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Intervista

CILLA ci racconta “Richard Mille” il suo nuovo singolo feat BIONDO: “Gli artefici della nostra rivoluzione siamo noi”

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Musica e moda sono da sempre lo specchio della società di cui sono figli, ma anche i mezzi più potenti per comunicare al mondo il proprio sentire, connettendoci e collegandoci a chi è disposto ad ascoltare ed osservare oltre le apparenze. É da questo presupposto che Cilla, al secolo Priscilla Cattaneo ha scelto di dar vita a “Richard Mille” (Cosmophonix Artist Development/Altafonte Italia), avvalendosi della preziosa collaborazione di una delle firme più apprezzate della nuova scena italiana, Biondo.

Scritto in una prima fase dalla penna iconografica e sensibile dell’artista ticinese dopo una frenetica notte in discoteca e avvalorato dagli incastri incisivi e vibranti del rapper capitolino, “Richard Mille” di Cilla feat Biondo è una dichiarazione d’intenti contro la strumentalizzazione della figura femminile.

Chi meglio di Cilla poteva raccontarci questo brano? Noi di Honiro Journal l’abbiamo intervistata!

Cilla, questo nuovo singolo si intitola “Richard Mille”, come mai la scelta proprio di questo nome?
Il titolo fa ovviamente riferimento al noto brand di orologi. Questo è quindi un simbolo per rappresentare l’anima della società di oggi. È una metafora per raccontare le sfumature di un mondo che, molte volte ormai, affonda le sue radici nelle apparenze. Proprio questa è una dinamica che viviamo tutti i giorni all’interno dei social ad esempio, la maggior parte delle persone sfoggia la propria vita impeccabile, racconta la propria giornata perfetta o mette in primo piano l’estetica. In realtà, oltre la telecamera dello smartphone, si cela la vera vita di tutti noi, si nascondono tutti i retroscena. “Richard Mille” mi è sembrato quindi il titolo più adatto, ma soprattutto più fresco e originale per parlare di questo argomento così attuale.

A proposito di apparenza, di estetica, che consiglio daresti, anche grazie la tua esperienza, per andare oltre l’apparenza?
Quando conosciamo una persona, la prima cosa che notiamo di lei è inevitabilmente l’apparenza, quindi penso che saper andare oltre sia processo difficile. Personalmente, nella vita mi è capitato di immaginare o di convincermi a priori che qualcuno avesse un determinato carattere, una determinata personalità. Ma spesso, ragionando in questo modo, mi sono fatta un’idea di quella persona che, una volta conosciuta, mi sono resa conto non corrispondesse alla realtà.

Proprio per errore mio ho quindi imparato a non dare ascolto alla primissima impressione che la nostra mente si crea di qualcuno, ma piuttosto a voler conoscere le persone per quello che sono veramente e non per quello che, involontariamente, ci siamo convinti che siano. E soprattutto questo mi ha insegnato a dare una seconda possibilità a tutti, esattamente come spesso desideriamo che possa essere data a noi stessi. Credo anche che molte volte bisognerebbe saper andare oltre alle mode, oltre al modo prestabilito con cui siamo portati a pensare o agire.

Cilla, a proposito di “Richard Mille”, tu stessa racconti “ho voluto parlare di una tematica molto importante con assoluta leggerezza”. La leggerezza è qualcosa di cui abbiamo particolarmente bisogno in questo momento, una parola molto bella che però non va confusa con la superficialità. Cos’è per te la leggerezza e come possiamo nei periodi difficili riuscire a trovarla o a ritrovarla?
Per me leggerezza è sinonimo di prendere la vita con filosofia. Spesso accadono cose che non ci saremmo mai aspettati, avvenimenti imprevedibili. Purtroppo la nostra mente, spesso, ci porta a focalizzarci solo sul lato negativo delle situazioni, solo su ciò che non va come avevamo sperato andasse, solo sui problemi, proprio come se ormai fosse abituata alla sopravvivenza e fosse quindi spontaneo per lei sottolineare quotidianamente pericoli e aspetti negativi.

Bisogna combattere questo meccanismo perché, se guardiamo solo tutto ciò che non va, non riusciremo mai ad essere felici ma anche non usciremo più da quel vortice dettato dall’abitudine di notare solo gli aspetti negativi. Anche io, come tutti, ho e ho avuto i miei momenti no, metaforicamente le mie cadute, ma cerco grazie alle persone di cui ci si contorna, che sono preziose e fondamentali nella ricerca della leggerezza, di trovare sempre il lato positivo delle situazioni, perché in fondo, osservando bene, si può sempre scorgere.

