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Quello de Lo Stato Sociale è un “Attentato alla Musica Italiana”!

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Dopo l’incredibile perfomance magica che i ragazzi de Lo Stato Sociale hanno portato ieri sera sul palco più importante della musica italiana, è finalmente disponibile da oggi su tutte le piattaforme digitali Attentato alla Musica Italiana, il quarto disco di inediti del collettivo bolognese via Garrincha Dischi / Island Records. Il disco contiene Combat Pop, il brano con cui la band è in gara al 71esimo Festival di Sanremo.

Il disco rappresenta per Lo Stato Sociale una nuova, incredibile, sfida: un quintuplo album composto da cinque capitoli, uno per ogni componente della band, un’operazione assolutamente unica nel suo genere, il cui artwork è curato da Mirco Campioni.

Cinque dischi che nascono per spiegare la straordinaria attitudine de Lo Stato Sociale e che lasciano spazio alle singole personalità e alle idee artistiche individuali: “Solo noi potevamo farlo e lo abbiamo fatto, era quasi obbligatorio”. Un’operazione corale, che mette a nudo le singolarità dei cinque membri del collettivo bolognese per poi riunirle in un’unica trama che vedrà la luce anche su supporto fisico, il 12 marzo in doppio CD e il 19 marzo in triplo vinile.

Attentato alla Musica Italiana è il nostro attacco kamikaze. Privo di logica commerciale, è un tentativo di sovraccaricare il mercato musicale per farlo esplodere e poter tornare a godere con le canzoni”. Racconta la band, spiegando il progetto.
Un giorno torneranno i concerti, tornerà il motivo per cui scriviamo le canzoni, ovvero cantarle e ballarle insieme. Torneranno i salti e il sudore, torneranno l’aggregazione e la socialità dal vivo. Sarà una grande abbuffata e godremo come matti ma nel frattempo abbiamo scelto di far crollare il castello, demolire il palazzo e arare il campo, per poter seminare nuove idee”.

Questo monumento all’incoscienza contiene anche cinque canzoni pubblicate dopo PrimatiTre colonne sonore (Il paese dell’amore, Sentimento estero, La felicità non è una truffa), un brano scritto durante la pandemia (Autocertificanzone) e una cover degli Skiantos (Sono un ribelle mamma). Nessuna di queste canzoni aveva mai trovato un posto nella discografia stampata della band, che racconta “ci sembrava bello dare qualcosa in più a voi ultimi romantici”.

Ad aprire la tracklist di Attentato alla Musica Italiana è proprio Combat Pop, brano in gara alla 71esima edizione del Festival di Sanremo: un atteso ritorno dopo lo straordinario successo del 2018 con Una vita in vacanza e una nuova occasione per portare la band sul palco, la dimensione che li ha resi celebri grazie alle loro esibizioni incendiarie.        

“Combat Pop racconta la contraddizione che tutti noi viviamo nella tensione tra il mondo che vogliamo e l’imposizione di un modello immutabile. La contraddizione del capitalismo che riesce a venderti tutto e il suo contrario, il sistema e l’antisistema, la malattia e la cura, l’inquinamento e l’ecologismo, la ribellione e il conformismo. Anche chi dice no, poi si veste da rockstar per vendere pubblicità. Ma che senso ha?”. 

Inoltre è da ora disponibile su YouTube anche il videoclip di Combat Pop, un’esplosione di immagini vivide e in technicolor in pieno stile Lo Stato Sociale, per la regia di Marco Santi.

Ad intrecciarsi nel racconto visivo del video sono le storie dei cinque musicisti, ognuno con la propria, definita identità che viene trasposta e trasformata in strampalati alter ego: sul finale, con un coup de theatre degno delle performance a cui la band ci ha abituato, si rivelano per come li conosciamo. Albi, Bebo, Carota, Checco e Lodo calano la maschera, lasciandosi andare a una performance liberatoria, cantata e suonata “live” – la dimensione che più li rappresenta – che ristabilisce il naturale disordine delle cose.

