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Intervista

Laïoung ci racconta “VOX POPULI”: “La musica ci insegna che le cose vere non muoiono mai”

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E’ uscito venerdì 10 Settembre, VOX POPULI, l’attesissimo terzo album di Laïoung, prodotto pubblicato e promosso dal gruppo discografico internazionale Planet Records in collaborazione con RRR Records e distribuito da Planet Distribution (distribution department del gruppo Planet Records).

Vox Populi è il punto d’arrivo di un viaggio durato oltre tre anni nel quale, attraverso gli incontri con la gente comune, Laïoung sviluppa le influenze e l’ispirazione all’origine di questo disco. 21 brani in chiave trap stile Atlanta che esprimono la “Voce del Popolo”, ascoltata in ogni angolo del mondo durante i suoi viaggi.

La traccia che ha preceduto l’uscita dell’album è stata il singolo “Fanno di tutto per hype (Trappocalisse)” featuring Fabri Fibra, nella quale l’artista si è cimentato in una delle collaborazioni presenti nel disco. Come a sottolineare la varietà delle influenze raccolte nel suo lungo viaggio, come a voler esprimere con ancora maggior forza la ricchezza della Vox Populi, Laïoung duetta con artisti dagli stili più diversi: Fabri Fibra, Clementino, Maruego, Max il Nano, Bello Figo, Showtime Gp e Qba.

Il disco, ad eccezione delle tracce “L’Ultima Parola” sviluppata a quattro mani con i produttori internazionali Cuban Deejays e “Nessuno Lo Fa Come R” e “Milano Shanghai” insieme a The Dog, è stato interamente prodotto dall’artista stesso. In contemporanea all’uscita del disco viene pubblicato il video del nuovo singolo “L’Ultima Parola” che vede la collaborazione del gruppo internazionale di producers Cuban Deejays, proprio in questi giorni nelle radio e charts in mezzo mondo con il loro ultimo singolo “Sound of Fiesta (Vamos a la Playa)” che vede il featuring della star jamaicana Shaggy.

Laïoung ha raccontato a noi di Honiro Journal “Vox Populi”!

Ciao Laïoung, il titolo di questo tuo nuovo progetto è molto particolare, ci racconti un po’ come è nato “Vox Populi” e perché hai scelto proprio questo nome?
Ad oggi sono quasi sei anni che sono tornato in Italia, prima vivevo tra Canada e America, luoghi da cui provengono tutte le mie influenze musicali. Dal 2015, quando sono arrivato in Italia sono cambiate tante cose. Mi sono evoluto molto e in quest’album si può sentire il mio cambiamento artistico e musicale. Ho notato che, oltre a fare delle canzoni che piacevano al pubblico, le persone si riconoscevano in ciò che scrivevo, nei miei pezzi. Mi sono reso conto quindi, che con la mia musica parlavo a nome di tante persone.

Una cosa che mi piace molto è quando qualcuno mi ferma per strada semplicemente per parlare di un mio brano che ha sentito particolarmente vicino o nel quale si è riuscito ad immedesimare, questo mi scalda davvero il cuore. Inoltre ritengo che in “Vox Populi” ci siano tanti messaggi forti e positivi, soprattutto per i giovani.

Hai tantissime collaborazioni nel disco, ce ne vuoi parlare?
Per me le collaborazioni nascono sempre in modo genuino. Tutti gli artisti con i quali ho collaborato sono miei idoli e li ritengo tali perché ognuno di loro, seppur in modo diverso, ha ispirato e influenzato la mia musica. Ci sono Fabri Fibra e Clementino che sono due grandi artisti e che hanno un immenso rispetto per la cultura della musica di oggi. Averli nel mio album è una cosa fantastica! Ci sono collaborazioni come Maruego che è una leggenda della musica hip hop italiana, è un poeta di strada, una grande persona, un ragazzo d’oro. Poi abbiamo Max il nano, che rappresenta la regione puglia e tantissimi altri artisti con cui ho avuto il piacere immenso di lavorare assieme!

