Intervista
CILLA ci racconta “Richard Mille” il suo nuovo singolo feat BIONDO: “Gli artefici della nostra rivoluzione siamo noi”
Musica e moda sono da sempre lo specchio della società di cui sono figli, ma anche i mezzi più potenti per comunicare al mondo il proprio sentire, connettendoci e collegandoci a chi è disposto ad ascoltare ed osservare oltre le apparenze. É da questo presupposto che Cilla, al secolo Priscilla Cattaneo ha scelto di dar vita a “Richard Mille” (Cosmophonix Artist Development/Altafonte Italia), avvalendosi della preziosa collaborazione di una delle firme più apprezzate della nuova scena italiana, Biondo.
Scritto in una prima fase dalla penna iconografica e sensibile dell’artista ticinese dopo una frenetica notte in discoteca e avvalorato dagli incastri incisivi e vibranti del rapper capitolino, “Richard Mille” di Cilla feat Biondo è una dichiarazione d’intenti contro la strumentalizzazione della figura femminile.
Chi meglio di Cilla poteva raccontarci questo brano? Noi di Honiro Journal l’abbiamo intervistata!
Cilla, questo nuovo singolo si intitola “Richard Mille”, come mai la scelta proprio di questo nome?
Il titolo fa ovviamente riferimento al noto brand di orologi. Questo è quindi un simbolo per rappresentare l’anima della società di oggi. È una metafora per raccontare le sfumature di un mondo che, molte volte ormai, affonda le sue radici nelle apparenze. Proprio questa è una dinamica che viviamo tutti i giorni all’interno dei social ad esempio, la maggior parte delle persone sfoggia la propria vita impeccabile, racconta la propria giornata perfetta o mette in primo piano l’estetica. In realtà, oltre la telecamera dello smartphone, si cela la vera vita di tutti noi, si nascondono tutti i retroscena. “Richard Mille” mi è sembrato quindi il titolo più adatto, ma soprattutto più fresco e originale per parlare di questo argomento così attuale.
A proposito di apparenza, di estetica, che consiglio daresti, anche grazie la tua esperienza, per andare oltre l’apparenza?
Quando conosciamo una persona, la prima cosa che notiamo di lei è inevitabilmente l’apparenza, quindi penso che saper andare oltre sia processo difficile. Personalmente, nella vita mi è capitato di immaginare o di convincermi a priori che qualcuno avesse un determinato carattere, una determinata personalità. Ma spesso, ragionando in questo modo, mi sono fatta un’idea di quella persona che, una volta conosciuta, mi sono resa conto non corrispondesse alla realtà.
Proprio per errore mio ho quindi imparato a non dare ascolto alla primissima impressione che la nostra mente si crea di qualcuno, ma piuttosto a voler conoscere le persone per quello che sono veramente e non per quello che, involontariamente, ci siamo convinti che siano. E soprattutto questo mi ha insegnato a dare una seconda possibilità a tutti, esattamente come spesso desideriamo che possa essere data a noi stessi. Credo anche che molte volte bisognerebbe saper andare oltre alle mode, oltre al modo prestabilito con cui siamo portati a pensare o agire.
Cilla, a proposito di “Richard Mille”, tu stessa racconti “ho voluto parlare di una tematica molto importante con assoluta leggerezza”. La leggerezza è qualcosa di cui abbiamo particolarmente bisogno in questo momento, una parola molto bella che però non va confusa con la superficialità. Cos’è per te la leggerezza e come possiamo nei periodi difficili riuscire a trovarla o a ritrovarla?
Per me leggerezza è sinonimo di prendere la vita con filosofia. Spesso accadono cose che non ci saremmo mai aspettati, avvenimenti imprevedibili. Purtroppo la nostra mente, spesso, ci porta a focalizzarci solo sul lato negativo delle situazioni, solo su ciò che non va come avevamo sperato andasse, solo sui problemi, proprio come se ormai fosse abituata alla sopravvivenza e fosse quindi spontaneo per lei sottolineare quotidianamente pericoli e aspetti negativi.