Qui la tracklist completa di Attentato alla Musica Italiana de Lo Stato Sociale:

01-Combat Pop (ALBI #1)
02-Sesso, droga e lavorare (ALBI #2) – Selton, Simon Says!
03-Fucking Primavera (ALBI #3) – CIMINI, Simon Says!
04-Belli così (ALBI #4)
05-Equazione – Una canzone per AIL (ALBI #5)

01-Il giorno dopo (CAROTA #1) – Willie Peyote, Mamakass
02-Colorado (CAROTA #2) – Mamakass
03-Mare di cartone (CAROTA #3) – Mamakass
04-Al sole dell’ultima spiaggia (CAROTA #4)
05-Dj di merda – Regaz Version (CAROTA #5)

01-Muoio di noia (LODO #1) – Margherita Vicario, Danti
02-L’amore è una droga (LODO #2) – CmqMartina
03-Dimmi prima le cattive (LODO #3) – Galeffi, Simon Says! 
04-Anche oggi, domani andrà meglio – (LODO #4) – Samuel Heron
05-L’unica cosa che non so fare (LODO #5) – Ninni Bruschetta, Niccolò Carnesi

01-Barca (CHECCO #1)
02-Delorean (CHECCO #2)
03-Vivere (CHECCO #3)
04-Perso (CHECCO #4)
05-Luce (CHECCO #5)

01-La senti questa forza? (BEBO #1)
02-Fantastico! (BEBO #2) – I Botanici
03-2020 Fuga Dall’aperitivo (BEBO #3)
04-Prima che tu dica pronto (BEBO #4)
05-Sono Libero (BEBO #5) – Remo Anzovino

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C’è chi canta l’amore per crederci ancora e chi — come ioemeg — lo canta quando ha già smesso di funzionare, ma continua a vibrare sotto pelle. Venerdì 27 giugno esce “margherita”

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C’è chi canta l’amore per crederci ancora e chi — come ioemeg — lo canta quando ha già smesso di funzionare, ma continua a vibrare sotto pelle. Venerdì 27 giugno esce “margherita”, il nuovo singolo per Honiro Label, distribuito da Believe: una ballata che non si accontenta della malinconia, la seziona e ci fa il verso.

Il brano è un piccolo manifesto: urban-pop viscerale, disilluso ma mai arrendevole, dove l’ironia diventa il modo più elegante di affrontare il dolore. Il testo non consola: morde. Con frasi che sembrano battute e invece sono stilettate, ioemeg costruisce un racconto pieno di crepe, e ci si specchia dentro.

«Mi è piaciuto sempre e lo sai / sedermi su una strada sporca / ma con te mi paiono le Hawaii» — qui non c’è romanticismo da manuale, ma un realismo sporco e bellissimo, dove anche la pizza diventa metafora d’amore e i club si trasformano in rifugi per cuori ammaccati.

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E se per un attimo tutto si fermasse e tornassimo a quando avevamo ”Vent’anni”? il nuovo brano di Seltsam in uscita il 27 giugno

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E se per un attimo tutto si fermasse e tornassimo a quando avevamo Vent’anni?, questa è la domanda, ma anche il bisogno, che si pone Seltsam con il suo nuovo brano, in uscita il 27 giugno per Honiro Label.

Tra sonorità pop e ritmiche che aprono all’estate, mentre tutti vivono le proprie routine lavorative e sociali e il caldo comincia a farsi sentire, c’è sempre un momento in cui si entra in quella ‘’voragine’’ di pensieri dove poter crescere: cosa ne sarà adesso dei sogni, di quei progetti assemblati da ragazzi su cui abbiamo riversato speranze e motivazione? E se ‘’la vita dei grandi’’ cambiasse il nostro spirito e non potessimo più tornare indietro? Da qui la necessità di ritrovare i ferma immagini del passato, di quando l’energia che pervadeva la giovinezza ancora non si scontrava con il duro realismo della società di oggi. Un po’ di nostalgia, un po’ di bei ricordi che ci distraggono e ci fanno stare bene. Tuttavia, ciò che forse non dobbiamo lasciare alle spalle è proprio la spinta che ci ha sempre guidato a realizzarci, che, in un mondo che lentamente si allontana dalla sua anima, restituisce ancora stupore e umanità.  Il giorno prima della mia laurea ho visto tutta la mia adolescenza passarmi davanti agli occhi e salutarmi con il più bello degli abbracci mai visti. Tra dubbi, paure e insicurezza, ho conosciuto l’ansia di un futuro che arriva da un momento all’altro e che spesso non ci appartiene. Ho scritto quindi questa canzone non solo come ribellione ad un mondo che corre senza sosta, ma soprattutto per urlare alla mia generazione che abbiamo tutto il tempo di sbagliare e di godere i nostri 20 anni’’ – racconta l’artista.