In questo album hai prodotto tu stesso moltissime tracce, e l’autoprodursi è un aspetto che ha da sempre caratterizzato la tua carriera, come mai?
Oltre ad essere un artista sono un polistrumentista, sono un giovane discografico a cui piace produrre i propri brani e quelli di altri. Questa cosa è abbastanza inusuale in Italia. In realtà lo faccio perché penso sia un’espansione della propria visione musicale, come si usa dire “non si è mai serviti meglio che da se stessi”. All’età di 12 anni, senza beat su internet e senza amici che volevano darmi delle produzioni, dovevo creare io le basi.

Quindi ho imparato a registrare, produrre, mixare, masterizzare, tutto da me. Tutto ciò perché fondamentalmente non avevo mai trovato qualcuno che potesse aiutarmi. E quando ho trovato qualcuno che fosse disposto a darmi una mano, con quella persona spesso non condividevo la visione, non avevamo le stesse idee o lo stesso stile. Quindi ho fatto prima ad impegnarmi durante questi anni. Sono arrivato alle soddisfazioni di adesso grazie a tutto il lavoro di prima! Alla fine la musica è una grande passione immortale, che non si ferma mai.

In contemporanea all’uscita del disco è uscito anche il video del singolo “L’ultima parola” dove racconti una storia che può essere successa un po’ a tutti noi, sia dal lato femminile, sia dal lato maschile. È una storia vera o è una cosa che hai immaginato?
È una storia vera! Sono cambiate un po’ di cose negli ultimi dieci anni, dove un determinato stile di vita è stato normalizzato per strumentalizzare i giovani. Parlo del mondo della notte, che con alcune persone può essere spietato. E quindi è un universo che non guarda in faccia a nessuno, ho voluto raccontare le mie esperienze da questo punto di vista. E’ un tema abbastanza delicato ma come sempre io non ho peli sulla lingua. Per quanto possa io sembrare una persona dura, nella musica riesco sempre ad aprirmi e raccontarmi tutto ciò che ha dentro.

Nonostante tu sia spesso andato controcorrente e ti sia ritrovato a esprimere le idee di coloro che non si identificavano nella massa, ti ritrovi comunque ad essere la voce del popolo, la voce di molte persone. Come te lo spieghi?
Bella domanda, da questo punto di vista l’America insegna. Io ho avuto questa fortuna di poter parlare quattro lingue da quando sono nato. Parlavo l’italiano, l’inglese con mia madre di nazionalità britannica, francese alla scuola materna, olandese alla prima elementare. Ho avuto l’opportunità quindi di avvicinarmi a culture diverse prima di immergermi nella bellissima cultura italiana e ho capito che, all’italia, nella musica, c’era un anello mancante. Quando facevo musica trap, non era uno stile comune o conosciuto però io sapevo che dando un messaggio semplicemente naturale, essendo me stesso con i grandi insegnamenti della sonorità americana, avrei portato automaticamente una differenza.

Per me fare la differenza è una cosa che è avvenuta sempre in maniera molto naturale. Ho capito che, nella vita, la cosa più difficile, per tante persone, è proprio essere se stessi. Siamo bombardati di un miliardo di influencer dalla mattina alla sera ma alla fine non abbiamo l’influenza migliore che è quella di essere noi stessi. Noi possiamo sollo essere noi e crescere dentro, è una cosa che ho imparato negli ultimi tre anni e che sono riuscito ad esprimere molto in quest’album.

Buttare l’occhio oltre oceano è stato fondamentale per te riguardo l’autoprodursi? Pensi di aver anticipato la wave che arriverà successivamente qui in Italia facendolo?
Speriamo di si, io prima del 2015 ho fatto davvero la fame. E lo racconto senza, come piace dire a me, ostentare la povertà. Perché tante persone usano la povertà come una scusa per non cambiare, invece quando vieni dalla strada devi imparare ad uscirne. Ho voluto cambiare la mia vita e l’ho voluta cambiare per potermi focalizzare sulla musica, quest’arte mi ha salvato. Ho questa strada perché mi piace scrivere, cantare, produrre, amo ogni sfaccettatura della musica.

