Intervista
Laïoung ci racconta “VOX POPULI”: “La musica ci insegna che le cose vere non muoiono mai”

E’ uscito venerdì 10 Settembre, VOX POPULI, l’attesissimo terzo album di Laïoung, prodotto pubblicato e promosso dal gruppo discografico internazionale Planet Records in collaborazione con RRR Records e distribuito da Planet Distribution (distribution department del gruppo Planet Records).
Vox Populi è il punto d’arrivo di un viaggio durato oltre tre anni nel quale, attraverso gli incontri con la gente comune, Laïoung sviluppa le influenze e l’ispirazione all’origine di questo disco. 21 brani in chiave trap stile Atlanta che esprimono la “Voce del Popolo”, ascoltata in ogni angolo del mondo durante i suoi viaggi.
La traccia che ha preceduto l’uscita dell’album è stata il singolo “Fanno di tutto per hype (Trappocalisse)” featuring Fabri Fibra, nella quale l’artista si è cimentato in una delle collaborazioni presenti nel disco. Come a sottolineare la varietà delle influenze raccolte nel suo lungo viaggio, come a voler esprimere con ancora maggior forza la ricchezza della Vox Populi, Laïoung duetta con artisti dagli stili più diversi: Fabri Fibra, Clementino, Maruego, Max il Nano, Bello Figo, Showtime Gp e Qba.
Il disco, ad eccezione delle tracce “L’Ultima Parola” sviluppata a quattro mani con i produttori internazionali Cuban Deejays e “Nessuno Lo Fa Come R” e “Milano Shanghai” insieme a The Dog, è stato interamente prodotto dall’artista stesso. In contemporanea all’uscita del disco viene pubblicato il video del nuovo singolo “L’Ultima Parola” che vede la collaborazione del gruppo internazionale di producers Cuban Deejays, proprio in questi giorni nelle radio e charts in mezzo mondo con il loro ultimo singolo “Sound of Fiesta (Vamos a la Playa)” che vede il featuring della star jamaicana Shaggy.
Laïoung ha raccontato a noi di Honiro Journal “Vox Populi”!

Ciao Laïoung, il titolo di questo tuo nuovo progetto è molto particolare, ci racconti un po’ come è nato “Vox Populi” e perché hai scelto proprio questo nome?
Ad oggi sono quasi sei anni che sono tornato in Italia, prima vivevo tra Canada e America, luoghi da cui provengono tutte le mie influenze musicali. Dal 2015, quando sono arrivato in Italia sono cambiate tante cose. Mi sono evoluto molto e in quest’album si può sentire il mio cambiamento artistico e musicale. Ho notato che, oltre a fare delle canzoni che piacevano al pubblico, le persone si riconoscevano in ciò che scrivevo, nei miei pezzi. Mi sono reso conto quindi, che con la mia musica parlavo a nome di tante persone.
Una cosa che mi piace molto è quando qualcuno mi ferma per strada semplicemente per parlare di un mio brano che ha sentito particolarmente vicino o nel quale si è riuscito ad immedesimare, questo mi scalda davvero il cuore. Inoltre ritengo che in “Vox Populi” ci siano tanti messaggi forti e positivi, soprattutto per i giovani.
Hai tantissime collaborazioni nel disco, ce ne vuoi parlare?
Per me le collaborazioni nascono sempre in modo genuino. Tutti gli artisti con i quali ho collaborato sono miei idoli e li ritengo tali perché ognuno di loro, seppur in modo diverso, ha ispirato e influenzato la mia musica. Ci sono Fabri Fibra e Clementino che sono due grandi artisti e che hanno un immenso rispetto per la cultura della musica di oggi. Averli nel mio album è una cosa fantastica! Ci sono collaborazioni come Maruego che è una leggenda della musica hip hop italiana, è un poeta di strada, una grande persona, un ragazzo d’oro. Poi abbiamo Max il nano, che rappresenta la regione puglia e tantissimi altri artisti con cui ho avuto il piacere immenso di lavorare assieme!

In questo album hai prodotto tu stesso moltissime tracce, e l’autoprodursi è un aspetto che ha da sempre caratterizzato la tua carriera, come mai?
Oltre ad essere un artista sono un polistrumentista, sono un giovane discografico a cui piace produrre i propri brani e quelli di altri. Questa cosa è abbastanza inusuale in Italia. In realtà lo faccio perché penso sia un’espansione della propria visione musicale, come si usa dire “non si è mai serviti meglio che da se stessi”. All’età di 12 anni, senza beat su internet e senza amici che volevano darmi delle produzioni, dovevo creare io le basi.
Quindi ho imparato a registrare, produrre, mixare, masterizzare, tutto da me. Tutto ciò perché fondamentalmente non avevo mai trovato qualcuno che potesse aiutarmi. E quando ho trovato qualcuno che fosse disposto a darmi una mano, con quella persona spesso non condividevo la visione, non avevamo le stesse idee o lo stesso stile. Quindi ho fatto prima ad impegnarmi durante questi anni. Sono arrivato alle soddisfazioni di adesso grazie a tutto il lavoro di prima! Alla fine la musica è una grande passione immortale, che non si ferma mai.
In contemporanea all’uscita del disco è uscito anche il video del singolo “L’ultima parola” dove racconti una storia che può essere successa un po’ a tutti noi, sia dal lato femminile, sia dal lato maschile. È una storia vera o è una cosa che hai immaginato?
È una storia vera! Sono cambiate un po’ di cose negli ultimi dieci anni, dove un determinato stile di vita è stato normalizzato per strumentalizzare i giovani. Parlo del mondo della notte, che con alcune persone può essere spietato. E quindi è un universo che non guarda in faccia a nessuno, ho voluto raccontare le mie esperienze da questo punto di vista. E’ un tema abbastanza delicato ma come sempre io non ho peli sulla lingua. Per quanto possa io sembrare una persona dura, nella musica riesco sempre ad aprirmi e raccontarmi tutto ciò che ha dentro.