Bisogna combattere questo meccanismo perché, se guardiamo solo tutto ciò che non va, non riusciremo mai ad essere felici ma anche non usciremo più da quel vortice dettato dall’abitudine di notare solo gli aspetti negativi. Anche io, come tutti, ho e ho avuto i miei momenti no, metaforicamente le mie cadute, ma cerco grazie alle persone di cui ci si contorna, che sono preziose e fondamentali nella ricerca della leggerezza, di trovare sempre il lato positivo delle situazioni, perché in fondo, osservando bene, si può sempre scorgere.
Sappiamo che questo brano si ispira particolarmente alle sonorità degli anni ’80 e anche la cover richiama fortemente questo periodo, c’è un motivo particolare? Cosa ti affascina di quegli anni?
È un po’ di tempo ormai che sto seguendo questa strada, che ho intrapreso il viaggio in queste sonorità. Devo dire che avverto di sentirmi molto bene in questo particolare universo, poi, personalmente, sono molto legata agli anni ’70 e ’80 per vari motivi ma soprattutto perché sono l’annata dei miei genitori. Ho quindi sempre amato quegli anni, sempre avuto un valore affettivo verso questo periodo, la combinazione perfetta è stata accorgermi che mi ci trovo molto bene anche a livello musicale quindi mi ispirano molto. La passione per questo periodo infatti è innata, ha sempre caratterizzato la mia musica ma l’ho sviluppata in particolare negli ultimi 3 anni.
Sempre tu stessa racconti “Sono dell’idea che oltre l’aspetto fisico, in una donna ci sia molto di più, ma siamo ancora troppo sottovalutate”. Come mai secondo te c’è ancora questa resistenza nel considerare le donne qualcosa di più della sola estetica?
Soprattutto nell’ultimo periodo si fa molto riferimento ai diritti delle donne. Si parla molto di femminismo eppure, nel corso degli anni, si è fatto tanto e allo stesso tempo, paradossalmente, si è fatto ancora troppo poco. A parer mio si dovrebbero compiere ancora molti, moltissimi passi avanti. Soprattutto in contesti dove l’estetica viene ritenuta fondamentale, quindi dove l’apparenza della donna viene ancora ritenuta come imprescindibile.
Da sempre, ma soprattutto ultimamente, sembra esserci un ragionamento che porta ad approvare soprattutto le ragazze caratterizzate da una particolare bellezza ma anche voler trasformare chi non fa della propria estetica il proprio punto fondamentale, senza comprendere che c’è molto altro in una persona oltre l’apparenza, c’è anche una sostanza. Spesso sui social, in televisione, si vedono molte personalità che però sono una la copia dell’altra, perché ormai si cerca di cambiare le persone, per farle rientrare dentro uno stesso “standard”.
E come si trova il coraggio di non omologarsi o di non farsi omologare? Bisogna essere pronti a combattere molto. Più volte hanno tentato di cambiarmi ma ho sempre lottato perché questo non accadesse. Questo però, inevitabilmente, porta la strada a farsi più difficile e tortuosa. In ogni momento della vita, in ogni situazione, in ogni contesto, purtroppo essere noi stessi avrà un prezzo da pagare ma solo così poi arriveranno le soddisfazioni. Bisogna essere consapevoli di ciò che siamo ma soprattutto di chi siamo e di chi vogliamo essere e andare avanti con la nostra personalità. Penso infatti che ognuno di noi abbia una particolarità, un talento e anche un potere per svilupparlo e realizzarlo. Non è la persona che vuole cambiarci a rivoluzionarci veramente la vita, anzi, siamo noi stessi ad essere artefici della nostra rivoluzione.
“Richard Mille” è in collaborazione con una delle firme più apprezzate della nuova scena italiana. Cosa ha legato particolarmente te e Biondo nella realizzazione di questo singolo?
La collaborazione con Biondo è stata veramente molto spontanea. Avevo creato questo brano pensandolo proprio come un featuring e mi affascinava l’idea di avere al mio fianco una figura maschile che sapesse dare il giusto significato alla tematica ma che, allo stesso tempo, l’affrontasse con la leggerezza di cui parlavamo prima. Da subito Biondo mi è sembrata proprio la persona che stavo cercando per questo brano. La prima strofa che ha scritto è stata infatti poi la definitiva, mi sono subito entrate in testa quelle parole!