Ci sono tantissimi artisti che affidano i testi o le produzioni a qualcuno, e poi ce ne sono tanti altri che si auto-producono. E’ qualcosa che in Italia non è ancora comune, io mi autoproduco perché amo la musica a 360°. La musica classica ci insegna che la vera musica non muore mai, perché l’emozione si trova nell’arte. Ogni artista può imparare a prodursi e suonare uno strumento, ogni rapper può imparare a cantare. Perché ci sono due tipi di persone al mondo: chi è consapevole del proprio talento e chi no. Quindi la cosa più importante è lavorare su noi stessi e capire chi siamo.

Qual è la tua opinione riguardo la scena italiana attuale? Riguardo tutti quegli artisti che dicono di guardare la scena internazionale nella loro musica quando in realtà molti di loro non hanno la stessa esperienza che hai tu avendo visto, osservato e vissuto all’estero?
Se oggi se una cosa è vera o falsa, a molte persone non importa più. Che se ne parli male o che se ne parli bene l’importante è che se ne parli. E penso sia questa la radice del vero problema, dove il vero e il falso stanno assieme. Magari si diventa virali sui social e quindi automaticamente si pretende rispetto e si crede di aver raggiunto la fama. Ma purtroppo ciò che non si capisce ancora oggi è che stanno scomparendo due cose che andavano assieme : il rispetto, e quando non c’è più rispetto non c’è più vergogna.

E penso sia la stessa cosa per la musica trap, drill, r&b. Possiamo adattarla all’Italia quanto vogliamo, ma è musica che proviene da un’altra parte del mondo. Però, ci sono degli aspetti che pian piano stanno cambiando, e io sono contento di, nel mio piccolo, partecipare a questo grande cambiamento. Io ovviamente cerco di portare il più possibile cultura ed emozione alle persone, fa parte del mio lavoro. Purtroppo oggi non si distingue più il falso dal vero, ma questa non è colpa degli artisti.

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Intervista

PAOLA PIZZINO CI RACCONTA IL SUO SINGOLO “LOGICO”: “A VOLTE LASCIARE ANDARE SIGNIFICA AMARE DAVVERO”

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Dopo aver aperto concerti di artisti come Diodato e Max Gazzè e dopo un intenso percorso di performance live, è disponibile dal 14 dicembre su tutti i digital stores “LOGICO”(Macro Beats/distribuito da Artist First) il singolo d’esordio di PAOLA PIZZINO.

Disponibile anche in versione unplugged, “LOGICO” è un brano che si disegna tra la consapevolezza di voler abbandonare ciò che non è più razionale e la speranza di trovare riparo nel futuro.

Chi meglio di PAOLA PIZZINO poteva raccontarci questo brano? Noi di Honiro Journal l’abbiamo intervistata!

Essendo il tuo primo brano, non posso non chiederti da dove abbia preso vita l’ispirazione per questo titolo

La canzone si chiama “Logico” ma, in realtà, nel ritornello io dico “non c’è niente di logico” e forse è proprio in questo che risiede l’intero senso del brano. Infatti, se da sempre, nella vita, cerco di mantenermi più logica possibile, estremamente razionale nelle mie relazioni interpersonali, poi nella realtà esiste anche una mia parte irrazionale, illogica. Questo ossimoro nel titolo quindi, ripensandoci, è nato proprio spontaneamente.

Questo singolo rappresenta il tuo esordio ma sappiamo che, in realtà, tu hai alle spalle già molte performance dal vivo. Essendo reduci da un periodo in cui, purtroppo, durante la pandemia gli artisti emergenti hanno potuto esordire solo in digitale, cosa differenzia invece l’esordio di chi ha potuto prima esibirsi live? Che bagaglio di emozioni ha chi esordisce direttamente dal vivo?

È una domanda importante. Spesso mi è stato chiesto “come ti senti ora che è uscito il singolo?” e la mia risposta a questa domanda è che sono veramente felice, soprattutto perché finalmente tutte le persone che durante i live mi chiedevano dove potessero ascoltare i pezzi ora li potranno trovare anche in digitale. Il mio esordio quindi, per me, ha significato rispondere a questa domanda del mio pubblico. Onestamente però, allo stesso tempo, quando si parla di stream, di digital stores, avverto quanto mi manchi un po’ quella concretezza, quell’aspetto a cui i live mi avevano abituata maggiormente. Spero quindi vivamente che questi numeri si trasformino in un’esperienza dal vivo sempre più importante e sempre più bella.