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Elinel ci racconta il suo nuovo brano, ”Ancora in piedi”

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Dopo anni di esperienza tra mixtape, contest e collaborazioni importanti, Elinel torna in scena da indipendente con il singolo Ancora in Piedi”, affiancato da Gon e con la produzione di DJ Exy. Un brano intenso, viscerale, che anticipa l’uscita dell’EP Frammenti di Me, e che si presenta come un vero manifesto di resilienza. In questa intervista Elinel ci racconta cosa significa oggi fare musica fuori dai circuiti mainstream, svela le sue due anime artistiche – quella riflessiva e quella più cruda dell’alter ego Nucky Liuk – e condivide il valore della memoria, della lotta e dell’autenticità in un panorama musicale sempre più standardizzato. Tra Roma, Latina e un’attitudine ostinata a “rimanere in piedi”, ecco chi è davvero Elinel.

Ancora in piedi è il tuo ritorno ufficiale da indipendente. Cosa significa, per te, essere tornato a camminare da solo?

Per me tornare totalmente indipendente significa avere molti più grattacapi, fare molti più sacrifici, ma allo stesso tempo avere più gratitudine al momento del risultato. Comunque significa occuparsi totalmente da solo di ogni cosa: contattare il producer, i rapper, lo studio, videomaker, fotografo, ufficio stampa e quant’altro. Quindi non è semplice, e soprattutto è più dispendioso. Però, ripeto, a fine lavoro sarà tutto più gratificante e potrò dire di avercela fatta anche sta volta, un bel traguardo personale!

Come mai hai scelto proprio questo brano insieme a Gon per ufficializzare l’uscita del tuo EP?

Ho scelto “ANCORA IN PIEDI” perché per me la cosa principale da trasmettere è il resistere, non cedere, perché per me è molto importante dare forza ai ragazzi che si vedono crollare il mondo sotto i piedi, affinché possano, appunto, resistere, rimboccarsi le maniche e darsi da fare, che sia per un lavoro, un sogno, una passione e quant’altro. Ho la fortuna di essere molto ostinato e persistente, e questo mio modo di fare l’ho trascritto nel brano affinché possa arrivare come messaggio ai ragazzi.

Il tuo EP “Frammenti di Me” che uscirà il mese prossimo è un titolo molto evocativo. È un autoritratto o una dichiarazione di guerra?

Tra le due opzioni direi che è un autoritratto, ma se dovessi dirlo a parole mie, direi che è più un “mostrarsi a pieno”. Un po’ perché ho sempre cercato di scrivere affinché la gente notasse le mie abilità negli incastri, un po’ perché ad oggi sembra che ogni mio collega sia concentrato a una gara di chi ce l’ha più duro, abbia l’outfit migliore, macchine, droghe, donne. Quindi è nato questo mio EP che è proprio l’opposto. Volevo mostrarmi per la fragilità, la rabbia, l’ironia, la resistenza, rimanendo comunque fedele al mio modo di concepire il RAP. Quindi mostrare ogni piccolo frammento di me, senza pensare ai suoni che girano ora, alle mode, o a chissà cosa. Sono semplicemente io in tutte le mie sfumature.

Parliamo del tuo alter ego: chi è davvero Nucky Liuk, e cosa rappresenta oggi per te?

Il mio nome originario inizialmente era solo NUCKY LIUK. Man mano, andando avanti nel mondo musicale, scrivendo soprattutto, ho capito di avere due lati ben distinti tra loro, che si captano molto facilmente. Quindi decisi di farmi chiamare come artista ELINEL e lasciare NUCKY LIUK come alter ego, perché è la parte di me più controversa e spietata, che non si cura minimamente dell’industria del rap di oggi, che non controlla se stia chiudendo una 16 perfetta o se la strofa sia più lunga, che dice cose crude ma con follia ed ironia. Ad oggi è il mio lato che preferisco e sono certo che rimarrà sempre e sarà sempre presente in ogni mio progetto. Lo dimostra anche il mio primo disco ufficiale dal titolo NUCKY LIUK LP!