Sappiamo che questo brano si ispira particolarmente alle sonorità degli anni ’80 e anche la cover richiama fortemente questo periodo, c’è un motivo particolare? Cosa ti affascina di quegli anni?
È un po’ di tempo ormai che sto seguendo questa strada, che ho intrapreso il viaggio in queste sonorità. Devo dire che avverto di sentirmi molto bene in questo particolare universo, poi, personalmente, sono molto legata agli anni ’70 e ’80 per vari motivi ma soprattutto perché sono l’annata dei miei genitori. Ho quindi sempre amato quegli anni, sempre avuto un valore affettivo verso questo periodo, la combinazione perfetta è stata accorgermi che mi ci trovo molto bene anche a livello musicale quindi mi ispirano molto. La passione per questo periodo infatti è innata, ha sempre caratterizzato la mia musica ma l’ho sviluppata in particolare negli ultimi 3 anni.

Sempre tu stessa racconti “Sono dell’idea che oltre l’aspetto fisico, in una donna ci sia molto di più, ma siamo ancora troppo sottovalutate”. Come mai secondo te c’è ancora questa resistenza nel considerare le donne qualcosa di più della sola estetica?
Soprattutto nell’ultimo periodo si fa molto riferimento ai diritti delle donne. Si parla molto di femminismo eppure, nel corso degli anni, si è fatto tanto e allo stesso tempo, paradossalmente, si è fatto ancora troppo poco. A parer mio si dovrebbero compiere ancora molti, moltissimi passi avanti. Soprattutto in contesti dove l’estetica viene ritenuta fondamentale, quindi dove l’apparenza della donna viene ancora ritenuta come imprescindibile.

Da sempre, ma soprattutto ultimamente, sembra esserci un ragionamento che porta ad approvare soprattutto le ragazze caratterizzate da una particolare bellezza ma anche voler trasformare chi non fa della propria estetica il proprio punto fondamentale, senza comprendere che c’è molto altro in una persona oltre l’apparenza, c’è anche una sostanza. Spesso sui social, in televisione, si vedono molte personalità che però sono una la copia dell’altra, perché ormai si cerca di cambiare le persone, per farle rientrare dentro uno stesso “standard”.

E come si trova il coraggio di non omologarsi o di non farsi omologare? Bisogna essere pronti a combattere molto. Più volte hanno tentato di cambiarmi ma ho sempre lottato perché questo non accadesse. Questo però, inevitabilmente, porta la strada a farsi più difficile e tortuosa. In ogni momento della vita, in ogni situazione, in ogni contesto, purtroppo essere noi stessi avrà un prezzo da pagare ma solo così poi arriveranno le soddisfazioni. Bisogna essere consapevoli di ciò che siamo ma soprattutto di chi siamo e di chi vogliamo essere e andare avanti con la nostra personalità. Penso infatti che ognuno di noi abbia una particolarità, un talento e anche un potere per svilupparlo e realizzarlo. Non è la persona che vuole cambiarci a rivoluzionarci veramente la vita, anzi, siamo noi stessi ad essere artefici della nostra rivoluzione.

Richard Mille” è in collaborazione con una delle firme più apprezzate della nuova scena italiana. Cosa ha legato particolarmente te e Biondo nella realizzazione di questo singolo?
La collaborazione con Biondo è stata veramente molto spontanea. Avevo creato questo brano pensandolo proprio come un featuring e mi affascinava l’idea di avere al mio fianco una figura maschile che sapesse dare il giusto significato alla tematica ma che, allo stesso tempo, l’affrontasse con la leggerezza di cui parlavamo prima. Da subito Biondo mi è sembrata proprio la persona che stavo cercando per questo brano. La prima strofa che ha scritto è stata infatti poi la definitiva, mi sono subito entrate in testa quelle parole!

Cilla, affermi inoltre “Richard Mille per me rappresenta una liberazione dai pensieri e una notevole evoluzione come artista”. Cosa ti ha lasciato questo brano? In che aspetto di te avverti che ci sia stata maggiormente questa evoluzione? 
Prima di tutto, grazie a questo singolo, ho riscoperto me stessa perché mi ha liberato da tanti pensieri. Mi ha reso anche consapevole di chi voglio essere nella vita. Credo infatti che il processo di stesura e realizzazione di un brano nasconda molte sfumature impagabili e sia, probabilmente, anche più prezioso del brano stesso.

Questo singolo mi ha veramente lasciato molto. Ho conosciuto tante persone e ho imparato a conoscere aspetti di me stessa che prima non avevo mai notato. La creazione di questo pezzo ha dato vita non solo a questo progetto ma anche ad una vera e propria rinascita verso altri brani molto autentici, in cui la verità è la parola chiave.

A proposito di altri brani, Cilla dopo “Richard Mille”, cosa dobbiamo aspettarci dal futuro? Vuoi anticipare ai lettori di Honiro Journal i tuoi prossimi progetti o obiettivi musicali?
Sicuramente il futuro riserva molte novità! Ho dei brani già pronti per la pubblicazione che ritengo essere ancora più incisivi, ancora più sinceri ma soprattutto ancora più autentici. Sono una persona spontanea, a cui non piace avvalersi di particolari filtri quando si parla di un argomento. Ovviamente dipende dalla tipologia del singolo, ma mi piace affrontare il tema senza girarci troppo attorno.

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