Mi è piaciuto molto “LOGICO” versione unplugged perché, metaforicamente, oltre che un brano in acustico, mi è proprio sembrata la ricerca di un’autenticità particolare. Quanto è importante per te, nella musica ma anche nella vita in generale, avere il coraggio di mostrare la propria vera essenza?

Sono una persona a cui, da sempre, è piaciuto impegnarsi in tantissime cose, allo stesso tempo cerco sempre di essere credibile in tutto ciò che faccio. Credo che il segreto per essere autentici, paradossalmente, sia proprio non pensarci, non costruire nulla. Anche nel mondo musicale, ho sempre detto che per me tutto ciò che ruota attorno ai singoli ha un’importanza minore, è la concretezza che mi importa, esattamente come credo che, nella vita di tutti i giorni, sia la personalità ad essere il fulcro. Credo sia inutile costruire qualcosa che nella realtà non esiste, piuttosto conviene essere sinceri fin dall’inizio, imparando anche a spogliarsi dei filtri per essere credibili.

Dopodiché’ riprendo la vita che dico di volere, di meritare, così mi lascio andare, così ti lascio andare”. In che modo credi si possa comprendere, come racconti tu in questo brano, che amare una persona, a volte significhi proprio lasciarla andare?

Penso che logico racconti una storia che non era destinata a sopravvivere al tempo. Ancora oggi voglio bene a questa persona, siamo ancora in contatto e credo che sia stata proprio la nostra sincerità a portarci a compiere la scelta di lasciarci, la nostra decisione di guardarci negli occhi e raccontarci cosa, secondo noi, non funzionasse più. Lui ha dato le sue ragioni, io le mie, e credo che logico sia esattamente la narrazione della mia versione: io con lui ho avuto difficoltà a sentirmi me stessa, e quindi anche a lasciarmi andare. In questo singolo credo si possa anche scorgere una sfumatura di rabbia, ma anche il desiderio di essere felici e di andare avanti. Rispetto e fiducia credo siano stati gli elementi chiave per comprendere che lasciarsi andare fosse la soluzione migliore per dimostrare di volersi bene davvero.

Riempie un album di foto che mi dice chi sono io”. Quanto secondo te è difficile al giorno d’oggi trovare la propria identità, sia nel mondo musicale sia nella vita di tutti i giorni?

L’album che cito all’interno del singolo, effettivamente esisteva davvero. Avevo iniziato a raccogliere le fotografie di tutto ciò che consideravo un mio difetto e avevo intitolato questo album “accettati”. A distanza di anni, sempre come racconto nel brano, l’ho eliminato. Solo però dopo questo processo, solo dopo l’aver accettato i miei difetti, ho iniziato a trovare una mia identità, ad essere semplicemente me stessa, ho quindi iniziato a pensare che in qualsiasi occasione, sia nel mondo musicale, sia nella vita di tutti i giorni, non avrei mai voluto costruirmi un personaggio.

Nella cover del brano possiamo notare questa bruciatura, la carta quasi mangiata dal fuoco. Ti va di raccontarci come è nata l’idea dell’artwork?

Ci siamo mantenuti il più possibile minimal, sia io sia Macro Marco sia Alberto DeSeta che è il creatore dell’artwork. Siamo persone con questa determinata impronta anche nella vita, siamo fan della semplicità, “less is more”, come si dice. Quando mi hanno proposto questa cover ho detto subito di sì, con questa particolarità della sigaretta spenta sul titolo del brano che io ho interpretato come quel dettaglio che forse rende meno perfetto il tutto ma sicuramente più autentico.

Essendo questo singolo solo il primo passo di un viaggio appena cominciato, ti va di anticiparci qualcosa sui tuoi progetti futuri, sui tuoi obiettivi?

Non vedo l’ora di quello che sarà, siamo in fase di trasformazione, abbiamo già altri progetti pronti e sicuramente farò uscire alcuni degli altri brani che ho sempre suonato live. Spero di arrivare a tanti!

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Intervista

Gianni Bismark racconta il nuovo album “ANDATA E RITORNO”. Tra i feat Noyz Narcos.