Nonostante tu sia spesso andato controcorrente e ti sia ritrovato a esprimere le idee di coloro che non si identificavano nella massa, ti ritrovi comunque ad essere la voce del popolo, la voce di molte persone. Come te lo spieghi?
Bella domanda, da questo punto di vista l’America insegna. Io ho avuto questa fortuna di poter parlare quattro lingue da quando sono nato. Parlavo l’italiano, l’inglese con mia madre di nazionalità britannica, francese alla scuola materna, olandese alla prima elementare. Ho avuto l’opportunità quindi di avvicinarmi a culture diverse prima di immergermi nella bellissima cultura italiana e ho capito che, all’italia, nella musica, c’era un anello mancante. Quando facevo musica trap, non era uno stile comune o conosciuto però io sapevo che dando un messaggio semplicemente naturale, essendo me stesso con i grandi insegnamenti della sonorità americana, avrei portato automaticamente una differenza.
Per me fare la differenza è una cosa che è avvenuta sempre in maniera molto naturale. Ho capito che, nella vita, la cosa più difficile, per tante persone, è proprio essere se stessi. Siamo bombardati di un miliardo di influencer dalla mattina alla sera ma alla fine non abbiamo l’influenza migliore che è quella di essere noi stessi. Noi possiamo sollo essere noi e crescere dentro, è una cosa che ho imparato negli ultimi tre anni e che sono riuscito ad esprimere molto in quest’album.
Buttare l’occhio oltre oceano è stato fondamentale per te riguardo l’autoprodursi? Pensi di aver anticipato la wave che arriverà successivamente qui in Italia facendolo?
Speriamo di si, io prima del 2015 ho fatto davvero la fame. E lo racconto senza, come piace dire a me, ostentare la povertà. Perché tante persone usano la povertà come una scusa per non cambiare, invece quando vieni dalla strada devi imparare ad uscirne. Ho voluto cambiare la mia vita e l’ho voluta cambiare per potermi focalizzare sulla musica, quest’arte mi ha salvato. Ho questa strada perché mi piace scrivere, cantare, produrre, amo ogni sfaccettatura della musica.
Ci sono tantissimi artisti che affidano i testi o le produzioni a qualcuno, e poi ce ne sono tanti altri che si auto-producono. E’ qualcosa che in Italia non è ancora comune, io mi autoproduco perché amo la musica a 360°. La musica classica ci insegna che la vera musica non muore mai, perché l’emozione si trova nell’arte. Ogni artista può imparare a prodursi e suonare uno strumento, ogni rapper può imparare a cantare. Perché ci sono due tipi di persone al mondo: chi è consapevole del proprio talento e chi no. Quindi la cosa più importante è lavorare su noi stessi e capire chi siamo.
Qual è la tua opinione riguardo la scena italiana attuale? Riguardo tutti quegli artisti che dicono di guardare la scena internazionale nella loro musica quando in realtà molti di loro non hanno la stessa esperienza che hai tu avendo visto, osservato e vissuto all’estero?
Se oggi se una cosa è vera o falsa, a molte persone non importa più. Che se ne parli male o che se ne parli bene l’importante è che se ne parli. E penso sia questa la radice del vero problema, dove il vero e il falso stanno assieme. Magari si diventa virali sui social e quindi automaticamente si pretende rispetto e si crede di aver raggiunto la fama. Ma purtroppo ciò che non si capisce ancora oggi è che stanno scomparendo due cose che andavano assieme : il rispetto, e quando non c’è più rispetto non c’è più vergogna.
E penso sia la stessa cosa per la musica trap, drill, r&b. Possiamo adattarla all’Italia quanto vogliamo, ma è musica che proviene da un’altra parte del mondo. Però, ci sono degli aspetti che pian piano stanno cambiando, e io sono contento di, nel mio piccolo, partecipare a questo grande cambiamento. Io ovviamente cerco di portare il più possibile cultura ed emozione alle persone, fa parte del mio lavoro. Purtroppo oggi non si distingue più il falso dal vero, ma questa non è colpa degli artisti.
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