cerco di farli lavorare nella giusta direzione.

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La forza di un legame che finisce e la fragilità di ”quello che non so”, il nuovo singolo di ioemeg

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La forza di un legame che finisce e la fragilità di quello che non so, il nuovo singolo di ioemeg, in uscita il 24 ottobre per Honiro Label.

Le parole possono diventare carezze e pugnali, allo stesso tempo, dando ad un rapporto un colore differente, una sfumatura in continuo divenire. L’uno cerca di intuire ciò che si cela nell’altro, anche i minimi gesti che danno un segnale di quello che sta per succedere. Ma, alla fine, rimane solamente l’ansia dell’incertezza, l’angoscia di una fine o di come l’amore può proseguire. Agli occhi della logica ciò che non si conosce fa paura, soprattutto quando si lascia andare un pezzo di noi, ma i sentimenti e le sensazioni direzionano sempre scelte che vale la pena compiere.

’quello che non so’’ è una storia che finisce o qualcuno che se ne va, mentre resta un vuoto pieno di presenze: oggetti, gesti, ricordi che continuano a parlare. Chi custodisce le tracce degli altri scopre che ciò che conta non è ciò che resta fuori, ma ciò che vive dentro. Nel brano cerco di dare voce a una generazione fragile, riflessiva e resiliente, capace di trasformare la perdita in consapevolezza e la nostalgia in forza. E forse il mettersi a nudo che tanto spaventa diventa una salvezza’’ – ci racconta l’artista.

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