Cilla, affermi inoltre “Richard Mille per me rappresenta una liberazione dai pensieri e una notevole evoluzione come artista”. Cosa ti ha lasciato questo brano? In che aspetto di te avverti che ci sia stata maggiormente questa evoluzione?
Prima di tutto, grazie a questo singolo, ho riscoperto me stessa perché mi ha liberato da tanti pensieri. Mi ha reso anche consapevole di chi voglio essere nella vita. Credo infatti che il processo di stesura e realizzazione di un brano nasconda molte sfumature impagabili e sia, probabilmente, anche più prezioso del brano stesso.
Questo singolo mi ha veramente lasciato molto. Ho conosciuto tante persone e ho imparato a conoscere aspetti di me stessa che prima non avevo mai notato. La creazione di questo pezzo ha dato vita non solo a questo progetto ma anche ad una vera e propria rinascita verso altri brani molto autentici, in cui la verità è la parola chiave.
A proposito di altri brani, Cilla dopo “Richard Mille”, cosa dobbiamo aspettarci dal futuro? Vuoi anticipare ai lettori di Honiro Journal i tuoi prossimi progetti o obiettivi musicali?
Sicuramente il futuro riserva molte novità! Ho dei brani già pronti per la pubblicazione che ritengo essere ancora più incisivi, ancora più sinceri ma soprattutto ancora più autentici. Sono una persona spontanea, a cui non piace avvalersi di particolari filtri quando si parla di un argomento. Ovviamente dipende dalla tipologia del singolo, ma mi piace affrontare il tema senza girarci troppo attorno.
Intervista
PAOLA PIZZINO CI RACCONTA IL SUO SINGOLO “LOGICO”: “A VOLTE LASCIARE ANDARE SIGNIFICA AMARE DAVVERO”
Dopo aver aperto concerti di artisti come Diodato e Max Gazzè e dopo un intenso percorso di performance live, è disponibile dal 14 dicembre su tutti i digital stores “LOGICO”(Macro Beats/distribuito da Artist First) il singolo d’esordio di PAOLA PIZZINO.
Disponibile anche in versione unplugged, “LOGICO” è un brano che si disegna tra la consapevolezza di voler abbandonare ciò che non è più razionale e la speranza di trovare riparo nel futuro.
Chi meglio di PAOLA PIZZINO poteva raccontarci questo brano? Noi di Honiro Journal l’abbiamo intervistata!
Essendo il tuo primo brano, non posso non chiederti da dove abbia preso vita l’ispirazione per questo titolo
La canzone si chiama “Logico” ma, in realtà, nel ritornello io dico “non c’è niente di logico” e forse è proprio in questo che risiede l’intero senso del brano. Infatti, se da sempre, nella vita, cerco di mantenermi più logica possibile, estremamente razionale nelle mie relazioni interpersonali, poi nella realtà esiste anche una mia parte irrazionale, illogica. Questo ossimoro nel titolo quindi, ripensandoci, è nato proprio spontaneamente.
Questo singolo rappresenta il tuo esordio ma sappiamo che, in realtà, tu hai alle spalle già molte performance dal vivo. Essendo reduci da un periodo in cui, purtroppo, durante la pandemia gli artisti emergenti hanno potuto esordire solo in digitale, cosa differenzia invece l’esordio di chi ha potuto prima esibirsi live? Che bagaglio di emozioni ha chi esordisce direttamente dal vivo?
È una domanda importante. Spesso mi è stato chiesto “come ti senti ora che è uscito il singolo?” e la mia risposta a questa domanda è che sono veramente felice, soprattutto perché finalmente tutte le persone che durante i live mi chiedevano dove potessero ascoltare i pezzi ora li potranno trovare anche in digitale. Il mio esordio quindi, per me, ha significato rispondere a questa domanda del mio pubblico. Onestamente però, allo stesso tempo, quando si parla di stream, di digital stores, avverto quanto mi manchi un po’ quella concretezza, quell’aspetto a cui i live mi avevano abituata maggiormente. Spero quindi vivamente che questi numeri si trasformino in un’esperienza dal vivo sempre più importante e sempre più bella.