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Gianni Bismark torna sulla scena con il suo quarto album, “ANDATA E RITORNO”, disponibile da oggi su tutte le piattaforme digitali.

L’album è suddiviso in due parti: “ANDATA” e “RITORNO“. La sezione “ANDATA” presenta tracce come “Vita Mignotta” e “Parliamo delle stesse cose” con BRESH, mentre la sezione “RITORNO” include brani come “Te famo scuola” con NOYZ NARCOS e “Er Magico”. Il percorso musicale di Gianni Bismark si completa con la title track “Andata e Ritorno”. Una partecipazione straordinaria ha arricchito il progetto, quella di Alex Britti alla chitarra nel brano “Panni di un altro”.

“ANDATA E RITORNO” è il suo modo di trasportare i fan verso qualcosa di inedito, senza dimenticare le radici e abbracciando nuovi orizzonti. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere sulle tracce, lo stile ed i feat presenti nel nuovo progetto.

Il titolo “ANDATA E RITORNO” suggerisce un viaggio musicale attraverso due mondi, un ritorno in grande stile. L’album rappresenta il tuo presente, come ti senti ora come artista?
Non è mai facile auto-definirsi, sicuramente i miei fan e chi mi ascolta riescono a farlo meglio di me! In ogni caso avevo delle tracce pronte, tante. Il modo migliore per valorizzarle era dedicarmi ad un progetto in più parti. Volevo creare un mix tra la mia vena rap e quella del genere cantautoriale, senza cadere nel banale. Mi ero prefissato degli obiettivi un po’ più ambiziosi.

Hai scelto featuring molto interessanti per questo album, tra cui NOYZ NARCOS, BRESH, TIROMANCINO e NOEMI. Tutti artisti che hanno un vissuto musicale diverso tra loro. In cosa hanno arricchito te come artista?
Il bello di questi feat è che hanno lasciato tanto a me e al disco, spero che ascoltando le tracce passi questo messaggio. Da sempre la scelta dei miei featuring non è né casuale ne figlia di logiche di mercato. Dietro c’è stato un lavoro immenso, tanti momenti di confronto tra me e tutti gli artisti presenti. Un’empatia pazzesca, che ha raggiunto poi un bel livello di stima reciproca. Questo credo arricchisca pienamente un artista in generale.

Parlando del nuovo album hai dichiarato: “Non mi piace essere etichettato. A me piace fare musica e se un giorno mi esce una canzone diversa da quello che faccio la metto ugualmente nel disco.
Assolutamente e le confermo. Le etichette sono la cosa che meno sopporto. Sperimentare, cambiare, confrontarsi sono alla base della mia idea di fare musica. A maggior ragione, faccio fatica ad auto-definirmi.

“VITA MIGNOTTA” è il primo brano dell’album, perchè la scelta di uscire con questo singolo per dare il via al progetto?
Non capivo perchè, ma alcuni si aspettavano che tornassi con un album più pop e dalla vena esclusivamente cantautoriale. Questo singolo rappresenta in pieno il cantautorato-rap che dicevamo prima in tema di suono, perchè c’è sia quel richiamo al rap sia il mood cantautoriale. Volevo far capire da subito che sarebbe stato diverso dalle aspettative, che ero pronto a sorprendere con qualcosa di inedito, ma che nello stesso momento ricalcava tutte le sfaccettature del mio percorso come artista. Quindi si, “VITA MIGNOTTA” era il biglietto da visita perfetto.

Il brano “Panni di un altro” vede la partecipazione di ALEX BRITTI alla chitarra. Come è nata questa collaborazione e qual è stata l’esperienza di lavorare con un musicista del calibro di Britti?
Per me Alex è il miglior chitarrista di tutto il panorama musicale, sicuro al 100% di quello italiano. Non lo so, ha un modo di suonare che ti strega, qualcosa che secondo me non puoi definire del tutto. L’ho conosciuto per caso una sera insieme a Federico Zampaglione, mentre guardavamo Sanremo. Pare una cosa un po’ comica lo so [ride], però da li si è sviluppata una bella amicizia sfociata in una stima artistica. Quando ci sono tutti questi spunti, viene quasi naturale dare vita ad un pezzo insieme.