Sei cresciuto tra Latina e Roma: quanto ti ha dato la capitale, e quanto ti senti ancora distante dalle sue dinamiche?

La capitale mi ha dato tanto nel mondo del rap, mi ci sono avvicinato proprio perché la realtà a Latina, hip-hop parlando, non è così grande ed ampia. Se sei di Latina e vuoi partecipare a un contest, vuoi vedere concerti rap underground, sei obbligato ad andare a Roma. Diciamo che fortunatamente con un’ora da dove abito ci si arriva. Infatti, sono anni che i fine settimana sono sempre presente alle serate, anche solo da spettatore, e sono contento che comunque una città come Roma dia così tanto spazio alla realtà underground. Mi ha regalato molte emozioni, mi ha fatto trovare amici e colleghi: dai rapper ai producer, writer, studi di registrazione e quant’altro. Quindi sono legatissimo alla capitale.
Ad oggi non mi ci sento per niente distante dalle dinamiche della città eterna, anzi mi sento molto a casa quando sono alle serate. Perché, parliamoci chiaro, ci sono milioni di rapper online, ma LIVE trovi sempre le stesse persone, le stesse facce, gli stessi nomi, e dopo un po’ ci si conosce tutti. Diventiamo quasi tutta una famiglia in determinate serate ed è stupendo.

Essere indipendenti oggi è davvero un atto di libertà, o è più una necessità?

Secondo me è un po’ tutti e due. Nel senso che ovviamente lo si fa per un atto di libertà artistica, potendo così compiere quello che si vuole con la propria arte senza avere direttive o limiti. Però allo stesso tempo bisogna ammettere che è una necessità, perché comunque un ragazzo, soprattutto emergente e sconosciuto, per dire, non può di certo pretendere che il suo primo progetto sia sotto etichetta. Di conseguenza è obbligatorio che tutti partano da indipendenti. Nel mio caso ad oggi è una vera e propria scelta, quasi come presa di posizione, perché non è né l’indipendenza né l’etichetta a decretare un artista come tale, ma lo è il proprio talento. Ma potendo scegliere, ho scelto la via dell’indipendenza.

Hai inserito una citazione di Primo Levi in “Ancora in Piedi”. Come si incastra una voce come la sua nel tuo rap?

L’omaggio a Primo Levi è legato al suo modo di scrivere, alla sua scrittura. Lui è stato portavoce di un momento storico letteralmente schifoso e disumano, e ha raccontato di ciò che accadesse in quel periodo, in modo che possa essere ricordato e, tramite la memoria, mai rifatto.
Per me è importante che nella scrittura evinci ciò che si vive e ciò che si vede, e che venga, il tutto, raccontato in modo palese e chiaro, anche a costo di raccontare cose spiacevoli. Ovviamente non mi avvicino minimamente a quello che Levi possa avere vissuto, ma la tipologia di scrittura è proprio quella di trascrivere accaduti, nel mio caso anche sotto forma di metafore, che mi hanno letteralmente segnato e condizionato nel modo di essere e di vivere, sia nel momento vissuto che in un tempo futuro all’accaduto scritto.

Se potessi parlare al Luca del 2012, quello dei primi mixtape, cosa gli diresti oggi?

Gli direi di darsi da fare fin da subito, di allargare subito gli orizzonti. Ci ho messo quasi 5 anni anche solo ad avvicinarmi a Roma. Gli direi di andare alle serate fin da subito, soprattutto da spettatore, e di essere presente concretamente nel mondo hip-hop. Di non limitarsi mai, di crederci continuamente, di muoversi e fare conoscenze, stringere legami, supportare sempre gli altri e rispettarli, che è una cosa importante ma non scontata. E se potessi, di non concentrarsi troppo solo sui giochi di parole, ma di mostrarsi fin da subito per quello che è, perché alla fine la cosa importante è essere sempre se stessi!

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