Mi è piaciuto molto “LOGICO” versione unplugged perché, metaforicamente, oltre che un brano in acustico, mi è proprio sembrata la ricerca di un’autenticità particolare. Quanto è importante per te, nella musica ma anche nella vita in generale, avere il coraggio di mostrare la propria vera essenza?
Sono una persona a cui, da sempre, è piaciuto impegnarsi in tantissime cose, allo stesso tempo cerco sempre di essere credibile in tutto ciò che faccio. Credo che il segreto per essere autentici, paradossalmente, sia proprio non pensarci, non costruire nulla. Anche nel mondo musicale, ho sempre detto che per me tutto ciò che ruota attorno ai singoli ha un’importanza minore, è la concretezza che mi importa, esattamente come credo che, nella vita di tutti i giorni, sia la personalità ad essere il fulcro. Credo sia inutile costruire qualcosa che nella realtà non esiste, piuttosto conviene essere sinceri fin dall’inizio, imparando anche a spogliarsi dei filtri per essere credibili.
“Dopodiché’ riprendo la vita che dico di volere, di meritare, così mi lascio andare, così ti lascio andare”. In che modo credi si possa comprendere, come racconti tu in questo brano, che amare una persona, a volte significhi proprio lasciarla andare?
Penso che logico racconti una storia che non era destinata a sopravvivere al tempo. Ancora oggi voglio bene a questa persona, siamo ancora in contatto e credo che sia stata proprio la nostra sincerità a portarci a compiere la scelta di lasciarci, la nostra decisione di guardarci negli occhi e raccontarci cosa, secondo noi, non funzionasse più. Lui ha dato le sue ragioni, io le mie, e credo che logico sia esattamente la narrazione della mia versione: io con lui ho avuto difficoltà a sentirmi me stessa, e quindi anche a lasciarmi andare. In questo singolo credo si possa anche scorgere una sfumatura di rabbia, ma anche il desiderio di essere felici e di andare avanti. Rispetto e fiducia credo siano stati gli elementi chiave per comprendere che lasciarsi andare fosse la soluzione migliore per dimostrare di volersi bene davvero.
“Riempie un album di foto che mi dice chi sono io”. Quanto secondo te è difficile al giorno d’oggi trovare la propria identità, sia nel mondo musicale sia nella vita di tutti i giorni?
L’album che cito all’interno del singolo, effettivamente esisteva davvero. Avevo iniziato a raccogliere le fotografie di tutto ciò che consideravo un mio difetto e avevo intitolato questo album “accettati”. A distanza di anni, sempre come racconto nel brano, l’ho eliminato. Solo però dopo questo processo, solo dopo l’aver accettato i miei difetti, ho iniziato a trovare una mia identità, ad essere semplicemente me stessa, ho quindi iniziato a pensare che in qualsiasi occasione, sia nel mondo musicale, sia nella vita di tutti i giorni, non avrei mai voluto costruirmi un personaggio.
Nella cover del brano possiamo notare questa bruciatura, la carta quasi mangiata dal fuoco. Ti va di raccontarci come è nata l’idea dell’artwork?
Ci siamo mantenuti il più possibile minimal, sia io sia Macro Marco sia Alberto DeSeta che è il creatore dell’artwork. Siamo persone con questa determinata impronta anche nella vita, siamo fan della semplicità, “less is more”, come si dice. Quando mi hanno proposto questa cover ho detto subito di sì, con questa particolarità della sigaretta spenta sul titolo del brano che io ho interpretato come quel dettaglio che forse rende meno perfetto il tutto ma sicuramente più autentico.
Essendo questo singolo solo il primo passo di un viaggio appena cominciato, ti va di anticiparci qualcosa sui tuoi progetti futuri, sui tuoi obiettivi?
Non vedo l’ora di quello che sarà, siamo in fase di trasformazione, abbiamo già altri progetti pronti e sicuramente farò uscire alcuni degli altri brani che ho sempre suonato live. Spero di arrivare a tanti!
Intervista
Gianni Bismark racconta il nuovo album “ANDATA E RITORNO”. Tra i feat Noyz Narcos.