La tua musica ha spesso una forte connessione con Roma, tra l’altro con me giochi giochi in casa. Come la tua città natale continua a influenzare la tua musica?
Roma è tutto, ma questo lo sapete già e a quanto pare tu riesci a capirmi bene Fede [ride]. Roma mi accompagna passo passo, è la mia città, la mia compagna, la mia amica e sono fiero di averle dedicato una canzone in “ANDATA E RITORNO”. Perchè in questo album? Adesso era il momento giusto, la maturità giusta, le corse giuste per raccontare un amore diverso dal comune. Diciamo che il singolo per Roma, intitolato “La mia città”, è una punta di felicità che segna i due mondi presenti in tutto l’album.

E Noyz Narcos?
Un feat che credo sognavo da una vita. Un obiettivo ambizioso e una traccia che dovevo anche ai miei fan. Sono soddisfatto, ma anche felice di aver potuto lavorare con uno dei miei idoli. Per me è tra in singoli più significativi sia per una questione di affetto verso i miei ascolti, sia per la mia crescita come artista.

Questo è il tuo quarto album in carriera. Come descriveresti l’evoluzione del tuo stile e della tua musica da quando hai iniziato nel 2015 fino a oggi?
Sono sempre io, ma sono maturato e con me anche i temi, i suoni. Sono dell’idea che quando fai musica è giusto anche adeguarsi alle novità che si vivono. Le ispirazioni di oggi non possono essere quelle di ieri, ma obiettivamente pure per un fattore anche anagrafico [ride]. Diciamo che è un’evoluzione molto naturale. Questo album è più “suonato”, c’è qualche cura in più nei dettagli. Ho mixato tutto con il mio stile classico in chiave rap-urban. Ti dirò, credo che l’evoluzione sia stata proprio questa: non cancellare niente, ma unire più aspetti inediti con le mie caratteristiche di artista rap.

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Intervista

FRANCESCO KAIRÒS CI RACCONTA “IERI, OGGI, DOMANI”: “Questo singolo vuole essere un ritorno all’essenza della mia musica”

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Tutti noi abbiamo un passato che spesso ci torna in mente, quei ricordi che non siamo disposti a dimenticare, quella persona che ora vive nel nostro “ieri” ma che speriamo, prima o poi, di rincontrare, magari anche per caso, attraversando la strada o camminando su un marciapiede in un pomeriggio apparentemente come gli altri. 

Allo stesso tempo, tutti noi siamo quotidianamente accompagnati dai sogni, dall’immagine di quello che sarà il nostro futuro, e tutti siamo impegnati, ogni giorno, nel vivere il nostro presente. Arricchito da una sfumatura più sentimentale, e raccontato tramite la metafora di una storia d’amore, potremmo dire che sia questo il concept da cui prende vita “Ieri, Oggi, Domani” il nuovo singolo di Francesco Kairòs disponibile su tutti i ditigal stores per Similax Records e Believe Italia.

Francesco Kairòs, già co-autore di brani di Annalisa, Arisa, Ludwig, Anna Tatangelo e altri, torna con un brano avvolto di speranza e consapevolezza che ci trascina alla scoperta della cifra stilistica del suo universo musicale.

Chi meglio di lui poteva raccontarci “ieri, oggi, domani”? Noi di Honiro Journal lo abbiamo intervistato!

Spesso ci ritroviamo immersi nei ricordi o negli obiettivi che vogliamo raggiungere nel futuro, a volte, paradossalmente, dimenticandoci di vivere il presente. Come pensi potremmo imparare a capire quanto sia prezioso l’oggi?

Sicuramente ciò che è stato ieri, quindi metaforicamente il passato, delinea una traccia. Sapere da dove veniamo e dove vogliamo arrivare, quindi il futuro, è un concetto che ho sviscerato non solo in questo singolo, ma anche nei miei progetti precedenti. Personalmente rifletto spesso sul passato per riuscire a captare dalle esperienze trascorse degli strumenti o degli insegnamenti da poter utilizzare per migliorare il presente e il futuro, credo infatti che quest’ultimo non sempre si possa prevedere, ma di sicuro si possa costruire. Il brano è caratterizzato proprio dal concetto appena citato, raccontato con un taglio molto più relazionale e sentimentale.

All’interno del brano si possono scorgere molte sfumature di vita quotidiana, come il rivolgere un semplice “ciao” a qualcuno a cui vogliamo bene. Quanto la quotidianità, il tuo vissuto e in generale le esperienze che hai sperimentato in prima persona influenzano la tua musica?

La quota autobiografica è sempre molto presente nei miei brani, la quotidianità e il mio vissuto sono senza dubbio tra le principali fonti d’ispirazione per i miei progetti artistici. Credo che la musica non debba avere l’arroganza di voler spiegare agli altri cosa sia la vita o come dovrebbero viverla. Preferisco possieda quella sensibilità che permetta, tramite quest’arte, di raccontare esperienze vissute in prima persona. I piccoli gesti quotidiani, che possono essere un semplice saluto o il percorrere un tratto di strada insieme, nascondono un significato molto più ampio, molto spesso infatti utilizzo queste immagini nei miei brani in modo metaforico, per suscitare emozioni specifiche.

Tra le strofe di “Ieri, Oggi, Domani” si può anche ascoltare un “come stai?”. Anche questo probabilmente rappresenta un piccolo gesto che però, in periodi frenetici come il giorno d’oggi in cui si è un po’ persa l’abitudine di interessarsi agli altri, risulta un’accortezza preziosa. Come stai in questo momento della tua carriera?

Sto bene, grazie. Questo mio progetto arriva dopo tanti anni di dietro le quinte, di autorato e di scrittura per terzi. Il desiderio che mi ha portato a dar vita ad una dimensione musicale completamente mia deriva dalla necessità di stare bene, di essere felice ed emotivamente coinvolto nei messaggi che voglio trasmettere. Questo singolo è quindi a tutti gli effetti un ritorno all’essenza della musica, volevo metaforicamente tornare a quella passione, spontaneità e urgenza espressiva di quando ho cominciato a scrivere. Credo che le canzoni siano come delle fotografie, magari sono un perfetto ritratto di un periodo della propria vita ma dopo anni ci si accorge che attualmente quel racconto non ci non ci rappresenti più, nonostante questo però, rimane pur sempre un tassello fondamentale di quel rullino che è la propria vita.

Questo singolo trasmette proprio l’idea del tempo che passa, del susseguirsi di giorni e forse anche dell’imprevedibilità e le sorprese della vita. In tutto questo mutamento e in tutti questi cambiamenti, c’è una caratteristica, un fondamentale o un aspetto della tua musica che sai che, nonostante trascorrano gli anni, rimarrà per sempre simbolo della tua identità artistica?

Bella domanda, credo di riuscire a distinguere perfettamente le varie fasi che hanno attraversato la mia carriera musicale e i miei relativi cambiamenti personali o periodi di vita. Onestamente però, non mi sono mai soffermato sul pensare se, tutti questi passaggi emotivi e artistici, potessero essere legati da un fil rouge. Sicuramente tra il Francesco che anni fa ha iniziato rappando e muovendo i primi passi nel panorama musicale e il Francesco di ora, possiamo identificare come comune denominatore l’impronta riflessiva. Penso di non aver mai scritto testi particolarmente leggeri quindi, nonostante il mio approccio alla scrittura sia cambiato nel corso degli anni, credo che la quota conscious rimarrà sempre parte della mia personalità musicale.

Ti va di anticiparci qualcosa riguardo il tuo domani? Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?

Sto già lavorando al nuovo brano, che vedrà la sua pubblicazione con l’inizio del nuovo anno. Sicuramente c’è anche la volontà di dedicarmi ed iniziare a lavorare anche ad un progetto artistico più grande. Per ora sono felicissimo di comunicare tramite la musica, credo sia questo l’aspetto più importante.

Solitamente prima di concludere le interviste domando sempre se c’è qualcosa che non ti ho chiesto che ci tieni particolarmente che i nostri lettori sappiamo su di te, sulla tua musica, sui tuoi progetti… 

Anticipo che da Roma arriveranno presto molti nuovi progetti, sia da parte mia sia da parte degli artisti, producer e team con cui collaboro e con cui condivido la stessa visione stilistica.

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