Gianni Bismark torna sulla scena con il suo quarto album, “ANDATA E RITORNO”, disponibile da oggi su tutte le piattaforme digitali.
L’album è suddiviso in due parti: “ANDATA” e “RITORNO“. La sezione “ANDATA” presenta tracce come “Vita Mignotta” e “Parliamo delle stesse cose” con BRESH, mentre la sezione “RITORNO” include brani come “Te famo scuola” con NOYZ NARCOS e “Er Magico”. Il percorso musicale di Gianni Bismark si completa con la title track “Andata e Ritorno”. Una partecipazione straordinaria ha arricchito il progetto, quella di Alex Britti alla chitarra nel brano “Panni di un altro”.
“ANDATA E RITORNO” è il suo modo di trasportare i fan verso qualcosa di inedito, senza dimenticare le radici e abbracciando nuovi orizzonti. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere sulle tracce, lo stile ed i feat presenti nel nuovo progetto.
Il titolo “ANDATA E RITORNO” suggerisce un viaggio musicale attraverso due mondi, un ritorno in grande stile. L’album rappresenta il tuo presente, come ti senti ora come artista?
Non è mai facile auto-definirsi, sicuramente i miei fan e chi mi ascolta riescono a farlo meglio di me! In ogni caso avevo delle tracce pronte, tante. Il modo migliore per valorizzarle era dedicarmi ad un progetto in più parti. Volevo creare un mix tra la mia vena rap e quella del genere cantautoriale, senza cadere nel banale. Mi ero prefissato degli obiettivi un po’ più ambiziosi.
Hai scelto featuring molto interessanti per questo album, tra cui NOYZ NARCOS, BRESH, TIROMANCINO e NOEMI. Tutti artisti che hanno un vissuto musicale diverso tra loro. In cosa hanno arricchito te come artista?
Il bello di questi feat è che hanno lasciato tanto a me e al disco, spero che ascoltando le tracce passi questo messaggio. Da sempre la scelta dei miei featuring non è né casuale ne figlia di logiche di mercato. Dietro c’è stato un lavoro immenso, tanti momenti di confronto tra me e tutti gli artisti presenti. Un’empatia pazzesca, che ha raggiunto poi un bel livello di stima reciproca. Questo credo arricchisca pienamente un artista in generale.
Parlando del nuovo album hai dichiarato: “Non mi piace essere etichettato. A me piace fare musica e se un giorno mi esce una canzone diversa da quello che faccio la metto ugualmente nel disco.“
Assolutamente e le confermo. Le etichette sono la cosa che meno sopporto. Sperimentare, cambiare, confrontarsi sono alla base della mia idea di fare musica. A maggior ragione, faccio fatica ad auto-definirmi.
“VITA MIGNOTTA” è il primo brano dell’album, perchè la scelta di uscire con questo singolo per dare il via al progetto?
Non capivo perchè, ma alcuni si aspettavano che tornassi con un album più pop e dalla vena esclusivamente cantautoriale. Questo singolo rappresenta in pieno il cantautorato-rap che dicevamo prima in tema di suono, perchè c’è sia quel richiamo al rap sia il mood cantautoriale. Volevo far capire da subito che sarebbe stato diverso dalle aspettative, che ero pronto a sorprendere con qualcosa di inedito, ma che nello stesso momento ricalcava tutte le sfaccettature del mio percorso come artista. Quindi si, “VITA MIGNOTTA” era il biglietto da visita perfetto.
Il brano “Panni di un altro” vede la partecipazione di ALEX BRITTI alla chitarra. Come è nata questa collaborazione e qual è stata l’esperienza di lavorare con un musicista del calibro di Britti?
Per me Alex è il miglior chitarrista di tutto il panorama musicale, sicuro al 100% di quello italiano. Non lo so, ha un modo di suonare che ti strega, qualcosa che secondo me non puoi definire del tutto. L’ho conosciuto per caso una sera insieme a Federico Zampaglione, mentre guardavamo Sanremo. Pare una cosa un po’ comica lo so [ride], però da li si è sviluppata una bella amicizia sfociata in una stima artistica. Quando ci sono tutti questi spunti, viene quasi naturale dare vita ad un pezzo insieme.
La tua musica ha spesso una forte connessione con Roma, tra l’altro con me giochi giochi in casa. Come la tua città natale continua a influenzare la tua musica?
Roma è tutto, ma questo lo sapete già e a quanto pare tu riesci a capirmi bene Fede [ride]. Roma mi accompagna passo passo, è la mia città, la mia compagna, la mia amica e sono fiero di averle dedicato una canzone in “ANDATA E RITORNO”. Perchè in questo album? Adesso era il momento giusto, la maturità giusta, le corse giuste per raccontare un amore diverso dal comune. Diciamo che il singolo per Roma, intitolato “La mia città”, è una punta di felicità che segna i due mondi presenti in tutto l’album.
E Noyz Narcos?
Un feat che credo sognavo da una vita. Un obiettivo ambizioso e una traccia che dovevo anche ai miei fan. Sono soddisfatto, ma anche felice di aver potuto lavorare con uno dei miei idoli. Per me è tra in singoli più significativi sia per una questione di affetto verso i miei ascolti, sia per la mia crescita come artista.
Questo è il tuo quarto album in carriera. Come descriveresti l’evoluzione del tuo stile e della tua musica da quando hai iniziato nel 2015 fino a oggi?
Sono sempre io, ma sono maturato e con me anche i temi, i suoni. Sono dell’idea che quando fai musica è giusto anche adeguarsi alle novità che si vivono. Le ispirazioni di oggi non possono essere quelle di ieri, ma obiettivamente pure per un fattore anche anagrafico [ride]. Diciamo che è un’evoluzione molto naturale. Questo album è più “suonato”, c’è qualche cura in più nei dettagli. Ho mixato tutto con il mio stile classico in chiave rap-urban. Ti dirò, credo che l’evoluzione sia stata proprio questa: non cancellare niente, ma unire più aspetti inediti con le mie caratteristiche di artista rap.
Intervista
FRANCESCO KAIRÒS CI RACCONTA “IERI, OGGI, DOMANI”: “Questo singolo vuole essere un ritorno all’essenza della mia musica”
Tutti noi abbiamo un passato che spesso ci torna in mente, quei ricordi che non siamo disposti a dimenticare, quella persona che ora vive nel nostro “ieri” ma che speriamo, prima o poi, di rincontrare, magari anche per caso, attraversando la strada o camminando su un marciapiede in un pomeriggio apparentemente come gli altri.
Allo stesso tempo, tutti noi siamo quotidianamente accompagnati dai sogni, dall’immagine di quello che sarà il nostro futuro, e tutti siamo impegnati, ogni giorno, nel vivere il nostro presente. Arricchito da una sfumatura più sentimentale, e raccontato tramite la metafora di una storia d’amore, potremmo dire che sia questo il concept da cui prende vita “Ieri, Oggi, Domani” il nuovo singolo di Francesco Kairòs disponibile su tutti i ditigal stores per Similax Records e Believe Italia.
Francesco Kairòs, già co-autore di brani di Annalisa, Arisa, Ludwig, Anna Tatangelo e altri, torna con un brano avvolto di speranza e consapevolezza che ci trascina alla scoperta della cifra stilistica del suo universo musicale.
Chi meglio di lui poteva raccontarci “ieri, oggi, domani”? Noi di Honiro Journal lo abbiamo intervistato!
Spesso ci ritroviamo immersi nei ricordi o negli obiettivi che vogliamo raggiungere nel futuro, a volte, paradossalmente, dimenticandoci di vivere il presente. Come pensi potremmo imparare a capire quanto sia prezioso l’oggi?
Sicuramente ciò che è stato ieri, quindi metaforicamente il passato, delinea una traccia. Sapere da dove veniamo e dove vogliamo arrivare, quindi il futuro, è un concetto che ho sviscerato non solo in questo singolo, ma anche nei miei progetti precedenti. Personalmente rifletto spesso sul passato per riuscire a captare dalle esperienze trascorse degli strumenti o degli insegnamenti da poter utilizzare per migliorare il presente e il futuro, credo infatti che quest’ultimo non sempre si possa prevedere, ma di sicuro si possa costruire. Il brano è caratterizzato proprio dal concetto appena citato, raccontato con un taglio molto più relazionale e sentimentale.
All’interno del brano si possono scorgere molte sfumature di vita quotidiana, come il rivolgere un semplice “ciao” a qualcuno a cui vogliamo bene. Quanto la quotidianità, il tuo vissuto e in generale le esperienze che hai sperimentato in prima persona influenzano la tua musica?
La quota autobiografica è sempre molto presente nei miei brani, la quotidianità e il mio vissuto sono senza dubbio tra le principali fonti d’ispirazione per i miei progetti artistici. Credo che la musica non debba avere l’arroganza di voler spiegare agli altri cosa sia la vita o come dovrebbero viverla. Preferisco possieda quella sensibilità che permetta, tramite quest’arte, di raccontare esperienze vissute in prima persona. I piccoli gesti quotidiani, che possono essere un semplice saluto o il percorrere un tratto di strada insieme, nascondono un significato molto più ampio, molto spesso infatti utilizzo queste immagini nei miei brani in modo metaforico, per suscitare emozioni specifiche.
Tra le strofe di “Ieri, Oggi, Domani” si può anche ascoltare un “come stai?”. Anche questo probabilmente rappresenta un piccolo gesto che però, in periodi frenetici come il giorno d’oggi in cui si è un po’ persa l’abitudine di interessarsi agli altri, risulta un’accortezza preziosa. Come stai in questo momento della tua carriera?
Sto bene, grazie. Questo mio progetto arriva dopo tanti anni di dietro le quinte, di autorato e di scrittura per terzi. Il desiderio che mi ha portato a dar vita ad una dimensione musicale completamente mia deriva dalla necessità di stare bene, di essere felice ed emotivamente coinvolto nei messaggi che voglio trasmettere. Questo singolo è quindi a tutti gli effetti un ritorno all’essenza della musica, volevo metaforicamente tornare a quella passione, spontaneità e urgenza espressiva di quando ho cominciato a scrivere. Credo che le canzoni siano come delle fotografie, magari sono un perfetto ritratto di un periodo della propria vita ma dopo anni ci si accorge che attualmente quel racconto non ci non ci rappresenti più, nonostante questo però, rimane pur sempre un tassello fondamentale di quel rullino che è la propria vita.
Questo singolo trasmette proprio l’idea del tempo che passa, del susseguirsi di giorni e forse anche dell’imprevedibilità e le sorprese della vita. In tutto questo mutamento e in tutti questi cambiamenti, c’è una caratteristica, un fondamentale o un aspetto della tua musica che sai che, nonostante trascorrano gli anni, rimarrà per sempre simbolo della tua identità artistica?
Bella domanda, credo di riuscire a distinguere perfettamente le varie fasi che hanno attraversato la mia carriera musicale e i miei relativi cambiamenti personali o periodi di vita. Onestamente però, non mi sono mai soffermato sul pensare se, tutti questi passaggi emotivi e artistici, potessero essere legati da un fil rouge. Sicuramente tra il Francesco che anni fa ha iniziato rappando e muovendo i primi passi nel panorama musicale e il Francesco di ora, possiamo identificare come comune denominatore l’impronta riflessiva. Penso di non aver mai scritto testi particolarmente leggeri quindi, nonostante il mio approccio alla scrittura sia cambiato nel corso degli anni, credo che la quota conscious rimarrà sempre parte della mia personalità musicale.
Ti va di anticiparci qualcosa riguardo il tuo domani? Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?
Sto già lavorando al nuovo brano, che vedrà la sua pubblicazione con l’inizio del nuovo anno. Sicuramente c’è anche la volontà di dedicarmi ed iniziare a lavorare anche ad un progetto artistico più grande. Per ora sono felicissimo di comunicare tramite la musica, credo sia questo l’aspetto più importante.
Solitamente prima di concludere le interviste domando sempre se c’è qualcosa che non ti ho chiesto che ci tieni particolarmente che i nostri lettori sappiamo su di te, sulla tua musica, sui tuoi progetti…
Anticipo che da Roma arriveranno presto molti nuovi progetti, sia da parte mia sia da parte degli artisti, producer e team con cui collaboro e con cui condivido la stessa visione stilistica.
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